Diuretico e depurativo, ecco il tarassaco

Jpg02Pianta spontanea assai comune ha proprietà decongestionanti, utile anche per la regolarità intestinale

Conosciuto anche come dente di leone, o cicoria selvatica, stella gialla, capo di frate o girasole dei prati (nome questo derivato dal fatto che i suoi fiori si chiudono al calar del sole e si riaprono al mattino) il tarassaco è una pianta erbacea commestibile comunissima nelle nostre campagne, in zone soleggiate e ampie. I terreni arati di fresco donano ciuffi erbosi più carnosi e verdi grazie alla maggiore quantità di aria penetrata nel terreno.
È vero, in questa stagione risulta difficile trovarne i fiori ma possiamo comunque andare in cerca delle loro foglie e delle loro radici. Fino a febbraio, si raccolgono queste parti della pianta e si utilizzano le prime in cucina per la preparazione di frittate, zuppe e contorni mentre le seconde sono perfette per la preparazione di rimedi erboristici dall’effetto depurativo.
Difficile da riconoscere? Certa­mente nel periodo della fioritura è molto più semplice: il tarassaco è facilmente identificabile per i suoi fiori dal colore giallo-arancio e per il suo caratteristico frutto, il “soffione”, che ne permette la propagazione dei semi. In autunno e in inverno invece, è sufficiente fare attenzione alle foglie, molto diverse da quelle di qualsiasi altra pianta spontanea e quindi identificabilissime.
Come già detto, del tarassaco si utilizzano anche le radici, il cui raccolto per uso officinale avviene a febbraio oppure da maggio a novembre.
Aldilà delle proprietà diuretiche universalmente note, la radice, (il rizoma) aumenta la produzione della bile e il suo deflusso dal fegato all’intestino (proprietà rispettivamente definite colagoghe e coleretiche).
I suoi estratti vengono pertanto utilizzati come purificanti, decongestionanti e disintossicanti epatici. Una volta raccolte, queste devono essere essiccate al sole o in forno a bassissime temperature e poi conservate in barattoli di vetro o di latta. Circa il loro utilizzo, certamente quello più semplice è tramite l’infusione per la preparazione di una tisana dall’effetto diuretico e depurativo (se ne può consumare fino ad un litro al giorno).
Va detto però che è controindicata a chi assume farmaci diuretici e può provocare reazioni indesiderate in chi soffre di allergia all’ambrosia. L’infuso può essere anche impiegato per uso esterno al fine di stimolare il cuoio capelluto e per combattere la forfora. Per la preparazione della tisana si impiegano 1 o 2 cucchiaini di radice di tarassaco grattugiata per ogni tazza d’acqua bollente e lasciata in infusione per 15 minuti.
Infine dalla radice del tarassaco essiccata, tostata e sminuzzata si ottiene, con la moka, un buonissimo caffè privo di caffeina e molto utile agli equilibri del nostro organismo. Ha un sapore amaro sorprendentemente molto simile a quello del caffè tradizionale e mantiene buona parte delle caratteristiche e dei valori nutrizionali della pianta di origine: contiene, tra le altre sostanze, vitamine (B, C, E), acido linoico e linoleico, sali minerali e l’inulina.
Quest’ultima, oligosaccaride ti­pico delle piante appartenenti alla famiglia delle asteracee, non aumenta la glicemia, rendendo il caffè di tarassaco idoneo all’alimentazione dei soggetti diabetici. Infine favorisce la digestione, riduce la produzione di gas e aiuta la motilità intestinale e le evacuazioni. Come si prepara? Possiamo ovviamente acquistare il caffè di tarassaco nei negozi specializzati (come le erboristerie) ma abbiamo anche una valida alternativa, cioè la produzione casalinga.

LA RICETTA Come preparare un buon caffé dalle radici

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Aiutandosi con un coltellino, nel momento della raccolta, è necessario separare la radice dalla parte verde e dalle foglie. Una volta a casa poi, bisogna lavare i rizomi fino a che l’acqua non risulterà pulita. Ancora, passiamo il tutto in un frullatore, fino ad avere un “briciolame” grossolano.
Per ciò che riguarda la tostatura, è sufficiente distribuirle su una teglia ricoperta con carta oleata e lasciarle in forno ventilato per circa 2 ore a 250°, avendo l’accortezza di tenere lo sportello aperto affinché l’umidità in eccesso possa fuoriuscire. Sempre in questa fase bisogna mescolare ripetutamente il composto, rivoltandolo con un cucchiaio per ottenere una tostatura omogenea.
Quando le radici, che ne frattempo si saranno ridotte di circa ¼ del volume iniziale, avranno acquistato un bel colore scuro e dorato, saranno pronte per essere raffreddate. Si possono conservare in barattoli di vetro a chiusura ermetica.
E proprio per come quello tradizionale è possibile preparare il caffè di tarassaco utilizzando la moka, caricando il filtro sia con i frammenti sia con la polvere ottenuta facendo ripassare il tutto nel frullatore dopo la tostatura.

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