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16 Agosto 2025

Il Dante Pop del Mar in un lungo percorso tra eccessi e ingenuità

 

Mar Pop“Un Dante non pedante” è il primo titolo negli interventi al catalogo in accompagnamento alla mostra allestita al Mar (ultimi giorni di apertura venerdì 7 e sabato 8 dalle 9 alle 18 e domenica 9 gennaio dalle 10 alle 19) e dedicata alla versione Pop(ular) dell’iconografia di Dante attraverso il tempo.

Purtroppo il titolo getta un’ombra di presagio alla mostra perché la sensazione con cui si esce dalle sale è di indubbia spossatezza: quella che viene dopo aver visto troppo e tanto. Marchi, brand, macchine da scrivere, etichette per lassativi e olio da cucina, figurine e rebus enigmistici, calendarietti e trasmissioni televisive, illustrazioni d’autore – da quelle ottocentesche di Doré, poi rifotografate da Literverger, poi ripubblicate in formato cartolina dalla Cassel and Co. – e film a tema o di ispirazione dantesca, vignette satiriche e fumetti, pubblicità e progetti per giochi, giochi da tavolo, videogiochi, giochi televisivi, il tutto tenuto insieme dalla effigie seria, satirica o grottesca di Dante e dei personaggi della sua Commedia in una moltitudine variegata di formati, colori, supporti e stili.

Epopea PopUna parte del pubblico ha sicuramente apprezzato l’iniziativa vivendo l’esposizione come un flashback temporale attraverso gli oggetti della propria infanzia o come una risposta alla propria passione collezionistica. Ma c’è una parte del pubblico che è uscita dalla mostra frastornata e un po’ perplessa: nulla da dire sulla vastità, serietà e professionalità con cui è stata condotta la ricerca sull’iconografia di Dante da fine Ottocento ad oggi condotta da Giuseppe Antonelli, affermato docente di linguistica italiana, e dal suo staff. Ma purtroppo il lavoro di ricerca a fini scientifici deve essere adattato a quelli espositivi che non puntano quasi mai sulla quantità ma sul senso e sull’economia di scelte.

In questa mostra c’è un errore d’origine – l’oversize di fondo – che costringe a chiedersi se fosse valsa la pena di ridurre sezioni e oggetti. Una mostra su Dante non è certo una sfida da poco ma va considerata l’aggravante contestuale della nostra era postdigitale: “la furia delle immagini” – per rubare il titolo a Joan Fontcuberta, uno dei massimi esperti di comunicazione e di fotografia – mette a dura prova il lavoro di chi opera nel campo delle immagini e delle esposizioni.

Edoardo Tresoldi Sacral MarLa scelta di inframezzare i gironi espositivi pop con opere di arte contemporanea – nelle sezioni curate da Giorgia Salerno, attuale responsabile conservatrice del Mar – è stata un’intenzione lodevole e in alcuni casi di efficacia, soprattutto quando l’allestimento ha permesso ai lavori di avere il giusto respiro e quando la scelta ha preferito evitare collegamenti didascalici alle figure, personificazioni e metafore di Dante.

Ottima la scelta e l’allestimento del lavoro di Richard Long come metafora del viaggio; più contestabile invece l’installazione Sacral di Edoardo Tresoldi che nonostante sia un bel lavoro (soprattutto di sera quando è illuminato) salda con difficoltà la funzione di rappresentare il castello degli spiriti magni nel Limbo della Commedia. Non basta neppure la forma di una stella – stiamo parlando della sempre apprezzabile Stella Acidi di Gilberto Zorio, appartenente alla collezione storica del Mar – per invocare una relazione più che marginale al complesso significato religioso e salvifico dato alla volta stellare dal sommo poeta. Nel lavoro di Zorio del 1982, si portava l’attenzione al valore energetico, alla tensione di un campo di forze chiuso e autosufficiente, ad una comunicazione energetica e non dialettica. Il contesto concettuale del lavoro chiariva come un’immagine tratta dal mito ondeggiasse continuamente fra concetto e forma di cui l’artista sperimentava la distanza, analizzando il cortocircuito esistente fra forma, materiali e costruzione. Per Zorio la scelta della stella si basa non su un’analogia di forma ma quella di valore energetico in essa racchiuso. Sul piano interpretativo storico nulla quindi di più lontano di Stella acidi dalla volta celeste dantesca. Rimane pur sempre la possibilità di un’interpretazione attualizzante del lavoro ma la licenza è permessa se rimette in gioco un senso possibile e attuale di un lavoro, sottoponendosi inevitabilmente al giudizio del pubblico.

Adelai+Cioni+Cinque+pezzi+di+cielo+2021Passando alla sezione dedicata alle figure femminili dove sono inserite le opere di artiste di oggi in relazione alle donne dantesche, “Herstory” – dal titolo di uno dei lavori presentati – risulta allestita in uno spazio ridotto che sembra concretizzare al contrario la marginalità storica femminile. In questo spazio un po’ soffocato ci sono lavori interessanti e storici – fra cui quelli di Kiki Smith, Giosetta Fioroni, Tomaso Binga – ma tutti posti in una relazione troppo semplificata alle figure femminili in Dante. Un esempio: la Beatrice incarnata nella bambina del quartieri bassi di Palermo, ripresa nel 1980 dalla potente fotografia di Letizia Battaglia, si basa su un ossimoro visivo abbastanza ingenuo. Altri accostamenti risultano aleatori, interscambiabili e, proprio per questo, corrono il rischio di abbassare il valore del lavoro di artiste che sono di fama nazionale e internazionale.

Chiudendo in bellezza, va ricordato il bel lavoro di Adelaide Cioni – non a caso uno dei rari o forse l’unico site specific in mostra – che riesce a mantenere un registro metaforico e un’ambiguità che si approssimano con delicatezza alla visione di Dante, senza vincolarne o ridurne la visione ma aggiungendo un’emozione diversa, contemporanea.

Troppi contagi, il Cisim cancella gli eventi del mese: «Così la musica perde magia»

Anche al Bronson non sono previsti concerti al momento in gennaio

CisimIl picco dei contagi rallenta anche la programmazione dei live club.

Il Bronson di Madonna dell’Albero, infatti, non ha in programma concerti in gennaio (dopo aver rinviato al 5 marzo quello dei Savana Funk), mentre il Cisim di Lido Adriano ha deciso di spostare tutti gli eventi previsti in gennaio, mantenendo solo il “talk” con Erica Liverani e Dusciana Bravura (il 30).

«Crediamo che lo spettacolo dal vivo sia un’esperienza fondamentale nella vita di tutti noi – commentano dal Cisim -, e che debba essere fatto in presenza e con la tranquillità di poter vivere, in sicurezza, un momento così importante di socialità. L’evoluzione della situazione pandemica non permette, a nostro avviso, di vivere la magia della musica e della cultura. Pensiamo che le limitazioni di questi eventi, con distanziamento o online, non siano più attuabili in questa situazione. Abbiamo bisogno di ripartire, davvero, consapevoli del fatto che oggi non sia possibile farlo nelle modalità con cui avevamo ripreso da ottobre in avanti. La nostra scelta non è in alcun modo polemica, ma una visione necessaria per non distruggere ciò che abbiamo costruito da undici anni a questa parte. Siamo certi di riprendere al più presto la nostra stagione senza annullare alcun evento programmato».

Un incontro pubblico per raccogliere idee sul futuro del magazzino ex Sir

L’11 gennaio iniziativa promossa da un gruppo di cittadini che da tempo si interessano alle sorti del cosiddetto Sigarone

2021 03 07 Ex Sir E CMC Ph Luca RosettiUn gruppo di cittadini organizza un incontro pubblico per raccogliere idee sul recupero del magazzino ex Sir nella darsena di Ravenna, noto come Sigarone per la sua particolare copertura parabolica. L’edificio, la cui proprietà è riconducibile a una società immobiliare, è un esempio di architettura industriale della metà del Novecento e dei suoi destini si discute da molti anni. Appuntamento martedì 11 gennaio alle 20.30 al Tribeca Lounge Café di via Trieste 90 a Ravenna, per il primo incontro aperto a tutti e finalizzato alla presentazione ed elaborazione delle proposte, che dovranno essere consegnate al Comune entro il 7 febbraio.

«Una volta restaurato – scrivono i promotori dell’incontro – l’edificio potrebbe, da solo, cambiare il volto dell’intera Darsena. Tante riqualificazioni di zone post industriali in Europa e nel mondo, avvenute anche attraverso il restauro degli edifici testimoniali più importanti, dimostrano come sia possibile trasformare aree degradate in quartieri di alta qualità e molto ambiti. Riuscitissimi recuperi di opifici industriali e di magazzini simili all’ex Sir ne danno testimonianza. Un’occasione unica che riteniamo Ravenna non debba lasciarsi sfuggire».

Nell’ambito del progetto “Dare”, promosso dal Comune di Ravenna per agevolare l’ennesimo tentativo di partecipazione cittadina, un gruppo di cittadini desidera quindi partecipare con il proprio contributo di idee. Dalle recenti dichiarazioni della proprietà, apparse sulla stampa, non è da escludere che dopo un restauro possa avere anche funzioni di tipo pubblico.

Per informazioni sull’incontro per il magazzino ex Sir, scrivere a cittadiniperlexsir@gmail.com.

Chiude l’impianto di lavorazione della castagne di Marradi, si attiva anche Ravenna

La Provincia: «Garantiremo il massimo impegno per evitare la delocalizzazione»

Ortofrutticola MugelloAnche la Provincia di Ravenna si attiva per evitare la chiusura dello stabilimento di lavorazione delle castagne dell’Ortofrutticola del Mugello, a Marradi, località fiorentina a ridosso del confine romagnolo e del comune di Brisighella.

Lo stabilimento è di proprietà della Italcanditi – a sua volta controllata da un Fondo d’investimento – che avrebbe deciso di chiudere l’attività di Marradi per trasferirla (già da febbraio) nel Bergamasco.

Sono un’ottantina le persone impegnate nello stabilimento di Marradi.

«Come Provincia di Ravenna – ha dichiarato il presidente della Provincia Michele de Pascale – garantiremo il massimo impegno affinché si eviti la chiusura dell’impianto che rappresenta un presidio occupazionale importante, non solo per il territorio di Marradi, ma anche per parti significative del territorio della Provincia di Ravenna e dell’Emilia Romagna. Mi sono già confrontato con il sindaco di Marradi Tommaso Triberti, e di Brisighella Massimiliano Pederzoli, con il sindaco della città metropolitana di Firenze Dario Nardella, con il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e con l’assessore regionale allo Sviluppo economico Vincenzo Colla che mi hanno assicurato il loro impegno. In questo senso siamo disponibili ad attivarci fin da subito affinché si possano trovare tutte le soluzioni necessarie per impedire la chiusura dello stabilimento».

Lotteria della Befana dei donatori di sangue: ecco i biglietti vincenti

L’Advs ha messo in palio anche un’automobile. Il ricavato servirà per promuovere la raccolta

Strazione LotteriaADVS 2022Giovedì 6 gennaio, in diretta streaming sulla pagina Facebook di Advs Ravenna si è svolta l’estrazione della lotteria della Befana 2022 organizzata dall’associazione dei donatori di sangue dell’ospedale.

Qui c’è la lista di tutti i biglietti vincenti; il primo premio è una Peugeot 208.

I vincitori possono contattare la segreteria di Advs Ravenna tutti i giorni dalle 8 alle 13.30 al numero telefonico 0544/403462 per ritirare i premi. Per il ritiro del premio è necessario presentare il biglietto vincente in originale. I premi dovranno essere ritirati entro 90 giorni.

«Come ogni anno la nostra tradizionale Lotteria della Befana conclude le festività natalizie – spiega Flavio Vichi, Responsabile della Comunicazione di Advs Ravenna – anche quest’anno in diretta streaming per il rispetto delle normative anticontagio. Siamo riusciti ad animare la bellissima piazza San Francesco con il nostro Villaggio di Natale e gli eventi fino a Natale, poi come tutti abbiamo dovuto interrompere la programmazione: la sicurezza prima di tutto! Ma non abbiamo perso l’entusiasmo che ci anima per il nostro obiettivo, che è sempre quello di avvicinare tante persone alla donazione di sangue. Un gesto salvavita necessario e insostituibile, per cui rivolgo ancora un appello a tutti i ravennati che vogliano iniziare a donare il sangue, a venirci a trovare al Servizio Trasfusionale dell’Ospedale di Ravenna, tutti i giorni dalle 8 alle 11. Rassicuro tutti, dicendo che la donazione di sangue ed emoderivati è assolutamente sicura, così come gli ambienti ospedalieri in cui ci troviamo, dove vengono applicate scrupolosamente tutte le precauzioni anticontagio».

Tutto il ricavato della Lotteria verrà utilizzato per la promozione della donazione di sangue.

Obbligo vaccinale over 50, sanzioni da 100 euro dal 1 febbraio

L’obbligo di green pass rafforzato per i lavoratori dai 50 anni in su scatterà dal 15 febbraio

Vaccinazione Anticovid IniezioneIl decreto che introduce l’obbligo di vaccino per gli over 50 prevede, per tutti coloro (lavoratori e non) che non saranno in regola con l’obbligo vaccinale a partire dal primo febbraio 2022, una sanzione di 100 euro una tantum.

Lo spiegano fonti di Palazzo Chigi.

La sanzione sarà irrogata dall’Agenzia delle entrate, attraverso l’incrocio dei dati della popolazione residente con quelli risultanti nelle anagrafi vaccinali regionali o provinciali.

L’obbligo di Green Pass rafforzato per tutti i lavoratori (pubblici e privati) e i liberi professionisti di almeno 50 anni scatterà invece dal 15 febbraio. Pertanto chi oggi non è ancora vaccinato dovrà effettuare la prima dose del vaccino entro il 31 gennaio per ottenere un Green Pass rafforzato valido a partire dal 15 febbraio. Lo spiegano sempre fonti di Palazzo Chigi chiarendo le novità del decreto. In questo caso è prevista una sanzione da 600 a 1.500 euro nel caso di accesso ai luoghi di lavoro in violazione dell’obbligo.

Come già avviene per i lavoratori sprovvisti di Green Pass, anche i lavoratori ultra-cinquantenni che dal 15 febbraio saranno sprovvisti di Green Pass rafforzato al momento dell’accesso al luogo di lavoro saranno considerati assenti ingiustificati, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro ma senza diritto alla retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominati.

Per le persone che accedono senza Green Pass ai servizi e alle attività in cui è obbligatorio averlo, è prevista una sanzione da 400 a 1.000 euro. La stessa sanzione si applica al soggetto tenuto a controllare il possesso del Green Pass se omette il controllo.

Lo spiegano fonti di Palazzo Chigi ricordando che il nuovo decreto Covid dal 20 gennaio prevede l’obbligo di green pass almeno base dal 20 gennaio per l’accesso alle attività che offrono servizi alla persona e dal 1 febbraio (o altra data, nel caso sia previsto dal dpcm attuativo) per uffici pubblici poste, banche e attività commerciali (salvo quelle per esigenze essenziali).

L’obbligo di vaccino per gli over 50 sarà valido da subito, poiché le norme che lo prevedono entreranno in vigore il giorno successivo alla pubblicazione del decreto-legge nella Gazzetta Ufficiale, ed è attualmente previsto fino al 15 giugno. È previsto che la vaccinazione possa essere omessa o differita in presenza di specifiche condizioni cliniche che rendano la vaccinazione stessa non indicata. Tali condizioni, si precisa, dovranno essere attestate dal medico di medicina generale e poi valutate dall’azienda sanitaria territorialmente competente che, nel caso in cui concordi con la valutazione del medico di medicina generale, rilascerà una certificazione di esenzione alla vaccinazione anti SARS-CoV-2 nel rispetto delle circolari del Ministero della salute in materia. (ANSA.it)

Quando l’energia è una questione di diseguaglianze e giustizia sociale

Alcune riflessioni documentate a proposito del caro bollette e della povertà energetica, di sprechi e speculazioni

Contatori GasRiceviamo e pubblichiamo questo intervento di Marina Mannucci, storica collaboratrice dei nostri giornali, e attivista nel campo dei diritti umani e della emergenza ambientale.

In Italia e nel mondo, molte persone vivono in povertà energetica. Nel pensiero comune i temi legati all’energia sono collegati a una questione tecnica, che deve essere trattata, prevalentemente, da esperti. Non è così. La maniera in cui produciamo e usiamo l’energia rappresenta il nostro modo di vivere e anche il grado di democrazia della società in cui viviamo.

Ricerche aggiornate riportano che, nel mondo, una persona su sette non ha la possibilità di usufruire dell’elettricità e che 3 miliardi di persone non hanno accesso a riscaldamento e cottura dei cibi. In Italia 2,2 milioni di famiglie non hanno i mezzi per procurarsi un paniere minimo di beni e servizi collegati all’energia e quindi sono persone in povertà assoluta in quanto private delle condizioni minime per una vita dignitosa. L’utilizzo dell’elettricità dovrebbe essere garantito come principio costituzionale ineludibile ma i numeri indicano un progressivo aumento di povertà energetica.

Livio de Santoli, prorettore per la sostenibilità della Sapienza di Roma e presidente del Coordinamento delle associazioni che si occupano di rinnovabili, nel libro Energia per la gente. Il futuro di un bene comune (Castelvecchi, 2021) affronta il tema del passaggio indispensabile verso un’energia democratica e comunitaria.
L’autore, oltre a mettere in luce l’autoritarismo dell’attuale modello energetico basato su fonti fossili, inquinante, predatorio e ad alto immobilizzo di capitali per gli investimenti necessari, afferma che solo una transizione verso un modello energetico caratterizzato da fonti rinnovabili e dalla eliminazione delle fonti fossili può condurci verso una società più giusta e più libera.
De Santoli suggerisce due punti indispensabili per una rivoluzione energetica: l’uso di fonti rinnovabili e la realizzazione di comunità dell’energia attraverso le quali individuare obiettivi comuni e sviluppare responsabilità sociali. Grazie a questo nuovo modello energetico, le persone, oltre a consumare energia, si impegneranno a produrne; un esercizio di partecipazione attiva, non passiva.

Crisi Energietica Povertà 1Con il progressivo sviluppo di comunità energetiche si passerebbe, inoltre, dallo spreco di risorse alla loro valorizzazione, dalla proprietà al bene comune e a una conseguente ridistribuzione della ricchezza anziché la sua concentrazione in poche mani. Nel libro vengono considerate anche le misure di contrasto alla povertà energetica che non possono continuare a essere intese come forme di sussidio emergenziale ma dovranno attenere a sistemi strutturati, come ad esempio l’utilizzo di una imposta di scopo. Se i tributi/tasse sono prelievi coattivi di ricchezza su cittadine/i contribuenti con lo scopo di finanziare opere di interesse comune, il contrasto alla povertà energetica deve essere considerato alla stessa stregua di un’opera pubblica.

L’autore parla anche della necessità di un profondo rinnovamento del modello formativo delle nostre scuole e delle nostre università. L’attenzione all’energia offre una prospettiva diversa: quella di uno studente partecipante attivo della propria educazione e quella di un insegnante partecipante attivo del proprio insegnamento.
I contenuti del libro Energia per la gente sono un corredo di informazioni utili a un’analisi del problema del caro-bollette: 55 per cento di rincaro per l’elettricità e 41,8 per cento del metano dal primo gennaio. 
La legge di Bilancio, approvata in via definitiva dalla Camera nella seduta del 30 dicembre 2021, è intervenuta nel contenimento degli aumenti dei prezzi nel primo trimestre 2022 attraverso questi provvedimenti: la conferma dell’azzeramento degli oneri generali di sistema applicato alle utenze elettriche domestiche e alle utenze non domestiche in bassa tensione, per altri usi, con potenza disponibile fino a 16,5 kW e la sostanziale riduzione degli oneri per le restanti utenze elettriche non domestiche; la riduzione dell’Iva al 5% per il gas naturale, per tutte le utenze; l’annullamento, già previsto nel IV trimestre 2021, degli oneri di sistema per il gas naturale, per tutte le utenze, domestiche e non domestiche; il potenziamento del bonus applicato ai clienti domestici del settore elettrico e del gas naturale in condizione economicamente svantaggiata e ai clienti domestici in gravi condizioni di salute.
Malgrado questo intervento, tuttavia, l’aumento previsto per la bolletta dell’elettricità e per quella del gas per il primo trimestre del 2022 sarà, come visto, consistente.

Gli aumenti delle bollette sono, in buona parte, la conseguenza della crescita delle quotazioni internazionali delle materie prime energetiche e del prezzo della CO2. Certo è che, se il costo dell’energia è definito in buona parte dal costo del gas, si sarebbe potuto annullare l’attuale aumento dei costi grazie a un minor prezzo medio dovuto all’incremento delle rinnovabili.
Negli ultimi anni, invece, lo sviluppo delle rinnovabili non ha avuto una significativa espansione e la potenzialità dell’efficienza energetica, in questo ambito, non si è stabilizzata, malgrado l’obbligatorietà dei bilanci di sostenibilità.
Sarebbe, inoltre, indispensabile il superamento dell’attuale sistema del mercato dell’energia basato sul prezzo marginale, che fa sì che i produttori di elettricità siano remunerati con il prezzo della offerta massima entrata nel pacchetto giornaliero di produzione, riferita al gas (fonti fossili che dovrebbero essere eliminate) e slegata dalle fonti rinnovabili (più economiche).

È improrogabile, altresì, la messa a punto di un sistema elettrico e una rete di distribuzione più efficiente, in grado di utilizzare le nuove tecnologie digitali e di comunicazione e ridurre le spese.
È importante segnalare, inoltre, che la voce di spesa della bolletta “Oneri di sistema” non dipende dall’effettivo consumo di energia e deve essere pagata da tutti i clienti, che siano residenti o non, e qualsiasi sia il fornitore scelto e il contratto sottoscritto e ammonta al 20% del totale. Raccoglie una decina di incentivi che nell’ultima revisione della bolletta sono stati aggregati in due sigle: la componente Asos (pari all’89% dell’importo degli oneri e al 16% dell’intera bolletta), destinata al sostegno delle energie da fonti rinnovabili e [delle?] le imprese energivore e la componente Arim (pari all’11% dell’importo oneri e al 2,53% dell’intera bolletta) destinata all’incentivazione della produzione da rifiuti, alla messa in sicurezza del nucleare, alle agevolazioni per il settore ferroviario, al sostegno alla ricerca, al bonus elettrico, a facilitare l’integrazione delle imprese elettriche minori.
Per Asos, il cambio di sigla non ha fatto venire meno gli incentivi alle assimilate geotermia, biogas, biomasse-inceneriotori, ovvero si continua a finanziare chi produce CO2 e quindi chi inquina.

Da tempo, in Italia, si discute se sia corretto o meno mantenere la componente degli oneri di sistema in bolletta. Risulta poco chiaro il motivo per cui questi oneri debbano essere finanziati direttamente da spese aggiuntive in bolletta e non tramite gettito dalla fiscalità generale. Il calcolo degli oneri dipende direttamente dalla quantità di energia consumata ma non dal reddito (solo sotto un ISEE di 8mila euro si è esenti), e ciò li rende poco progressivi.

La Commissione Tributaria di Varese con la sentenza n. 504 del 16 ottobre 2019 ha, inoltre, affrontato il tema della legittimità dell’assoggettamento ad Iva degli oneri generali di sistema, riscossi mediante la bolletta energetica, pronunciandosi sulla questione relativa alla natura tributaria di detti oneri e riconoscendo il diritto del committente dei servizi di fornitura energetica di richiedere all’Erario il rimborso dell’Iva indebitamente corrisposta, in quanto, avendo natura di imposta (tributo, o contributo che dir si voglia) non può costituire base imponibile di un altro tributo come l’imposta sul valore aggiunto, non essendovi prova di alcun valore aggiunto al servizio specifico reso a quel determinato contribuente-utente.

Manifestazione Energia AlternativaL’accesso all’energia è misura della libertà dell’uomo, la diffusione delle fonti rinnovabili e il costituirsi delle comunità energetiche che producono e gestiscono la propria energia alternativa, possono sovvertire le regole economiche e gettare le basi per un cambiamento. La messa in questione del sistema energetico e del modo di produrre energia, il come prefigurare una giusta e diversa transizione ecologica che verta sul protagonismo dei movimenti per la giustizia sociale e climatica e di quelli insorgenti che rivendicano nuovi diritti e garanzie sul terreno del lavoro sono i temi affrontati dalla campagna “Per il clima, fuori dal fossile” che, dal 2019, si propone di dare un contributo sostanziale all’abbattimento della CO2 mediante la rapida dismissione dei combustibili fossili (si veda questo documento sul tema).

In ultima analisi, la politica energetica e quindi l’economia politica non possono prescindere da studi e ricerche realizzate dall’ecofemminismo, indispensabili per assumere un modello compatibile con la biosfera capace di dare risposte a tutte le forme differenti di diseguaglianza. La nostra economia politica è basata su un soggetto astratto universale: bianco, borghese, uomo e presumibilmente autonomo che ha definito le categorie della politica, della produzione e dello sviluppo. L’ecofemminismo cerca di “decolonizzare” queste visioni cercando di ricucire il legame con la terra, tra le persone, guardando alla scienza e alla politica con un’umiltà epistemica. Ciò non significa cancellare la civilizzazione, ma interpretare il valore delle conoscenze acquisite senza condizionamenti e pensieri precostituiti.

«No cabe pensar que el colapso social y ambiental venga en nuestra ayuda.
Si no somos capaces de articular movimiento, lo que venga detrás de este capitalismo puede ser aún peor»
Yayo Herrero López (antropologa, ingegnera, docente e attivista ecofemminista)

Salgono ancora i contagi, nel ravennate oltre i mille; e quattro i decessi

I dati sui positivi, “falsati” da lavori di adeguamento dei sistemi informatici, sono comunque in incremento …e preoccupanti

Tamponi Covid Drive

A seguito dei lavori di adeguamento dei sistemi informativi regionali e aziendali (Ausl) alle nuove indicazioni nazionali relative al caricamento dei dati, non è possibile (e potrebbe perdurare per alcuni giorni) ottenere comunicazione differenziata e dettagliata sui nuovi casi positivi al Coronavirus a livello locale.

Ecco di seguito le informazioni più attuali che riguardano l’intero territorio regionale.
Oggi 6 gennaio festa dell’Epifania, si sono registrati in Emilia-Romagna 18.413 contagi al virus in più rispetto a ieri, su un totale di 62.472 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è quindi del 29,5%. Rispetto ai 13.671 nuovi casi registrati ieri, la crescita dei contagi oggi registra un +34,7% (+55,8% ieri).

Nei dati comunicati oggi al ministero della Salute, ai 18.413 nuovi casi odierni sono stati sommati altri 20.115 casi di positività riscontrati tra il 27 dicembre 2021 e il 3 gennaio di quest’anno e recuperati a seguito dell’adeguamento dei sistemi informativi di registrazione dei contagi alle nuove indicazioni nazionali e alle esigenze di massima semplificazione che si rendono necessarie in questa fase di massima pressione epidemica. Intervento di adeguamento che è stato realizzato nei giorni scorsi. Va ricordato che i casi di contagio recuperati non incidono sul colore dell’Emilia-Romagna, in zona bianca per il parametro dei ricoveri nei reparti Covid, al di sotto della soglia limite del 15% nell’ultima rilevazione nazionale del ministero di venerdì scorso.
L’età media dei nuovi positivi 2 di 37,7 anni.

Attenzione ai numeri a seguire sui contagi perché sono relativi al totale dei dati comunicati oggi al ministero della Salute, e quindi 38.528: i 18.413 di oggi e i 20.115 recuperati dal 27 dicembre scorso. Non è infatti stato possibile suddividere le due voci per le singole aziende sanitarie. I numeri non sono quindi indicativi dell’andamento delle ultime 24 ore. Complessivamente, sono stati comunicati al ministero i seguenti dati sulle province: Piacenza 335 casi, Parma 1.859, Reggio Emilia 5.816, Modena 11.667, Bologna 7.339, Imola 35, Ferrara 2.544, Ravenna 3.146, Forlì 1.041, Cesena 1.528, Rimini 3.218.
Dato complessivo che influisce anche sui casi attivi, cioè i malati effettivi, che oggi arrivano 156.788 (+34.968, considerati i casi recuperarti). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 154.904 (+34.847, sempre considerati i casi recuperati), il 98,8% del totale dei casi attivi.

D’altra parte in regione si registrano 24 decessi: due in provincia di Parma (due donne di 90 e 97 anni); due anche in provincia di Reggio Emilia (due donne di 82 e 99 anni); tre in provincia di Modena (un uomo di 95 anni e due donne di 86 e 95 anni), sette in provincia di Bologna (tre donne di 74, 81 e 98 anni, e quattro uomini di 67, 82, 83 e 86 anni), quattro in provincia di Ravenna (quattro donne di 76, 81, 87 e 89 anni),   tre in provincia di Forlì-Cesena (una donna di 90 anni e due uomini di 73 e 91 anni). Infine gli ultimi tre decessi riguardano la provincia di Rimini, tre donne di 66, 72 e 73 anni.
In totale, dall’inizio dell’epidemia, i decessi in regione sono stati 14.320.

Sono 140 i pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna (-1 rispetto a ieri); l’età media è di 62 anni. Sul totale, 109 (quindi il 77,9%) non sono vaccinati (zero dosi di vaccino ricevute, età media 60,4 anni), mentre i restanti 31 sono vaccinati con ciclo completo (età media 67 anni). Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 1.744 (+122 rispetto a ieri), età media 68,8 anni. Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 2 a Piacenza (-1 rispetto a ieri), 11 a Parma (+1); 16 a Reggio Emilia (-1); 11 a Modena (-2); 29 a Bologna (-7); 10 a Imola (+1); 21 a Ferrara (+1); 14 a Ravenna (invariato); 4 a Forlì (+3); 4 a Cesena (+1); 18 a Rimini (+3).

Per quanto riguarda la campagna vaccinale, alle ore 14 di oggi in regione, sono state somministrate complessivamente 8.642.041 dosi; sul totale sono 3.623.127 le persone over 12 che hanno completato il ciclo vaccinale, il 90,2%, mentre quelle con almeno una dose (3.704.699) sono arrivate al 92,2%, sempre degli over 12. Le terze dosi già fatte sono 1.530.719.

Lieto fine per la storia di Tino il caprone, ora ospite di una nuova fattoria

L’animale, rimasto senza proprietario e senza casa a San Bartolo, grazie all’Enpa è stato adottato nel parmense

Tino Caprone Senza PadroneLieto dine per la storia di Tino, il caprone “rimasto” incustodito, dopo il ricovero in ospedale dell’anziano proprietario e lo sfratto di una casa di campagna dove risiedeva. Del caso se ne è occupato l’Enpa di Ravenna a fine anno per trovare una nuova casa all’animale.
Lo scorso 2 gennaio è infatti iniziato il viaggio di Tino verso una nuova fattoria nell’Appennino parmense che l’ha adottato e accolto nella sua stalla con altri animali domestici.

Tino Caprone Nuova Casa«A bordo di un furgone appositamente attrezzato ed accompagnato da tutti i documenti previsti dall’italica burocrazia – scive in nota stampa l’ente protezione animali – Tino si è lasciato caricare in un furgone appositamente attrezzato per il trasferimento. Assieme al caprone, oltre all’autista, c’erano le nostre volontarie Michela ed Asia. Dall’interno della cabina, tramite una telecamera, si poteva vedere Tino, allo scopo di poterlo costantemente tenere sotto controllo. Partito da San Bartolo il furgone è arrivato a Bardi, in provincia di Parma, dopo aver percorso circa 250 chilometri.
Ad attenderlo all’arrivo c’erano i titolari della Vegan Country House Brugnola 1932, Gilberto e Manuela nonché il piccolo Enea. Una volta a destinazione Tino è sceso dal furgone con non poche perplessità, avendo notato il diverso ambiente circostante, comunque si è avviato docilmente all’interno della stalla ove resterà per i primi giorni, allo scopo di meglio consentirgli l’ambientamento. I suoi nuovi amici, due asine e una capretta, lo osservavano con grande curiosità dall’esterno della stalla.
Tino ha superato benissimo il primo impatto dato che ha iniziato tempestivamente a mangiare il fieno. Il luogo è molto bello ed il pascolo, dove sono lasciati liberi gli animali è alquanto ampio. Oltre ai suddetti animali, nella struttura sono presenti dei conigli, delle galline, cani e gatti. Le nostre volontarie e l’autista sono stati gentilmente invitati a pranzo dai titolari della struttura, ai quali hanno offerto un cibo rigorosamente vegano. Nel pomeriggio dopo aver salutato Tino, Michela, Asia e l’autista Jonathan, sono ripartiti per Ravenna.
Si è quindi felicemente conclusa una storia che ha particolarmente coinvolto molti ravennati e in particolare il nostro ente – conclude l’Enpa di Ravenna –. Nei giorni successivi all’arrivo abbiamo avuto notizie su Tino, che si sta ambientando molto bene e che sta facendo conoscenza con la capretta Pepe. Per chi volesse seguire i progressi della vicenda lo invitiamo a consultare la pagina Facebook della Vegan Country House Brugnola 1932 dove sono pubblicati i video con gli aggiornamenti di questa simpatica storia».

Balzano al doppio di ieri i contagi in provincia, 2 morti fra cui un 45enne

Esplosione di infetti (1.682) registrata oggi e due deceduti, restano invece stabili i ricoveri in ospedale

Tampone Covid DiagnosiDopo una specie di tregua degli utimi giorni, oggi 5 gennaio i dati schizzano in alto più che raddoppiando il numero dei nuovi positivi In provincia di Ravenna. Visto che si contano 1.682 nuovi casi di infenzione al Covid su di un riscontro di 3.499 tamponi effettuati: si tratta di 826 pazienti di sesso maschile e 856 pazienti di sesso femminile; 874 asintomatici e 808 sintomatici; 1682 in isolamento domiciliare e nessun ricovero. Nel dettaglio: 89 per contact tracing; 824 per sintomi; 768 per test privati; 1 test per rientro dall’estero. Sono stati registrate anche due vittime del virus, pazienti di sesso maschile di 45 e di 78 anni.
Si possono stimare in circa 205 le guarigioni.
I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio nel ravennate sono 51.932.

Sul territorio regionale i casi di positività sono 13.671 in più rispetto a ieri, su un totale di 62.550 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è quindi del 21,8%. Rispetto agli 8.773 nuovi casi registrati ieri, la crescita dei contagi oggi registra un +55,8% (+9,8% ieri). Più contenuta quella dei ricoverati nei reparti Covid,+2,7%, e nelle terapie intensive, +4,4%, sempre rispetto a ieri. L’età media dei nuovi positivi di oggi è 38,1 anni.
La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 2.256 nuovi casi, seguita da Rimini (2.199), Parma (1.735) e Ravenna (1.682). Poi Modena (1.249) e Cesena (1.237). Quindi Ferrara (881), Reggio Emilia (814), Forlì (653) e il Circondario Imolese (637). Infine, Piacenza con 328 nuovi casi.

Purtroppo in regione si registrano complessivamente 15 decessi: due in provincia di Parma (1 donna di 73 anni e 1 uomo di 87); uno in provincia di Reggio Emilia (1 uomo di 69 anni); tre in provincia di Modena (tre uomini, di cui uno di 89 e due di 90 anni), tre in provincia di Bologna (3 uomini di 79, 85 e 95 anni); tre in provincia di Ferrara (1 donna di 59 anni e due uomini di 71 e 75 anni); due in provincia di Ravenna . Un decesso infine riguarda una persona residente fuori regione: un uomo di 88 anni, la cui morte è stata registrata dall’Asl di Bologna.

Sono 141 i pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna (+6 rispetto a ieri); l’età media è di 62,2 anni. Sul totale, 103 (quindi il 73%) non sono vaccinati (zero dosi di vaccino ricevute, età media 60,2 anni), mentre 38 sono vaccinati con ciclo completo (età media 67,1 anni). Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 1.622 (+43 rispetto a ieri), età media 69,1 anni.

Continua (con ampliamento di giorni di apertura e orari nei centri vaccinali) l’attività di vaccinazione in Emilia-Romagna. Alle ore 15 di oggi erano state somministrate complessivamente 8.609.462 dosi; sul totale sono 3.621.527 le persone over 12 che hanno completato il ciclo vaccinale, il 90,1%, mentre quelle con almeno una dose (3.702.755) sono arrivate al 92,1%, sempre degli over 12. Le terze dosi già fatte sono 1.504.057.

 

Cauto ottimismo dei negozianti sulle vendite, dai risultati delle feste ai saldi

Il sondaggio fra gli esercenti di Confcommercio sul bilancio di fine anno e le aspettative per i saldi appena partiti

SaldiNonostante la nuova ondata pandemica, fra la maggioranza degli esercenti ravennati di Confcommecio si respira un cauto ottimismo ovvero una certa stabilità dell’attività commerciale, sull’andamento delle vendite al dettaglio nei negozi.
Per oltre due terzi del campione i saldi invernali 2022 saranno di stabilità o aumento delle vendite, con preferenza per beni utili. Vendite natalizie in chiaroscuro (stabili per il 53,1% dei commercianti) mentre le vendite in tutto il 2021 per la maggior parte si sono attestate sulla stabilità o comunque soddisfacenti.

Queso il “sentiment” che emerge dal sondaggio effettuato dall’Ufficio Studi di Confcommercio Ravenna tra i commercianti del centro storico e della periferia per conoscere le aspettative sulle vendite dei saldi invernali, quali prodotti saranno più venduti e quanto spenderanno le famiglie. Inoltre, il sondaggio fa il punto sulle vendite natalizie e sulle vendite dell’intero anno 2021.

Alla prima domanda “Cosa si aspetta quest’anno dalle vendite nel periodo dei saldi?” per 72,7% degli operatori intervistati le vendite saranno stabili o in aumento (rispetto al 2020 tre punti in meno) contro il 27,3% per i quali si verificherà una diminuzione. In particolare il 57,6% si attende vendite stabili e il 15,1% in aumento (meno 10 punti rispetto al 2020). I commercianti del centro storico hanno dato giudizi più positivi rispetto a quelli della periferia di Ravenna.

Alla domanda “Quanto pensa spenderanno mediamente le famiglie?”, lo scontrino medio per il 36,4% degli intervistati si attesterà dai 30 agli 80 euro e per il 15,2% dagli 80 ai 120 euro (con un calo di 10 punti). Per il 24,2% degli acquisti lo scontrino sarà oltre i 120 € (in aumento rispetto al 2020), mentre per il 21,2% i clienti spenderanno dai 15 ai 30 €. Solo il 3% si aspetta scontrini inferiori ai 15 euro.

La terza domanda “Da quali prodotti quest’anno si aspetta il maggior numero di vendite”’, quindi quale sarà la tipologia di prodotti più venduta? Per il 63,6% degli intervistati le vendite riguarderanno beni utili (in deciso aumento rispetto al 2020), in forte diminuzione i prodotti di marca di fascia alta 21,7%. In leggero aumento i prodotti economici e non di marca pari al 9,1%.

La quarta domanda del sondaggio riguarda l’andamento delle vendite nel periodo natalizio. In diminuzione rispetto a due anni fa il numero dei commercianti che hanno dichiarato vendite buone, soddisfacenti o stabili pari al 68,7%: stabili per il 53,1% e soddisfacenti per il 12,5%, molto bene per il 3,1%. Nel 2019 la percentuale complessiva di chi dichiarava vendite stabili, soddisfacenti e buone era pari al 78,9%. Il 21,9% ha dichiarato un calo delle vendite e il 9,4% in forte calo.

Infine, l’ultima domanda riguarda le vendite complessive di tutto il 2021. Per il 34,4% dei commercianti le vendite sono state stabili, per il 31,3% soddisfacenti, per il 2,8% molto buone. In calo per il 25,0% degli operatori e in forte calo per il 6,5%.

«I dati del sondaggio sulle aspettative dalle vendite dei saldi non si discostano molto da quelli rilevati due anni fa, il 72,7% hanno aspettative positive rispetto al 75,8% del 2020 – commenta Mauro Mambelli, presidente di Confcommercio Ravenna. Da notare invece, rispetto al precedente sondaggio, che la percentuale complessiva di chi ha dichiarato vendite natalizie stabili, soddisfacenti e buone è diminuita di 10 punti percentuali. Stesso trend anche per le vendite in tutto l’anno. In questo quadro, le vendite di fine stagione di quest’anno diventano un’eccezionale occasione per consolidare lo shopping sotto casa nei negozi di prossimità rinsaldando il patto che lega il negozio di vicinato ad ogni singolo consumatore, patto costruito soprattutto sulla fiducia, sulla relazione e sul servizio. Per questo Confcommercio ha promosso l’invito: “per i saldi scegliamo i negozi sottocasa”. Un gesto semplice e responsabile che sostiene il commercio di vicinato e accende i nostri quartieri di vita e socialità».

Graziani, il medico contro mascherine e vaccino sospeso dall’Ordine dei Medici

Il provvedimento gli ha inibito l’attività degli ambulatori a Ravenna e Mezzano. I suoi pazienti senza assistenza

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Il dottor Luca Graziani nel suo studio di via Carso

Luca Graziani, il medico di base del sistema sanitario nazionale con centinaia di assistiti negli ambulatori a Ravenna e Mezzano, scettico sull’uso di mascherine e vaccini anti Covid, che avevamo intervistato in esclusiva nel marzo 2021 (con enorme risonanza sul web e strascichi polemici) è stato sospeso ufficialmente dall’attivita professionale dall’Ordine dei Medici ravennate dal primo di gennaio 2022 fino al prossimo giugno.

Già a suo tempo – a seguito delle singolari dichiarazioni di Graziani rispetto ai metodi di prevenzione e cura del Covid 19 e, in particolare, delle relazioni coi propri assistiti non proprio prudenti (secondo le indicazioni Ausl per il personale medico) – il presidente dell’Ordine ravennate Falcinelli aveva assicurato un’indagine sul caso, rispetto alla deontologia professionale e alle disposizioni del sistema sanitario, e un possibile provvedimento disciplinare.

La sospensione – formalizzata nell’agosto scorso ma non messa in atto per il ricorso di Graziani – è stata ufficializzata solo con l’anno nuovo – dopo che il medico contagiato dal Coronavirus, ricoverato in ospedale poi guarito dalla malattia, aveva ripreso la sua attività ambulatoriale, convinto che la guarigione lo avesse definitivamente immunizzato dal virus e fosse inutile, anzi pericoloso, sottoporsi alla vaccinazione obbligata dalle autorità sanitarie in quanto operatore del settore.

Comportamento considerato inaccettabile dall’organizzazione sanitaria locale e dall’Ordine dei Medici che, per l’appunto, dal primo giorno del 2022 hanno sancito l’inibizione al dottor Luca Graziani di svolgere la sua attività professionale.
Per non contare il disagio dei suoi assistiti che ora si trovano senza medico. A questo proposito ha inviato una mail alla redazione un suo assistito, Alessandro Luparini: «Scrivo in merito alla sospensione, per le ben note vicende, del Dott. Luca Graziani, di cui sono un assistito. Senza entrare minimamente nel merito della questione, faccio rispettosamente notare che ad oggi, 5 gennaio, il dott. Graziani non è stato sostituito. Davanti al suo studio in via Carso non si trova uno straccio di informazione. Ciò significa che centinaia di suoi assistiti, alcuni dei quali verosimilmente affetti da gravi patologie, sono rimasti del tutto privi di assistenza sanitaria di base. Voglio sperare che le autorità sanitarie preposte intervengano al più presto per porre rimedio a questa situazione inconcepibile e intollerabile».

Sotto, il documento telematico che evidenzia la sospensione dell’attività professionale del dottor Graziani

 

Doc Sospensione Graziani Odg Medici

 

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