lunedì
25 Agosto 2025

Carabiniere ucciso da due colleghi: 34 anni fa moriva Sebastiano Vetrano

Il 13 luglio 1987 la sparatoria a Taglio Corelli: perse la vita un 23enne, arrestati altri due militari e un idraulico che poi vennero condannati a pene fra 22 e 25 anni. Ora i tre sono a processo per un altro omicidio di pochi mesi prima

carabinieri

Nella piazzola di una casa cantoniera a Taglio Corelli (Alfonsine) si prese un proiettile calibro 38 nell’addome e poco dopo morì in ospedale. Ucciso mentre era in servizio con la divisa da carabiniere, ammazzato da altri carabinieri che la divisa l’avevano tradita. Sono passati 34 anni esatti dalla morte di Sebastiano Vetrano.

Il 23enne originario di Falciano (Caserta), residente con la moglie a Lido Adriano (sposati da poco e in attesa di una bambina), era al nucleo operativo di Ravenna da qualche tempo e la notte del 13 luglio 1987 era impegnato con una dozzina di colleghi in una delicata operazione per incastrare gli autori di un tentativo di estorsione da 300 milioni di lire. L’imprenditore Roberto Contarini di Alfonsine aveva ricevuto telefonate minacciose nei giorni precedenti: pagaci o ti ammazziamo. L’accordo era arrivato per 150 milioni, i carabinieri erano stati informati.

Erano circa le 23, come riportano le cronache giornalistiche dell’epoca, quando una Fiat 127 bianca con tre persone a bordo arrivò nella piazzola dove era stato lasciato il denaro del riscatto (in realtà una trappola con una borsa piena di carta). Vetrano si gettò addosso all’uomo sceso dalla vettura per raccogliere il bottino. Quello rimasto al posto del passeggerò sparò il colpo mortale, il terzo al volante tentò una fuga fallimentare. Furono tutti arrestati mentre Vetrano moriva: Angelo Del Dotto (24 anni), Orazio Tasca (23), Alfredo Tarroni (31). I primi due erano carabinieri della stazione di Alfonsine, il terzo era l’idraulico del paese diventato loro amico. I due militari presero 25 anni di condanna, all’artigiano incensurato ne diedero 22 e mezzo. Pene che nel frattempo sono state scontate. La procura voleva l’ergastolo.

Gli avvocati difensori nelle loro arringhe, come riporta La Repubblica di novembre 1988, tentarono di smorzare le responsabilità degli imputati. Il difensore di Tasca puntò sulla non partecipazione del suo assistito alla sparatoria e chiese le attenuanti generiche e la derubricazione del reato da omicidio volontario in colposo. Il legale di Del Dotto chiese la concessione delle attenuanti generiche mentre il difensore di Tarroni chiese l’assoluzione per insufficienza di prove perché era stato plagiato (a sostegno della tesi numerosi certificati medici). Poco prima che la corte si chiudesse in camera di consiglio (durata 4 ore e mezza), Tasca e Del Dotto resero spontanee dichiarazioni così riportate dal quotidiano dell’epoca: “Non volevamo che accadesse tutto questo, chiediamo perdono ai familiari di Sebastiano e ci mettiamo nella mani di Dio”.

Pare che tra gli investigatori sapessero che avrebbero trovato di fronte dei colleghi e avevano la convinzione che sarebbero stati disarmati: i sospetti su di loro erano diventati sempre più forti e quella sera i due avevano lasciato le pistole d’ordinanza in caserma. Infatti la Smith&Wesson era di Tarroni, regolarmente detenuta. Ulteriori dettagli di quell’omicidio, che ha già avuto il suo epilogo giudiziario, stanno affiorando ora in corte d’assise a Ravenna perché, come noto, le stesse tre persone stanno affrontando un altro processo per omicidio volontario, occultamento di cadavere e tentata estorsione. La vittima in questo caso è Pier Paolo Minguzzi, 21 anni: il cadavere venne trovato l’1 maggio 1987 nel Po di Volano a Vaccolino dopo dieci giorni di sequestro.

Il sax di Marco Albonetti celebra Piazzolla con “Romance del Diablo”

Concerto martedì 13 luglio alla Rocca Brancaleone del solista faentino che si esibirà con l’Orchestra Filarmonica Italiana

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Marco Albonetti

È italiano, per la precisione di Faenza, uno dei più grandi sassofonisti del mondo, e anche compositore, Marco Albonetti, che martedì 13 luglio (ore 21.30 alla Rocca Brancaleone) è protagonista di Romance del diablo, il secondo tributo di Ravenna Festival ad Astor Piazzolla per il centenario della nascita del compositore argentino.

Così dopo l’opera-tango Maria de Buenos Aires, alla musica strumentale spetta il racconto della grande rivoluzione sonora portata nel secondo Novecento da Piazzolla, capace di far dialogare tango e classica, jazz e canzone popolare in uno stile personale e universale allo stesso tempo.
Accompagnato dall’Orchestra Filarmonica Italiana, Albonetti affronterà i grandi capolavori di Piazzolla: le Cuatro Estaciones Porteñas (Le quattro stagioni di Buenos Aires, risposta argentina al capolavoro vivaldiano), Libertango, Años de SoledadOblivion e Romance del diablo, che dà il titolo alla serata.

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Orchestra Filarmonica Italiana

A differenza delle Quattro stagioni di Vivaldi, le Cuatro Estaciones Porteñas (i Porteños sono gli abitanti della capitale) non nacquero come corpus unico, ma furono il raggruppamento di brani scritti tra il 1965 e il 1970 per una formazione di quintetto (violino o viola, pianoforte, chitarra elettrica, contrabbasso e bandoneón). Nel concerto di Ravenna Festival la parte del bandoneón è stata trascritta per sassofono mentre le altre parti del quartetto sono state orchestrate da Albonetti e Pablo Ziegler (pianista e arrangiatore che ha a lungo accompagnato Piazzolla) rendendo questa musica ancora più ricca e stratificata.
Per Piazzolla, come evidente in Maria de Buenos Aires, tango significa amore e morte. E Romance del Diablo è il manifesto di questa visione, già sviluppata in pezzi come Tango del Diablo e Vayamos al Diablo. Pubblicato nel 1974, Libertango è invece la più nota composizione piazzolliana, e ne segna la transizione verso il cosiddetto Nuevo Tango.
Otto anni dopo, nel suo periodo in Italia, Piazzolla compose Oblivion per il film Enrico IV diretto da Marco Bellocchio; fu un passo ulteriore verso nuovi contributi che venivano da jazz e classica.
Años de Soledad (Anni di solitudine) è invece un’evocazione viscerale della disperazione che Piazzolla volle esprimere anche coi lamenti del sassofono di Gerry Mulligan, uno dei punti più alti mai raggiunti dal jazz e dal tango fusi insieme.

La standing ovation ricevuta al suo debutto come solista presso la Carnegie Hall di New York dice molto della carriera di Marco Albonetti, che svolge un’intensa attività concertistica e didattica in tutto il mondo.
La sua peculiarità è quella di rappresentare un blend di tecniche e stili diversi, non rinnegando la formazione classica. Interprete di musica contemporanea, ha collaborato per molti anni con Luciano Berio e Milva, e gli sono state dedicate numerose nuove composizioni. In febbraio, il suo omaggio discografico ad Astor Piazzolla per il centenario della nascita è stato pubblicato con il titolo di Romance del Diablo per Chandos Records.

L’appuntamento è visibile anche in live streaming sulla piattaforma online del Ravenna Festival.

Turista muore annegata a Cervia. Inutili i tentativi di rianimarla in spiaggia

Si tratta di una donna di 69 anni della provincia di Como, in vacanza da sola

Donna Annegata CerviaUna turista è morta annegata nel tardo pomeriggio di ieri (12 luglio) lungo il litorale cervese.

Il corpo della donna – una 69enne della provincia di Como – è stato notato dai bagnini di salvataggio in mare, poco distante dalla riva, ad alcune centinaia di metri dallo stabilimento balneare in cui si era sistemata. Probabile quindi che un malore l’abbia colpita durante una passeggiata in acqua.

Le pratiche di rianimazione sono andate avanti in spiaggia per mezz’ora, ma per la donna non c’è stato nulla da fare.

Le pratiche di riconoscimento sono andate avanti per ore: la 69enne infatti era da pochi anni vedova e si trovava in vacanza da sola.

L’autrice cult Amélie Nothomb ospite di ScrittuRa Festival a Ravenna

Martedì 13 luglio, alla Biblioteca Classense, appuntamento con la pluripremiata scrittrice francofone amata in tutta Europa

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Amélie Nothomb

Torna a Ravenna, ospite di ScrittuRa Festival l’autrice cult Amélie Nothomb, per un incontro alla biblioteca Classense, martedì 13 luglio  (ore 21.30) in conversazione con il direttore artistico della rassegna Matteo Cavezzali.

Figlia di un diplomatico e appartenente a un’importante famiglia belga, la Nothomb è nata nel 1967 a Kobe, in Giappone, una terra che ha sempre amato moltissimo e di cui conosce alla perfezione la lingua.
Fin da piccola ha viaggiato moltissimo, seguendo gli spostamenti di lavoro del padre, prima in Cina, poi a New York e in Bangladesh.
Quando, infine, la famiglia si trasferisce in Europa, a Bruxelles, Amélie ha 17 anni e si sente come un pesce fuor d’acqua; proprio in quel periodo prende l’abitudine a scrivere con regolarità: scrive quattro ore al giorno, ogni giorno, a mano, su alcuni quaderni che porta sempre con sé, cominciando spesso molto presto la mattina, dalle quattro alle otto, aiutandosi con qualche tazza di tè nero molto forte.

Scrittrice di culto non solo in Francia pubblica un libro l’anno, scalando a ogni uscita le classifiche di vendita.
Innumerevoli gli adattamenti cinematografici e teatrali ispirati ai suoi romanzi e i premi letterari vinti, tra cui il Grand Prix du roman de l’Académie Française e il Prix Internet du Livre per Stupore e tremori, il Prix de Flore per Né di Eva né di Adamo, e due volte il Prix du Jury Jean Giono per Le Catilinarie e Causa di forza maggiore. Sete, uscito in Francia nel 2019, è arrivato secondo al Prix Goncourt. Il suo ultimo romanzo è Gli aerostati (Voland).

Il successo, fin dall’esordio a venticinque anni nel 1992, è immediato e Amélie continua a scrivere, con costanza, pubblicando un romanzo ogni anno, attingendo spesso alle esperienze della sua vita personale per scrivere le sue storie. L’amore per la scrittura non si è fermato, e nel corso degli anni Nothomb ha pubblicato più di trenta opere, tra romanzi, raccolte di racconti e testi di teatro. Il suo ultimo romanzo è Gli aerostati (Voland).

 

Visite guidate gratuite in notturna alle mostre dantesche della biblioteca Classense

Due serate speciali in occasione del finissage di “Inclusa est flamma”

PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA: INCLUSA EST FLAMMA. RAVENNA 1921: SETTECENTENARIO DELLA MORTE DI DANTE BIBLIOTECA CLASSENSE RAVENNANelle serate del 16 e 17 luglio, dalle 21 alle 23, la Biblioteca Classense di Ravenna organizza speciali visite guidate gratuite in notturna alle sue mostre dantesche.

L’occasione è il finissage di Inclusa est flamma. Ravenna 1921: il Secentenario della morte di Dante, ma sarà possibile scoprire anche l’altra esposizione, recentemente inaugurata, sulla grande artista danese Ebba Holm (1889-1967), che negli anni Venti illustrò tutti i canti della Commedia. In questa speciale occasione saranno i curatori a raccontare le due mostre che hanno ideato e che sono basate sul ricchissimo patrimonio dantesco conservato dalla città “ultimo rifugio” di Dante e in gran parte gestito scientificamente dalla Classense.

Le visite, su prenotazione, partiranno alle 21, alle 21.40 e alle 22.20, consentendo così di visitare la magnifica biblioteca in un orario inconsueto e in cui fortissimo è il fascino sprigionato dall’antico monastero camaldolese.

Ci si potrà prenotare per entrambe le mostre, visitandole in successione. Inoltre rimarrà aperta anche la Sala del Mosaico, che ospita attualmente l’opera dell’artista spagnolo Santi Moix Hanabi flowers of fire (a cura di Paolo Trioschi).

Per l’occasione sarà allestito un piccolo bookshop nel chiostro d’ingresso, dove si potranno acquistare libri e gadget.

Prenotazioni: scrivere a portineria@classense.ra.it o telefonare allo 0544-482116 indicando mostra/e, orario prescelto e numero di persone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anziana morì in clinica, «colpa anche di un farmaco». Famiglia chiede 900mila euro

Sul decesso è in corso anche un processo pernale per omicidio colposo, con tre medici indagati

Ospedale Corsia 680x365 CSussiste il nesso causale tra l’errata ed eccessiva somministrazione di un farmaco, che ha provocato gravi effetti collaterali e la morte di una donna, a 81 anni, l’11 maggio 2018. Il medicinale ha agito come causa scatenante dell’alterazione di un equilibrio clinico-funzionale della paziente, innescando una cascata di eventi che ha portato al decesso e riducendo pesantemente le possibilità di sopravvivenza.

Lo ha stabilito la consulenza tecnica disposta nell’ambito della causa civile avviata dai familiari dell’anziana, difesi dagli avvocati Chiara Rinaldi e Maria Federica Celatti, che chiedono un risarcimento danni di oltre 900mila euro alla clinica ravennate Domus Nova che l’ebbe in cura e ai medici, difesi rispettivamente dagli avvocati Massimo Dalmonte, Francesca Giardini e Stefano Della Valle.

Proprio la protratta somministrazione in dosi massicce del farmaco è definita dalla consulenza, firmata dalla specialista in Medicina legale e delle assicurazioni Ida Storchi, un “lampante profilo di malpractice” il che costituisce “una chiara colpa per negligenza”. Inoltre da parte della struttura c’è stato un incompleto e scorretto adempimento degli obblighi spettanti dal “contratto di spedalità”.

Sulla morte è in corso anche un processo penale per omicidio colposo, con due medici, difesi dagli avvocati Giovanni Scudellari, che hanno chiesto il rito abbreviato e il Gip che ha disposto una perizia tecnica, mentre un terzo medico imputato, difeso dall’avvocato Della Valle, è a giudizio in rito ordinario: i familiari sono parte civile sempre con l’avvocato Rinaldi.

Secondo l’accusa, pm Cristina D’Aniello, i medici avrebbero disatteso “clamorosamente” le prescrizioni terapeutiche, a fronte di un dosaggio prescritto dal medico di base di una somministrazione settimanale, nel corso della degenza le è stato dato giornalmente, per 13 giorni. (Ansa.it)

“Road to Spiagge Soul” inaugura la stagione dei concerti in spiaggia

Giacomo Toni & Pepe Medri si esibiscono martedì 13 luglio (alle 22) sul palco del Finisterre Beach di Marina di Ravenna

Pepe Medri
Il chitarrista Giacomo Toni

Al via “Road to Spiagge Soul”, la serie di appuntamenti che prelude all’inizioa dele festival vero e proprio della musica dell’anima sulla riviera ravennate. riviera ravennate. Martedì 13, al Finisterre Beach di Marina di Ravenna (inizio alle 22) la serata vede in concerto due grandi artisti come Giacomo Toni e Pepe Medri, che hanno già collaborato nell’album Concerto in doppio passo.

Una versione romantica e intima di uno dei più originali e funambolici cantautori italiani, ispirato dalla poetica di uno dei maggiori suonatori di bandoneon europei.

Continuano fino a domenica 18 luglio i concerti di “Road to”, il programma di avvicinamento alla tredicesima edizione del festival Spiagge Soul, che prenderà invece il via lunedì 19 luglio e proseguirà fino al 15 agosto, sempre nel pieno rispetto delle norme anti-contagio.

L’ex comandante di Comacchio: «Ai carabinieri arrivò un esposto che accusava Tasca»

Achille Foggetti era al vertice della compagnia dei lidi ferraresi con il grado di capitano, si congedò come generale: in corte d’assise la testimonianza sul documento anonimo che collegava il militare condannato per il delitto Vetrano anche alla morte del 21enne di Alfonsine nel 1987

CarabinieriAl comando generale dei carabinieri di Roma alla fine degli anni ’80 arrivò un esposto anonimo in cui si sosteneva il coinvolgimento del carabiniere Orazio Tasca negli omicidi di Pierpaolo Minguzzi e Sebastiano Vetrano nel 1987, rispettivamente il figlio di una famiglia di imprenditori di Alfonsine e un altro carabiniere di Ravenna. Quando l’esposto arrivò, Tasca era già tra gli accusati del secondo delitto perché arrestato in flagranza al momento della sparatoria, mentre non era accusato dell’altro omicidio. E non lo sarà fino al 2018 quando è stato riaperto il fascicolo. Eppure l’Arma inviò un suo uomo ad Alfonsine per accertare la fondatezza dell’esposto. Questa è la sintesi della deposizione di Achille Foggetti, congedatosi dal Corpo con il grado di generale e comandante della compagnia di Comacchio all’epoca dei fatti. Foggetti è stato chiamato a testimoniare stamani, 12 luglio, nel processo per l’omicidio di Minguzzi. Tra gli imputati ci sono, oltre a Tasca, un altro carabiniere di Alfonsine (Angelo Del Dotto) e un idraulico amico dei due (Alfredo Tarroni).

Foggetti venne a conoscenza dell’esposto per un rapporto di conoscenza precedente con il carabiniere inviato dal comando generale per le indagini: «Ci conoscevamo da precedenti incarichi e sapendo che io ero a Comacchio e avevamo seguito le indagini dell’omicidio Minguzzi mi venne a fare visita informalmente».

Festeggiamenti per l’Italia, danneggiata la fontana monumentale di Faenza

 

Polemiche a Faenza per alcuni eccessi che hanno caratterizzato i festeggiamenti in centro per la vittoria della nazionale italiana di calcio agli Europei.

Migliaia i faentini che sono scesi in piazza, con alcuni che ne hanno approfittato per scalare la fontana monumentale (come si vede nel video qui sotto pubblicato da Faenzanet), svuotata per evitare “bagni”, danneggiandola.

In una nota inviata alla stampa, l’Amministrazione rivela che è stata anche forzata una porta d’ingresso al cantiere di Palazzo del Podestà e che qualcuno si sarebbe «pericolosamente introdotto sul loggiato», dichiarandosi «profondamente colpita e rammaricata da quanto accaduto a uno dei simboli della città, la fontana in piazza della Libertà, il tutto documentato dalle tante immagini che stanno girando sui social e sui siti di informazione».

«Quel monumento – continua la nota del Comune – non solo è un manufatto storico e artistico che caratterizza o si trova banalmente in un luogo, ma è simbolo della città. Fermo restando che ogni azione di ordine pubblico messa in campo domenica sera dall’amministrazione comunale è stata assunta in accordo con gli organi competenti che ne detengono la titolarità, assistere a persone che hanno letteralmente scalato la fontana e i suoi elementi decorativi apre una profonda ferita. Tantissimi faentini indignati stanno continuando a scrivere e telefonare in queste ore per stigmatizzare quei comportamenti e dirsi vicini alla città e ai suoi simboli che la rappresentano».

«L’amministrazione comunale e i suoi tecnici – continua la nota -, assieme ai volontari dell’associazione ‘Amici della fontana’, che da anni se ne prendono cura, ha effettuato un sopralluogo per capire se ci siano stati danni al manufatto che, dai primi accertamenti, risultano non essere gravi. Altresì, proprio in virtù di quello che la fontana monumentale di Faenza rappresenta, l’amministrazione ha dato mandato alla polizia locale di acquisire le immagini delle telecamere della videosorveglianza e di quelle che stanno circolando sul web per risalire alle persone che hanno messo in atto un comportamento per nulla rispettoso dei beni comuni, con il rischio non solo di danneggiare un monumento e quello che esso rappresenta ma anche di mettere a repentaglio la propria incolumità».

Allo stesso tempo, vista la necessità di manutenzioni continue, l’amministrazione ha deciso di promuovere ulteriori analisi e rilievi tecnici sulla fontana per avviare un’azione di restauro e tutela.

 

Covid, 4 nuovi casi in provincia (senza ricoveri). Nessun morto in regione

 

Sono 4 i nuovi casi di positività al coronavirus registrati in 24 ore in provincia di Ravenna su 142 tamponi. Dati aggiornati alle 12 di oggi, 12 luglio. Nessun nuovo ricovero e nessun decesso in provincia.

I contagi riguardano una persona residente fuori provincia, una a Lugo, una a Bagnacavallo e una a Castel Bolognese.

IL BOLLETTINO REGIONALE DI LUNEDÌ 12 LUGLIO 

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 387.715 casi di positività, 118 in più rispetto a ieri, su un totale di 7.802 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è dell’1,5%, un valore non indicativo dell’andamento generale visto il numero di tamponi effettuati, che la domenica è inferiore rispetto agli altri giorni. Inoltre, nei festivi soprattutto quelli molecolari vengono fatti prioritariamente su casi per i quali spesso è atteso il risultato positivo.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 149 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 372.251.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 2.196 (-31 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 2.031 (-33), il 92,5% del totale dei casi attivi.

Non si registrano nuovi decessi. In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione restano quindi 13.268.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 14 (uno in più rispetto a ieri, nessuno in provincia di Ravenna), 151 quelli negli altri reparti Covid (+1).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 23.731 a Piacenza (+6 rispetto a ieri, di cui 5 sintomatici), 28.793 a Parma (+24, di cui 18 sintomatici), 47.060 a Reggio Emilia (+18, di cui 15 sintomatici), 65.883 a Modena (+22, di cui 14 sintomatici), 82.515 a Bologna (+17, di cui 9 sintomatici), 12.677 casi a Imola (+2, entrambi sintomatici), 23.215 a Ferrara (+7, di cui 6 sintomatici), 30.601 a Ravenna (+4, tutti sintomatici), 17.134 a Forlì (+3, tutti sintomatici), 19.754 a Cesena (+ 3, di cui 2 sintomatici) e 36.352 a Rimini (+12, di cui 8 sintomatici).

Un’opera d’arte dantesca che va completata con foglie di rame donate dai cittadini

Fino al termine dell’anno nei giardini del palazzo della Provincia

Opera Alloro Dante ProvinciaDa oggi, lunedì 12 luglio, nei giardini del palazzo della Provincia è presente l’installazione Un Alloro per Dante – Omaggio collettivo a Ravenna, opera ideata dall’architetto e designer Luisa Bocchietto, realizzata da Regenesi in collaborazione con l’assessorato al Turismo del Comune di Ravenna e la Provincia.

«L’opera – dichiara la designer Luisa Bocchietto – intende comporre un’ideale corona di alloro, riconoscimento atteso dal Poeta durante tutta la vita, per farne dono ideale a Dante Alighieri in occasione del Settecentenario di quest’anno. L’installazione prevede una grande corona di rame in cui sono presenti 1423 fessure (il numero è in riferimento simbolico agli endecasillabi della Divina Commedia) destinate ad accogliere altrettante foglie di rame, da posizionarsi a cura dei partecipanti all’evento collettivo. Al centro della corona una lastra incisa riporta la riproduzione reale della volta celeste. L’opera intende riunire fisicamente i due simboli, l’alloro e le stelle, che fanno riferimento ai desiderata di Dante: l’ambizione terrena di vedere riconosciuta la sua attività letteraria, rappresentata dalla corona di alloro e la tensione di innalzamento ultraterreno verso un mondo superiore, attraverso la fede e l’amore, simboleggiata dal cammino verso le stelle».

L’opera è posizionata con la corona spoglia e predisposta ad accogliere le foglie, realizzate con un processo produttivo sostenibile, a partire dall’inaugurazione avvenuta oggi alle 12 e fino alla fine dell’anno.

Un portachiavi in pelle rigenerata, prodotto a mano da artigiani italiani e progettato dalla stessa designer, racchiude all’interno la foglia di rame amovibile ed è acquistabile dal 12 luglio presso i book-shop della Fondazione RavennAntica del Museo Dante, del Museo Tamo Mosaico, della Domus dei Tappeti di Pietra, del Museo Nazionale di Ravenna, del Mausoleo di Teodorico e sul sito www.regenesi.it. Con l’acquisto si ha diritto all’ingresso gratuito, per una persona, alla Cripta Rasponi e ai giardini della Provincia (aperti tutti i giorni dalle 14 alle 18.30, prenotazione consigliata – 0544213371, prenotazioni@criptarasponi.it).

Al momento della posa il partecipante verrà inserito nel registro dei donatori – contributori, fino al raggiungimento del numero previsto di 1.423 foglie da posizionarsi per la conclusione dell’opera.

«Anche in questo progetto – commenta il sindaco Michele de Pascale – come nei tantissimi che stiamo dedicando e che dedicheremo a Dante, c’è tanto amore per un poeta che come nessun altro al mondo è stato in grado di suscitare interesse per la sua opera, passione ed empatia per la sua vicenda terrena. La possibilità di realizzare un omaggio artistico collettivo, data ai cittadini ravennati, ai turisti e a chiunque per qualsiasi motivo si troverà nella nostra città nei prossimi tempi rappresenta un grande dono, quello di poter simbolicamente rivolgere tutti insieme a Dante un grande grazie per aver scelto Ravenna come suo ultimo rifugio e per avere lasciato al mondo attraverso la Divina Commedia e tutte le sue opere un messaggio immortale».

Un momento di coinvolgimento per un obiettivo comune – dichiara l’assessore al Turismo Giacomo Costantini – i visitatori sono inviati a partecipare attivamente alla realizzazione di un’opera site – specific dedicata a Dante, nell’anno delle celebrazioni. Un’opera collettiva che segna il coinvolgimento di tutti nella costruzione di un omaggio al poeta».

Voleva indagare su due carabinieri per l’omicidio Minguzzi ma un superiore lo fermò

Udienza 4 / La testimonianza del brigadiere Di Munno, trasferito a Ravenna per seguire l’inchiesta sul sequestro del 21enne militare di leva: «Nel mio reparto vidi poche attività di indagine. Nessuna intercettazione». Il giallo del rapporto giudiziario rimasto una bozza: conteneva 16 indizi gravi a carico degli attuali imputati

Assise4Pochi mesi dopo la morte di Pier Paolo Minguzzi, nel 1987, un carabiniere della squadra di polizia giudiziaria della pretura di Comacchio venne trasferito al nucleo operativo di Ravenna anche per partecipare alle indagini sul sequestro-omicidio del 21enne di Alfonsine ma quando cercò di fare il suo lavoro si trovò la strada sbarrata da un superiore. Sono passati 34 anni ma Antonio Di Munno non ha dimenticato la risposta del comandante provinciale quando propose di approfondire i sospetti su due carabinieri. E l’ha riportata stamani, 12 luglio, nella quarta udienza in corte d’assise per il cold case riaperto nel 2018: «Mi disse “Brigadiere, non ha capito che più si gira la merda e più puzza?”. Di fronte a quella frase rassegnai immediatamente le mie dimissioni e anche se non avevo prospettive di futuro lasciai l’Arma perché non erano quelli i valori in cui credevo».

Sul volto ha la mascherina Di Munno, 28enne all’epoca dei fatti, ma non basta per nascondere il senso di frustrazione del carabiniere che poi, una volta conclusa la deposizione, si è lasciato andare alla commozione. Davanti alla corte ha risposto alle domande del pubblico ministero: «Sono 34 anni che mi porto dietro questa storia e a tutti ho sempre raccontato le stesse cose: eravamo in diversi ad avere dei sospetti su quei due carabinieri». Angelo Del Dotto e Orazio Tasca, militari in servizio alla stazione di Alfonsine. Sono imputati insieme a Alfredo Tarroni, amico dei due e idraulico.

I sospetti del brigadiere trovarono anche spazio in un rapporto giudiziario che però restò solo una bozza: «Se siamo ancora qui a processo vuol dire che non è arrivato nel fascicolo d’indagine». Un appunto su più pagine, scritto a mano con una calligrafia che Di Munno in aula riconosce come la sua, con sedici indizi di presunta grave colpevolezza a carico degli odierni accusati. «Spunti investigativi emersi dagli elementi a mia disposizione, che meritavano un approfondimento».

Diversi sono già emersi nelle udienze celebrate finora. Il brigadiere li ha elencati rileggendo il suo appunto: «L’assidua presenza dei due carabinieri nel bar Agip proprio di fronte alla casa di Minguzzi, un’auto del particolare modello di quella di Tasca avvistata più volte sui luoghi del delitto, un giornalino sadomaso nell’armadietto di Tasca con le tecniche per legare le persone nello stesso modo in cui fu rinvenuto il cadavere di Minguzzi, l’atipica richiesta di solo 300 milioni di lire in entrambi i casi, la difficile situazione economica dei tre, lo sbaglio del cognome in una telefonata ai familiari di Minguzzi usando invece il cognome Contarini».

Ma non fu solo la frase del comandante a tagliare le gambe di Di Munno. Il brigadiere ricorda che il reparto a cui era stato assegnato non dispose particolari indagini nonostante la gravità del fatto. Anzi, due: la morte di Minguzzi accadde in aprile, mentre a luglio morì il carabiniere Sebastiano Vetrano in un conflitto a fuoco scoppiato come epilogo di un’indagine su un tentativo di estorsione a un’altra ricca famiglia di imprenditori alfonsinesi. Per quel secondo fatto vennero arrestati e poi condannati in tre: Del Dotto, Tarroni, Tasca. «Sono rimasto sconvolto – dice oggi Di Munno – quando ho scoperto di recente dai giornali che all’epoca non si fece una comparazione fonica tra la voce del telefonista del sequestro Minguzzi e quella della tentata estorsione a Contarini. Davo per scontata l’avessero fatta. Ma al tempo non riuscivo nemmeno capire perché non vennero fatte intercettazioni sui carabinieri o sui loro familiari».

Di Munno quasi perde il controllo per la rabbia quando ricorda un episodio per lui inspiegabile: «Il sequestratore aveva dato appuntamento per una telefonata ai familiari nel pomeriggio del 30 aprile 1987. Le indagini precedenti avevano ricostruito che le altre chiamate provenivano da cabine telefoniche a Lido delle Nazioni e così preparammo un massiccio dispositivo di appostamenti per sorvegliare le cabine funzionanti e individuare chi si fosse avvicinato. Ci dissero di non arrestare ma di pedinare. È inconcepibile: si stava lasciando proseguire un reato». La telefonata poi non arrivò e il giorno dopo il cadavere affiorò nelle acque del Po di Volano a Vaccolino.

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