giovedì
21 Agosto 2025

A Ravenna una birreria in stile bavarese, primo ristorante Lowengrube in Romagna

Aprirà in maggio al parco commerciale Teodorico, vicino al Pala De André

Parco Commerciale TeodoricoDopo l’inaugurazione del supermercato MD (con tanto di assunzione di 18 dipendenti), proseguono i lavori al nuovo parco commerciale Teodorico (zona Pala De André di Ravenna) con l’obiettivo di renderlo operativo a pieno regime – decreti Covid permettendo – a fine aprile.

Il prossimo store ad aprire sarà Globo (calzature, abbigliamento, sport, intimo) e poi a seguire tutti gli altri, da quello dedicato all’abitare – Happy Casa – alla nuova sede di Arcaplanet, catena di negozi per animali domestici, da Terranova al punto vendita di Acqua&Sapone.

Lowengrube RaA metà maggio è invece prevista l’inaugurazione della vera novità, l’insediamento che caratterizzerà fortemente l’area: si tratta dell’arrivo in Romagna (in regione al momento il marchio è presente solo a Bologna e Modena) del gruppo Lowengrube e quindi di un ristorante-birreria in stile bavarese, con birre e piatti tipici di quell’area geografica, un arredamento tradizionale caratterizzato da finiture in legno, camerieri in abbigliamento tipico e anche spazi per bambini, «in stile montessoriano», ci dicono i promotori dell’investimento.

Il parco commerciale Teodorico è un progetto sviluppato da Paco, società costituita appositamente dal gruppo Sva e dal consorzio Arco Lavori, su un’area di circa 63 mila metri quadrati per un investimento complessivo che si aggira attorno ai 30 milioni di euro.

È sparito il murales di Kobra su Dante – VIDEO – Ma è solo un pesce d’aprile

L’idea di Marco Miccoli, grazie agli effetti molto realistici utilizzati in un cortometraggio di presentazione del suo progetto Dante Plus

KobraIl ritratto di Dante ad opera dello street artist brasiliano Kobra, ormai il muro più famoso del centro di Ravenna, è sparito. O almeno così credevano i tanti che sono cascati nel “Pesce d’aprile” di Marco Miccoli, organizzatore del festival della street art di Ravenna e del progetto Dante Plus.

«Mi hanno chiamato guide turistiche preoccupate, addetti ai lavori anche da fuori provincia», ci racconta al telefono sorridendo lo stesso Miccoli, che rivela come la gag sia in realtà anche un’anticipazione.

La foto postata sui social e il successivo video – che ritraggono il muro completamente nero grazie a un effetto davvero realistico – fanno parte infatti del cortometraggio realizzato da Miccoli con Daris Nardini (con illustrazioni dello stesso Nardini e riprese di Andrea Giminiani) come presentazione di Dante Plus 700, progetto che sta già girando il mondo (a questo link i dettagli) e che arriverà a Ravenna in estate con la tradizionale mostra alla biblioteca Oriani.

Miccoli ha semplicemente montato sopra una parte dell’opera la propria voce, facendo credere che si trattasse di un video realizzato sul momento, davanti al muro cancellato.

Covid, altri 6 morti in provincia di Ravenna. 134 i nuovi casi giornalieri

 

Sono 134 (su circa 1.900 tamponi) i casi giornalieri registrati in 24 ore in provincia di Ravenna (dati del 1 aprile), dove si registrano però anche altri 6 decessi. E si alza a 21 (1 in più di ieri) il numero dei pazienti ricoverati in terapia intensiva in provincia.

Quasi 400 le guarigioni comunicate oggi per il Ravennate.

IL BOLLETTINO REGIONALE DI GIOVEDÌ 1 APRILE

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 337.620 casi di positività, 1.809 in più rispetto a ieri (761 gli asintomatici), su un totale di 31.179 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 5,8%.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 1.809 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 253.277.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 72.359 (-67 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 68.641 (+32), il 94,9% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 67 nuovi decessi: 29 residenti in provincia di Bologna (15 donne di cui due di 85 anni, due di 95 anni e le restanti di 62, 76, 82, 83, 87, 89, 92, 93, 96, 97 e 100 anni e 14 uomini di cui tre di 78 anni, due di 79, due di 81 e i rimanenti di 66, 74, 77, 85, 86, 89 e 92 anni), 12 in provincia di Forlì-Cesena (8 donne di 66, 74, 78, 79, 81, 87, 89 e 95 anni e 4 uomini di 78, 83, 84 e 88 anni), 6 a Ravenna (2 donne di 80 e 86 anni e 4 donne di 68, 78, 83 e 91), 5 a Rimini (3 donne di 73, 76 e 88 anni e 2 uomini di 70 e 77 anni), 5 a Parma (1 donna di 64 anni e 4 uomini di cui due di 86 anni e gli altri di 63 e 77 anni), 5 a Modena (1 bambina di 11 anni, 1 donna di 89 e 3 uomini di 70, 73 e 86 anni), 3 a Reggio Emilia (2 donne di 83 e 95 anni e 1 uomo di 89 anni)e 2 a Ferrara (1 donna di 90 anni e 1 uomo di 85 anni). Non ci sono stati decessi nelle ultime 24 ore nella provincia di Piacenza.

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 11.984.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 381 (-9 rispetto a ieri), 3.337 quelli negli altri reparti Covid (-90).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 7 a Piacenza (+1 rispetto a ieri), 31 a Parma (+2), 32 a Reggio Emilia (-1), 73 a Modena (invariato), 113 a Bologna (-10), 22 a Imola (-1), 37 a Ferrara (invariato), 21 a Ravenna (+1), 11 a Forlì (invariato), 7 a Cesena (invariato) e 27 a Rimini (-1).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 21.806 a Piacenza (+23 rispetto a ieri, di cui 19 sintomatici), 23.269 a Parma (+98, di cui 42 sintomatici), 40.702 a Reggio Emilia (+228, di cui 124 sintomatici), 57.682 a Modena (+254, di cui 174 sintomatici), 72.890 a Bologna (+378, di cui 249 sintomatici), 11.622 casi a Imola (+43, di cui 23 sintomatici), 20.380 a Ferrara (+226, di cui 56 sintomatici), 26.412 a Ravenna (+134, di cui 87 sintomatici), 13.938 a Forlì (+123, di cui 96 sintomatici), 16.774 a Cesena (+101, di cui 77 sintomatici) e 32.145 a Rimini (+201, di cui 101 sintomatici).

Ravenna, un monumento in mosaico dedicato alle donne nel nuovo parco dell’ex caserma

In occasione dei 30 anni di Linea Rosa. Finanzia il Comune, l’inaugurazione in autunno

Render Monumento Linea Rosa
Un rendering del monumento

Un mosaico dedicato alle donne come messaggio di inclusione e libertà. È questo il regalo che la città di Ravenna farà a Linea Rosa in occasione dei trent’anni di attività contro la violenza di genere. Il monumento, la cui realizzazione è finanziata dal Comune, verrà posizionato nell’area, in fase di riqualificazione, della ex caserma Dante Alighieri e sarà composto da 225 moduli in mosaico ispirati ai festoni che ornano due arcate del Mausoleo di Galla Placidia, che ricordano delle piccole corone e per questo motivo sono state chiamate Coroncine.

Nell’insieme le Coroncine, della misura di 18×15 centimetri, daranno vita a un unico disegno «variopinto, ma armonioso, a testimonianza della diversità e della grande bellezza delle donne alimentata dalla speciale unicità di ognuna», si legge nel comunicato stampa del Comune.

L’opera in mosaico, di 2,25 per 2,70 metri, verrà inserita all’interno di un susseguirsi di basi in terracotta, come richiamo alla simbologia dei monumenti paleocristiani, in cui il mattone a vista richiama il corpo dell’uomo e la sua vita terrena, mentre l’interno, decorato da preziosi mosaici, indica l’anima e la prospettiva di una vita eterna.

Il completamento dell’opera è previsto in autunno e a seguire ne sarà organizzata l’inaugurazione.

«Celebriamo con questa significativa opera in mosaico – afferma il sindaco Michele de Pascale – un traguardo importante di cui siamo molto orgogliosi, i trent’anni di Linea Rosa. Questo progetto artistico verrà collocato in un luogo speciale, il nuovo parco dell’ex caserma Dante Alighieri intitolato a Francesca Da Polenta, anima dantesca di grandezza straordinaria, vittima di femminicidio. Dunque l’opera, e il luogo che la ospita, rappresentano insieme un messaggio potente della città di Ravenna contro la violenza sulle donne».

«Il nostro percorso decennale – commenta la presidente di Linea Rosa, Alessandra Bagnara -, fatto di tanti sacrifici e grandi successi, viene sintetizzato e raccontato in una creazione artistica, fruibile e visibile a tutti e a tutte nonché permanente nel tempo. Una dedica importante, per noi motivo di orgoglio e nuova linfa per il futuro. Non smetterò mai di ringraziare le mosaiciste, per la loro apprezzatissima idea, nonché la Soprintendenza e le Istituzioni per l’entusiasmo dimostrato nell’accogliere la proposta».

Mosaiciste Linea Rosa
Le mosaiciste coinvolte

La realizzazione del monumento da parte di un gruppo di sei mosaiciste di Cna Ravenna (Anna Finelli di Annafietta, Arianna Gallo di Koko Mosaico, Elisa Brighi ed Evelina Garoni di Dimensione Mosaico, Lea Ciambelli di Pixel Mosaici e Barbara Liverani di Barbara Liverani Studio) rappresenta anche il lancio dell’opera diffusa ‘Racconti Ravennati’, un progetto ideato durante il lockdown che ambisce ad arricchire la città di nuove opere in grado di mandare un messaggio positivo e di speranza e, al contempo, diventare attrazioni turistiche.

«Il progetto Racconti Ravennati ha partecipato alla prima edizione del Premio Tina Anselmi – spiega orgogliosa Anna Fietta -, indetto dal Comune di Ravenna e si è classificato al primo posto della sua categoria aggiudicandosi 4.000 euro, che abbiamo interamente devoluto allo sviluppo della stessa iniziativa. La collaborazione ormai decennale con Linea Rosa ci ha portate naturalmente a proporre il nostro progetto ad Alessandra Bagnara e così è nata l’idea del monumento per il trentennale del Centro Antiviolenza ravennate».

I pacchi Coldiretti con cibo “made in Italy” alle famiglie in difficoltà di Ravenna

L’iniziativa “A sostegno di chi ha più bisogno” arriva anche in provincia

Coldiretti Pacchi SolidaliCibo “Made in Italy” per i nuclei familiari in difficoltà economica residenti in provincia di Ravenna. La distribuzione dei pacchi solidali, avviata nell’ambito della campagna “A sostegno di chi ha più bisogno”, la più grande operazione di solidarietà agroalimentare promossa da Coldiretti, Campagna Amica e Filiera Italia con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è partita anche sul territorio ravennate.

Ogni famiglia individuata sta ricevendo un pacco con pasta e riso, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, biscotti, sughi, salsa di pomodoro, tonno sott’olio, dolci e colombe pasquali, stinchi, cotechini e prosciutti, carne, latte, panna da cucina, zucchero, olio extra vergine di oliva, legumi, formaggi e tanto altro. A livello nazionale sono circa ventimila le famiglie povere che riceveranno il “pacco solidale”.

«È un’iniziativa che abbiamo voluto mettere in campo per dare un segnale di speranza a tutti coloro che, in questi mesi, hanno pagato più di altri le conseguenze economiche e sociali dell’emergenza Covid – evidenziano Nicola Dalmonte e Assuero Zampini, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Ravenna – l’agricoltura, infatti, non si è mai fermata in questi mesi difficili ed è sempre vicina alla comunità e a chi soffre rappresentando, dunque, una risorsa concreta e determinante da cui ripartire. Ci teniamo a ringraziare la Caritas che ci ha supportati nell’individuazione dei nuclei familiari in stato di bisogno – concludono – il nostro obiettivo è far sì che questa esperienza diventi un impegno strutturale che aggiunge valore etico alla spesa quotidiana di tutti i cittadini».

Appalti fittizi e lavoro nero: sequestrati 700mila euro a industriali della gomma

Operazione Black Coop della guardia di finanza attorno a una cooperativa che forniva manodopera a tre imprese: quattro indagati. Grazie a un consulente del lavoro operi licenziati e riassunti per beneficiare delle agevolazioni del Jobs Act

Foto GdF InpsDimissioni e riassunzioni immediate per beneficiare di sgravi contributivi destinati a chi fa nuove assunzioni, appalti fittizi, saldi in nero ai lavoratori: sono i punti essenziali su cui, secondo la guardia di finanza, si reggeva un articolato sistema di frode ideato dagli amministratori di una cooperativa di Fusignano per eludere gli obblighi contributivi, previdenziali ed assistenziali. Su disposizione del gip è stato eseguito il sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di oltre 700mila euro nelle disponibilità di quattro persone che risultano indagate in concorso tra loro, per illecita somministrazione di manodopera e truffa aggravata ai danni dell’Inps.

L’indagine condotta dai Finanzieri della tenenza di Lugo, in collaborazione con l’Inps di Ravenna, ha ricostruito i fatti a partire dal 2014 quando tutti i soci lavoratori di una cooperativa gestita da un trentenne marocchino residente a Fusignano si sono dimessi per poi essere subito dopo riassunti da una nuova coop gestita ancora dalla stessa persona. Un sistema ideato con la complicità di una nota società locale di servizi e consulenza del lavoro per avvalersi degli sgravi contributivi triennali previsti dal Jobs Act per le nuove assunzioni a tempo indeterminato.

La convinzione degli inquirenti è che tutta l’attività della cooperativa fosse caratterizzata dall’illegalità nell’ambito della gestione di 40 operai, per lo più di origini nord africane, che da anni già lavoravano a beneficio di tre aziende lughesi appartenenti ad uno stesso gruppo imprenditoriale specializzato nella produzione di articoli industriali in gomma.

I lavoratori risultavano retribuiti sulla base di un contratto collettivo non corrispondente alle mansioni realmente svolte (di facchinaggio e di addetto alla logistica), con un risparmio in capo al committente, calcolato in circa 4 euro per ogni ora di lavoro, pari al 25 percento del costo di lavoro. Una parte della retribuzione veniva poi saldata in nero grazie a fondi illeciti appositamente costituiti, anche attraverso la falsificazione dei bilanci societari.

Il calcolo del valore dei beni sequestrati è il risultato della quantificazione del provento illecito di cui avrebbero beneficiato i tre committenti nel periodo 2015-2018 come risparmio di oneri contributivi e previdenziali. Il sequestro delle liquidità nei conti bancari delle società e di una unità immobiliare nella disponibilità di uno degli indagati ha consentito di raggiungere l’intero valore del profitto della frode.

La romagnolità, secondo Eugenio Sideri: «Vivere fino in fondo, come i partigiani»

L’autore e fondatore di Lady Godiva Teatro parla del suo primo romanzo, pubblicato da Pendragon: «L’ho scritto di cuore, senza pensarci troppo. I miei modelli? Màrai e Il mulino del Po di Bacchelli»

Copertina Libro SideriDa più di trent’anni Eugenio Sideri, classe ’68 e fondatore nel 2001 di Lady Godiva Teatro, scrive per le scene. Chi lo conosce sa quanto le sue drammaturgie attingano dal corrusco calderone del mito, sia esso greco o storico. Ad attestare questo interesse, gli ultimi libri pubblicati per Fernandel: Partigiani, che riunisce le tante storie resistenziali raccolte e tramandate da Sideri; o il recente Orazione Epica, una riscrittura in versi del mito di Filottete.

Stupisce dunque la novità di un romanzo, ad aggiungersi alla già ricca messe di testi drammaturgici: Ernesto faceva le case, appena pubblicato per i tipi di Pendragon, racconta la saga di una famiglia romagnola travagliata dalle tempeste politiche e sociali del Novecento. Sullo sfondo, “le terre piatte dalle grandi nebbie”.

Eugenio SideriEugenio, hai già pubblicato vari libri, ma questo è il tuo primo romanzo. Com’è successo?
«Esatto. I libri che ho pubblicato con Fernandel sono tutti tratti da copioni; e anche questo romanzo, in origine, doveva essere uno spettacolo teatrale. Tra il 2017 e il 2018 stavo scrivendo una drammaturgia su un muratore. Allungando una didascalia sono arrivato a riempire tre pagine. Nel giro di una settimana avevo due pagine di dialoghi e dieci di didascalia. A quel punto mi sono reso conto che stavo andando da un’altra parte, così ho trasformato la storia di questo muratore in prosa».

Come sei arrivato all’editore?
«La storia è rimasta per molto tempo nel cassetto. Mi sembrava di non essere pronto per un passo del genere. Poi un anno fa ho inviato il romanzo a qualche casa editrice. Mi ha risposto quasi immediatamente Pendragon, di Bologna. Mi sono trovato bene sia con l’editore, Antonio Bagnoli, che con l’editor, Lorenzo Berti, con cui abbiamo veramente collaborato: si è messo al servizio del romanzo e mi ha aiutato molto nel labor limae».

C’è un aspetto autobiografico dietro a questo romanzo?
«Io sono nato in campagna, a San Zaccaria, un paese di mille anime. La mia infanzia è rimasta lì, a casa dei miei nonni, che sono stati i miei primi genitori. La mia prima lingua è stata il romagnolo, a fianco dell’italiano pulito di mio padre che faceva l’insegnante. Molte delle storie che racconto nascono da quella terra, che ho calpestato, annusato, mangiato. In nome di una finzione letteraria ho reinventato storie e personaggi, ma c’è tantissimo della mia vita vera, di ciò che mi raccontavano quelle persone».

Qual è l’arco temporale della storia?
«La storia comincia nel 1880 con la fondazione della famiglia Fabbri; ma come ogni vera famiglia romagnola, anche questa ha un soprannome, gli “Stringòs”, che in romagnolo antico significa “lacci”, come quelli delle scarpe. Anche la mia famiglia, ad esempio, è sempre stata la famiglia dei “Capuciôn”, gli “incappucciati”, mai saputo il perché! I discendenti dei primi Stringòs, in un racconto all’indietro, arrivano fino al Dopoguerra, nel 1950. In mezzo ci sono due guerre mondiali, il fascismo, la Resistenza, e ancor prima i primi moti anarchici e socialisti contadini: si attraversano 70 anni di storia romagnola».

Immagino che, come sempre in Romagna, il racconto della passione politica abbia una parte importante.
«Assolutamente. La famiglia è molto anarchica. Uno dei protagonisti, anarchico e libertario, si sceglie come soprannome “Machno”, da Nestor Machno, uno degli inventori dei kolchoz. Poi, con l’avvento del Partito Comunista, si passa al conflitto fra rossi e fascisti, una lotta fortissima nella nostra terra, con tutte le tragiche faide famigliari a cui ha portato». Dal punto di vista linguistico che scelte hai fatto? «Uno dei primi commenti del mio editore è stato che si vedeva che avevo scritto tanto teatro, sia dai dialoghi sia da come ho disegnato alcune situazioni. Sarà che questo romanzo l’ho scritto di cuore e ho lasciato che “succedesse” senza troppo pensarci. Sento che in questo percorso di prosa ho ancora tanto da imparare. E ho i miei modelli».

Quali?
«Sàndor Màrai sicuramente. Se mi chiedessi “come vorresti scrivere?”, ti risponderei senza dubbio Màrai. Ma un modello narrativo altrettanto forte è stato Il mulino del Po, di Bacchelli, un romanzo che amo moltissimo sebbene la sua lingua sia lontana dalla mia. Da questo romanzo ho preso la misura soprattutto per l’intreccio, che ho costruito “freddamente”, a scatole cinesi, con una cura quasi geometrica: per tutto il romanzo si continuano ad aprire parentesi che man mano vengono chiuse».

Definiresti questo romanzo “nostalgico”?
«Non direi. Questo romanzo ha uno sguardo all’indietro, senza dubbio, su una terra che non esiste più. Molti di quei valori, di quei sapori che racconto e che erano presenti in Romagna, sono scomparsi. Ma la Romagna, come qualunque altra terra, ha una sua cultura, destinata a evolversi e cambiare. Per questo non ha senso rimpiangere. Mi sono guardato indietro con la grande serenità di una persona che ha ricevuto tanto da questo passato e che si augura di averlo portato avanti nel suo presente, così distante e diverso».

C’è una caratteristica che, più di altre, rende “romagnoli” questi personaggi?
«Ognuno di loro ha vissuto fino in fondo la sua vita. Vivere fino in fondo – come per i partigiani che racconto a teatro, che sono morti per un ideale o un pensiero e nel momento in cui si sono guardati indietro non hanno avuto rimpianti: questo fa parte della romagnolità, secondo me. E questo possiamo attingere dalle loro vite per creare un nuovo oggi».

La Camera di Commercio anticipa i ristori per 861 bar e ristoranti

Si tratta dei fondi della Regione Emilia-Romagna per far fronte alla crisi da pandemia

Fricando Fase2Sono “partiti” ieri (31 marzo) i primi bonifici sui conti correnti delle aziende ravennati beneficiarie dei ristori della Regione Emilia-Romagna per il settore della somministrazione (pubblici esercizi con codice Ateco primario 56.10.11 o 56.3), attivati per far fronte ai pesanti effetti generati dalla pandemia e gestiti dalle Camere di commercio.

Un consistente sforzo organizzativo dell’ente di viale Farini per far arrivare tempestivamente i contributi previsti dal bando, quasi 2.000 euro a impresa, anticipando con risorse proprie i fondi regionali: 864 le domande presentate, 861 quelle ammesse al finanziamento dopo poco più di un mese dalla chiusura del bando, per un ammontare complessivo di oltre 1.700.000 euro.

Le aziende richiedenti risiedono per la maggior parte a Ravenna (42%), seguono poi Faenza (24%), Lugo (21%) e Cervia (13%) e sono costituite per il 56% da bar e 44% da ristoranti; 39% sono le imprese individuali, così come le società di persone, mentre il rimanente 22% sono società di capitali.

Tra i requisiti previsti dal bando, la presenza di almeno un’unità locale aperta al pubblico in Emilia-Romagna e l’aver avuto un calo del fatturato medio, nel periodo ricompreso tra l’1 novembre 2020 e il 31 dicembre 2020, pari o superiore al 20 percento rispetto allo stesso periodo del 2019.

«Volevamo agire in fretta e bene per sostenere, grazie alle risorse messe a disposizione dalla Regione, due dei settori tra quelli che, per le loro caratteristiche, hanno sopportato il peso maggiore delle limitazioni adottate per contenere il diffondersi della pandemia». Così Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna, che ha aggiunto: «Una misura necessaria per aiutare i nostri imprenditori a tamponare una situazione sempre più difficile, per supportare centinaia di operatori economici che hanno visto pressoché azzerato l’ultimo anno di lavoro. A questo intervento, dedicato a bar e ristoranti, ne seguiranno altri per sostenere ulteriori categorie colpite dalla crisi, anche attraverso le ulteriori risorse che la Camera di commercio di Ravenna ha già stanziato e che renderà presto disponibili in sinergia con le associazioni di categoria».

È partito intanto alle 14 del 24 marzo scorso, e andrà avanti fino alle 12 del 4 maggio, il bando della Regione Emilia-Romagna che stanzia 2 milioni di euro di risorse regionali per i titolari di licenza Taxi e autorizzazione di Ncc, penalizzati dai mancati ricavi relativi all’anno 2020. Tra i requisiti richiesti per accedere al contributo, la titolarità di licenza di taxi e/o di autorizzazione di noleggio con conducente di autoservizi pubblici non di linea, anche ricevuta da conferimento in cooperativa di produzione e lavoro, il rilascio delle licenze/autorizzazioni da parte dei Comuni della Regione Emilia-Romagna o da soggetti da essi delegati e la validità della licenza/autorizzazione compresa nel periodo 8 marzo 2020–31 dicembre 2020, limitatamente ai periodi effettivi di titolarità.

«La recrudescenza della pandemia – ha concluso Guberti – sta creando ulteriore incertezza, è un momento drammatico per il paese, dobbiamo lavorare insieme per poterlo superare. Bene affrontare l’emergenza, e per questo ancora una volta ringrazio la Regione Emilia-Romagna per la tempestività dell’intervento e Unioncamere regionale per il prezioso coordinamento, ma l’economia assistita non può durare all’infinito. Serve il lavoro e creare lavoro, serve che Parlamento e Governo agiscano sulle capacità di crescita, sulla tenuta sociale e sulle opportunità per le nuove generazioni, sulla necessita di porre tutti nelle condizioni di poter competere».

Dall’incidenza settimanale alla media mobile dei casi: l’aritmetica della pandemia

Le differenze tra Rt e R0, tra tamponi e tamponati, il ruolo delle tecniche di test: come orientarsi tra i numeri del Sars-Cov-2. La professoressa Fantini (Unibo): «Abbiamo strumenti per usare i big data e osservare le nostre tendenze negli acquisti online ma non abbiamo ancora supporti informatici centralizzati per i dati dell’epidemia»

Allargare la finestra temporale di osservazione dalla dimensione quotidiana a quella settimanale, utilizzare uno stesso denominatore per confrontare scenari diversi, essere consapevoli che le strategie di indagine influiscono sui risultati e ricordare che in fin dei conti è qualcosa di nuovo per cui anche la comunità scientifica sta ancora calibrando gli strumenti per valutarne la diffusione. Questo può essere il vademecum da tenere a mente se si vuole guardare alla pandemia di Sars-Cov-2 e viene dalla sintesi di una conversazione con quella che potremmo definire una persona informata sui fatti: la professoressa Maria Pia Fantini dell’Università di Bologna, contattata tramite la Fondazione Flaminia di Ravenna con cui ha scambi culturali. «L’aritmetica di una epidemia funziona – dice la direttrice della Scuola di specialità di Igiene e Medicina Preventiva –, ma talvolta è anche controintuitiva. Cercare di leggere correttamente i numeri resta però la via obbligata per gestire l’emergenza, sanitaria e non solo, con cui stiamo convivendo da più di un anno».

ARRIVO VACCINO COVID RAVENNA PER VACCINO DAY 27 DICEMBRE 2020La nuova sfida
Nell’epoca in cui l’esistenza di mezzi capaci di diffondere informazioni in tutto il pianeta in tempo reale ha alimentato la convinzione di poter comunicare tutto con facilità, è emerso che non esiste un sistema centralizzato per uniformare i dati con cui studiare la diffusione di un virus globale. «È un problema generale su cui si sta interrogando l’intera comunità scientifica anche a livello internazionale», dice Fantini che coordina anche l’unità metodologico-statistica e di ricerca sui servizi sanitari del dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Unibo. La pandemia ha messo in mostra la frammentarietà delle informazioni che vengono raccolte: «Ci siamo resi conto che abbiamo strumenti per usare i big data e osservare le nostre tendenze negli acquisti online ma non abbiamo supporti informatici centralizzati per i dati della pandemia. È sicuramente una lezione da imparare per il futuro».

Erre con ti, erre con zero 
Un indice che è stato molto valorizzato è Rt (si legge erre con ti). Rappresenta il numero di casi secondari a partire da un caso primario in presenza di soggetti non suscettibili all’infezione (immuni da malattia o vaccinati) o di misure di contenimento quali distanziamento sociale, uso di mascherine fino ad arrivare alla misura estrema di lockdown. Se Rt è inferiore a 1, significa che le misure di contenimento funzionano e non c’è trasmissione del virus a casi secondari. Se è superiore a 1 significa che l’epidemia si sta diffondendo con ritmi che diventano poi esponenziali. Se ad esempio Rt è uguale a 1, significa che una persona ne contagia mediamente un’altra. R0 (erre con zero) è il tasso di riproduzione di base di una epidemia in condizioni in cui tutti i soggetti sono suscettibili all’infezione: «È un numero teorico che si può calcolare con metodi statistici o equazioni matematiche e che esprime il numero di casi secondari che ogni caso di infezione detto primario può generare e in ultima analisi la contagiosità dell’agente patogeno. Per Sars-Cov-2 oscilla fra 2 e 3. Ci sono malattie molto contagiose, come per esempio il morbillo che ha un R0 fra 15 e 17».

INIZIO VACCINAZIONI COVID RAVENNA VACCINODAY 27 DICEMBRE 2020Il giusto intervallo
Uno dei numeri su cui più spesso si finisce a dibattere, e spesso anche l’unico riportato dalla maggior parte dei media, è il dato quotidiano delle nuove positività. «Se si guarda ai singoli dati giornalieri si notano delle oscillazioni anche molto ampie. Questo accade perché a influenzare il dato possono concorrere molte variabili». Ad esempio, la tempistica della refertazione: nell’Ausl Romagna per circa il 6 percento dei tamponi eseguiti si ottiene l’esito dopo 48-72 ore. «Una misura che può essere considerata per minimizzare le variazioni casuali è la cosiddetta media mobile su sette giorni, ovvero il valore medio di 7 giorni influenzato dai valori immediatamente precedenti e successivi». Ad esempio nel Ravennate il 14 marzo sono stati registrati 330 nuovi casi, mentre computando la media mobile il valore non ha mai oltrepassato i 253 casi (16 marzo).

Incidenza nella popolazione
L’aumento proporzionale dei nuovi positivi rispetto ai giorni precedenti e l’incidenza di nuovi casi su uno stesso denominatore di popolazione sono parametri di fondamentale importanza: «Ci indicano qual è la velocità a cui sta viaggiando l’infezione e permetteno di confrontare contesti diversi e trend temporali». Secondo le disposizioni attualmente in vigore, se l’incidenza settimanale supera i 250 casi su 100mila abitanti scatta il passaggio in zona rossa. «Se l’indicatore viene computato per contesti con popolazioni ridotte, può dare stime poco stabili che subiscono variazioni casuali per l’aumento di pochi casi in termini assoluti». La Regione però ha utilizzato questo parametro il 25 febbraio quando ha messo in zona arancione scuro quattro comuni ravennati (Massa Lombarda, Conselice, Riolo Terme e Bagnara) che in totale sommano appena 28mila residenti. Nella provincia di Ravenna (389.980 abitanti al 31 dicembre 2019), l’incidenza settimanale per 100mila abitanti ha toccato il picco il 16 marzo con 454, poi si è ridotta nel periodo successivo. Nella prima ondata arrivò a 71 (27 marzo 2020), nella seconda 365 (27 novembre 2020).

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«La strategia di esecuzione dei test influisce sul risultato che si ottiene». Ad esempio da metà gennaio il ministero della Salute ha autorizzato l’inserimento dei test antigenici rapidi nel conteggio del totale dei tamponi eseguiti. Questo ha aumentato il denominatore dei test eseguiti che può avere riflessi sul tasso di positività, cioè la percentuale di tamponi positivi sui tamponi eseguiti. La media provinciale è stabile attorno al 10 recentemente. A gennaio è stata più spesso sotto al 7. «Abbiamo appreso nei mesi che un 40 percento circa dei soggetti infetti, soprattutto fra i giovani, può essere asintomatico. Se le strategie di testing riguardano non solo i casi sintomatici o con contatti a rischio, ma anche screening su più ampia scala, possiamo trovare un numero maggiore di soggetti positivi. Questo è un bene se poi i soggetti positivi vengono isolati e vengono tracciati i loro contatti per far scattare modalità di sorveglianza. Ma se il numero dei nuovi casi positivi supera determinate soglie il tracciamento manuale attraverso indagine telefonica può non essere adeguato. In questo momento, in attesa di poter vaccinare su larga scala la popolazione, la strategia delle 3T (Testing, Tracing, Tracking) a cui si può aggiungere la quarta T del Timing – tempestività – è quella che ci può aiutare a mitigare le misure di lockdown».

CAMPAGNA VACCINALE PALA DE ANDRE' RAVENNATamponi o tamponati?
Il tasso di positività si porta dietro un tema molto discusso: vanno conteggiati solo i tamponi diagnostici o anche quelli di controllo? Cioè: bisogna tenere conto solo del primo tampone a cui un soggetto si sottopone per sapere se è infetto o anche di quelli successivi per capire se è uscito dalla malattia? Oggi la prassi prevede di tenere conto del cosiddetto “evento tampone”: ogni test si conteggia. «È una questione dibattuta – dice la professoressa Fantini – che ancora una volta ha a che fare con i dati che utilizziamo». A livello provinciale le autorità località forniscono il dato dei tamponi eseguiti. Per avere un’idea della differenza: il 28 marzo sono stati eseguiti 272mila tamponi a livello nazionale con il 7,2 percento di positività, ma le persone testate sono state 90mila con una positività del 21,7.

Decessi
L’altro grande tema dibattuto riguarda la contabilità dei morti. Con qualche posizione che vorrebbe distinguere tra casi in cui il Covid è stato unica causa di decesso o casi in cui è stato fatale per fisici già debilitati da altri disturbi. «Tenere traccia dei decessi è importante, è giusto avere presente il pedaggio pagato in termini di vite. È altrettanto importante leggere bene questo andamento: i decessi di oggi sono conseguenze della situazione in cui ci trovavamo circa due settimane fa».

Deco festeggia i 70 anni donando mille colombe pasquali a persone in difficoltà

Devoluti anche prodotti per la detergenza. Collaborazione pure con il Bologna Calcio

Colombe DecoSi sono svolte in queste ore le consegne di circa mille colombe pasquali Fornai & Pasticceri e altri prodotti per la detergenza a marchio Scala che Deco Industrie ha donato a chi è in difficoltà.

Per il suo settantesimo compleanno, la cooperativa con sede a San Michele di Ravenna ha voluto omaggiare dei suoi prodotti alcune delle realtà locali più attive per la difesa delle donne e delle famiglie in difficoltà: l’associazione Demetra di Lugo, Linea Rosa di Ravenna, Sos Donna di Faenza, Centro Donna di Ferrara che le destineranno alle case rifugio da loro gestite, oltre alla Protezione Civile di Forlimpopoli che distribuisce beni di prima necessità.

Tra i destinatari degli omaggi anche la rete di associazioni di We Are One 2020 – Ripartiamo Insieme condotta dal Bologna FC1909 (di cui Deco, attraverso il suo marchio Scala è sleeve sponsor di maglia) che ha portato i doni ad Arca della Misericordia, associazione attiva per il sostegno a famiglie in situazione di fragilità lavorativa, abitativa e sociale.

«Sesso in caserma e si segnò lo straordinario», condannato un carabiniere

Era accusato di truffa, falso e “forzata consegna”. Il difensore farà appello

Il giudice monocratico del tribunale di Ravenna ha condannato a 11 mesi un carabiniere che la notte dell’11 gennaio 2017 si segnò un’ora di straordinario in caserma, tra mezzanotte e l’una, dicendo di dover svolgere un servizio per motivi “improcrastinabili e urgenti”, ma in realtà, secondo l’accusa, appartandosi con una donna per un rapporto sessuale.

Il militare, 50enne all’epoca appuntato in una stazione di Ravenna e ora in un’altra regione, era accusato di truffa, falso e “forzata consegna”.

Il difensore, avvocato Enrico Ferri, una volta lette le motivazioni della sentenza, farà appello. «Il mio assistito – ha detto il legale – ritiene assolutamente di non essere responsabile dei reati, in ragione del fatto che ritiene provato di aver svolto e eseguito l’attività lavorativa per cui ha richiesto lo straordinario e di non aver fatto false attestazioni». (ANSA).

Vaccino obbligatorio per sanitari. Ausl Romagna: rischiano la sospensione 2 su 10

I dati delle tre province romagnole: in media vaccinato il 75 percento degli operatori

Infermiere CovidTra le novità del nuovo decreto anti Covid in vigore dal 7 aprile c’è anche l’obbligo vaccinale per “tutti gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private, farmacie, parafarmacie e studi professionali”.

La vaccinazione – si legge nel testo del decreto – “costituisce requisito essenziale per l’idoneità all’esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative”.

Per quanto riguarda i dipendenti dell’Ausl Romagna (non è stato possibile al momento avere il dato suddiviso per provincia) sono ancora (dati aggiornati al 28 marzo) più di 5mila gli operatori sanitari di Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini che non sono stati vaccinati, di cui 1.361 risultati positivi al Covid e quindi potenzialmente immuni e a cui il vaccino non è stato prescritto. Ne restano invece 3.767 che hanno finora deciso di non vaccinarsi.

A registrare la percentuale più alta di adesione è la categoria dei medici, vaccinata all’83 percento, seguiti da farmacisti-biologi-psicologi e dai dirigenti Ausl con l’80 percento e gli infermieri con il 76,8 percento.

In media, considerando anche amministrativi e tecnici, si è vaccinato il 75 percento del personale sanitario dell’Ausl Romagna. Percentuale che sale all’81,6 percento considerando i dipendenti risultati positivi. Il 18,4 percento, invece, rischia quindi la sospensione.

In caso di accertata mancata vaccinazione, il decreto prevede infatti “la sospensione dall’esercizio della professione sanitaria e la prestazione dell’attività lavorativa da parte degli operatori sanitari. La sospensione ha efficacia fino all’assolvimento dell’obbligo vaccinale e comunque fino al 31 dicembre 2021. Nel periodo di sospensione non è dovuta la retribuzione o altro compenso o emolumento. Il datore di lavoro può comunque adibire, se possibile, il lavoratore a mansioni equivalenti o inferiori con il trattamento economico corrispondente”.

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