martedì
09 Settembre 2025

Banda del bancomat: 8 arresti per 7 assalti, rubati 90mila euro in nove mesi

Agivano in Romagna, la svolta alle indagini dopo il colpo di luglio a Mezzano. Usavano la tecnica della “marmotta esplosiva”

Foto 1Con l’assalto a sette sportelli bancomat in Romagna hanno rubato circa 90mila euro in nove mesi. È l’accusa della procura di Ravenna contro otto persone di cui una donna, fra 30 e 50 anni di età di origini pugliesi e campane: il 27 gennaio scorso sono state arrestate dai carabinieri del nucleo investigativo per effetto di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

In particolare l’accusa li ritiene responsabili di questi colpi nel corso del 2020: 18 gennaio a Mensa Matellica (11mila euro), 20 giugno a San Zaccaria (tentato) e a Cesena (45mila), 4 luglio a San Pietro in Vincoli (18mila), 22 luglio a Coriano (8.500), 12 settembre a Mezzano (uno tentato e ottomila in un altro). La tecnica degli assalti era sempre la stessa, nota come “marmotta esplosiva”: con il gas si satura lo sportello e poi si dà l’innesco (guarda il video).

Foto 3L’indagine, già in corso, ha subìto un’accelerazione a luglio dopo che i malviventi hanno fatto esplodere uno sportello bancomat a San Pietro in Vincoli. Il sopralluogo consentì di individuare il veicolo con il quale i malviventi erano arrivati sul posto. A settembre ci fa l’arresto in flagranza di sei dei membri della banda subito dopo aver eseguito il tentato furto alla banca di Credito Cooperativo ravennate e forlivese di Mezzano, nonché fatto esplodere lo sportello Atm Unicredit della medesima località. Nella circostanza, sono stati sequestrati attrezzi da scasso, centraline per il furto di veicoli, abbigliamento, recuperata e restituita la somma di circa ottomila euro.

Vaccini anti Covid per gli over 80 anche a Faenza, Lugo e Castel Bolognese

L’Ausl sta individuando i siti da aggiungere al pala De Andrè per la seconda fase della campagna dopo personale sanitario e ospiti delle Cra

CAMPAGNA VACCINALE PALA DE ANDRE' RAVENNAL’Ausl prepara le sedi in provincia di Ravenna per la vaccinazione della popolazione over 80, seconda fase della campagna dopo quella dedicata al personale sanitario e agli ospiti delle Cra. Al momento, secondo quanto si apprende dai quotidiani locali, sono stati individuati quattro siti: la fiera di Faenza, il centro sociale Il Tondo di Lugo, il pala De Andrè e la casa della salute di Castel Bolognese.

L’utilizzo di vaccini Pfizer e Moderna, da conservare a temperature sotto zero di 80 e 25 gradi, non consente di somministrare le dosi negli ambulatori dei medici di base e richiede una organizzazione non troppo parcellizzata perché le fiale vanno diluite. Ancora da definire le tempistiche e le modalità di prenotazione.

Quando in piazza San Francesco «si facevano tutti»: la Ravenna dei tempi di “SanPa”

I ricordi del giornalista Nevio Galeati e dell’attore Gigio Dadina, da Berlinguer in piazza fino al collettivo studentesco

Droga1Fare il giornalista a Ravenna, tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta, voleva dire anche rischiare di trovarsi davanti a un morto di overdose. «Furono almeno 4-5 in pochi mesi, nel 1979», ricorda Nevio Galeati, che nel 1977 inizia a fare il corrispondente a Ravenna dell’Unità, dove resterà per quasi un decennio, prima di diventare una storica firma del Carlino Ravenna.

«La prima cosa che notavi sui giornali dell’epoca era la cronaca, l’elenco dei morti e dei sequestri – continua Galeati –. Cavalcando l’onda di denuncia popolare, della Ravenna “borghese”. Generando naturalmente anche dei conflitti: ricordo bene le scritte sui muri contro il cronista del Carlino dell’epoca, Carlo Raggi. All’Unità a quei tempi abbiamo cercato di fare anche un’analisi del perché stesse capitando quella roba lì. Scrissi per esempio un pezzo sulla “droga fuori dai luoghi comuni” (nella foto, ndr): la gente era abituata a vedere il male in piazza San Francesco, dove si bucavano, ma ci si sarebbe dovuto chiedere anche da dove arrivasse, quella droga. Chi la portava e perché. Sicuramente le dosi erano tagliate male, piene di robaccia, pericolose. Ma non sembrava esserci grande interesse verso gli spacciatori, facevano più discutere i ragazzi che si bucavano sotto i portici».

Ravenna divenne quasi un caso nazionale. E il tema entrò naturalmente anche nel dibattito politico, con una certa area della sinistra che vide nell’arrivo della droga pesante il tentativo di allontanare i giovani dalle lotte popolari. «Venne anche Berlinguer – prosegue Galeati – a parlare in piazza contro la droga. Arrivavano a Ravenna gli inviati dei giornali nazionali, amplificando il problema. E scrivendo anche fesserie. Come quella delle migliaia di cucchiaini “forati” dei bar, quando invece era stata solo l’ingegnosa idea di un barista vicino a piazza San Francesco, che con un trapano aveva bucato qualche decina di cucchiaini per evitare che glieli rubassero».

Nevio Galeati 156375.660x368«A Ravenna – continua nella sua analisi Galeati – ha pesato forse questa sproporzione tra il benessere raggiunto e quello solo sospirato dai giovani. In più c’era un canale preferenziale, il porto, allora non recintato: arrivava di tutto, si dice anche armi. E infine c’erano camion che venivano dalla Puglia, dove la droga era nascosta nei cerchioni delle gomme, come mi hanno confermato anni dopo durante un corso di scrittura per detenuti…».

Il dibattito in città a quei tempi si concentrò in particolare sulla presenza vistosa dei drogati in pieno centro, piazza San Francesco appunto. «Il problema per molti era diventato quasi solo quello di spostarli da un’altra parte, non che ci fossero. Il servizio pubblico comunque stava sperimentando molti metodi di disintossicazione, provarono il metadone, i ragazzi che vollero uscirne ci riuscirono. Quelli che dormivano nella fontana dei giardini pubblici, tanto per dire, no». Per quelli, forse, l’unica soluzione era San Patrignano, tornata oggi prepotentemente nel dibattito pubblico dopo la docu-serie su Netflix. «Ricordo che Muccioli venne a un incontro a Ravenna in quegli anni e disse, informalmente, che bisognava trattare i drogati come i cani… Era il periodo in cui anche l’allora vescovo Tonini cercò di creare una comunità a Ravenna, da affidare al Ceis (che tuttora si occupa di politiche riabilitative, ndr)».

Quali episodi restano, di quegli anni? «Ci sono tanti ricordi terribili, il ragazzo che abbiamo trovato morto in una vasca da bagno, l’altra che morì carbonizzat a causa dello spinello dopo una sbronza; poi “Topone”, come era chiamato, morto in carcere, dove la droga arrivava comunque. E le rapine con le siringhe infette, quando scoppiò l’allarme Aids; gli omicidi per lo spaccio sui lidi, ragazze – conclude Galeati – che da un giorno all’altro vedevi prostituirsi per una dose…».

DadinaA ricordare quei tempi di fine anni settanta, a Ravenna, è anche Gigio Dadina, volto storico del mondo della culturale locale, fondatore e autore del Teatro delle Albe: «Da una parte c’era la piazza dei fighetti di Ravenna, piazza del Popolo, dall’altra la “piazzetta”, piazza San Francesco, dove c’eravamo noi del collettivo studentesco e, quasi in contrapposizione, i drogati».

«Quando arrivavano le 6 o le 7 di sera, in “piazzetta” si facevano tutti – ricorda Dadina –. Ho questa immagine di una violenza tremenda, di “loro” che si pulivano il sangue nelle colonne, ho continuato a sognarla per anni. Ricordo ragazze che fino a un anno prima erano tue amiche che avevano iniziato a battere, per trovare i soldi per l’eroina. Io poi sono cresciuto al villaggio Anic e lì praticamente è scomparsa una generazione a causa della droga. È avvenuto tutto in maniera abbastanza improvvisa, come un incendio che è divampato. Un malessere che emergeva con violenza, forse la contrapposizione alla generazione dei padri che si è incanalata in maniera autodistruttiva».

Dadina, invece, ha provato prima a fare «il rivoluzionario di professione. Ma è stata una pia illusione. Avevo finito di andare a scuola – ricorda –, lavoravo in fabbrica e mi ero unito al collettivo studentesco, avevamo occupato la Casa dello Studente, eravamo in cento-duecento persone, non legate alla giovanile comunista, neppure alla sinistra extraparlamentare: non eravamo inquadrati. Condividevamo la stessa piazza con coetanei che avevano fatto una scelta autodistruttiva, ma a cui eravamo vicini, forse nella disperazione in un certo senso. Con loro era impossibile parlare, non c’era comunicazione. Era più forte di loro. Ricordo questi due ragazzi della Ravenna bene che si sposarono e avrebbero dovuto partire in viaggio di nozze in furgone, verso l’India. Ma sbatterono vicino alla piazzetta e non ripartirono più, continuarono a farsi, andando in giro a chiedere soldi…».

Poi è arrivata la morte di Aldo Moro, «che ha chiuso la mia breve esperienza politica – termina Dadina –. E mi sono avvicinato al teatro, andando a vedere gli spettacoli di Ermanna e Marco (Montanari e Martinelli delle Albe, ndr) con cui è nata subito una sintonia».

Coronavirus in provincia: i nuovi contagi sono 66 ma ci sono altri 9 morti

Scende il numero delle positività diagnosticate ogni 24 ore ma non rallenta la striscia di decessi: sono 700 dall’inizio dell’epidemia, di cui quasi 600 concentrati da novembre in poi

CAMPAGNA VACCINALE PALA DE ANDRE' RAVENNAL’aggiornamento giornaliero sulla diffusione del coronavirus e delle sue conseguenze in provincia di Ravenna registra per oggi, 28 gennaio, 66 nuovi contagi (su 1.787 tamponi fatti) e 9 decessi. I due totali salgono così rispettivamente a 16.347 (di cui il 70 percento guariti) e oltre settecento. In terapia intensiva sono ricoverate dieci persone, uno dei numeri più bassi da ormai due mesi a questa parte.

Tra i nuovi casi di oggi ci sono 37 sintomatici. Nel dettaglio sono stati individuati così: 48 da contact tracing; 8 per sintomi; 5 per test volontari; 2 test per categoria; 3 per rientro dall’estero.

In tutta la regione Emilia-Romagna dall’inizio dell’epidemia da coronavirus si sono registrati 214.754 casi di positività, 1.265 in più rispetto a ieri, su un totale di 29.181 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 4,3%.

In merito alla mappa dei contagi pubblicata oggi dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), già resa nota nei giorni scorsi, si ribadisce che l’Emilia-Romagna è ben al di sotto della soglia indicata dall’Europa stessa di 500 casi di positività ogni 100mila abitanti oltre la quale si viene indicate come zone ‘rosso scuro’ – nella nostra regione è stata di 205 su 100mila abitanti nella settimana dal 18 al 24 gennaio – e che le colorazioni indicate non comportano alcuna conseguenza pratica, né nuove restrizioni da dover rispettare per chi dall’Emilia-Romagna si debba spostare in un Paese europeo, fermo restando il pieno rispetto delle precauzioni già in vigore. Le ultime indicazioni sembrano portare la regione verso la fascia gialla a partire dal 31 gennaio.

Continua intanto la campagna vaccinale. Alle 16.30 di oggi sono state somministrate complessivamente 160.311 dosi, di cui 7.695 oggi; sul totale, 34.513 sono seconde dosi, cioè le persone che hanno completato il ciclo vaccinale. A causa dei tagli pari a circa il 50% delle dosi fornite la scorsa settimana – decisa autonomamente da Pfizer-BioNtech – anche per i prossimi giorni in Emilia-Romagna la priorità è data ai richiami, con la somministrazione della seconda dose a chi ha ricevuto la prima, e ai degenti delle Cra.

La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 261 nuovi casi; poi Reggio Emilia (194), Modena (169), Rimini (164); seguono Ferrara (90), Forlì (89), Cesena (77), Ravenna (66), Parma (60) e Piacenza (57), infine Imola (38).

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 1.774in più rispetto a ieri e raggiungono quota157.852. I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 47.539 (-565 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 45.088 (-526), il 94,8% del totale dei casi attivi.

Si registrano 56 nuovi decessi. In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 9.363.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 209 (-1 rispetto a ieri), 2.242 quelli negli altri reparti Covid (-38).

Lavori E45: in febbraio chiusa l’uscita Standiana per chi viaggia verso Ravenna

Continuano i cantieri sulla statale per rifare le due carreggiate

Camion Autostrada 02 2Nel mese di febbraio sono previsti alcune limitazioni alla circolazione sulla statale E45 in provincia di Ravenna per lo svolgimento degli ormai noti lavori di rifacimento nel tratto Ravenna-Cesena in entrambe le carreggiate.

Dalle 22 di venerdì 29 gennaio alle 6 di sabato 30 gennaio sarà chiuso il tratto dal km 234,800 al km 243,500 con deviazione del traffico sulla SP 118 Via Dismano. Contestualmente sarà chiuso, per chi viaggia in direzione Roma lo svincolo in ingresso di Standiana (km 243,300) e per chi viaggia in direzione Ravenna lo svincolo in ingresso di Casemurate (km 235).

Da lunedì 1 fino a sabato 27 febbraio sarà invece istituita la chiusura dello svincolo di Standiana (km 243), in uscita, per chi viaggia in direzione Ravenna. Le deviazioni saranno indicate in loco e si consiglia di uscire, a seconda di dove si è diretti, allo svincolo precedente di Casemurate (235) o a quello successivo di Ravenna (km 250).

Gli interventi di manutenzione rientrano nel piano di riqualificazione dell’itinerario E45-E55 Orte-Mestre avviato da Anas.

Cocaina nella buca postale, l’arrestato si difende: «Me l’hanno messa per dispetto»

Venti involucri nella cassetta delle lettere di casa e 500 euro in contati addosso: in manette un 38enne

Nella buca delle lettere c’era della cocaina suddivisa in venti involucri e il padrone di casa, arrestato dai carabinieri, si è difeso dicendo che la droga era stata messa lì da altri per fargli un dispetto. In manette a Faenza un 38enne algerino, senza fissa dimora, per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.

L’uomo, con precedenti specifici, è stato fermato dai militari per un controllo quando è stato trovato in possesso di 500 euro in contanti. Li avrebbe ricevuti dalla sorella perché doveva fare un po’ di spesa. La significativa somma di denaro rinvenuta addosso e la disponibilità degli involucri di cocaina sono gli elementi che hanno convinto l’accusa a convalidare l’arresto stante anche la flagranza di reato trattandosi di una condotta continuata da parte dell’imputato

Al processo per direttissima il gip ha convalidato l’arresto e ha chiesto l’applicazione della misura del divieto di dimora nel comune di Faenza.

In provincia 744 infortuni Covid sul lavoro. A dicembre casi in aumento

Cisl preoccupata per la crescita di fine anno: «Ora ci sono procedure e protezioni, vanno usati senza abbassare la guardia». Registrate tre morti

Coronavirus MediciIn provincia di Ravenna nel 2020 sono stati 744 gli infortuni da coronavirus sul lavoro con tre morti, cioè persone che hanno contratto la malattia Covid in servizio (in totale sono state diagnosticate più di 16mila positività con oltre settecento decessi). I dati pubblicati da Inail, e resi noti dalla Cisl, dicono però che in dicembre c’è stato un aumento del 67 percento dei casi rispetto al mese precedente, il dato peggiore in regione. «Diversamente da marzo dello scorso anno – afferma il segretario generale della Cisl Romagna, Francesco Marinelli –, ora abbiamo protocolli e dispositivi di sicurezza: eppure l’andamento degli infortuni da novembre è ripreso a salire in maniera preoccupante. È fondamentale che le aziende e i lavoratori non abbassino la guardia».

Da gennaio a dicembre in Romagna sono stati 2.368 gli infortuni sul lavoro dovuti al Covid e 5 le vittime (943 a Rimini e 681 a Forlì-Cesena). Il 39 percento degli infortuni ha colpito lavoratori con una età compresa tra 35 e 49 anni e sono le donne le più colpite, il 73 percento sul totale. «Questo è spiegabile – sottolinea il segretario – dal fatto che la maggioranza degli infortuni si registra nel settore sanità e assistenza sociale, dove in maggioranza è impiegato personale femminile».

La professione più colpita (46% del totale) è, secondo la definizione dell’Inail, quella dei “tecnici della salute”, di cui l’84% degli infortuni sono ricondotti a infermieri. «Questo è certamente dovuto alla maggiore esposizione al virus nelle strutture sanitarie, – sottolinea il segretario Marinelli – come dimostrano il numero elevato di accessi registrato ai pronti soccorsi degli ultimi mesi e i casi di contagio avuti all’interno delle medicine».

Rispetto al resto del Paese l’Emilia Romagna ha registrato un numero maggiore di infortuni nel mese di marzo, mentre è inferiore alla media italiana nella seconda ondata di ottobre-novembre. La nostra regione è 4° in Italia sia per numero di infortuni Covid, sia per infortuni mortali. Il 68% degli infortuni si registra nel settore sanità e assistenza sociale, il 16% nella pubblica amministrazione e il 6,3% nei lavoratori precari della ricerca e tecnici impiegati in sanità.

Caporalato nei campi, 4 arresti e due permessi di soggiorno per lavoratori sfruttati

Sviluppi nella vicenda emersa nella primavera del 2020 in un casolare: venti stranieri ammassati, lavoravano fino a 80 ore a settimana per 50 euro al mese

Caporalato Arresti Ansa 2
Il casolare dove dormivano le persone sfruttate (foto Ansa)

La questura di Ravenna ha rilasciato un permesso di soggiorno speciale “per grave sfruttamento lavorativo” (come previsto dal Testo unico sull’immigrazione) a due migranti richiedenti asilo sfruttati da un’organizzazione criminale per lavori nei campi. La casa di campagna in cui erano domiciliati si trovava a Bagnara. In totale più di venti lavoratori (in gran parte pachistani e afghani, sia in possesso di un titolo di soggiorno che richiedenti asilo).

A conclusione delle indagini, la polizia ha arrestato quattro pachistani per un’ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di caporalato: avrebbero reclutato i lavoratori poi accompagnati al lavoro tra minacce e intimidazioni, oltre ad aver individuato e gestito i committenti.

Secondo la ricostruzione dei fatti, al mattino i lavoratori sfruttrati venivano condotti a lavorare per raccogliere frutta e verdura o potare gli alberi fuori dal territorio di Bagnara (con viaggi medi di un’ora), per tornare solo alla sera, guadagnando 50 euro al mese e lavorando fino a 80 ore settimanali. La vicenda emerse nella primavera del 2020. Alcuni lavoratori avevano preso contatti con la Flai Cgil di Forlì per il controllo degli stipendi e dei contributi previdenziali. Successivamente, a pandemia in corso, si è attivata la Flai Cgil di Ravenna, poiché la casa di campagna in cui erano domiciliati si trovava a Bagnara. Il sindacato e il Comune hanno subito contattato le forze dell’ordine e attivato i servizi sociali per offrire ai lavoratori un sostegno alimentare e la sanificazione dei luoghi in cui vivevano.

Le indagini della squadra mobile di Forlì hanno ricostruito un quadro di sfruttamento da parte di un’organizzazione che li faceva lavorare in diverse aziende agricole non solo dell’Emilia-Romagna e li alloggiava senza acqua calda, poco cibo e materassi a terra ammassati in poche stanze. Attraverso il coinvolgimento della Regione Emilia-Romagna, che a sua volta ha attivato il servizio Immigrazione del Comune di Ravenna, è stato possibile l’ingresso di due lavoratori all’interno di un progetto “Oltre la Strada” (sistema integrato di interventi socio-sanitari nel campo della prostituzione, del grave sfruttamento e della tratta di esseri umani). Tra i loro diritti è previsto il rilascio di un permesso di soggiorno speciale per grave sfruttamento.

La Cgil Emilia-Romagna esprime soddisfazione per questo esito e per l’iniziativa messa in campo, «che va sempre perseguita affinché i lavoratori deboli vengano sottratti dal giogo di nuovi sfruttatori e di reti criminali che violano i diritti e la dignità umana». Le organizzazioni confederali dell’Emilia Romagna si sono costituite parte civile anche nel processo di Forlì per rivendicare il ruolo di garanzia della tutela dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.

Caso di aviaria a Lugo, «rischio di infezione per la popolazione pressoché nullo»

 

GruDue esemplari di gru sono risultati positivi all’influenza aviaria in un allevamento rurale del comune di Lugo.

«La conferma di positività da parte del Centro nazionale di referenza per l’influenza aviaria – è la nota con cui l’Unione dei Comuni della Bassa Romagna ricostruisce la vicenda – è pervenuta sabato sera 23 gennaio. Nella giornata di domenica sono stati abbattuti i 12 capi presenti nell’allevamento interessato, costituenti l’intero effettivo. Dall’indagine epidemiologica è emersa la correlazione con un allevamento del territorio».

«Il Servizio veterinario – continua la nota – ha richiesto il provvedimento a carico del titolare dell’allevamento, immediatamente adottato dal sindaco con ordinanza n. 4 del 25 gennaio 2021. Successivamente la Regione ha adottato il provvedimento di restrizione (ordinanza del presidente della giunta regionale n. 5 del 26 gennaio 2021); tale provvedimento interessa tutti gli allevamenti presenti nel raggio di 10 km dal focolaio, ovvero 33 aziende. Di queste, 10 al momento sono vuote».

«Appena ricevuto l’elenco degli allevamenti coinvolti, il 25 gennaio, il Servizio veterinario ha informato via email i titolari delle aziende, e il giorno successivo ha diffuso le modalità per richiedere la deroga agli spostamenti di animali e uova dalla zona di restrizione».

Le misure che cittadini e imprese devono adottare «sono quelle previste nell’ordinanza regionale: sostanzialmente il divieto di movimentazione di avicoli e loro prodotti (salvo deroghe), rispetto delle misure di biosicurezza da parte degli allevatori, accurata disinfezione di mezzi e attrezzature. È prevista inoltre l’intensificazione della sorveglianza veterinaria».

Il rischio di infezione per la popolazione – assicura l’Amministrazione – «è pressoché nullo . Le due gru, al momento, rimangono gli unici animali infetti, poiché i campioni fatti sugli 11 polli dell’allevamento rurale (abbattuti) e quelli fatti nell’azienda correlata epidemiologicamente al focolaio hanno dato esito negativo».

Crisi Covid: 2.232 famiglie chiedono i buoni spesa. La maggioranza è sotto i 50 anni

Lo Stato ha assegnato 1,3 milione di euro da distribuire tra i comuni di Ravenna, Faenza, Cervia e Russi: da 200 a 520 euro per nucleo in base alla composizione. Intanto in provincia 300 bar e ristoranti chiedono i ristori della Regione

DSC 5039Una misura della crisi economica dovuta all’emergenza sanitaria può venire dai numeri delle richieste di sussidi per famiglie e imprese. Alcune istituzioni locali hanno reso noto i numeri di quanti si sono rivolti a loro a seconda delle possibilità offerte.

Buoni spesa per famiglie

Dal 4 gennaio sono state presentate 1.150 richieste di buoni spesa dai fondi statali per la solidarietà alimentare assegnati al Servizio sociale associato dei Comuni di Ravenna, Cervia e Russi. La fascia di età prevalente tra i richiedenti è quella tra i 40 e i 50 anni e per la maggior parte le domande riguardano nuclei familiari composti da due-tre persone.

I fondi a disposizione ammontano a un milione e 50mila euro (per la precisione 833mila euro per Ravenna, 153mila per Cervia e 65mila per Russi). I buoni spesa vengono progressivamente erogati, sino ad esaurimento delle risorse disponibili, con accredito sulla tessera sanitaria a chi ne ha diritto e sono utilizzabili fino al 31 dicembre negli esercizi pubblicati sul sito del Comune di Ravenna. L’entità del buono spesa è commisurata al numero dei componenti del nucleo familiare: 200 euro per i nuclei composti da una sola persona, 240 per quelli composti da due persone, 320 per quelli composti da tre persone, 400 per quelli composti da quattro persone, 520 per quelli composti da cinque o più persone. L’intervento potrà trovare possibilità di proroga a seconda delle risorse disponibili inoltrando ulteriore richiesta.

Alla pagina https://www.comune.ra.it/coronavirus/buoni-spesa/ si trovano il collegamento alla piattaforma e tutte le informazioni sui requisiti e le modalità per l’ottenimento. Per i nuclei familiari già in carico al Servizio sociale non è necessaria la presentazione della domanda tramite la piattaforma, in quanto lo stato di bisogno che motiva l’erogazione del buono spesa può essere rilevato d’ufficio.

A Faenza sono invece 1.082 i buoni spesa distribuiti potendo contare su 310mila euro arrivati dallo Stato ai quali si aggiungono 40mila euro donati dalla Cisa/Allegion e alcune migliaia di euro arrivati da donazioni private.

Ristori regionali per bar e ristoranti

Sono oltre trecento le domande già presentate alla Camera di Commercio di Ravenna, in poco più di una settimana, per ottenere i ristori a bar e ristoranti voluti dalla Regione Emilia-Romagna (in aggiunta a quelli decisi dal Governo). In totale più di 21 milioni di euro le risorse stanziate da Piacenza a Rimini. In provincia di Ravenna duemila aziende potenzialmente interessate. C’è tempo fino alle 10 di mercoledì 17 febbraio per presentare domanda ed ottenere un contributo a fondo perduto fino a un massimo di tremila euro.

Beneficiarie dei contributi sono le imprese aventi qualsiasi forma giuridica con codice Ateco primario 56.10.11 o 56.3, regolarmente costituite e iscritte nel Registro delle imprese  in data antecedente all’1 novembre 2020. Esse devono risultare attive alla data di apertura del bando, non devono avere cessato l’attività alla data del provvedimento di liquidazione del contributo e devono avere almeno un’unità locale aperta al pubblico in Emilia-Romagna. Tra i requisiti, quello di aver avuto un calo del fatturato medio, nel periodo ricompreso tra l’1 novembre 2020 e il 31 dicembre 2020, pari o superiore al 20 oercebti rispetto allo stesso periodo del 2019 ovvero, a prescindere dal fatturato, siano state attivate nel periodo dall’1 gennaio 2020 all’1 novembre 2020. Tutte le domande ammissibili avranno diritto al contributo, che varierà a seconda del numero delle domande ammesse.

Emilia-Romagna verso il ritorno in zona gialla: bar e ristoranti aperti da domenica?

La conferma ufficiosa dell’assessore regionale Donini

EMILIA ROMAGNA GIALLAL’Emilia-Romagna si appresta a diventare zona gialla a partire da domenica, 31 gennaio.

È l’assessore Raffaele Donini a confermarlo in via ufficiosa, ai microfoni di Radio Bruno, sottolineando come l’indice R con t in regione sia «abbondantemente sotto l’1» e i reparti Covid in queste settimane si siano alleggeriti, con 202 casi ogni 100mila abitanti. Tra i requisiti per tornare “zona gialla” c’è appunto anche l’indice Rt che deve restare sotto l’1 per due settimane consecutive. Dopo esserlo stato una settimana fa in regione, domani (29 gennaio) arriverà quindi il secondo dato positivo che dovrebbe portare al via libera.

La cabina di regia si riunirà sempre domani per analizzare i dati che porteranno alla scelta definitiva, che spetta comunque al ministero della Salute.

Tornare in zona gialla vorrebbe dire in prims veder riaperti almeno fino alle 18 bar e ristoranti, con la possibilità di muoversi entro i confini regionali senza limitazioni.

E la Cassa di Ravenna lancia la carta di credito con il volto di Dante

L’illustrazione è dell’artista Riccardo Guasco

 MG 7168La Cassa di Ravenna rende omaggio a Dante Alighieri, in occasione del 700° anniversario della morte, introducendo sul mercato una nuova carta di credito dedicata proprio al Poeta, con il volto di Dante.

Il gruppo Cassa Ravenna ha individuato nell’artista Riccardo Guasco, noto illustratore e pittore, l’autore dell’opera grafica raffigurante il volto di Dante, rivisitata in chiave grafica moderna e riportata sulla nuova carta di credito.

Considerata la costante crescita, anche in termini di evoluzione tecnologica, del mercato dei pagamenti con moneta elettronica, «il Gruppo Cassa di Ravenna – si legge nella nota inviata alla stampa – promuove questa nuova carta di credito, operante sul circuito Visa e con la possibilità anche di essere integrata nei portafogli digitali Apple Pay e Google Pay per effettuare pagamenti contactless con il proprio smartphone o altri dispositivi mobili».

Il cliente avrà anche la facoltà di chiedere l’attivazione della funzione “revolving”, che consente il rimborso rateale degli importi relativi agli acquisti effettuati con la Carta.

La Carta della Cassa dedicata a Dante Alighieri sarà diffusa, oltre che dalla Cassa di Ravenna, anche dalle controllate Banca di Imola e Banco di Lucca e del Tirreno.

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi