domenica
24 Agosto 2025

Riapre il labirinto nel campo di mais di Alfonsine. Sentieri larghi più di 2 metri

All’azienda Galassi a partire dal 13 giugno. In mostra anche un labirinto sospeso con canne di bambù

Labirinto Effimero SetieroRiapre sabato 13 giugno (inaugurazione ore 16, ultimo ingresso alle 22) il labirinto effimero di Alfonsine, scolpito all’interno di un grande campo di mais e quest’anno dedicato all’Inferno di Dante.

Il Labirinto  2020 si estende su una superficie di 70mila metri quadrati con oltre 2 km di percorsi (larghi più di 2 metri, onde evitare incontri troppo ravvicinati fra i visitatori in questo periodo di emergenza Covid…).

Come avvenuto dal 2016, il labirinto sarà anche dinamico, in quanto all’interno del percorso sono presenti tre porte (chiamate Virgilio, con riferimento al tema dantesco) che possono essere chiuse da chi le attraversa, “costringendo” in tal modo a far cambiare sentiero a chi li segue.

Al Labirinto Effimero quest’anno si affianca anche il “Labirinto Sospeso”, con un percorso di 2,5 km su una superficie di 4mila mq realizzato con canne di bambù sospese e altro materiale di recupero. Al centro è ospitata un’installazione dal titolo “Scalata all’Inferno”, della giovane artista Laura Rambelli.

Inoltre, come da tradizione, saranno presenti le aree per grigliare con braciere e aree per fare pic-nic (distanti oltre 20 metri le une dalle altre) e, novità, sono state realizzate anche 4 aree riservate per prendere il sole. Per chi lo vorrà, negli stessi orari di apertura del labirinto, si potrà mangiare anche al ristorante dell’agriturismo.

I labirinti si trovano nell’Azienda agricola Galassi Carlo (via Roma, 111) ad Alfonsine.

Il costo dell’ingresso per entrambi i labirinti è di 9 euro per gli adulti, 5 per i bambini (fino a 12 anni).

Info e prenotazioni cell. 335 8335233 info@galassicarlo.com..

I labirinti rimarranno aperti fino a metà settembre, ore 16-22.

«Un errore aver ritenuto i bambini untori. La rinascita deve partire anche da loro»

Il primario di Pediatria dell’ospedale di Ravenna, Federico Marchetti, a tutto campo: «Il lockdown ha portato paure e angosce, la didattica a distanza a ritardi educativi»

8daa64b3 0e04 46a6 8fb1 4593a1fe040bBambini e coronavirus. Ne abbiamo parlato con il dottor Federico Marchetti, primario del reparto di Pediatria e Neonatologia dell’ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna.

Perché i bambini non si sono (o quasi) ammalati di Covid-19?
«I bambini e gli adolescenti hanno avuto delle forme di infezione molto più lievi, spesso asintomatiche appunto e le ipotesi in merito a questo migliore patrimonio di difesa sono diverse. La risposta immunitaria innata, che è la risposta precoce che si rivolge a gruppi di agenti patogeni, tende a essere “più attiva” nei bambini. Ci sono poi minori condizioni di rischio per concomitanti malattie croniche. Gli adulti potrebbero essere più sensibili a una risposta immunitaria paradossalmente dannosa contro il virus che si caratterizza per la liberazione di “citochine”, le sostanze che provocano il danno, in primo luogo a livello polmonare. Un modello simile vale per altre malattie infettive, come il morbillo o la varicella per le quali esiste un vaccino: gli adulti hanno una probabilità 25 volte maggiore di avere conseguenze gravi da varicella rispetto ai bambini».

Quanti casi si sono verificati in provincia e come sono stati affrontati?
«Sono stati 48 i casi di bambini ed adolescenti (su oltre mille totali, ndr) con documentata infezione da Covid-19, tutti con sintomi lievi e tutti seguiti a domicilio, tranne il ricovero di un neonato, poi prontamente dimesso. Questo grazie allo straordinario lavoro che è stato messo in campo nell’intera Ausl della Romagna, anche a Cesena, Forlì e Rimini. Un lavoro abbastanza unico, nella sua perfetta organizzazione, nell’intero panorama nazionale».

Avete evidenze su quanto e come i bambini possano aver contagiato, da asintomatici, il resto della famiglia?
«In questi mesi si è parlato troppo e male di quanto i bambini potessero essere la fonte del contagio. Di fatto quello che sappiamo è che i bambini si sono ammalati nella stragrande maggioranza dei casi per contagio dagli adulti e non il contrario. Avere ritenuto i bambini come possibili “untori” ha fatto molto male a loro in primis e al complessivo sistema di ripartenza di attività educative e sociali che li devono per forza riguardare, come priorità e non per ultimi».

Ci sono patologie che si sono sviluppate oppure che non sono state adeguatamente curate in questo periodo, con relative conseguenze?
«Vi è stata molta attenzione nel seguire i casi affetti da patologie croniche, fornendo piena disponibilità a contatti telefonici e anche diretti in caso di bisogno. In Pediatria le nostre attività non si sono fermate, ora stanno riprendendo a pieno regime anche con l’attività ambulatoriale specialistica. Nelle prime fasi ci sono stati alcuni casi che, per altre patologie acute, sono arrivati più tardi del dovuto all’attenzione sanitaria. Per fortuna sono andati bene, in altri contesti hanno avuto conseguenze severe. Questo va assolutamente evitato. Bisogna tornare a una assistenza che guarda con particolare attenzione i bambini affetti da patologie croniche, e in particolare con disabilità e disagi psichici, con la rimessa in campo di una assistenza fatta di prossimità e non solo a distanza».

Quali sono state le conseguenze della “quarantena” nei bambini? Ci sono stati casi particolari?
«Alcuni segnali allarmanti già ci sono, soprattutto per bambini che soffrivano di alcune patologie neuropsichiatriche. Sono stati necessari anche alcuni ricoveri per attacchi di panico o disturbi da sintomi somatici, ma i casi si stanno risolvendo».

Come affrontare le paure dei più piccoli? Quali saranno le conseguenze sul lungo periodo?
«In questa fase è fondamentale dare messaggi di rassicurazione anche ai nostri bambini: l’importante è tornare a una vita sociale ed educativa fatta di relazioni, con ragionevole sicurezza, con il rispetto di alcune semplici regole, quando necessarie. Si parla tanto di resilienza dei bambini, di capacità di adattamento, ma non bisogna più esagerare con l’isolamento forzato: vale per tutti, per loro ancora di più. Siamo invasi da notizie, da preoccupazioni giuste sui tempi e modi di ripartenza ma dei diritti dei bambini ad avere una vita sociale ed educativa se ne parla pochissimo. La gestione su come bambini e adolescenti hanno vissuto questo terribile periodo alla fine è affidata ai genitori. Difficile dire quali potranno essere le conseguenze. Lo capiremo tra un po’. Ma prima si riparte meno problemi avranno. La massima attenzione andrebbe riservata ai bambini e alla famiglie fragili e per diversi motivi: in termini di salute, di povertà, di complessivi disagi».

Chi sta soffrendo di più per la mancanza della scuola? Qual è l’età più critica?
«Come pediatra sento questa cosa con particolare sofferenza. Ogni età è critica e per ragioni diverse. Di certo quelli che hanno sofferto di più sono i bambini con problemi di apprendimento, con difficoltà di aiuto domestico. È tempo che anche per la scuola e per tutti i servizi per l’infanzia, come è stato per gli ospedali e il personale sanitario nelle zone più duramente colpite, ci sia una assunzione di responsabilità collettiva. Non possiamo far pagare ai bambini, e alle loro famiglie, il peso delle nostre esitazioni, lasciando che gran parte delle scelte, per ora discusse prevalentemente in una prospettiva infettivologica, siano rimandate a settembre».

Crede quindi che la scuola debba riaprire in settembre?
«La scuola è molto di più che una serie di esami, ha il compito di formare e non solo di informare! La scuola deve assolutamente riaprire a settembre, ma già da adesso bisogna muoversi (come si sta facendo) con una prospettiva di luoghi di incontro formativi, educativi e di gioco. Si tratta, lo dico da semplice cittadino, di evitare di parlare solo ed esclusivamente delle giuste tecniche per riaprire in sicurezza, ma di fare un profondo sforzo che ponga la scuola al centro di una prospettiva di rinascita e di base per una ripartenza, didattica e formativa».

La didattica a distanza ha quindi avuto ricadute indesiderate?
«Per tutti, tranne quei pochi che possono vantare una buona dotazione tecnologica in casa e genitori in grado di accompagnarli nelle lezioni e nei compiti, si è accumulato un ritardo educativo, che per la maggioranza (secondo i dati prodotti dalle indagini di Save the Children e della Sant’Egidio, almeno 6 su 10) è molto rilevante, e non puòessere nascosto dietro i pur doverosi sforzi di didattica a distanza. Tra l’altro, si moltiplicano le segnalazioni da parte di genitori e insegnanti sul fatto che, anche in quella minoranza di bimbi che ha avuto accesso alle tecnologie e al supporto domestico, si rendono sempre più evidenti cali di attenzione e indisponibilità alle attività finalizzate all’apprendimento. Lo smart working tra l’altro non è compatibile con il supporto richiesto ai genitori per i figli impegnati nei sistemi di educazione a distanza. Richiedono infatti entrambi tempo, energie e capacità, che si aggiungono alle esigenze di attenzioni e cure verso i figli. Molti genitori purtroppo in questo momento hanno come assoluta priorità quella del lavoro».

I bambini hanno abusato dei dispositivi elettronici? E questo può aver portato alla cosiddetta “sindrome della capanna”, alla voglia di restare chiusi in casa?
«Sì, sicuramente sì. Alcuni genitori ci hanno parlato di una chiusura che da forzata sta diventando di scelta, con una ripetizione ossessiva fatta di collegamenti virtuali (smartphone, video giochi e altro), di paure, di piccole o grandi angoscie».

È stato importante poter tornare a fare attività motoria?
«Vedere sfrecciare in bicicletta i bambini e adolescenti con i genitori e gruppi di amici in questi giorni è l’altra faccia positiva della medaglia. Speriamo di vederli sempre di più all’aria aperta, in luoghi di incontro sicuri. I bambini sono bravissimi a seguire i consigli che gli diamo. Lo vediamo tutti i giorni in ospedale. Va garantita una ripresa dell’attività motoria che da sempre ribadiamo essere importante per un benessere psicofisico. I modi possono essere trovati, non serve solo fantasia, ma anche tanta volontà e disponibilità. Il ritorno a sport di squadra sarà il punto finale di questa ripresa».

Il lockdown crede che abbia influito anche sull’alimentazione? Quali consigli si sente di dare ai genitori in questo senso?
«Sono due gli aspetti di cui tenere conto. Sembra impossibile ma per diverse famiglie il pasto sicuro e di qualità scolastico e all’asilo è una garanzia di salute. Ora questo è venuto meno, e il rischio è quello di una povertà alimentare da un lato o, in alcune situazioni, di un eccesso di alimentazione che, associato alla sedentarietà, non è di certo salutare. In questa fase anche se non è facile, i genitori dovrebbero fare capire a bambini e adolescenti il valore della bontà del cibo salutare, quello che in questi giorni abbiamo potuto rivalorizzare. Coinvolgerli in questo senso è possibile, sono sicuro che potranno esserci piacevolissime sorprese».

Possibile imporre ai bambini il mantenimento di una distanza di sicurezza tra di loro, ora che possono giocare all’aperto?
«Ora che possono giocare all’aperto devono poter fare quello che desiderano e che crea piacere in termini di giochi sicuri (e di attività formative) con i genitori o con amici che conoscono. Questo vale anche per le fasce di età tra 0-3 anni. Il resto viene da sè: i bambini più grandi sono capacissimi se necessario di portare la mascherina (ma solo in caso di prossimità, non in spazi aperti). Lo sanno fare molto meglio di tanti adulti. Sanno il significato di lavarsi le mani quando necessario. I genitori, gli educatori, gli insegnanti sanno cosa dire e cosa consigliare. Basta avere profonda fiducia. Il rischio zero infettivo non esiste, ma è molto contenuto per i bambini; è invece consistente un rischio di disagio psico sociale e di apprendimento, soprattutto per una minoranza che già si trovava in una situazione di difficoltà. Pensiamoci con ragionevolezza, ma pensiamoci subito. I grandi sforzi che sono stati fatti devono essere ripagati. La rinascita sociale parte anche e soprattutto dai nostri figli, bambini e adolescenti»

Anche a Ravenna un flash mob in piazza contro il 5G

Il comitato chiede «studi liberi e indipendenti« sulla tecnologia

protesta 5GPer la prima volta anche a Ravenna si è svolto un flash mob organizzato dal comitato  “Stop5G Romagna – Tecnologie sostenibili”, aderendo alla protesta internazionale del 6 giugno.

La manifestazione si è svolta in piazza Kennedy, alla presenza di una ventina di manifestanti impegnati a sensibilizzare «su una tecnologia che sarà estremamente invasiva e onnipervadente e sulla quale non c’è, ad oggi, ufficiale contezza degli effetti sulla salute dell’uomo e del suo ambiente», si legge in una nota.

Il comitato chiede «cautela, studi liberi e indipendenti sulla inequivocabile innocuitá della tecnologia 5G in rispetto al principio di precauzione al quale le istituzioni sono chiamate ad attenersi».

Ottime nuove sul fronte epidemia: sette giorni di fila senza traccia di virus

Ancora doppio zero per contagi e decessi in provincia di Ravenna. In regione appena 14 nuovi positivi e 4 morti

Covid TestAncora un doppio zero in provincia di Ravenna per quanto riguarda i dati su casi positivi e decessi da coronavirus. D’altra parte si segnalano 2 guarigioni complete e complessivamente sono ferme a 80 unità le persone in quarantena e sorveglianza attiva in quanto contatti stretti con casi positivi o rientrate in Italia dall’estero.

Viste le circostanze che evidenziano praticamente una “scomparsa” delle tracce del coronavirus sul territorio  ravennate il sindaco De Pascale oggi ha voluto sottolineare il dato: «Sette giorni a 0 contagi e 0 decessi.  Da più di 3 mesi ogni sera comunico ai miei cittadini e alle mie cittadine il report della situazione epidemiologica. Ci sono stati giorni difficili, in cui i numeri destavano preoccupazione e smarrimento, ma anche nei giorni più duri e bui, non abbiamo mai smesso di avere fiducia nella nostra comunità; mai una volta ho avuto la percezione che Ravenna si perdesse d’animo in questa battaglia contro il virus, anzi l’ho vista diventare ancora più forte e coesa. Oggi i numeri ci confortano e ci danno coraggio. La guerra al Covid non è ancora finita, dobbiamo tenere alta la prudenza e continuare a rispettare con attenzione le regole contro la diffusione del contagio, ma concediamoci la soddisfazione della prima settimana senza contagi né decessi».

Per quanto riguarda l’orizzonte più ampio dell’Emilia-Romagna i nuovi casi positivi sono 14 in più rispetto a ieri, di cui 10 persone asintomatiche individuate attraverso l’attività di screening regionale.
Sono stati individuati nelle provincie di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Ferrara. Solo uno a
I tamponi effettuati sono 4.806, che raggiungono così complessivamente quota 355.952, più 484 test sierologici. Le nuove guarigioni sono 98, per un totale di 21.405: oltre il 76% sul totale dei contagi dall’inizio dell’epidemia. Continuano a calare i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi, che a oggi sono 2.328 (–88 rispetto a ieri).
Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 2.051 (l’88% di quelle malate), –74 rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 32 (–3). Diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid, scesi a 245 (–11).
Sono 4 i nuovi decessi: due uomini e due donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna i decessi sono arrivati a 4.175. Per quanto riguarda la provincia di residenza, 1 decesso si è avuto in quella di Reggio Emilia, 2 in quella di Modena, 1 in quella di Bologna (nessuno nell’Imolese).
Nessun decesso nelle province di Piacenza, Parma, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e da fuori regione.

Al via i laboratori delle Magliette Gialle: 571 posti per 60 percorsi differenziati

Aperte le iscrizioni ai volontari per la nuova edizione di “Lavori in Comune”, dall’8 all’11 giugno

Magliette Gialle Comune RavennaDa lunedì 8 giugno a giovedì 11 giugno saranno aperte le iscrizioni per la nona edizione di “Lavori in Comune”, il progetto promosso dall’assessorato al Decentramento del Comune di Ravenna, che consente a ragazzi e ragazze dai 14 ai 19 anni di dedicare parte dell’estate a progetti di volontariato e cittadinanza attiva in favore della comunità.

Quest’anno sarà possibile iscriversi solo per via telefonica e a una sola settimana. Sono disponibili 571 posti, suddivisi in circa 60 percorsi differenziati. I laboratori, della durata di una settimana (cinque giorni, mattina o pomeriggio) avranno luogo dal 15 giugno al 4 settembre e richiederanno un impegno di circa quattro ore giornaliere, dal lunedì al venerdì; non mancheranno le eccezioni, con giornate e orari diversificati e delle novità.

A causa dell’emergenza sanitaria in atto legata al Covid-19, infatti, sono stati introdotti laboratori con modalità di partecipazione in remoto da piattaforma video o che prevedono l’uso del mezzo telefonico, rivolti ad un pubblico prettamente alla popolazione anziana. In media, proprio per attenersi alle nuove disposizioni, i laboratori avranno un numero ridotto di iscritti, 5 o 6, ma si potrà comunque arrivare a un massimo di 10 partecipanti, solo in determinate situazioni specifiche.

Il progetto è sostenuto dai dirigenti scolastici delle scuole secondarie di secondo grado. Al termine delle attività è prevista una festa finale, fissata per venerdì 23 ottobre alle 20,30 all’Almagià di Ravenna. In tale occasione verrà rilasciato a tutti i partecipanti l’attestato di frequenza valido per i crediti formativi scolastici.
Per informazioni operatoriculturali@comune.ra.it.

«La città è pronta a una didattica nuova ma servono certezze dal Governo»

L’assessora all’Infanzia Bakkali sul post-Covid: «Metteremo in rete le diverse esperienze dei Cre. Stiamo organizzando una festa di fine anno scolastico con Ravenna Teatro»

Cre Estivi Bamboni In prima linea nel chiedere attenzione per l’infanzia e le famiglie in generale, il Comune di Ravenna ha cercato di affrontare l’emergenza con gli strumenti a disposizione e ora attende direttive in vista di settembre. Ne abbiamo parlato con l’assessora all’Infanzia Ouidad Bakkali.

Assessora, state quindi preparando un ultimo giorno di scuola simbolico per le classi terminali?
«Sì, stiamo organizzando un momento di rito, come annunciato dal sindaco, in particolare per chi terminerà il ciclo delle primarie e delle secondarie di primo grado. Si tratta di una cosa piuttosto complessa perché parliamo di circa 120 classi, di cui la metà per bambini di quinta che saranno accompagnati. Vogliamo farlo “alla ravennate” e per questo ci stiamo facendo aiutare, sarà un momento di incontro tra scuola e teatro, in spazi all’aperto. E si svolgerà negli ultimi giorno del mese, stiamo verificando la fattibilità in sicurezza per i partecipanti, ma l’idea che abbiamo in testa è che il saluto tra gli studenti e le studentesse, sia un grande coro guidato da RavennaTeatro. In questi giorni stiamo mettendo in fila le questioni organizzative nel rispetto dei protocolli di sicurezza».

E per chi conclude le materne?
«I bambini di quella fascia di età sono stati tra quelli particolarmente penalizzati in questa fase di passaggio. Per loro si sta pensando a un momento personalizzato, con famiglie e maestre, con la consegna anche dei materiali».

In generale, perché non si sono riaperte le scuole materne come annunciato dal sindaco, almeno a giugno, mentre si aprono i Cre estivi?
«Perché purtroppo il Dpcm del governo non permette la ripresa dei servizi educativi, mentre consente l’organizzazione dei Cre».

E i nidi?
«In quanto servizi educativi non hanno potuto riprendere l’attività e in più non è nemmeno possibile al momento, per disposizioni di legge, non è possibile organizzare nessun tipo di attività per la fascia 0-2 anni. Su questo fronte c’è una particolare preoccupazione da parte nostra, perché da un lato si rischia che le famiglie si organizzino in autonomia con un rischio molto maggiore anche per quanto riguarda la diffusione del Covid, considerando che già i nostri servizi 0-3 anni hanno un rapporto adulto-bambini molto basso. Inoltre, si corre veramente il rischio che i gestori non possano reggere e che si perda un patrimonio di esperienza, conoscenza e, in ultima analisi, di posti bimbo. Stiamo cercando di fare delle simulazioni per capire la situazione, ma è chiaro che per una regione come la nostra, dove gli asili nido ci sono, si tratta di una priorità, mentre altrove non è così».
Intanto stanno partendo i centri estivi 3-13 anni con costi aggiuntivi per il Comune».

Come stanno andando le iscrizioni?
«È un po’ presto per un bilancio definitivo, ma il bisogno sembra esserci e per ora le iscrizioni sono poco al di sotto degli altri anni in questo periodo. Per quanto riguarda i costi, non a caso i voucher regionali copriranno quelli aggiuntivi che le famiglie dovrebbero sostenere, nei Cre degli enti accreditati».

Che cos’è il progetto Oasi 31, con il bando aperto fino all’8 giugno?
«Lo abbiamo concepito come contenitore all’interno del quale far confluire le esperienze dei centri estivi ma anche un calendario di attività e laboratori che possono essere fruiti dai bambini, nel tentativo di organizzare e mettere in rete i diversi soggetti, dagli enti accreditati alle semplici associazioni, sul tema delle nuove regole e della formazione. Sarà una piattaforma online consultabile da tutti, anche dalle famiglie, per affrontare insieme le difficoltà di questo frangente. L’Amministrazione locale ha sentito il dovere in un momento come questo di mettersi alle guida di questo universo, che è un mondo in genere autoregolato e autorganizzato».

Ouidad Bakkali Assessora
L’assessora all’Infanzia del Comune di Ravenna Ouidad Bakkali

E a settembre, cosa ci dobbiamo aspettare, a cominciare dalle materne comunali?
«Siamo in momento di attesa che ci preoccupa molto. Le nostre sono scuole paritarie che dovranno ovviamente adeguarsi a quanto deciderà il ministero. Ma abbiamo bisogno al più presto di sapere se e come bisognerà riorganizzare gli spazi e soprattutto di che dotazione di personale ci sarà bisogno. Tutto questo anche per quanto riguarda ovviamente gli stanziamenti in bilancio».

E poi per il Comune c’è il grande tema di elementari e medie. I costi degli edifici e degli arredi sono in capo a Palazzo Merlato, è esatto?
«Esatto, anche qui siamo in una situazione di sospensione, non sappiamo cosa ci aspetta. La nostra città è pronta a una didattica diffusa che coinvolga anche spazi al di fuori delle aule come musei e biblioteche, ma l’accoglienza dei bambini e dei ragazzi va preparata. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, ma bisognerà capire anche lo Stato come e se aumenterà i trasferimenti ai Comuni per coprire le nuove spese che sicuramente ci saranno».

Un altro tema caldo rischia di essere il servizio mensa…
«Non solo, penso anche al pre e post scuola, ma soprattutto al trasporto scolastico. Se dovesse seguire le stesse regole del trasporto pubblico, il servizio, che al momento riguarda circa settecento famiglie ed è modellato sulle loro necessità, diventerebbe molto complesso e oneroso. Come dicevo, noi siamo pronti a fare la nostra parte, anche con gli educatori a sostegno dell’handicap, ma lo Stato dovrà appunto faccia la sua».

A proposito di educatori a sostegno dell’handicap: si è riusciti in questi mesi a farli lavorare in qualche modo a sostegno delle famiglie? Lei stessa a marzo aveva immaginato un servizio addirittura a domicilio se la chiusura fosse andata per le lunghe…
«A oggi siamo riusciti a riprogramma circa il 60 percento del monte ore degli educatori tra interventi a distanza mirati e una decina di ragazzi seguiti a domicilio. Eravamo sicuramente stati tra i primi a pensare a soluzioni del genere, ma non è stato facile applicarle anche per ragioni di sicurezza sia degli operatori sia delle famiglie. Ora stiamo chiedendo una valutazione di questa esperienza innovativa anche a distanza che potrebbe tornare utile in futuro, per esempio in caso di assenza prolungata dei ragazzi, al fine di garantire una continuità di rapporto. Su questo abbiamo fatto anche molta formazione. Non solo, sempre in tema di handicap, da questa estate partirà la novità che avevamo già pensato pre-Covid: il Comune metterà educatori di sostegno all’handicap a disposizione per qualsiasi Cre e non solo in quelli organizzati del Comune come accadeva fino allo scorso anno».

A proposito di continuità: come è andata l’esperienza “Coccole a distanza” e in generale, alla materne si è riusciti a mantenere un contatto con le famiglie, su questo avete riscontri?
«Non abbiamo ancora fatto un’analisi dettagliata, ma abbiamo visto che c’è stata attenzione, abbiamo cercato di fornire consigli, attività da fare con i più piccoli, per aiutare le famiglie».

Avete previsto anche un servizio di sostegno psicologico all’infanzia?
«Non ancora, ma ci stiamo confrontando con alcune associazioni proprio su questo tema, in particolare con Unicef e Dalla parte dei minori».

Bambini e regole, una convivenza difficile. I minori possono essere multati?
«Naturalmente sono i genitori i responsabili dei comportamenti dei minori. E la sfida anche nei Cre è quella di trovare un modo di giocare e stare insieme in sicurezza, ma senza privare i più piccoli della corsa, della socialità, del movimento. Non a caso come Comune ci siamo accollati i costi per la sanificazione dei giochi nei parchi».

Infortunio sul lavoro all’Unigrà di Conselice: muore il 38enne Emiliano Orlandi

Sarebbe rimasto schiacciato da una pressa. Un collega nei paraggi colpito da un malore

Incidente UnigraUn lavoratore di 38 anni è morto nel pomeriggio di sabato 6 giugno in seguito a un infortunio accaduto all’interno dello stabilimento Unigrà di via Gardizza a Conselice. Lo rivela in un’agenzia l’Ansa, che scrive poi come un collega di 35 anni presente nei paraggi, alla luce dell’accaduto, abbia poi accusato un malore e sia stato portato in ospedale a Lugo per accertamenti.

Secondo quanto finora ricostruito – continua l’Ansa –, dopo le 16 il lavoratore sarebbe rimasto schiacciato da una pressa. Come di prassi l’area, per disposizione della Procura di Ravenna, è stata sottoposta a sequestro. Sul posto, oltre ai Carabinieri della locale compagnia, sono intervenuti i vigili del Fuoco e gli ispettori della Medicina del Lavoro dell’Ausl.

Profondo cordoglio arriva anche dall’Azienda, che attraverso una nota spiega: «Presso lo stabilimento Unigrà di Conselice è avvenuto un grave infortunio nel reparto Frazionamento Oli che ha coinvolto il dipendente Emiliano Orlandi di 38 anni, purtroppo deceduto. L’Azienda esprime le più sentite condoglianze ai familiari e conferma la piena collaborazione con le autorità competenti per la ricostruzione della dinamica dell’incidente».

Sulla tragedia è intervunuta anche la sindaca di Conselice Paola Pula: «Sono molto addolorata per la morte di un giovane operaio, già cittadino conselicese, una disgrazia terribile avvenuta nel nostro comune mentre lavorava.nSaranno gli organi competenti a valutare le dinamiche dell’incidente ma perdere la vita sul lavoro è davvero una ferita per tutta la comunità.  Alla famiglia del giovane operaio esprimo i sentimenti di profondo cordoglio e vicinanza in questo momento di profondo dolore».

Immagini dello stabilimento dopo l’incidente con l’arrivo dei soccorsi (foto Massimo Argnani)

Dal 15 giugno riaprono le sale cinematografiche e i teatri. Ecco le regole

Al via anche incontri, convegni, concorsi e attività formative in presenza. Nuove indicazioni per i condizionatori d’aria. DOCUMENTO

Teatro Rossini Lugo

Da metà giugno in Emilia-Romagna potranno riaprire i cinema, i teatri e in generale gli spettacoli dal vivo. E già da lunedì 8 giugno, potranno essere svolte le prove degli spettacoli senza la presenza di pubblico.

Una nuova ordinanza firmata dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini,  contiene le linee guida per la riapertura il 15 di questo mese degli spazi e delle attività legate a una fetta consistente della produzione e della fruizione culturale regionale. La “via libera” è estesa anche ai circhi.

Sempre a decorrere dal 15 giugno, riparte l’organizzazione di congressi, convegni ed eventi assimilabili, anche in questo caso nel rispetto delle rgole imposte dall’ordinanza regionale. 
Di nuovo dall’8 giugno è nuovamente consentito ai soggetti pubblici e privati che erogano attività di formazione la possibilità di realizzare in presenza, e quindi in aula, tutte le attività formative (per questo l’ordinanza recepisce le Linee guida sulla formazione professionale approvate lo scorso 23 maggio).
L’atto amministrativo regola inoltre lo svolgimento di concorsi e prove selettive da parte delle pubbliche amministrazioni adottando specifiche normative. Sospese durante la Fase 1 dell’emergenza Coronavirus, possono dunque riprendere le selezioni: tra queste anche quelle avviati dalla stessa Regione Emilia-Romagna che a regime porteranno a circa 1.300 nuove assunzioni.
Infine, l’ordinanza recepisce il protocollo per lo svolgimento della attività delle scuole guida, delle scuole nautiche e degli studi di consulenza automobilistica, già approvato in precedenza.

Le linee guida per gli spettacoli dal vivo – che valgono anche per circhi e set cinematografici – fissano una serie di regole a tutela del pubblico e degli operatori. Dal numero massimo di spettatori (200 per gli spettacoli al chiuso e mille per quelli all’aperto), agli accorgimenti per assicurare almeno un metro di distanza tra gli utenti, eccetto che per nuclei familiari e conviventi. Potrà essere misurata la temperatura all’ingresso e, nel rispetto della privacy, dovrà essere tenuto un registro delle presenze per 14 giorni.
 Dovrà essere inoltre indossata la mascherina quando ci si trova negli spazi comuni. L’uso promiscuo dei camerini è da evitare, salvo assicurare un adeguato distanziamento interpersonale unito alla pulizia delle superfici. Il personale (artisti, addetti a lavorazioni presso i laboratori di scenotecnica e sartoria, ecc.) dovrà indossare la mascherina quando l’attività non consente il rispetto del distanziamento interpersonale. Per la preparazione degli artisti, trucco e acconciatura, si applicano le indicazioni previste per i settori di riferimento. Gli oggetti eventualmente utilizzati per la scena devono essere manipolati dagli attori muniti di guanti e i costumi di scena dovranno essere individuali.
 Oltre alle misure di carattere generale, vi sono norme destinate a tutelare specifiche discipline, prove comprese: dalle produzioni liriche e sinfoniche a quelle teatrali, fino alla danza.

Per quanto riguarda i concorsi pubblici, le linee guida sono rivolte alle amministrazioni locali, oltre che alle aziende e agli enti del servizio sanitario regionale. Un vero e proprio vademecum a tutela della salute dei candidati, dei commissari e del personale impegnato a diverso titolo.
Via dunque alle procedure concorsuali, anche con modalità in presenza dei candidati, ferma restando la possibilità di effettuare la prova orale o i colloqui di mobilità tra gli enti anche in videoconferenza. Al momento dell’identificazione ogni candidato dovrà firmare una autodichiarazione in cui attesta di non essere sottoposto a misure di quarantena o isolamento domiciliare, né di avere sintomi influenzali.  Obbligatorio sempre l’uso della mascherina – sia per i candidati che per i membri della commissione e il personale  – così come, in caso di attività che richiedano un contatto più ravvicinato, anche di dispositivi quali visiere  o barriere protettive trasparenti.  A tutti dovrà essere garantito l’uso di soluzioni disinfettanti per le mani. Per la consegna dei materiali previsto l’uso di guanti mono uso. I locali andranno organizzati per scongiurare qualsiasi rischio di assembramento e rispettare il distanziamento interpersonale, con, tra l’altro, anche ingressi scaglionati. Altrettanto importante la disinfezione e l’areazione degli ambienti.

Per quest’ultimo aspetto il documento prevede anche gli interventi per l’ottimale funzionamento degli impianti di aereazione e di condizionamento aria
L normativa introduce l’obbligo, se tecnicamente possibile, di escludere totalmente la funzione di ricircolo dell’aria. In ogni caso, vanno rafforzate ulteriormente le misure per il ricambio d’aria naturale, anche attraverso l’impianto, di cui va garantita, in condizione da fermo, la pulizia dei filtri dell’aria di ricircolo per mantenere i livelli di filtrazione/rimozione adeguati. Se tecnicamente possibile, va aumentata la capacità filtrante del ricircolo, sostituendo i filtri esistenti con filtri di classe superiore, garantendo il mantenimento delle portate. Nei servizi igienici va mantenuto in funzione continuata l’estrattore d’aria.

Il documento dell’ordinanza regionale con tutti i dettagli

Prosegue il trend favorevole: nessuna vittima e zero contagi nel ravennate

In Regione solo 17 positivi (di cui 11 asintomatici), anche se si registrano ancora 4 decessi

Grafico Coronavirus

Continua fortunatamente a segnare zero il conteggio di casi positivi e di morti nel territorio ravennate. Dato rilevante la verifica di 9 guarigioni complete. Restano  circa 80 le persone in quarantena e sorveglianza attiva in quanto contatti stretti con casi positivi o rientrate in Italia dall’estero.

Buona anche la curva dei contagi in Emilia-Romagna che evidenzia appena 17 nuovi casi di positività al coronavirus, di cui 11 asintomatici individuati grazie agli screening regionali. Ma si registrano ancora quattro decessi fra Piacenza, Parma e Bologna. Nessun morto in territorio di Romagna che peraltro segnala solo due contagiati (uno a Cesena e uno a Rimini).

Complessivamente, in regione, le nuove guarigioni sono 109, per un totale di 21.307: oltre il 76% sul totale dei contagi dall’inizio dell’epidemia. Continuano a calare i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi, che a oggi sono 2.416 (-96 rispetto a ieri).
Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.
Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 2.125 (quasi l’88% di quelle malate), -68 rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 35 (-3). Diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid, scesi a 256 (-25).

 

Dalla Regione voucher da 150 a 250 euro per l’attività sportiva dei ragazzi

Gli aiuti sono destinati alle famiglie con redditi medio-bassi. Stanziati 3 milioni di euro. I fondi gestiti dagli enti locali

Bambini SportLa regione Emilia-Romagna ha deciso di erogare 20mila voucher del valore di 150 euro a famiglie con redditi medio bassi per l’iscrizione dei figli a corsi, attività e campionati. Il contributo sale a 250 euro per quelle con tre figli. Per questi bonus a favore del mondo dello sport e delle attività motorie per bambini e adolescenti sono stati stanziati 3 milioni di euro.  «Siamo a a fianco di genitori, associazioni e società sportive dilettantistiche dell’Emilia-Romagna. – ha dichiarato a proposito il presidente Bonaccini –. Vogliamo tutelare un settore fondamentale».

L’obiettivo per l’amministrazione regionale – si legge in nota stampa – «è aiutare le famiglie con redditi limitati a sostenere le spese di iscrizione dei propri figli alle attività sportive. Scongiurare l’abbandono della pratica motoria di bambini e ragazzi, dai 6 ai 16 anni, e dei giovani con disabilità. Dare una mano alle associazioni e società sportive dilettantistiche che, in mancanza di certezze sul numero dei praticanti potenziali nella prossima stagione sportiva, potrebbero vedere a rischio, se non cessare, la propria attività, dopo i mesi di fermo a causa dell’emergenza coronavirus e una ripartenza comunque non facile».

Una delibera approvata dalla Giunta regionale nell’ultima seduta, ha definito modalità e criteri con cui gli Enti locali, in rapporto alla popolazione e raccolte le richieste dei nuclei familiari, potranno trasferire le risorse e gestire le procedure per l’erogazione dei voucher ai beneficiari.
 Oltre i 3 milioni di euro già stanziati per questi incentivi la Giunta ha deciso di aumentare il plfond di risorse disponibili di ulteriori 300 mila euro per la concessione di altri 2mila voucher favore delle famiglie numerose, con 4 o più figli, che riceveranno un voucher da 150 euro a figlio. Azione aggiuntiva che verrà formalizzata in un atto successivo. 
L’aiuto potrà andare alle famiglie fino a 3 tre figli con un Isee fra i 3mila e i 17 mila euro annui e fra i 3 mila e i 28mila euro per quelle con più di quattro figli.

Entro il prossimo 30 giugno, gli enti locali dei territori dell’Emilia -Romagna potranno comunicare alla Regione il loro interesse alla misura di sostegno (con la Pec sportsalute@postacert.regione.emilia-romagna.it) e la Giunta regionale in un mese, entro il 31 luglio, assegnerà agli enti locali che ne avranno fatto richiesta i fondi con cui potranno erogare i voucher.

 

Si schianta con l’auto nella notte in centro a Fusignano, muore 52enne

Si presume che la vettura, andata completamente distrutta, viaggiasse ad alta velocità su via Santa Barbara. FOTO

Mortale FusignanoUn uomo di 52 anni ha perso la vita questa notte, poco dopo l’una, in centro a Fusignano, in via Santa Barbara, carambolando con l’auto, un’utilitaria Suzuki SX4, prima contro un albero, poi contro il muro di cinta di una casa, per finire la sua corsa fra la sede stradale e la pista ciclabile del viale.

Secondo i primi rilievi l’auto avrebbe imboccato ad alta velocità la rotonda fra via Santa Barbara e via Garibaldi in direzione di via Repubblica, l’uomo alla guida avrebbe perso il controllo del veicolo che si è schiantanto violentemente con il lato sinistro contro un pino, andando completamente distrutta. L’impatto ha svegliato gli abitanti della zona che hanno immeditamente dato l’allarme. Sul posto sono arrivati subito mezzi di soccorso del 118, i Vigili del Fuoco e i Carabinieri della stazione di Lugo, ma il 52enne, imprigionato nell’abitacolo, era esanime e i soccorritori non potuto fare altro che constatarne il decesso. Ai Caraibinieri il compito di definire l’esatta dinamica e le cause dell’incidente.

Le immagini dell’auto distrutta nello schianto a Fusignano (foto Massimo Argnani)

Influenza, vaccinazione raccomandata (e gratuita) a tutti i bambini fino a 6 anni

E poi a partire dai 60 anni. Lo prevede la circolare del ministero

Vaccino Antinfluenzale 2014 700x357La vaccinazione antinfluenzale per la prossima stagione invernale, è raccomandata a tutti i bambini da 6 mesi a 6 anni e agli anziani a partire dai 60 anni di età. Per queste categorie, oltre a quelle già previste, si prevede la gratuità del vaccino. Lo prevede la circolare del ministero della Salute per la stagione influenzale 2020-21.

L’estensione della raccomandazione è prevista a causa dell’emergenza COVID-19, “al fine di facilitare la diagnosi differenziale nelle fasce d’età di maggiore rischio di malattia grave”.

Nella prossima stagione influenzale, si legge nella circolate ministeriale “Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2020-2021”, «non è esclusa una co-circolazione di virus influenzali e SarCov2. Pertanto, si rende necessario ribadire l’importanza della vaccinazione antinfluenzale, in particolare nei soggetti ad alto rischio di tutte le età, per semplificare la diagnosi e la gestione dei casi sospetti, dati i sintomi simili tra Covid-19 e Influenza. Vaccinando contro l’influenza, inoltre – sottolinea il ministero – si riducono le complicanze da influenza nei soggetti a rischio e gli accessi al pronto soccorso».

Riferendosi quindi ai bambini – per i quali attualmente la vaccinazione antinfluenzale è raccomandata in particolari condizioni o se affetti da particolari patologie – la circolare rileva come «stante l’attuale situazione pandemica, non esistono le condizioni per condurre uno studio pilota teso a valutare fattibilità ed efficacia in pratica della vaccinazione influenzale fra i 6 mesi e i 6 anni». Per questo, il ministero rimanda alla bibliografia a oggi disponibile su protezione di comunità ed efficacia della vaccinazione influenzale in età pediatrica, «che mostra – si sottolinea – l’opportunità di raccomandare la vaccinazione in questa fascia di età, anche al fine di ridurre la circolazione del virus influenzale fra gli adulti e gli anziani nell’attuale fase pandemica».

Inoltre, «al fine di facilitare la diagnosi differenziale nelle fasce d’età di maggiore rischio di malattia grave, la vaccinazione antinfluenzale può essere offerta gratuitamente nella fascia d’età 60-64 anni», mentre attualmente la gratuità era prevista a partire dai 65 anni. (Ansa.it)

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