mercoledì
10 Settembre 2025

Partono i lavori sulla provinciale Gardizza tra Conselice e Lugo, dureranno 10 mesi

Il cantiere sarà realizzato in due fasi per un totale di 3,5 km tra gli incroci con la Selice e la Bastia: allargamento della strada e rifacimento del ponte sul Fossatone Nuovo

CantiereDa lunedì 11 maggio prendono il via i lavori per la riqualificazione della strada provinciale 59 Gardizza, nei comuni di Conselice e Lugo. Gli interventi cominceranno a Conselice, nel tratto compreso tra l’incrocio con la Selice e lo stabilimento Unigrà.

Una volta conclusi questi primi interventi, il cantiere si sposterà nel tratto tra l’Unigrà e l’intersezione con la Bastia, nel territorio di Giovecca. In quest’ultimo caso gli interventi prevedono anche la demolizione e ricostruzione del ponte sul canale Fossatone Nuovo.

Il progetto della riqualificazione prevede l’allargamento della strada a 9,5 metri e la sistemazione dei servizi dall’intersezione con la provinciale 13 Bastia fino all’intersezione con la Selice per una lunghezza di 3,5 km. L’ultimazione di tutti i lavori è prevista per febbraio 2021. Per tutta la durata di questi lavori, di competenza provinciale anche nella gestione della viabilità, il traffico nel tratto interessato sarà deviato su percorsi alternativi.

«La spiaggia deve riaprire in maggio, faremo la nostra parte nei tratti liberi»

Il Comune si rivolge al Governo Conte perché adotti prima possibile le proposte dai tavoli regionali dell’Emilia-Romagna riconoscendo agli enti locali un ruolo di organizzazione sul territorio anche per eventi dal vivo

Polizia Controlli Covid Spiaggia 3«Le aperture delle spiagge devono essere necessariamente previste nel mese di maggio». Lo affermano Michele de Pascale e Giacomo Costantini, sindaco e assessore al Turismo del Comune di Ravenna, rivolgendosi al Governo e all’Istituto superiore di sanità con l’auspicio che adottino quanto prima le proposte emerse dai tavoli regionali per definire la proposta dei protocolli sulle riaperture delle attività della filiera del turismo. Secondo i due amministratori ravennati i lavori per la definizione delle regole di ingaggio sono a buon punto.

«L’estate è vicina – scrivono Costantini e De Pascale – e il Governo deve prontamente recepire il contributo che arriva dalla nostra Regione e concedere così agli imprenditori il tempo necessario per prepararsi al meglio e rodare l’organizzazione delle proprie attività. Ravenna ha 36 chilometri di costa con oltre 200 stabilimenti balneari ed il maggior rapporto tra spiagge libere e spiagge concessionate. Da questa grande risorsa viene generato un indotto vitale, non solo a livello economico ma anche sociale: l’amministrazione comunale di Ravenna si adopererà in tutti i modi per garantire il miglior servizio anche nelle spiagge libere».

Il primo cittadino e l’assessore auspicano che le linee guida dettate dal Governo riconoscano alle amministrazioni comunali il ruolo di poter definire l’organizzazione dei propri territori: «Ci auguriamo che venga trovata una soluzione di buon senso anche per permettere l’organizzazione di intrattenimenti, dall’arte varia alla musica dal vivo, che sono elemento integrante e imprescindibile della nostra offerta turistica».

Sul traghetto pedoni anche ai posti delle auto e segnaletica per il distanziamento

Nuove organizzazioni a bordo per evitare file di persone a piedi in attesa sulle rampe dato che la capacità di carico si è ridotta a un quarto. Mascherine obbligatorie per tutti

Foto TraghettoCon la fase 2 del contrasto all’emergenza sanitaria coronavirus, si riorganizza il traghetto che unisce le sponde del canale Candiano tra Marina di Ravenna e Porto Corsini.

I pedoni a bordo dovranno mantenersi a un metro di distanza (come indicato dalla segnaletica sul pavimento) e questo ha ridotto a circa un quarto la capacità di carico. Per evitare assembramenti sulla rampa di accesso quindi, qualora si dovesse verificare un’affluenza importante, sarà data precedenza ai pedoni che potranno disporsi, oltre che nella corsia ad essi riservata, anche nella prima corsia auto e, in casi di eccezionalità, anche nella seconda corsia riservata alle vetture. Esaurito il carico dei pedoni si procederà all’imbarco delle auto, nei posti rimasti disponibili.

L’azienda che si occupa del trasporto pubblico, Start Romagna, attende per il weekend una maggiore affluenza con la possibilità di poter raggiungere le seconde case, i lidi del ravennate e la pineta.

Anche sul traghetto, come in tutti i mezzi Start Romagna, sono in vigore particolari misure e regole di accesso volte a contenere la diffusione della malattia Covid-19. È obbligatorio l’uso della mascherina, sia a bordo che in attesa, e va osservata la distanza interpersonale di un metro. È consigliato l’acquisto del biglietto dall’emettitrice o tramite App. Particolarmente utili, sia per la loro convenienza che per la facilitazione nell’accesso, sono gli abbonamenti e i titoli multicorse.

Confesercenti: «La Soprintendenza è in un mondo parallelo con stipendi garantiti»

L’associazione di categoria lamenta la rigidità burocratica dell’ente che complica i tentativi delle imprese di trovare una soluzione per la ripresa

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La Confesercenti di Ravenna critica la Soprintendenza con l’accusa di vivere in un mondo parallelo a quello reale senza percepire le reali esigenze delle imprese in crisi. «Viviamo in modi paralleli – scrive Graziano Gozi, direttore provinciale di Confesercenti a Ravenna –. Da una parte c’è il mondo reale, che lotta per sconfiggere il coronavirus e che soffre e spera di poter riaprire la propria attività, che è quella che dà gratificazione e uno stipendio per vivere. Dall’altra parte, e mi dispiace affermarlo, c’è chi è garantito, innanzitutto nello stipendio, a prescindere da tutto e non capisce cosa vuol dire scontrarsi con la burocrazia per poter sopravvivere».

Una critica diretta che parte dal dialogo instaurato con le amministrazioni locali dopo la scelta, ormai certa, di concedere ai locali dei centri il suolo pubblico gratuitamente. «Con gli amministratori locali ci siamo messi a studiare le modalità migliori per semplificare e impedire che la burocrazia rallenti i tempi di realizzazione del progetto. Ma ecco che sbuca la Soprintendenza, che spiega i motivi per cui l’installazione di un ombrellone richiede diversi passaggi ed autorizzazioni. Ho citato un caso, emblematico, ma non è l’unico».

E tutto questo suona ancora più drammatico alla luce di un dato fornito da Gozi: quasi il 70 percento delle aziende assistite dalla Confesercenti provinciale di Ravenna nella gestione dell’amministrazione del personale ha fatto ricorso all’utilizzo degli ammortizzatori sociali. «Un dato enorme, di proporzioni mai registrate nella nostra storia».

Confesercenti chiede l’intervento della politica e rassicura il mondo burocratico: «Ci dia le regole del vivere civile coniugate con la possibilità di fare impresa. Non vogliamo creare tendopoli e più in generale non vogliamo e non chiediamo di infrangere ogni regola. La situazione d’emergenza impone risposte emergenziali, ne va della salvezza di migliaia di imprese e posti di lavoro. Non si può non tener conto di questi aspetti se vogliamo ripartire».

Mostra di foto sui bordelli: 8mila euro dal Comune, l’opposizione parla di degrado

La lista civica “Per la buona politica” chiede di cancellare il contributo per l’iniziativa con gli scatti di Paolo Guerra. L’assessora alla Cultura conferma tutto: «Maggiore è la conoscenza, maggiori sono gli strumenti critici a disposizione»

52565843 2239631482942801 2761297340034711552 OI bordelli sono chiusi da 62 anni, per effetto della legge Merlin, ma a Lugo sono ancora argomento di polemica politica. Succede in questi giorni con la mozione presentata dal gruppo consiliare “Per la buona politica”, lista di opposizione, che chiede la revoca del contributo di ottomila euro  (metà dei costi di produzione) concesso dall’amministrazione all’associazione Lugo Land per una mostra fotografica con gli scatti realizzati da Paolo Guerra tra il 1946 e il 1955 che ritraggono le prostitute delle case di tolleranza della città. La giunta Ranalli rivendica la scelta e non intende fare marcia indietro: la mostra era in programma tra marzo e aprile ed è stata rinviata a data da destinarsi per l’emergenza Covid-19.

Roberta Bravi, capogruppo di “Per la buona politica”, dalle pagine del Corriere Romagna dell’8 maggio critica la scelta dell’amministrazione per due ragioni: la scelta di impiegare una cifra giudicata consistente per una mostra fotografica pur essendo in un momento di emergenza sanitaria e soprattutto il messaggio veicolato da questa iniziativa. Secondo la consigliere comunale di opposizione «è a dir poco degradante sostenere che una mostra di ritratti in un contesto sociale discriminatorio, offensivo e di sfruttamento, possa rappresentare uno spaccato e una valorizzazione della cultura della società lughese e del suo territorio».

La replica arriva da Anna Giulia Gallegati, assessora alla Cultura e alle Pari opportunità: «La mostra fa parte di un percorso dedicato al fotografo lughese Paolo Guerra, iniziato lo scorso anno e curato da Giacomo Casadio e Luca Nostri, che racconta la Lugo uscita dalla Seconda Guerra Mondiale. Le foto che fanno parte della mostra sono documenti storici, oggetto tra l’altro anche di un corso di studi all’Università di Plymouth, a testimonianza del valore di questi materiali. Accostare questa iniziativa culturale a un fantomatico nostro sostegno a reati come la violenza di genere è un’accusa che respingiamo con decisione al mittente. Tanto più considerando il percorso fatto in questi anni dall’Amministrazione a sostegno dei centri anti violenza sulle donne come Demetra, o ai tanti progetti messi in campo per sensibilizzare i giovani e la comunità sui temi di differenza e parità di genere, femminicidio e discriminazione». Gallegati ricorda che la mostra sarebbe stata accompagnata da una conferenza sulla condizione della donna nella storia, con la partecipazione di storici, giornalisti, scrittori e fotografi: «Maggiore è la conoscenza, maggiori sono gli strumenti critici a disposizione di tutti per interpretare la realtà».

Sul gruppo Facebook “Paolo Guerra Fotografo 1913/1981” si trovano già alcune delle foto realizzare nei due bordelli cittadini. In totale sono oltre 400 le immagini scattte alle donne che vivevano in quei luoghi, uno in Via Rocca e l’altro in Via Tellarini. «Le fotografie scattate all’interno del casino hanno un valore particolare – scrivono su Fb i promotori – in quanto era generalmente proibito violare l’intimità del luogo di prostituzione nel quale avvenivano gli incontri. Il fotografo Guerra aveva un rapporto professionale con le tenutarie, che gli consentivano l’ingresso allo scopo di pubblicizzare il posto e far conoscere le prostitute che svolgevano la loro attività. I rapporti fra le prostitute erano di grande cordialità e simpatia, condividendo tutte la triste professione che le teneva lontane dal mondo, dalla famiglia e dalla vita normale a cui tutte aspiravano. Le case fornivano ogni sorta di servizio alla clientela e alle professioniste che vivevano segregate. Lì e solo lì mangiavano, si lavavano, si vestivano e servivano i clienti. Purtroppo il ritmo di lavoro era impegnativo: 12 ore almeno con intervalli per piccole spese e pasti. Solo in alcune ore della giornata, specialmente di mattina, a loro era consentito di uscire per acquistare biancheria intima, profumi o qualche vestito, che poi non veniva mai indossato durante le pratiche di lavoro. Le prostitute non erano persone legate al luogo in cui praticavano perché in genere venivano sostituite ogni quindici giorni e quindi si disperdevano verso altre destinazioni.

 

Spillover city: ci aspetta un futuro sperimentale di apprendimento comune

La ricercatrice Anna Maria Uttaro: «Questa impossibilità di previsione certa ci ricorda che gli strumenti che sono stati usati negli ultimi 150 anni per pianificare le città non funzionano, non possono funzionare»

Anna Maria Uttaro è architetto di formazione, dottore di ricerca in urbanistica e svolge attività di consulenza in processi partecipativi nei territori, legati all’educazione e alla creatività. Dal 2014 insegna presso i centri di istruzione degli adulti (CPIA), per l’apprendimento permanente e l’innovazione didattica legata alle pratiche urbane.

Attualmente si occupa – presso il Dipartimento di Storia, culture e civiltà dell’Università di Bologna – di sperimentare tali strumenti nella rigenerazione urbana, attraverso la costruzione di comunità di pratiche capaci di attivare processi di valorizzazione del patrimonio tangibile e intangibile attraverso le imprese culturali e creative. In particolare, la sperimentazio- ne si svolge a Ravenna nell’ambito del progetto Ue Interreg “Tempus”, in collaborazione con l’architetto Saveria Teston. Anna Maria vive da qualche mese a Ravenna.

Bagnacavallo AereaLe città al tempo del Covid-19: le osserviamo a distanza negli innumerevoli video fatti con i droni, che mostrano la pietra senza vita delle architetture e degli spazi urbani; nelle immagini diffuse via web della natura che si riprende lo spazio pubblico, dal cervo che attraversa sulle strisce pedonali fino all’acqua limpida dei canali di Venezia, sino agli innumerevoli tentativi di rianimarle attraverso canti dalle finestre e sport sui tetti.

Allo stesso tempo, le immagini delle nostre città, quelle dove abitiamo o dove avremmo voluto essere durante i lunghi giorni in casa, hanno preso un ampio spazio – prima inimmaginato – nelle nostre fantasie: nel desiderio di frequentare un parco, un cinema, una spiaggia, di assaporare un caffè al bar del nostro quartiere o di andare in una città dove c’è un affetto lontano.

Agli spazi improvvisamente e mostruosamente dilatati dei nostri abituali territori di vita, si sono affiancati i nostri nuovi spazi pubblici; questi spazi sono diventati inevitabilmente ciò che del nostro vivere domestico abbiamo deciso, più o meno consapevolmente, di mettere in comune con gli altri: gli sfondi delle videocall sono diventati i contesti in cui hanno preso il sopravvento le nostre relazioni sociali. Una nuova estetica del privato-pubblico ha fatto irruzione nel nostro quotidiano fatto di telelavoro, webinar, telescuola, video-aperitivi, trasmissioni tv, eventi live social di ogni tipo e sorta.

La tensione tra questo desiderio del “fuori casa” e la realtà dei variopinti mosaici dei nostri interni, diventati lo spazio pubblico delle relazioni sociali, ha disegnato inevitabilmente la nuova città, se intendiamo con questo termine il luogo del vivere collettivo.

Almeno per ora.
E dopo? Cosa ne sarà dopo?
Trovo interessante l’interrogativo più riguardo al significato da dare alla parola “dopo” che alle specifiche azioni da intraprendere. Il dopo non è un futuro dai contorni certi, lo stiamo sminuzzando in “fasi” per riuscire a dargli una forma concreta, perché di fatto non abbiamo idea di cosa ci possa essere al di là del- l’orizzonte. L’emergenza della pandemia ci ha costretti a vivere in una compressione temporale, in cui non riusciamo a pianificare con esattezza il futuro, perché è una dimensione temporale che gli eventi stessi non ci permettono di controllare: non sappiamo quando finirà l’emergenza, se ricomincerà e quando, quanto durerà.

Questa impossibilità di previsione certa ci ricorda che gli strumenti che sono stati usati negli ultimi 150 anni per pianificare le città non funzionano, non possono funzionare. Non che non lo sapessimo prima, magari ce lo si diceva tra pochi e tutto sommato ciascuno si faceva forza del proprio ruolo: il decisore di stabilire le politiche urbane, l’urbanista di disegnarle, il ricercatore urbano di provare a vedere cosa c’è oltre lo steccato delle certezze della pianificazione, il cittadino di reclamare uno spazio di vita sociale funzionante e all’altezza perlomeno delle tasse pagate.

Ecco, ora siamo in tempo di spillover.
Riprendendo come metafora ciò di cui tanto si parla, il passaggio da una specie all’altra del coronavirus, sta accadendo, anzi è già accaduto, che questa straordinaria situazione di stasi collettiva stia producendo un’altra forma di spillover: quella della conoscenza.

Una conoscenza che inevitabilmente non può più essere appannaggio di una singola categoria professionale o civile: il politico, l’urbanista, il ricercatore, il cittadino. Tutti abbiamo bisogno di capire, di conoscere, di decidere, di avere consapevolezza. Perché la conoscenza ci dà motivazione, ci permette di affrontare la paura e di avere ancora quell’orizzonte temporale – il futuro – che altrimenti non avremo.

Siamo prepotentemente entrati in un’epoca in cui l’ap- prendimento collettivo e condiviso disegnerà le nostre vi- te e le nostre città. Non abbiamo scelta.

È sotto i nostri occhi da due mesi: le discussioni di virologi ed immunologi, l’appello continuo ad una scienza che fa le corse ed i salti mortali per dare risposte che non può e giustamente non sa ancora dare di fronte all’ignoto, la pressione a turno sui politici, che devono decidere del nostro presente e futuro, e sui cittadini, che devono obbedire, spesso non capendo significati e motivazioni dell’agire.

È un esperimento collettivo di laboratorio in presa diretta, è ricerca scientifica in tempo reale; probabilmente nessuno che non si occupasse di ricerca aveva idea che potesse funzionare così: con prove, errori, decisioni da prendere, teorie da dimostrare e confutare. Da cittadini, siamo stati abituati ad utilizzare una scienza pret-à-porter, con soluzioni certe già testate, da applicare semplicemente per ottenere il risultato. Non è così adesso e non abbiamo gli strumenti cognitivi (e forse anche emotivi) per accettarlo.

Le città e la loro forma, così come le forme del vivere sociale negli spazi urbani, seguono lo stesso destino: non abbiamo più certezze, dobbiamo sperimentare e farlo insieme. Imparare ad apprendere insieme, a stare nell’errore e correggerlo, a fidarci di chi ha competenze specifiche e a mettere insieme tante conoscenze diverse per arrivare a risultati confortanti.

Ci aspetta un futuro sperimentale e sarà entusiasmante se troviamo gli strumenti per entrare in quest’ordine d’idee.

Coronavirus, partirà anche in Emilia-Romagna la sperimentazione con il plasma

Lo annuncia il commissario regionale Venturi: «Ma non possiamo affidarci solo a una sensazione»

Infiltracion Plasma Enriquecido«Partirà anche in Emilia-Romagna la sperimentazione con il plasma. Ricordiamo che servirà a stabilire con precisione se questa terapia può dare elementi positivi, però ricordiamoci che dobbiamo avere tutte le sicurezze del caso». Lo ha detto Sergio Venturi, commissario regionale ad acta per l’emergenza Coronavirus in Emilia-Romagna, nel quotidiano bollettino pomeridiano via Facebook.

«Non c’è volontà di dire se questa terapia serve o no, tutti ci auguriamo che venga trovata una cura definitiva, ma altre volte ci sono stati farmaci miracolosi, come per quello che veniva dal Giappone, e poi non se n’è più parlato», ha sottolineato il commissario regionale.

«Dobbiamo convincerci che nel momento in cui troviamo una cura definitiva diventerebbe patrimonio di tutti, ma non possiamo affidarci solo ad una sensazione, serve una prova scientifica. Anche quando troveremo il vaccino – ha concluso Venturi -, prima sarà sottoposto alle categorie a rischio, non ci saranno subito 7 miliardi di dosi». (Ansa.it)

Ravenna, parcometri al posto dei disabili al parcheggio San Vitale: «Ripensateci»

L’appello della cooperativa sociale che al momento lo gestisce: «Il Comune ci ha detto di sgomberare entro dieci giorni nel primo giorno di riapertura dopo il lockdown»

Attachment (37)Parcometri al posto dei disabili. C’è il rischio che succeda a Ravenna, dove le ruspe del Comune sono in arrivo nel parcheggio San Vitale (ex Caserma Gorizia), a pochi metri da Museo Nazionale e basilica di San Vitale. In gioco c’è l’occupazione di dieci persone che lavorano nel parcheggio, tutte con disabilità, tutte con alle spalle percorsi di inserimento calibrati sulle loro abilità e caratteristiche.

La comunicazione è arrivata a sorpresa a Romina Maresi, presidente della cooperativa sociale San Vitale: «Proprio il primo giorno di riapertura del parcheggio dopo il lockdown, abbiamo appreso che dovremmo sgombrare entro dieci giorni. Una vera e propria doccia fredda, perché fino ad oggi la nostra collaborazione con il Comune di Ravenna è stata costellata di significativi progetti condivisi, pensati e realizzati per il bene della comunità».

Il progetto comunale è di attrezzare l’area di sosta con sensori e altri dispositivi tecnologici che dovrebbero sostituire le attività attalmente svolte dai nostri operatori.

La gestione del parcheggio passerebbe direttamente ad Azimut. «Nel passato anche recente la San Vitale ha proposto varie soluzioni, inclusa quella di sostenere l’investimento necessario a riqualificare l’area, in cambio della gestione poliennale dello spazio, mantenendo così l’esperienza delle persone che vi lavorano. Nel progetto del Comune, invece, dovrebbe rimanere solo un custode, senza alcun contatto con i cittadini».

«Se è possibile ricollocare queste persone altrove? Spostare una persona che ha alle spalle un percorso di fragilità e una normalità faticosamente riconquistata non è come spostare un’automobile: occorrono cautela e rispetto».

Il parcheggio fa parte della storia della cooperazione sociale a Ravenna. «È la prima attività svolta dalla cooperativa San Vitale, alla fine degli anni Ottanta, oltre alla gestione del deposito delle biciclette della stazione e all’azienda agricola».

La presidente si augura però che sia ancora possibile trovare un accordo. «Lasciate alle persone che vi hanno lavorato finora la possibilità di essere ancora protagoniste. Noi possiamo aggiungere creatività, competenze e risorse. Confido che insieme al Comune possa nascere un progetto nuovo e meritevole di essere apprezzato dalla città. Un bel parcheggio nuovo, curato, dotato degli ultimi ritrovati tecnologici, ma dove vi accoglie un sorriso di un ragazzo e non una anonima voce registrata».

Si può nuotare in mare a Ravenna e a Cesenatico. Ma “in mezzo”, a Cervia, è vietato

Le ordinanze dei sindaci sono diverse: nella città del sale consentite solo le altre attività acquatiche

Triathlon 03In questo drammatico ma anche a tratti surreale periodo non è facile destreggiarsi tra le normative nazionali, regionali e comunali.

E così può capitare che in “fase 2” nel tratto di mare antistante i lidi del comune di Ravenna si possa tornare a nuotare, come dispone l’ordinanza del sindaco Michele de Pascale, ma che nuotare sia invece vietato nel comune di Cervia, sempre per ordine del sindaco, in questo caso Massimo Medri. E così si può nuotare a Lido di Savio ma non, pochi metri più in là, a Milano Marittima. Mentre, scendendo lungo lo Stivale, una volta terminato il territorio del comune di Cervia, si può tornare a nuotare a Zadina, per esempio, nel territorio comunale di Cesenatico, come dispone un’ordinanza firmata dal sindaco nei giorni scorsi.

Cervia, in particolare, nell’ordinanza dà il via libera alle «attività acquatiche individuali», indicando a titolo di esempio “windsurf, attività subacquee, canoa, canottaggio, pesca, vela in singolo, eccetera”. In molti inizialmente in quell’eccetera avevano inteso anche il nuoto, che invece non è compreso. Come ci conferma al telefono il sindaco Massimo Medri: «Abbiamo consentito l’accesso per le attività acquatica solo nei vari circoli e nel tratto di spiaggia libera (Lungomare Deledda 192-193, ndr), quindi abbiamo ritenuto potesse creare dei problemi permettere anche il nuoto. Credo che non sia un grosso problema aspettare ancora qualche giorno, per poter tornare a nuotare in mare…».

Coronavirus, un altro morto (un 85enne) a Ravenna, ma nessun nuovo contagio

 

In Emilia-Romagna, dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus si sono registrati 26.598 casi di positività, 111 in più rispetto a ieri (7 maggio). I test effettuati hanno raggiunto quota 221.866 (+4.827).

Le nuove guarigioni oggi sono 361 (15.071 in totale), mentre continuano a calare i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi a oggi: -281, passando dai 8.011 registrati ieri agli odierni 7.730. Per un differenziale fra guariti complessivi e malati effettivi di 7.341, fra i più alti nel Paese.

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi (8 maggio) sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 5.222, -213 rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 163 (-10). Diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid (-46).

Le persone complessivamente guarite salgono quindi a 15.071 (+361): 2.780 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 12.291 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Purtroppo, si registrano 31 nuovi decessi: 13 uomini e 18 donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna sono arrivati a 3.797. I nuovi decessi riguardano 8 residenti nella provincia di Piacenza, 2 in quella di Parma, 4 in quella di Reggio Emilia, 4 in quella di Modena, 8 in quella di Bologna (nessuno nell’imolese), 1 in quella di Ravenna (si tratta di un uomo di 85 anni), 3 in quella di Forlì-Cesena (nel forlivese), 1 in quella di Rimini. Nessun nuovo decesso a Ferrara e da fuori regione.

Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.334 a Piacenza (34 in più rispetto a ieri), 3.266 a Parma (6  in più), 4.819 a Reggio Emilia (7 in più), 3.779 a Modena (7 in più), 4.332 a Bologna (35 in più), 388 le positività registrate a Imola ( nessuna variazione ), 970 a Ferrara (10 in più). In Romagna sono complessivamente 4.710 (12 in più), di cui 993 a Ravenna (nessuna variazione), 920 a Forlì (4 in più), 741 a Cesena (6 in più), 2.056 a Rimini (2 in più).

Ravenna, prende forma la passerella in Darsena: ecco il rivestimento in legno

Il cantiere è ripartito già da diversi giorni. Si tratta del primo stralcio, lungo 280 metri

Passerella Legno DarsenaÈ ripartito già da diversi giorni in darsena a Ravenna il cantiere per la realizzazione della tanto attesa passerella sopraelevata lungocanale, che avrebbe dovuto inaugurare proprio in maggio.

Come testimonia anche la foto postata sui social dal consigliere comunale Rudy Gatta, presidente della commissione consiliare Lavori Pubblici, i lavori sono comunque a buon punto. E a spiccare in questi giorni è l’allestimento del legno, che caratterizzerà l’intera passeggiata.

Il cantiere in corso riguarda il primo stralcio della passerella, quello più vicino alla testata del canale, zona Almagià e Darsena Pop-Up, per intenderci. Una prima parte che sarà lunga 280 metri (e larga 5 e mezzo), sopraelevata di 80 cm. L’impegno economico è di 700mila euro del Comune, in attesa dello sblocco dei fondi statali del bando periferie.

Il progetto prevede poi nuovi stralci fino ad arrivare a una lunghezza di oltre un chilometro.

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