domenica
14 Settembre 2025

Coronavirus, il decreto del Governo per la liquidità: «400 miliardi di prestiti»

E vengono sospesi i pagamenti fiscali di aprile e maggio

Conte, Non C'è Data Ma Già Programmiamo Fase 2«Con il decreto appena approvato diamo liquidità immediata per 400 miliardi di euro alle nostre imprese, 200 per il mercato interno, altri 200 per potenziare il mercato dell’export. È una potenza di fuoco». Lo dice il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa per presentare l’atteso decreto per la liquidità, un pacchetto di norme che punta a garantire risorse alle imprese.

Al centro del provvedimento un Fondo centrale di garanzia, che offre una copertura pubblica ai finanziamenti concessi da banche, società di leasing e intermediari finanziari.

«Basterà dimostrare di avere i requisiti, di avere una partita Iva, l’ultima dichiarazione dei redditi, l’ultima dichiarazione di pagamento delle imposte per ottenere il prestito» perché la «garanzia diventa automatica». Questo meccanismo viene introdotto per aiuti fino ai 25 mila euro, per i quali la garanzia farà capo interamente allo Stato.

In generale, il Fondo centrale di garanzia viene rafforzato con una iniezione di liquidità di 1,5 miliardi di euro. In questo modo, la platea dei beneficiari includerà le aziende fino a 499 dipendenti. Prestiti (con scadenza fino a 6 anni) – per importi fino agli 800 mila euro – saranno garantiti al 100% (per il 90% dallo Stato e per il 10% da Confidi). Prestiti fino a 5 milioni di euro beneficeranno di una garanzia al 90%.

«Abbiamo inoltre deliberato – ha detto Conte – la sospensione di vari pagamenti fiscali e contributi e ritenute anche per i mesi di aprile e maggio». Lo Stato, per il momento, rinuncia a incassare 10 miliardi di euro, scrive Repubblica.it. In particolare, le ritenute sospese ammontano a circa 4,3 miliardi (2,536 miliardi per aprile, inclusi i 950 milioni già sospesi dal decreto Cura Italia, e 1,771 miliardi per maggio, inclusi i 79 milioni già sospesi). A questi importi, andrà aggiunta l’Iva per 4,48 miliardi (2 miliardi per aprile e 2,432 miliardi per maggio).

La scienziata nella Svezia anti-lockdown: «Teoria su basi incerte, io resto a casa»

Daria Dall’Olio si occupa di astrofisica e sta facendo il dottorato di ricerca a Goteborg: vive divisa a metà tra le cronache italiane e la linea del Paese scandinavo che si fida dei cittadini. Chiuse solo università e scuole superiori, palestre e ristoranti aperti, con il consiglio di stare distanti

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Una via del centro di Stoccolma, foto dal sito di Repubblica

La Svezia va avanti come se il coronavirus non esistesse e allora lei, 38enne di Ravenna che vive a Goteborg e legge le cronache italiane, si è fatta il suo lockdown personale. «Chiusa in casa con mio marito e nostro figlio che non ha ancora un anno – dice Daria Dall’Olio, astrofisica e ricercatrice universitaria –. Usciamo per due passi una volta al giorno per salvare la salute mentale e nient’altro. Anche la spesa la facciamo online con consegna a domicilio».

Il primo caso accertato di Covid-19 in Svezia risale all’1 febbraio. Da allora le positività sono diventate oltre seimila e i morti quasi quattrocento. Ma il Governo non ha imposto limitazioni stringenti ai suoi cittadini. Ristoranti, bar, negozi, attività, uffici, aziende, parchi, palestre, cinema: tutto aperto. «Sono chiuse solo università e superiori, cioè le scuole frequentate da chi può restare a casa senza bisogno di un genitore che quindi può continuare a lavorare, soprattutto se fa parte del personale sanitario».

Nelle ultime ore, mentre pubblichiamo questo articolo, sembra farsi largo l’ipotesi di introdurre alcune limitazioni. Finora il Governo, fiducioso nel senso civico dei suoi cittadini, ha ritenuto sufficiente invitare tutti a favorire il telelavoro, osservare le norme del distanziamento sociale tenendosi a 1,5 metri, non radunarsi in più di 50 persone, nei luoghi di ristorazione servizio solo al tavolo. «È vero che generalmente gli svedesi seguono i suggerimenti dalle autorità – dice la scienziata emigrata in Svezia cinque anni fa – ma non scadiamo nello stereotipo: anche qui c’è chi se ne frega. E quando usciamo per la nostra passeggiata si vedono le persone in giro. Autobus e tram sono meno affollati ma in altri contesti non c’è grande differenza rispetto alla situazione precedente al virus». E così per chi ha un orecchio rivolto alle vicende italiane, diventa ancora più difficile: «È straniante. Abbiamo una casa piccola ma abbiamo deciso che è meglio non uscire».

A dettare la linea dello Stato è Anders Tegnell, medico epidemiologo e direttore dell’agenzia di sanità pubblica: si cerca di rallentare l’epidemia perché si pensa che bloccarla sia impossibile e bisognerà conviverci fino al vaccino. Far circolare il virus lentamente per non intasare gli ospedali. «Potrebbe essere anche una posizione all’apparenza con una sua logica – riflette la ravennate – ma fatico ad avere fiducia da quando ho cercato maggiori informazioni sui fondamenti delle sue parole e ho trovato delle contraddizioni. E sono cose che si trovano sulle riviste scientifiche. Ad esempio si sostiene che gli asintomatici non sono un problema. La stessa Oms dice altro». Le voci dissidenti non mancano tra le fila del sistema sanitario svedese. Una lettera firmata da medici e infermieri ha raccolto duemila sottoscrizioni tra cui anche dai vertici della fondazione per il Nobel: «Hanno messo in luce i tagli ai posti letto e al personale».

E poi c’è pur sempre la matematica a cui aggrapparsi: «Non sono un medico ma le curve esponenziali le so leggere bene e quelle non mentono: i casi stanno crescendo come crescono altrove». Non solo la matematica, diventa questione di metodo scientifico: «Quando proponi una teoria nuova questa deve avere un vaglio dalla comunità scientifica. Se non ha nessun appoggio allora cosa stai proponendo?».

Per la ricercatrice si sono ribaltati i ruoli disegnati dagli stereotipi: è lei italiana a essere rigida mentre gli svedesi la prendono con più leggerezza. «Stavo lavorando part-time e ora lavoro da casa cercando di completare il mio dottorato ma non è facile con un bimbo piccolo ancora da allattare. Contavo di concludere a settembre ma forse dovrò rivedere i piani».

In provincia di Ravenna 128 guarigioni cliniche dall’inizio dell’emergenza Covid-19

I decessi sono 41, di cui nessuno registrato nelle ultime 24 ore. Nuovi 20 casi di positività

Tamponi Coronavirus 1280x720Non si sono registrati decessi nelle ultime 24 ore in provincia di Ravenna, dove alle 12 di oggi, 6 aprile, le persone morte con covid-19 sono 41 dall’inizio dell’emergenza.

Sono invece 728  i casi positivi, di cui 330 residenti nel comune capoluogo. Nelle ultime 24 ore sono 20 i nuovi contagiati, 11 donne e 9 uomini. Quindici sono in isolamento domiciliare, gli altri cinque sono ricoverati, nessuno in terapia intensiva. Sul fronte epidemiologico, si tratta principalmente di pazienti che hanno avuto contatti stretti con casi già accertati.

Sempre nelle ultime 24 ore ci sono state 15 guarigioni cliniche (10 uomini e 5 donne) per le quali sono programmati i tamponi di verifica attraverso il sistema drive through. Tra i residenti nel Ravennate dall’inizio dell’infezione si sono verificate 128 guarigioni cliniche, di cui 43 complete, cioè con doppio tampone negativo.

Restano 476 le persone in quarantena e sorveglianza attiva in quanto contatti stretti con casi positivi o rientrate in Italia dall’estero.

Coronavirus, frenano i nuovi contagi, diminuiscono i ricoverati, aumentano i guariti

Il bollettino della Regione. Nessun decesso registrato in provincia di Ravenna

Scientist Using Microscope 393802217.556 casi di positività al Coronavirus in Emilia-Romagna, 467 in più rispetto a ieri: un aumento tuttavia contenuto se paragonato a quello dei giorni scorsi (tra sabato e domenica era stato di 549 unità). E sono 72.163 i test effettuati, 2.177 in più.

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi, 6 aprile, sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Complessivamente, sono 7.795 le persone in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (317 in più rispetto a ieri). 372 le persone ricoverate in terapia intensiva: due in meno rispetto a ieri, così come continuano a diminuire i ricoverati nei reparti non di terapia intensiva, che oggi sono 3.804 (-35). In calo anche i decessi: 57, quelli nuovi – di cui 31 uomini e 26 donne – ma il giorno prima erano stati 74 – il numero complessivo sale così a 2.108.

Continuano, nel frattempo, a salire le guarigioni, che raggiungono quota 2.397 (196 in più rispetto a ieri), 1.432 delle quali riguardano persone “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione; 965 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Per quanto riguarda i decessi, per la maggior parte sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse. I nuovi decessi riguardano 10 residenti nella provincia di Piacenza, 13 in quella di Parma, 8 in quella di Reggio Emilia, 6 in quella di Modena, 11 in quella di Bologna (nessuno nel territorio imolese), 2 in quella di Ferrara, 1 nella provincia di Forlì-Cesena (a Forlì), 6 in quella di Rimini.

Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 2.936 Piacenza (44 in più rispetto a ieri), 2.317 Parma (42 in più), 3.167 Reggio Emilia  (101 in più), 2.691 Modena  (82 in più), 2.300 Bologna (93in più), 317 Imola (3 in più), 510 Ferrara  (22 in più), 728 Ravenna (20 in più), 1.015 Forlì-Cesena   (di cui 546 Forlì, 20 in più rispetto a ieri, e 469 a Cesena, 18 in più), 1.575 Rimini  (22 in più).

Tre milioni di mascherine gratis per i cittadini dell’Emilia-Romagna

Da mercoledì saranno distribuite dai Comuni

Tre milioni di mascherine saranno messe a disposizione gratuitamente dalla Regione per tutti i cittadini dell’Emilia-Romagna.Di queste, un milione viene destinato al sistema delle imprese, per garantire il rispetto dei rigidi requisiti di sicurezza qualora dovessero concretizzarsi ipotesi di graduali riaperture in alcuni comparti economici.

La Regione vuole incentivare «il più possibile l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale soprattutto nei luoghi chiusi come i servizi essenziali e gli esercizi di vendita, a partire dagli alimentari, la cui attività non è stata sospesa. Per ovviare alle difficoltà di chi non riesce a reperirle, la Regione è pronta a partire con questa prima fornitura».

A partire da mercoledì, le mascherine saranno distribuite ai Comuni tramite la rete della Protezione civile regionale dei Coc, i Centri operativi comunali. I Comuni provvederanno quindi a renderle disponibili attraverso le modalità che riterranno più efficaci e che potranno passare anche per le farmacie e parafarmacie o punti come edicole e tabaccherie.

«Mettiamo subito a disposizione – afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini- un numero di mascherine pari a tre emiliano-romagnoli su quattro, con l’obiettivo di proseguire a farlo sulla base di quelle che saranno le reali esigenze e dopo aver garantito i dispositivi di protezione in primo luogo a chi è in prima linea ogni giorno, e cioè gli operatori sanitari e socioassistenziali».

La pensione? Agli over 75 ora la possono portare direttamente a casa i carabinieri

Accordo tra Poste Italiane e l’Arma, per tutta la durata dell’emergenza

112 CarabinieriPoste Italiane e l’Arma dei Carabinieri hanno sottoscritto una convenzione grazie alla quale tutti i cittadini di età pari o superiore a 75 anni che percepiscono prestazioni previdenziali presso gli Uffici Postali, che riscuotono normalmente la pensione in contanti, possono chiedere di ricevere gratuitamente le somme in denaro presso il loro domicilio, delegando al ritiro i Carabinieri.

Il servizio non potrà essere reso a coloro che abbiano già delegato altri soggetti alla riscossione, abbiano un libretto o un conto postale o che vivano con familiari o comunque questi siano dimoranti nelle vicinanze della loro abitazione.

In base alla convenzione appena sottoscritta i Carabinieri si recheranno presso gli sportelli degli Uffici Postali per riscuotere le indennità pensionistiche per poi consegnarle al domicilio dei beneficiari che ne abbiano fatto richiesta a Poste Italiane rilasciando un’apposita delega scritta. I pensionati potranno contattare il numero verde 800 55 66 70 messo a disposizione da Poste o chiamare la più vicina Stazione dei Carabinieri per richiedere maggiori informazioni.

Annoiati dall’isolamento, organizzano un torneo di tennis in strada: multati

Segnalazioni, controlli e sanzioni in tutta la provincia

Polizia Locale Bassa RomagnaSegnalazioni  sono giunte per tutte le  giornate di sabato e domenica: nonostante la raccomandazione delle autorità  e le ordinanze delle istituzioni, molte persone si sono spostate per prendere una boccata d’aria violando anche in maniera palese le prescrizioni per il contenimento del contagio. La polizia locale ha così passato al setaccio le città, anche in provincia di Ravenna, per risolvere problemi di assembramenti che potrebbero essere causa di trasmissione del contagio. Controlli sono stati effettuati in tutti i parchi puubblici cittadini e posti di blocco sulle principali strade.

A Faenza, in 12 occasioni i vigili hanno constatato una palese violazione delle norme in vigore e hanno quindi proceduto a contestare la relativa sanzione amministrativa. Da segnalare che le pattuglie sono intervenute anche in via Lesi dove era stato segnalato dai residenti che alcuni giovani avevano orhganizzato incontri di tennis sulla strada pubblica. Anche agli improvvisati atleti è stata naturalmente contestata la violazione dell’ordinanza emessa per il contenimento del coronavirus.

A Ravenna, sono state sanzionate altre 21 persone, su 253 controlli tra persone ed esercizi commerciali effettuati nel weekend dalla polizia locale. «La maggioranza dei cittadini – scrive il vicesindaco Eugenio Fusignani – sta rispettando le regole, ma ci sono ancora comportamenti scorretti che, per quanto attuati da una parte minoritaria della cittadinanza, possono risultare pregiudizievoli della salute di tutti».

A Cervia, nel corso di tutta la scorsa settimana, sono stati effettuati oltre 700 controlli e sanzionate 18 persone.

Quasi 800 i controlli anche della polizia locale della Bassa Romagna, che hanno portato a 24 sanzioni e 4 denunce.

Scuola, la data spartiacque è il 18 maggio. Tutti promossi ma con voti a “distanza”

Via libera del Governo alle nuove misure. Se non si rientrerà negli istituti salta l’esame di terza media

Chairs Classroom College Desks 289740Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al Dl scuola, con tutte le misure per finire l’anno scolastico alle prese con l’emergenza Covid-19.

Confermate alcune delle anticipazioni dei giorni scorsi – citiamo un articolo di Repubblica.it –: sono due gli scenari previsti, a seconda che riprendano le lezioni in presenza, oppure, come è più probabile, gli studenti per quest’anno non tornino più in classe. In via eccezionale quest’anno tutti gli alunni saranno ammessi all’anno successivo, anche quelli con insufficienze registrate nel primo quadrimestre, ma come ha più volte detto la ministra Azzolina non ci sarà «nessun 6 politico»: infatti i ragazzi saranno valutati con voti finali corrispondenti all’impegno dimostrato durante l’anno e nella didattica a distanza.

La data spartiacque è quella del 18 maggio: nel caso si tornasse in classe entro questa data, e si avessero quindi quattro settimane di lezione, l’esame di maturità verrebbe assimilato alla prova che conosciamo, ma con qualche differenza. Per gli esami di terza media – si legge nella bozza «è prevista l’eliminazione di una o più prove rimodulando le modalità di attribuzione del voto finale».

L’ipotesi più probabile però è che l’attività didattica in classe non possa riprendere entro il 18 maggio per ragioni sanitarie. In questo caso i maturandi salteranno entrambi gli esami scritti, italiano e seconda prova. La valutazione finale verrà affidata a un esame orale, «un unico colloquio, spiega la bozza, articolandone contenuti, modalità anche telematiche e punteggio, per garantirne la completezza e la congruità della valutazione». L’esame resterà comunque «serio», ha assicurato la ministra Azzolina. Salteranno anche gli esami di terza media. Prevista, si legge nella bozza »la sostituzione dell’esame di stato conclusivo del primo ciclo di istruzione che tiene conto altresì di un elaborato del candidato». Per gli alunni che hanno lacune formative, è prevista la possibilità «dell’eventuale integrazione e recupero degli apprendimenti relativi all’anno scolastico 2019-2020 nel corso dell’anno scolastico successivo, a decorrere dal 1 settembre 2020, quale attività didattica ordinaria».

Via libera, intanto, sempre dal Cdm alle assunzioni chieste dal Ministero dell’Istruzione per recuperare parte dei posti liberati nell’estate del 2019 da quota 100. Si attua una norma inserita nel decreto scuola approvato in autunno, voluta dalla ministra Lucia Azzolina. Si tratta di 4.500 posti che andranno ad altrettanti insegnanti, vincitori di concorso o presenti nelle graduatorie ad esaurimento, che non hanno potuto occupare questi posti lo scorso settembre perché non erano stati messi a disposizione, si legge in un’agenzia dell’Ansa.

Camera di Commercio: «L’edilizia frena ancora, fatturati 2019 giù del 2,2 percento»

L’analisi congiunturale in provincia con i numeri del quarto trimestre, quindi prima delle ricadute per la pandemia Covid-19. In un anno perse 84 imprese: ora sono 5.191

Edil6Continua la frenata del settore costruzioni in provincia di Ravenna. Il volume di affari conferma il segno negativo anche nel quarto trimestre del 2019: -1,9 percento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Il dato viene dall’indagine congiunturale condotta dalla Camera di Commercio su un campione statistico rappresentativo dell’universo delle imprese provinciali fino a 500 addetti.

Dopo la tendenza positiva avviatasi nel 2015 ed i buoni risultati conseguiti ancora nel 2017, già nel 2018 l’andamento medio annuo del fatturato provinciale del settore delle costruzioni dava segnali dell’inversione del trend; i quattro trimestri del 2019, con andamenti altalenanti ma tutti con segno negativo, non fanno altro che confermare: l’andamento medio annuo del fatturato provinciale conferma la tendenza negativa del settore ravennate, portandosi al -2,2 percento.

Per quanto riguarda la consistenza delle imprese attive, che costituiscono l’effettiva base imprenditoriale, al 31 dicembre 2019 il settore delle costruzioni conta 5.191 imprese iscritte al Registro Imprese di Ravenna, che rappresentano il 15,1 percento del totale delle imprese operative provinciali. Per quanto riguarda la forma giuridica, il 73,2 percento delle imprese edili ravennati è organizzata sotto forma di impresa individuale. Rispetto alla stessa data del 2018, il numero totale delle imprese attive del settore è diminuito di 84 unità, pari a -1,6 percento. In un confronto temporale più ampio ed in particolare negli ultimi 5 anni, il calo del settore è risultato di 412 unità, pari a -7,4 percento; in particolare sono diminuite di 221 imprese le attività di costruzioni di edifici (-16,9 percento) e di 169 unità le attività di costruzione specializzate (-4 percento).

I numeri elaborati hanno attestato che nell’ultimo trimestre del 2019, si è confermato l’andamento congiunturale positivo dell’industria delle costruzioni a livello regionale: nel periodo ottobre-dicembre 2019, infatti, è stato registrato un aumento del volume d’affari per il settore dell’edilizia dell’Emilia-Romagna pari a +0,8 percento, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Per la regione, il 2019 si è chiuso con una crescita del volume di affari del settore della costruzioni emilianoromagnolo solo dello 0,3 percento, rispetto al 2018; è il quinto anno di crescita, ma appare essersi molto indebolita, se la si confronta con il +1,7 percento riferito all’anno 2018, a causa dei diffusi segnali del generale rallentamento dell’attività.

«Per l’emergenza legata al Covid-19 – si legge nella nota diffusa da Viale Farini –, l’economia globale subirà una fortissima frenata e si presume colpirà maggiormente i settori già in sofferenza; a ciò si aggiunga lo stop dei cantieri edili e questo aumenta la preoccupazione per le pesanti implicazioni. Queste informazioni messe a disposizione dal sistema camerale, forniscono notizie sull’andamento del settore prima della crisi sanitaria, da cui partire per gli approfondimenti necessari. I primi provvedimenti nazionali e regionali di distanziamento sociale, che hanno provocato subito ricadute economiche, sono stati introdotti dai primi giorni di marzo; l’impatto sui dati economici emergerà quindi proprio con gli indicatori congiunturali riferiti da questo mese in poi».

Vandini (Italia in Comune): «Convivremo col virus ma manca una visione di futuro»

L’ex grillino ammette che le restrizioni sono state inevitabili per la mancanza di autodisciplina e da Facebook lamenta lo scarico di responsabilità sul cittadino con il mantra “State a casa”: «Sta facendo più danni della grandine come il famoso “uno vale uno”»

IMG 5545«Va bene il “Tutti a casa”, ma non può essere l’unico mantra che ci viene propinato da un mese in attesa della prossima scadenza, per poi prorogarlo ulteriormente. Le aziende cercano in qualche modo di lavorare o la gente prova a uscire un po’ più spesso anche per la mancanza di un minimo di indicazione sul futuro, cosa che toglie le speranze». Il coordinatore provinciale di Italia in Comune a Ravenna, Pietro Vandini, dal suo profilo Facebook (il post completo in fondo a questa pagina) esprime tutte le sue perplessità sulla situazione che ci circonda dopo un mese di lockdown.

Secondo Vandini c’è «una certa sproporzione tra il rischio reale e le misure per affrontarlo», ma la sua preoccupazione al momento è per l’assenza di una visione su come affrontare il dopo in un contesto di convivenza con questo microrganismo: «Perchè deve essere chiara una cosa, il virus non sparisce. Possiamo stare a casa anche 4 mesi ma il virus non sparisce fino a quando non saremo tutti immunizzati (forse) o non esisterà un vaccino. Questo significa che continueremo ad ammalarci, ad aver bisogno degli ospedali e purtroppo anche a morire. Ora dobbiamo scaricare un sistema sanitario saturo ed in difficoltà ma togliamoci dalla testa che fatto questo il virus sparisca».

Il ragionamento di Vandini tocca un tema spesso al centro del dibattito in questo periodo: «Mi piacerebbe poter vedere quanti sono i contagi da passeggiata o da “pisciata di cane” e quanti nei contesti lavorativi. Ci vuole un po’ di razionalità, senza puntare il dito a prescindere, un minimo di razionalità. Ci vuole anche una capacità di chi ci governa di far passare determinati messaggi». E qui l’ex grillino fa un paragone proprio con il vecchio movimento per cui si candidò a sindaco nel 2011: «Questa cosa dello “State a casa” sta diventando un po’ come “l’uno vale uno” di vecchia memoria, se non lo si contestualizza fa più danni della grandine. “Uno vale uno” per molti divenne “tutti possono fare tutto” e cioè una delle più grandi sciocchezze della storia dell’uomo; lo “state a casa” sta diventando quasi un modo per scaricare sul singolo cittadino qualsiasi responsabilità».

«Un momento drammatico per le donne vittime di violenza, ma Linea Rosa c’è»

Intervista alla presidente dell’associazione che da quasi trent’anni si occupa delle vittime della violenza di genere: «Abbiamo a disposizione anche case dove eventualmente portare un’ospite che risulti positiva al Covid19»

Alessandra Bagnara
Alessandra Bagnara

Le case non sono tutti uguali, le famiglie non sono tutte uguali e se questo periodo di quarantena forzata per sconfiggere il Convid-19 per tanti è un’occasione per trascorrere più tempo insieme e magari prendersi cura dell’altro, ci sono donne per cui questo periodo rischia di diventare un vero e proprio incubo, a prescindere dal virus. Per questo abbiamo contatto Alessandra Bagnara, presidente di Linea Rosa, l’associazione che a Ravenna si occupa di donne vittime di violenza e gestisce anche case protette in cui sono ospitate.

Per molte donne l’invito a “stare in casa” suona innanzitutto come una minaccia e un pericolo. Quante chiamate state ricevendo in questi giorni?
«Questa emergenza ha sicuramente influito notevolmente sul numero di chiamate da parte delle donne vittime di violenza. Chiedere aiuto in queste situazione di isolamento, soprattutto se sono ancora conviventi con il maltrattante è complicato. Le operatrici di Linea Rosa continuano a tenere aperto il centro antiviolenza nei giorni e negli orari consueti effettuando, quando possibile, colloqui telefonici. Questo si verifica soprattutto con le donne che hanno già avviato un percorso di uscita dalla violenza e necessitano di restare in contatto per continuare nel percorso di autonomia personale. In questo particolare e delicato momento anche la psicologa del centro antiviolenza svolge colloqui telefonici o via skype perchè mai come oggi le donne non si sentano sole».

Qual è il messaggio da far arrivare alle donne vittime di violenza in questo momento? E come? Sui social c’è una campagna in corso, è efficace secondo lei?
«Il messaggio che vorremmo arrivasse alle donne è che possono chiedere aiuto per sé e per i propri figli e che il centro antiviolenza è attivo. Abbiamo ricevuto telefonate di donne che si sono meravigliate di trovarci al centro, convinte di dover lasciare un messaggio in segreteria o di trovare una disponibilità ridotta. Linea Rosa è presente, 10 ore al giorno dal lunedì al venerdì e il sabato mattina a Ravenna, il lunedì dalle 12,30 alle 18,30 a Cervia e il martedì dalle 9 alle 15 a Russi. Resta invariata anche la reperibilità su 24 ore per le forze dell’ordine e i servizi sanitari. È evidente che essere vittime di violenza familiare, mai come ora, è pericoloso e la forzata coabitazione giorno e notte può scatenare conflitti che possono sfociare in maltrattamenti, questo deve autorizzare le donne a non mettere in secondo piano la propria incolumità e a chiedere aiuto. Sicuramente i social e il sito web sono strumenti fondamentali per entrare in
contatto, veicolare messaggi, ma anche ricevere richieste di aiuto, per questo abbiamo potenziato la nostra presenza on-line, augurandoci che raggiunga le donne che in questo momento non trovano altro modo per denunciare i mal- trattamenti».

Come stanno vivendo questo periodo le donne che vivono nelle vostre case protette?
«Vivere in casa rifugio non è semplice. Dover condividere spazi con altre donne che non si conoscono è normalmente complicato ma ora diventa più complesso dal punto di vista psicologico perchè obbliga le donne a fidarsi l’una delle al- tre, a collaborare, a interagire tutto il giorno anche con i figli delle altre e a sperimentare un concetto avanzato di co- munità che deve trovare al proprio interno le risorse per sopravvivere in equilibrio. Devono poi essere assimilate le nuove normative che vanno a sommarsi alle regole di convivenza già presenti nelle case rifugio con l’impossibilità, in caso di conflitti, di sottrarsi al confronto, di lavorare per il proprio progetto, di portare i figli a scuola o semplicemente di portarli a fare una passeggiata. La casa rifugio è però anche un bozzolo protettivo. Le operatrici portano il cibo e i beni di prima necessità, si occupano della manutenzione e cercano in ogni modo di rendere la vita delle donne e dei bambini sicura».

E i bambini con loro? C’è anche qualcuno che sta frequentando la scuola on-line?
«Attualmente abbiamo ospiti bambini di età diverse e a seconda della fascia d’età affrontano diversamente la quoti- dianità. I bambini più grandi frequentano la scuola on-line mentre i più piccoli ricevono compiti e input e sono seguiti dalle mamme nelle fasi di studio e gioco. L’emergenza sanitaria che annulla i contatti esterni ha indubbiamente creato un ulteriore trauma ai minori che già stavano attraversando un momento difficile di riprogettazione e adattamento a una nuova routine familiare e sociale».

Cosa succederebbe se si scoprisse che un’ospite è positiva al virus?
«La nostra associazione dispone di tre case rifugio a Ravenna, che possono ospitare ciascuna tre nuclei e, grazie al Comune di Cervia, di due case sottratte alle mafie, che possono ospitare ciascuna un nucleo familiare. Per questa emergenza Covid19 abbiamo intenzione di utilizzare le case sul territorio cervese per donne che richiedano una protezione immediata in modo da risolvere il problema “quarantena” che dovrebbe precedere l’ingresso in case rifugio con la presenza di più nuclei familiari. Le case possono inoltre essere utilizzate nel caso una o più donne attualmente ospitate in casa rifugio dovesse manifestare positività al virus e avessimo la necessità di spostarla in altro luogo».

Come si può aiutare Linea Rosa in questi giorni di immobilità forzata?
«Come sempre il modo migliore per sostenere il centro antiviolenza è quello di veicolare i nostri messaggi attraverso i social in modo che sempre più donne sappiano che non sono sole anche in questo momento difficile. Siamo ottimiste, sappiamo che ne verremo fuori e speriamo che la cittadinanza che è stata al nostro fianco il questi 29 anni di attività torni compatta a sostenerci e a collaborare. Insieme possiamo venirne fuori».

Punta Marina e Marina di Ravenna deserte ai tempi del coronavirus – VIDEO

Durante una perlustrazione della polizia locale nel primo weekend di aprile

In un video di poco più di 30 secondi Punta Marina e Marina di Ravenna deserte, ai tempi del coronavirus.

Si tratta di un montaggio delle immagini registrate durante una perlustrazione sui lidi ravennati della polizia locale.

E che dimostrano che nonostante il bel tempo i ravennati, in questo primo weekend primaverile di aprile, hanno rispettato le indicazioni delle istituzioni e sono rimasti in casa.

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