«Un momento drammatico per le donne vittime di violenza, ma Linea Rosa c’è»

Intervista alla presidente dell’associazione che da quasi trent’anni si occupa delle vittime della violenza di genere: «Abbiamo a disposizione anche case dove eventualmente portare un’ospite che risulti positiva al Covid19»

Alessandra Bagnara

Alessandra Bagnara

Le case non sono tutti uguali, le famiglie non sono tutte uguali e se questo periodo di quarantena forzata per sconfiggere il Convid-19 per tanti è un’occasione per trascorrere più tempo insieme e magari prendersi cura dell’altro, ci sono donne per cui questo periodo rischia di diventare un vero e proprio incubo, a prescindere dal virus. Per questo abbiamo contatto Alessandra Bagnara, presidente di Linea Rosa, l’associazione che a Ravenna si occupa di donne vittime di violenza e gestisce anche case protette in cui sono ospitate.

Per molte donne l’invito a “stare in casa” suona innanzitutto come una minaccia e un pericolo. Quante chiamate state ricevendo in questi giorni?
«Questa emergenza ha sicuramente influito notevolmente sul numero di chiamate da parte delle donne vittime di violenza. Chiedere aiuto in queste situazione di isolamento, soprattutto se sono ancora conviventi con il maltrattante è complicato. Le operatrici di Linea Rosa continuano a tenere aperto il centro antiviolenza nei giorni e negli orari consueti effettuando, quando possibile, colloqui telefonici. Questo si verifica soprattutto con le donne che hanno già avviato un percorso di uscita dalla violenza e necessitano di restare in contatto per continuare nel percorso di autonomia personale. In questo particolare e delicato momento anche la psicologa del centro antiviolenza svolge colloqui telefonici o via skype perchè mai come oggi le donne non si sentano sole».

Qual è il messaggio da far arrivare alle donne vittime di violenza in questo momento? E come? Sui social c’è una campagna in corso, è efficace secondo lei?
«Il messaggio che vorremmo arrivasse alle donne è che possono chiedere aiuto per sé e per i propri figli e che il centro antiviolenza è attivo. Abbiamo ricevuto telefonate di donne che si sono meravigliate di trovarci al centro, convinte di dover lasciare un messaggio in segreteria o di trovare una disponibilità ridotta. Linea Rosa è presente, 10 ore al giorno dal lunedì al venerdì e il sabato mattina a Ravenna, il lunedì dalle 12,30 alle 18,30 a Cervia e il martedì dalle 9 alle 15 a Russi. Resta invariata anche la reperibilità su 24 ore per le forze dell’ordine e i servizi sanitari. È evidente che essere vittime di violenza familiare, mai come ora, è pericoloso e la forzata coabitazione giorno e notte può scatenare conflitti che possono sfociare in maltrattamenti, questo deve autorizzare le donne a non mettere in secondo piano la propria incolumità e a chiedere aiuto. Sicuramente i social e il sito web sono strumenti fondamentali per entrare in
contatto, veicolare messaggi, ma anche ricevere richieste di aiuto, per questo abbiamo potenziato la nostra presenza on-line, augurandoci che raggiunga le donne che in questo momento non trovano altro modo per denunciare i mal- trattamenti».

Come stanno vivendo questo periodo le donne che vivono nelle vostre case protette?
«Vivere in casa rifugio non è semplice. Dover condividere spazi con altre donne che non si conoscono è normalmente complicato ma ora diventa più complesso dal punto di vista psicologico perchè obbliga le donne a fidarsi l’una delle al- tre, a collaborare, a interagire tutto il giorno anche con i figli delle altre e a sperimentare un concetto avanzato di co- munità che deve trovare al proprio interno le risorse per sopravvivere in equilibrio. Devono poi essere assimilate le nuove normative che vanno a sommarsi alle regole di convivenza già presenti nelle case rifugio con l’impossibilità, in caso di conflitti, di sottrarsi al confronto, di lavorare per il proprio progetto, di portare i figli a scuola o semplicemente di portarli a fare una passeggiata. La casa rifugio è però anche un bozzolo protettivo. Le operatrici portano il cibo e i beni di prima necessità, si occupano della manutenzione e cercano in ogni modo di rendere la vita delle donne e dei bambini sicura».

E i bambini con loro? C’è anche qualcuno che sta frequentando la scuola on-line?
«Attualmente abbiamo ospiti bambini di età diverse e a seconda della fascia d’età affrontano diversamente la quoti- dianità. I bambini più grandi frequentano la scuola on-line mentre i più piccoli ricevono compiti e input e sono seguiti dalle mamme nelle fasi di studio e gioco. L’emergenza sanitaria che annulla i contatti esterni ha indubbiamente creato un ulteriore trauma ai minori che già stavano attraversando un momento difficile di riprogettazione e adattamento a una nuova routine familiare e sociale».

Cosa succederebbe se si scoprisse che un’ospite è positiva al virus?
«La nostra associazione dispone di tre case rifugio a Ravenna, che possono ospitare ciascuna tre nuclei e, grazie al Comune di Cervia, di due case sottratte alle mafie, che possono ospitare ciascuna un nucleo familiare. Per questa emergenza Covid19 abbiamo intenzione di utilizzare le case sul territorio cervese per donne che richiedano una protezione immediata in modo da risolvere il problema “quarantena” che dovrebbe precedere l’ingresso in case rifugio con la presenza di più nuclei familiari. Le case possono inoltre essere utilizzate nel caso una o più donne attualmente ospitate in casa rifugio dovesse manifestare positività al virus e avessimo la necessità di spostarla in altro luogo».

Come si può aiutare Linea Rosa in questi giorni di immobilità forzata?
«Come sempre il modo migliore per sostenere il centro antiviolenza è quello di veicolare i nostri messaggi attraverso i social in modo che sempre più donne sappiano che non sono sole anche in questo momento difficile. Siamo ottimiste, sappiamo che ne verremo fuori e speriamo che la cittadinanza che è stata al nostro fianco il questi 29 anni di attività torni compatta a sostenerci e a collaborare. Insieme possiamo venirne fuori».

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