venerdì
12 Settembre 2025

Coronavirus, in provincia di Ravenna due nuovi decessi. I contagiati ora sono 368

I dati comune per comune. L’unico a non registrare casi positivi è Bagnara

UnnamedÈ un 86enne «già con patologie pregresse molto gravi» il paziente morto in provincia di Ravenna presente nel bollettino della Regione Emilia-Romagna aggiornato alle 12 di oggi, 24 marzo. A questo si deve aggiungere un altro decesso – informa in una nota la Provincia –, un paziente residente fuori provincia e ricoverato in una struttura privata.

Dei 26 nuovi casi di positività, invece, 13 fanno riferimento a donne e altrettanti a uomini; 4 di essi sono residenti fuori provincia. Tredici pazienti sono in isolamento domiciliare poichè privi di sintomi o con sintomi leggeri, 12 sono ricoverati, di cui 1 in terapia intensiva.

Sul fronte epidemiologico – informa la Provincia – «si tratta principalmente di pazienti che hanno avuto contatti stretti con casi già accertati; per uno dei pazienti invece l’esposizione ha avuto luogo verosimilmente fuori provincia».

Le sorveglianze attive sono ad oggi 306 in provincia di Ravenna.

Complessivamente i casi sono dunque 368, confermati alle 12 del 24 marzo, così distribuiti per Comune (oltre a 19 persone residenti al di fuori della provincia di Ravenna):
– 163 Ravenna
– 52 Faenza
– 31 Lugo
– 28 Cervia
– 12 Castel Bolognese
– 11 Alfonsine
– 8 Bagnacavallo
– 8 Russi
– 8 Cotignola
– 7 Conselice
– 6 Massa Lombarda
– 4 Riolo Terme
– 3 Solarolo
– 3 Brisighella
– 2 Sant’Agata sul Santerno
– 2 Fusignano
– 1 Casola Valsenio

Bagnara resta l’unico comune della provincia a  non registrare casi positivi.

L’attacco di Cgil: «Prima fase dell’emergenza al porto senza protezione complessiva»

Il sindacato denuncia la mancanza di un coordinamento per un protocollo per le attività di camionisti, terminalisti e portuali: «Oggi è assolutamente prioritario decidere quali attività far proseguire, alla luce oggettiva della mancanza di dispositivi di sicurezza»

2120 Navi Al Porto«Al porto di Ravenna la prima fase dell’emergenza coronavirus è passata senza o quasi prevenzione complessiva, ci sono delle precise responsabilità che lasceranno tracce profonde nei rapporti sociali». È l’accusa pesante che arriva dalla Cgil con una nota firmata dal segretario provinciale Costantino Ricci e dal segretario della Filt, Mauro Comi.

Il sindaco sostiene che «nonostante le richieste ufficiali dallo scorso 25 febbraio, la gestione della difficilissima situazione generale non ha visto, nel territorio ravennate, nell’ultimo mese, un preciso e concreto ruolo di coordinamento/gestione per la costruzione di un protocollo che permettesse almeno di mettere in sicurezza l’insieme delle attività lavorative portuali». I riferimenti a titolo di esempio sono camionisti, manutentori, logistica, terminalisti, portuali, marittimi.

L’ultimo decreto del presidente del consiglio dei ministri riduce ulteriormente l’elenco delle attività che possono proseguire. La Cgil parla di seconda fase che non deve essere gestita come la prima: «Per il porto di Ravenna, è oggi assolutamente prioritario decidere quali attività di sbarco e imbarco navi far proseguire, alla luce oggettiva della mancanza di dispositivi di sicurezza che non garantiscono la salute dei lavoratori, questo a prescindere dal Covid-19, ma in ottemperanza delle prescrizioni in essere nel porto da molti anni».

Per il sindacato la linea da seguire deve essere quella contenuta nelle prescrizioni delle filiere indispensabili, quella agroalimentare, quella farmaceutica e strettamente connesse: «Richiediamo per l’ennesima volta l’attivazione di tavoli nei quali il lavoro sia presente e possa proporre misure di intervento che garantiscano la sicurezza dei lavoratori e conseguentemente dell’intera cittadinanza. Il sindacato e i lavoratori si sono sempre assunti delle responsabilità, anche di carattere generale, e continueranno a farlo ,ma la tutela della salute prescinde da qualsiasi interesse di natura economica, e su questo saremo intransigenti».

Coronavirus, 26 nuovi casi di positività in provincia di Ravenna

In regione oltre 9mila contagiati, di cui circa 4mila a casa con sintomi lievi

Coronavirus Medici9.254 i casi di positività al Coronavirus, 719 in più di ieri. 33.527 i test refertati, 2.327 in più sempre rispetto a ieri. Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi (24 marzo), sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in Emilia-Romagna.

Complessivamente, sono 3.992 le persone in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (323 in più rispetto a ieri); aumentano di poche unità quelle ricoverate in terapia intensiva, che sono 291, 15 in più rispetto a ieri. Ma crescono purtroppo i decessi, passati da 892 a 985: 93, quindi, quelli nuovi, di cui 66 uomini e 27 donne.

Al tempo stesso, continuano a salire le guarigioni, che raggiungono quota 558 (135 in più rispetto a ieri), 125 delle quali riguardano persone “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione; 10 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Per quanto riguarda i decessi, per la maggior parte sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse. I nuovi decessi riguardano 30 residenti nella provincia di Piacenza, 20 in quella di Parma, 17 in quella di Reggio Emilia, 11 in quella di Modena, 4 in quella di Bologna (nessuno del territorio imolese), 1 in quella di Ferrara, 1 in quella di Ravenna, zero in quella di Forlì-Cesena e 9 in quella di Rimini.

Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: Piacenza 1.981 (96 in più rispetto a ieri), Parma 1.435 (71 in più), Reggio Emilia 1.437(68 in più),  Modena 1.354 (199 in più), Bologna 968(di cui Bologna 776, 124 in più rispetto a ieri, e 192 Imola, 11 in più),  Ferrara 190 (18 in più rispetto a ieri), Ravenna 368 (26 in più), Forlì-Cesena 437 (di cui 211 a Forlì, 35 in più rispetto a ieri, e 226 a Cesena, 22 in più),  Rimini 1.084 (49 in più).

Posti letto aggiuntivi già allestiti: 3.915, 154 in più di ieri
Da Piacenza a Rimini, continua senza sosta il lavoro all’interno della rete ospedaliera per attuare il piano di rafforzamento dei posti letto disposto dalla Regione. Da ieri a oggi, sono 154 i posti letto aggiuntivi allestiti per i pazienti colpiti da Coronavirus, che complessivamente passano da 3.761 a 3.915, tra ordinari (3.425, +138) e di terapia intensiva (490, +16).

Nel dettaglio: 595 posti letto a Piacenza (di cui 45 per terapia intensiva), 804 a Parma (63 terapia intensiva), 638 a Reggio (55 terapia intensiva), 467 a Modena (96 terapia intensiva), 577 nell’area metropolitana di Bologna e Imola (117 terapia intensiva), 254 a Ferrara (32 terapia intensiva), 580 in Romagna (in particolare: 233 Rimini, di cui 39 per terapia intensiva; 41 Riccione;113 Ravenna, di cui 12 per terapia intensiva; 56 Lugo, di cui 6 per terapia intensiva; 9 Faenza; 55 Forlì, di cui 8 per terapia intensiva; 73 Cesena, di cui 17 per terapia intensiva.

Per quanto riguarda gli ospedali Covid, si conferma su Parma l’attivazione da parte dell’ospedale Piccole Figlie (ad oggi 25 posti letto Covid attivati sui 30 messi a disposizione) e della casa di cura Val Parma Hospital (ad oggi 22 posti letto Covid attivati sui 36 messi a disposizione). Sempre in provincia di Parma è prevista la prossima attivazione di 20 posti letto da parte della casa di cura Città di Parma. Per la provincia di Modena è attivo l’Ospedale di Comunità di Fanano, riconvertito a struttura Covid. il Già pronti come Covid hospital quello del Delta di Ferrara (92 posti letto aggiuntivi per acuti, 4 subintensivi e 6 intensivi), che si affianca all’hub del Sant’Anna, e – per la Romagna – l’ospedale di Lugo, con 44 posti letto Covid attivati a cui si aggiungerà quello di Riccione che al momento ha attivato 41 posti letto per acuti; entrambi da affiancare agli hub di Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena.

Il Comune apre un canale Youtube per le famiglie con bambini con letture e tutorial

Video realizzati da insegnanti di nidi e scuole dell’infanzia per i piccoli da zero a sei anni

Bambina Che Legge 550Letture, tutorial per attività guidate con semplici materiali, filastrocche e canzoni. Il servizio Politiche educative del Comune di Cervia ha attivato un canale su Youtube dedicato alle famiglie con bambini e bambine da zero a sei anni. Sono video realizzati da insegnanti dei nidi e di scuole dell’infanzia, pensati e rivolti ai bambini ma anche alle mamme e ai papà.

L’obiettivo è quello di mantenere viva la relazione tra insegnanti e bambini, ricordando a loro il mondo della scuola attraverso attività conosciute. I video saranno montati dal gruppo di Immaginante. Altre importanti attività saranno invece proposte da esperti-consulenti che hanno voluto collaborare a questo progetto, offrendo la loro esperienza in una formula, quella del video-tutorial, nuova anche per loro.

«Un ringraziamento – scrive il Comune – va quindi a tutti coloro che collaboreranno con noi per mantenere vive le relazioni tra famiglie, bambini ed insegnanti in questo tempo difficile, in cui “Non è tempo di andare, perché vicini non possiamo stare, ma possiamo comunque giocare”».

Slittano i pagamenti dell’imposta di pubblicità e tassa occupazione suolo pubblico

Iniziativa decisa dalla giunta comunale di Ravenna, in attesa di poter disporre di strumenti normativi che consentano di intervenire in maniera più ampia

MerlatoLa giunta comunale di Ravenna – riunita oggi 24 marzo in videoconferenza in ottemperanza alle disposizioni sul contenimento e il contrasto della diffusione del Coronavirus –ha deliberato di differire il termine ordinario di pagamento per l’anno 2020 dell’imposta comunale sulla pubblicità e della tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche al 30 novembre 2020 (non si procederà a rimborso di quanto già versato).

Nella seduta precedente la giunta aveva approvato altre due delibere per il sostegno a imprese e famiglie del comune di Ravenna, in attesa di poter disporre di strumenti normativi che consentano di intervenire in maniera più ampia anche in altri ambiti della fiscalità locale. Le due delibere precedenti hanno riguardato, per chi ha in corso con Ravenna Entrate Spa piani di rateizzazione mensile di entrate tributarie e non tributarie, la possibilità di posticipare i termini ordinari di versamento delle rate; e hanno riguardato i servizi educativi e scolastici.

Gelata notturna in collina, gli agricoltori: «Falcidiati peschi, albicocchi e kiwi»

Temperature sotto zero per diverse ore dopo l’inverno più caldo da anni che aveva anticipato la primavera e fatto già fiorire diverse colture

90746301 3031491910228441 6070216002585493504 OLe temperature sulle colline faentine nella notte tra il 23 e il 24 marzo sono scese sotto zero di alcuni gradi per diverse ore e le associazioni di categoria dell’agricoltura segnalano il rischio che queste gelate dopo una primavera anticipata di diverse settimane possano danneggiare diverse piante già in fiore. Sono attese gelate anche per le prossime notti.

La Cia-Agricoltori Italiani Romagna sollecita gli associati a segnalare attraverso foto, telefonate, messaggi la situazione nei campi: «La gelata della nottata del 24 marzo ha certamente colpito gli impianti delle nostre produzioni: albicocche, ciliegie, pesche, mele, kiwi, cereali, orticole. Stando alle previsioni, si aspettano ancora alcune notti molto critiche sull’intero territorio romagnolo».

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Impianti antibrina su Actinidia in funzione vicino a Modigliana (foto dalla pagina Fb di Condifesa Ravenna)

Gli agricoltori cercano di difendere il loro lavoro e le produzioni con vari strumenti: da quelli antibrina alle assicurazioni. «Purtroppo i mezzi di difesa non si possono applicare a tutte le colture con convenienza e a volte servono solo per limitare i danni – spiega Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna –. Ad esempio, un’antibrina nei peschi, per il reddito che danno, è impensabile e stanotte di pesche temo ne siano rimaste poche. Alcuni agricoltori, dopo questa pesante gelata ed avendo eseguito le prime visite in campo nella mattinata del 24 marzo, temono di non poter neppure raccogliere albicocche e pesche quest’anno».

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Impianti antibrina su Actinidia in funzione vicino a Modigliana (foto dalla pagina Fb di Condifesa Ravenna)

L’irrigazione antibrina consiste nel mantenere in prossimità di zero gradi centigradi la temperatura degli organi vegetali, ricoprendoli con uno strato di ghiaccio in continua formazione, fino al termine della gelata.

Anche Confagricoltura è altrettanto preoccupata: «Possiamo dire addio alla produzione di albicocche e susine della prima collina – dichiara il presidente di Confagricoltura Ravenna, Andrea Betti –; male anche per pesche, nettarine, kiwi e per altre colture come il mais. Un flagello che diventa un incubo per gran parte delle aziende agricole perché l’emergenza Covid-19 ha di fatto rallentato l’attivazione delle polizze assicurative contro il gelo: circa il 60% delle imprese colpite non ha una copertura». Il presidente della sezione frutticola di Confagricoltura Ravenna, Nicola Servadei, riporta quello che ha visto in prima persona sui campi: «Falcidiate sul nascere albicocche e susine, pesche e nettarine; ad allegagione già avvenuta, il frutto è andato perso e stamattina lo abbiamo raccolto a terra oppure scuotendo leggermente il ramo».

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Impianti antibrina su Actinidia in funzione vicino a Modigliana (foto dalla pagina Fb di Condifesa Ravenna)

Coldiretti regionale sottolinea la gravità di questa gelata che arriva dopo «un inverno che si è classificato in Italia come il secondo più caldo dal 1800 a livello climatologico facendo registrare una temperatura addirittura superiore di 2,03 gradi rispetto alla media di riferimento».

Ferito motociclista investito da un’auto in via Einstein a Ravenna

L’uomo di 50 anni, infermiere all’Ospedale civile è stato trasportato in elicottero al Bufalini di Cesena

Incidente Via EinsteinAlle 7.30 di questa mattina un motociclista è stato travolto da un auto in via Einstein alla periferia Ovest di Ravenna.  Dopo l’intervento dei mezzi di soccorso del 118, visti i traumi subiti di una certa gravità, è stato trasportato al Santa Maria delle Croci  e poi caricato sull’elicottero per il ricovero al Bufalini di Cesena.
Il cinquantenne infermerie, si stava recando al lavoro all’ospedale civile, mentre percorreva la strada che da Borgo Montone porta all’Esp, quando un’auto guidata da una signora di 58 anni, di origini ucraine, in uscita da un parcheggio ha urtato lo scooter che è finito con il guidatore sull’altra corsia e poi fuori strada. La donna è rimasta illesa. Sul posto la Polizia Locale per i rilievi del caso.

La Regione: «Nessun operatore sanitario positivo al Covid-19 può recarsi al lavoro»

I chiarimenti del commissario per l’emergenza in Emilia-Romagna

Venturi In Conferenza Stampa 25 Febbraio
Sergio Venturi

«Nessun operatore sanitario positivo al Covid-19 può recarsi al lavoro». Il commissario per l’emergenza in Emilia-Romagna Sergio Venturi chiarisce che la «direttiva indirizzata alle aziende sanitarie rappresenta un documento di strategia generale che, effettivamente, può aver generato confusione lì dove si parla di volontarietà».

«La sicurezza delle persone viene al primo posto, a partire ovviamente da tutti gli operatori sanitari», prosegue Venturi.

«Nelle prossime ore incontreremo i sindacati, che già avevano segnalato questo aspetto, per chiarire e ribadire tale concetto», conclude.

Da una direttiva della Regione alle aziende ospedaliere emergeva che i medici positivi al coronavirus ma asintomatici potevano tornate a lavoro su base volontaria. Il documento in questione prevedeva il tampone per screening periodici «con cadenza quindicinale a tutti gli operatori sanitari operanti in aree Covid-19 a massima diffusione al fine – si legge – di definire le dimensioni delle forze lavoro in campo, nell’ottica di proporre, su base volontaristica, la ripresa del lavoro ai soggetti positivi ma asintomatici».

Nel pomeriggio di ieri, in una nota congiunta, Cgil-Cisl-Uil Emilia-Romagna avevano chiesto alla Regione chiarimenti sul documento inviato alle Ausl del territorio. In serata, in un comunicato, l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini aveva replicato dicendo di essere pronto «al confronto» con i sindacati e che il testo, oggetto della richiesta, «è stato redatto sulla base delle indicazioni tecnico-scientifiche che abbiamo ricevuto». (Ansa.it)

Anziana picchiata in casa da un gruppo di rapinatori con il volto coperto

I malviventi in fuga con solo un anello: «Se non ce lo dai ti tagliamo il dito». Indagano i carabinieri

25Un’anziana di 85 anni è stata picchiata e derubata in casa, nella serata di ieri (23 marzo) a Piangipane.

Diverse persone con il volto coperto sono entrate nell’abitazione (una casa colonica isolata rispetto al resto della località) in cui vive con il marito, che al momento dell’irruzione era già a letto al piano di sopra, chiedendole soldi. Non avendoli in casa, la donna non ha potuto accontentarli e i malviventi si sono innervositi, scaraventandola a terra e colpendola più volte al volto. I rapinatori sono quindi fuggiti dopo aver cercato invano oggetti di valore, con un anello. «Daccelo o ti tagliamo il dito», l’avrebbero minacciata.

A raccontarci l’episodio, denunciato ai carabinieri, giunti sul posto, è il figlio, che ci dice come la madre abbia trascorso la notte in ospedale, dove le è stata diagnosticata un’emorragia cerebrale. A causa dei rischi legati al coronavirus la donna è stata dimessa ma dovrà tornare in ospedale tra qualche giorno per un controllo. Ancora sotto shock, non è stata in grado al momento di riferire come i malviventi (un gruppo variabile da 5 a 8, secondo la sua testimonianza) siano entrati in casa, non essendoci segni di scasso.

Il marito, svegliato dai rumori, ha visto solamente i ladri in fuga fuori dalla propria casa.

«Vi invito a segnalare se vedete gruppi di persone a Piangipane e di stare molto attenti a chi aprite – è l’appello che il figlio ha postato sul gruppo Facebook “Sei di Ravenna se” –. Come in tutte le guerre (il riferimento è ovviamente all’emergenza coronavirus, ndr) gli sciacalli sono pronti ad agire sempre sui più deboli».

Stiamo a casa, ma ricordiamoci che le case non sono tutte uguali…

Sul denunciare o meno comportamenti scorretti: siamo sicuri che trasformare la città in una grande chat Sos sia una buona idea?

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Foto di Adriano Zanni

Stare a casa, rispettare le indicazioni, è fondamentale. Dare la caccia a chi non le rispetta è un compito delle forze dell’ordine. Chiedere ai cittadini di segnalare «comportamenti scorretti» può effettivamente rivelarsi ambiguo e, sul lungo termine, foriero di divisioni e sospetti. Perché naturalmente un conto è chi dovesse vedere un assembramento in pubblico di tante persone, chi magari qualcuno che sta facendo fare al cane la quarta o quinta passeggiata della giornata, a fronte delle due che normalmente gli riservava. Il punto è che siamo in emergenza e che a tutti sono richiesti comportamenti inediti.

La clausura però non è uguale per tutti. Forse, anche noi cittadini comuni, ogni volta che giudichiamo chi passa davanti alla nostra finestra dovremmo innanzitutto ricordarci questo: ci sono persone per cui la casa è un inferno, ci sono famiglie in cui si consumano violenze, in cui abitano persone malate o disabili. Ci sono case senza balcone e senza giardino e senza abbastanza spazio. Ci sono persone che soffrono di depressione, claustrofobia, iperattività che rischiano di ammalarsi anche gravemente se private di qualche boccata d’aria e loro hanno diritto a uscire di casa, senza incontrare nessuno, restando a distanza, magari in luoghi isolati. Lo dice il governo, lo ha detto anche il nostro sindaco. Ma noi non possiamo saperlo quando le vediamo passare.

È un equilibrio difficile, perché la linea è sottile, e i messaggi non sono sempre stati univoci: dal Comune e dalla Regione erano arrivate indicazioni molto più limitanti di quanto c’era effettivamente scritto nel decreto ministeriale prima dell’ultimo aggiornamento. Peraltro, in realtà, come ci dicono i “bollettini” dei vigili, sono davvero poche le persone che non rispettano l’ordinanza, siamo forse a livelli fisiologici.

Il rischio che chi denuncia il vicino diventi un intralcio più che un aiuto è alto. Forse c’è più bisogno di chiedere al nostro vicino se ha bisogno, o come se la sta cavando in queste giornate, che segnalarlo perché ha portato fuori l’immondizia per la dodicesima volta. Soprattutto se pensiamo a cosa vogliamo che resti di questa strana esperienza collettiva che ci è stato dato in sorte di vivere.

Detto questo, va dato atto al sindaco De Pascale di aver finora gestito la crisi in modo sobrio, comunicando l’utile e indispensabile senza mai cedere a manie di protagonismo o fughe in avanti, a differenza di altri primi cittadini. Quindi anche il suo invito a “denunciare” andrà preso innanzitutto così: niente smanie di protagonismo da parte di nessuno, sobrietà. Anche perché quella di trasformare l’intera città e i dintorni in una grande, enorme chat di sicurezza di vicinato non è un’idea davvero utile a nessuno.

I ragazzi dell’Engim: «Torneremo più forti di prima, ti voglio bene Emilia-Romagna»

Un video degli studenti dell’ente di formazione professionale

«Un passo alla volta, torneremo più forti di prima, con la certezza di voler stare vicini. Quello che serve adesso è il Noi. Ti voglio bene Emilia-Romagna». È il messaggio che lanciano i ragazzi dell’Engim di Ravenna in un video che sta circolando sui social.

Gli studenti dell’ente di formazione professionale hanno risposto a modo loro alla domanda “Cosa auguri alla tua terra?”, nell’ambito di un lavoro su emozioni, rinascita, bellezza e futuro.

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