Stiamo a casa, ma ricordiamoci che le case non sono tutte uguali…

Sul denunciare o meno comportamenti scorretti: siamo sicuri che trasformare la città in una grande chat Sos sia una buona idea?

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Foto di Adriano Zanni

Stare a casa, rispettare le indicazioni, è fondamentale. Dare la caccia a chi non le rispetta è un compito delle forze dell’ordine. Chiedere ai cittadini di segnalare «comportamenti scorretti» può effettivamente rivelarsi ambiguo e, sul lungo termine, foriero di divisioni e sospetti. Perché naturalmente un conto è chi dovesse vedere un assembramento in pubblico di tante persone, chi magari qualcuno che sta facendo fare al cane la quarta o quinta passeggiata della giornata, a fronte delle due che normalmente gli riservava. Il punto è che siamo in emergenza e che a tutti sono richiesti comportamenti inediti.

La clausura però non è uguale per tutti. Forse, anche noi cittadini comuni, ogni volta che giudichiamo chi passa davanti alla nostra finestra dovremmo innanzitutto ricordarci questo: ci sono persone per cui la casa è un inferno, ci sono famiglie in cui si consumano violenze, in cui abitano persone malate o disabili. Ci sono case senza balcone e senza giardino e senza abbastanza spazio. Ci sono persone che soffrono di depressione, claustrofobia, iperattività che rischiano di ammalarsi anche gravemente se private di qualche boccata d’aria e loro hanno diritto a uscire di casa, senza incontrare nessuno, restando a distanza, magari in luoghi isolati. Lo dice il governo, lo ha detto anche il nostro sindaco. Ma noi non possiamo saperlo quando le vediamo passare.

È un equilibrio difficile, perché la linea è sottile, e i messaggi non sono sempre stati univoci: dal Comune e dalla Regione erano arrivate indicazioni molto più limitanti di quanto c’era effettivamente scritto nel decreto ministeriale prima dell’ultimo aggiornamento. Peraltro, in realtà, come ci dicono i “bollettini” dei vigili, sono davvero poche le persone che non rispettano l’ordinanza, siamo forse a livelli fisiologici.

Il rischio che chi denuncia il vicino diventi un intralcio più che un aiuto è alto. Forse c’è più bisogno di chiedere al nostro vicino se ha bisogno, o come se la sta cavando in queste giornate, che segnalarlo perché ha portato fuori l’immondizia per la dodicesima volta. Soprattutto se pensiamo a cosa vogliamo che resti di questa strana esperienza collettiva che ci è stato dato in sorte di vivere.

Detto questo, va dato atto al sindaco De Pascale di aver finora gestito la crisi in modo sobrio, comunicando l’utile e indispensabile senza mai cedere a manie di protagonismo o fughe in avanti, a differenza di altri primi cittadini. Quindi anche il suo invito a “denunciare” andrà preso innanzitutto così: niente smanie di protagonismo da parte di nessuno, sobrietà. Anche perché quella di trasformare l’intera città e i dintorni in una grande, enorme chat di sicurezza di vicinato non è un’idea davvero utile a nessuno.

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