mercoledì
16 Luglio 2025

“Storie di Ravenna” che passione: al via un nuovo ciclo al teatro Rasi

Ne parla Giovanni Gardini, curatore dell’inedita rassegna assieme a Luparini, Dadina e Argnani

Storieravenna
La scena essenziale del palco del Rasi

Si rinnova lunedì 21 ottobre con una prima puntata, sempre sul palcoscenico del teatro Rasi, il secondo ciclo di incontri “Storie di Ravenna”, reduce da una straordinaria quanto inattesa partecipazione di pubblico lo scorso anno. Programmata, con appuntamenti nel tardo pomeriggio, a latere della stagione teatrale, la rassegna è una sorta di essenziale messa in scena, fra narrazioni e immagini proiettate su uno schermo, di episodi e personaggi della storia millenaria ma anche recente della città. Anche quest’anno sono previsti sei incontri (il lunedì con inizio alle 18) fino a marzo 2020.

IL PROGRAMMA COMPLETO

Del successo dell’iniziativa e della nuova serie di incontri ne parliamo con uno degli ideatori e protagonisti, lo studioso d’arte Giovanni Gardini.

«Le “Storie di Ravenna” sono nate in modo molto spontaneo, quasi per caso, durante alcune conversazioni con Alessandro Argnani delle Albe che era rimasto colpito, diceva lui, dal tono teatrale di certi miei interventi pubblici – esordisce Gardini –. In seguito, Argnani aveva trovato un po’ la stessa caratteristica anche nel modo di raccontare di Alessandro Luparini (storico e direttore della Biblioteca Oriani di Ravenna, ndr), così quella che era solo una suggestione ha iniziato a condensarsi in un progetto: un dialogo a più voci con testimonianze visuali su alcuni snodi significativi della storia cittadina, come l’anno scorso sono stati ad esempio l’epoca di Teodorico, o la Battaglia di Ravenna, o le vicende del primissimo dopoguerra col referendum Monarchia Repubblica. Altro protagonista fondamentale di queste storie è la voce recitante di Luigi Dadina, che in scena integra il racconto delle vicende con testimonianze letterarie, biografiche, epistolari… L’idea era quella di riprodurre in teatro lo spirito del trebbo, come i fulestar che la sera nelle case di campagna intrattenevano coi loro racconti, a volte favolosi, la comunità dei contadini. E dove spesso si condivideva anche il cibo, come poi abbiamo ricreato anche noi con le proposte gastronomiche organizzate a fine di ogni incontro dai cuochi di CheftoChef».

Come avete scelto i temi da svolgere?
«Inizialmente io dovevo occuparmi più che altro della parte iconografica e Luparini di quella storica, poi nel preparare le prime sei puntate dello scorso anno ci siamo più semplicemente divisi i compiti per attitudine personale, io mi sono occupato di episodi e personaggi della storia antica su cui erano incentrati i primi tre incontri, mentre Luparini si è dedicato a temi più moderni che hanno caratterizzato la triade finale. In modo analogo ci siamo suddivisi i compiti anche per questi nuovi sei incontri che spaziano da Da Galla Placidia a Pietro Crisologo fino all’imperatore Giustiniano e all’arcivescovo Massimiano; da Andrea Agnello e il suo Liber Pontificalis alla settimana rossa del giugno 1914; dalla marcia su Ravenna del settembre 1921, alla battaglia delle valli e la liberazione di Ravenna».

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Giovanni Gardini

La messa in scena degli incontri è particolarmente fluida e ritmata, chi la cura?
«La regia, se così vogliano chiamarla, di ogni “storia” è di Alessandro Argnani, ma per dare suggerimenti su modi e tempi del raccontare si sono impegnati anche altri attori delle Albe come Alessandro Renda e Roberto Magnani».

Poi ad arricchire la scena del racconto oltre a te e Luparini compaiono anche altri narratori…
«Sì, l’anno scorso fin dalle prime battute abbiamo pensato di invitare altre persone, competenti sul tema da svolgere, a intervenire, come Elisa Emaldi del Museo Nazionale, Alessandro Bazzocchi, poi Cristina Carile… Insomma questa teatralizzazione ci ha preso la mano e abbiamo voluto ampliare la coralità del racconto. Sarà così anche quest’anno».

Ma vi aspettavatate così tanto pubblico?
«No certamente, l’anno scorso peraltro l’avevamo pensata come una sperimentazione, magari da aggiustare in corso d’opera. Invece… Per la prima puntata sapevamo che erano interessate una cinquantina di persone, invece abbiamo iniziato con un quarto d’ora di ritardo perché in biglietteria si era fatta una lunga fila che nessuno di noi aveva previsto, e che ha riempito buona parte della platea del Rasi. E così la rassegna è andata in crescendo, al punto che per l’incontro dedicato alla Battaglia di Ravenna, c’era talmente tanto pubblico che è stata aperta per l’occasione anche la galleria. Un successo inimmaginabile, vista l’ora pomeridiana e anche il fatto che per entrare si paga un biglietto, seppure minimale».

Quale potrebbe essere il segreto di questo successo?
«Delle belle storie, una squadra affiatata, appassionata, e credo la messa in scena dei racconti su un tema, con il ritmo avvincente dell’entrata e uscita dei narratori intrecciata alle immagini sullo schermo. E, infine e soprattutto, una certa curiosità, non sempre soddisfatta, dei ravennati a scoprire e riscopre la propria città, in fondo anche le proprie radici, da cui nasce proprio un pubblico molto fedele a questi appuntamenti».

La novità di questa seconda edizione?
«La replica degli incontri del lunedì pomeriggio, il martedì mattina per insegnanti e studenti delle scuole superiori cittadine».

Porto Robur Costa, Bonitta tuttofare:«Squadra giovane, ma di qualità»

La Consar inizia la nona stagione in massima serie. In panchina il 56enne Bonitta, anche direttore sportivo e tecnico

Robur In Piazza
La presentazione in piazza

È tutto pronto per l’inizio della nona avventura consecutiva nella massima serie di pallavolo maschile del Porto Robur Costa, in questi anni diventato uno dei punti fissi di una Superlega che si preannuncia sempre più spettacolare. Le luci del Pala De André si accenderanno domenica 20 ottobre (alle 18 al Pala De André) per l’attesissimo esordio dei giallorossi, che se la vedranno con una delle big del torneo, la quotata Itas Trentino.

Come ormai è tradizione la squadra ravennate si presenta ai blocchi di partenza molto rinnovata: salutato il libero Goi, colonna portante della seconda linea dal 2013, sono approdati in Romagna tanti giovani, da Cavuto e Cortesia fino a Stefani e al bizantino doc (figlio d’arte) Recine, passando per gli stranieri Vernon-Evans, Grozdanov, Batak e Alonso. Tutti Under 22, come i confermati Marchini e Lavia, a cui si aggiungono gli esperti Saitta, Ter Horst, Kovacic e Bortolozzo, per una rosa che ha come età media 23 anni.

La novità più importante, però, è rappresentata dal ritorno in panchina di Marco Bonitta, che tolti i panni di direttore generale si rimette la tuta di allenatore, rituffandosi sul campo.

Bonitta, cosa è successo questa estate?
«Dopo tre anni molto intensi il mio contratto era in scadenza e in più si sono verificate delle situazioni particolari. Sono davvero contento per l’esperienza da dirigente, durante la quale ho commesso anche qualche errore, ma che nel complesso ritengo in gran parte positiva».

Quali erano le situazioni particolari?
«Negli ultimi mesi si sono modificati degli equilibri all’interno della società, con la dirigenza che aveva bisogno di una figura che unisse sia il ruolo di allenatore, sia quello di direttore sportivo. Quando ho ricevuto la proposta, dopo che Graziosi ha chiuso il suo rapporto con il club, ho sentito che c’era qualcosa che stava tornando dentro di me. Era la voglia di scendere ancora in campo e a quel punto ho accettato».

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A destra Marco Bonitta, 56 anni, a sinistra Veniero Rosetti, presidente del Consar che sponsorizza il Porto Robur Costa. L’allenatore di Ravenna in carriera ha vinto due campionati italiani (97-98 e 98-99) e due Coppe Campioni (98-99, 99-00)?con la Foppapedretti Bergamo

Come è stato il ritorno in palestra?
«Sono molto contento e motivato, mi sto appassionando di nuovo a un lavoro, quello di allenatore, che è in continua evoluzione e che quindi necessita di continui aggiornamenti. È una cosa molto stimolante».

È soddisfatto della rosa a disposizione?
«Sì, tanto, anche se come si è visto in alcune amichevoli manca di un pizzico di esperienza. È normale che sia così, in quanto la maggior parte dei giocatori è di giovane età. In più dalla scorsa stagione sono rimasti solo Saitta, Marchini e Lavia, quest’ultimo per tutta l’estate in nazionale. I ragazzi sono arrivati a Ravenna alla spicciolata e quindi è ancora in corso quel processo di amalgama che si crea quando ci si allena tutti assieme. Noi però non ci lamentiamo e cerchiamo di fare le cose al meglio».

Che Consar vedremo in campo?
«Voglio una squadra che lotta dalla prima all’ultima giornata con il coltello tra i denti, contro qualsiasi avversario. Nella passata stagione alcune gare sono state disputate in modo troppo arrendevole e farò di tutto per evitare questo. Dovremo giocare sempre a testa alta e a viso aperto».

Qual è l’obiettivo principale?
«Partiamo con un profilo basso, senza porci traguardi a lungo termine. Dovremo pensare a una gara alla volta, cercando di esprimere la nostra miglior pallavolo. Per riuscirci sarà necessario eliminare, o anche solo nascondere, i nostri difetti di esperienza. Alla fine del girone di andata vedremo dove possiamo arrivare».

Vi aspetta un campionato molto intenso, con 24 gare nel breve spazio di cinque mesi. Rispetto all’anno scorso le squadre partecipanti sono calate da 14 a 13, ma le retrocessioni in A2 restano due. Come giudica questa Superlega?
«È un torneo che è cresciuto in modo ulteriore, grazie all’arrivo e al ritorno di alcuni fuoriclasse. Avremo subito un impatto duro, in quanto al debutto ce la vedremo in casa con Trento. Noi dovremo essere in grado di lottare contro qualsiasi avversario, con un atteggiamento che vedo già presente nel nostro Dna. Tutti i rivali per noi saranno uguali e non ci potremo mai permettere di mollare».

Che effetto le farà sedersi di nuovo in panchina al Pala De André?
«Penso che sarà una bella emozione. La gente di Ravenna ci sta già premiando, aderendo in modo importante alla nostra campagna abbonamenti. Abbiamo superato senza grandi difficoltà il muro delle mille tessere, a dimostrazione che nella nostra città c’è una base molto solida di amanti della pallavolo. Attorno a noi avverto un bel fermento e mi aspetto il solito pubblico appassionato, che speriamo di far divertire il più possibile».

Figlio di Salvini su moto d’acqua della polizia, la procura chiede l’archiviazione

“Per tenuità del fatto”. Si tratta del fascicolo relativo ai tre agenti della scorta dell’ex premier

Figlio Salvini Moto Acqua PoliziaLa Procura della Repubblica di Ravenna ha chiesto di archiviare, “per tenuità del fatto”, il fascicolo relativo ai tre agenti della scorta di Matteo Salvini che hanno cercato di impedire al giornalista di Repubblica Valerio Lo Muzio di riprendere il figlio dell’allora ministro dell’Interno su una moto d’acqua della polizia a Milano Marittima.

Il fatto risale al 30 luglio quando Salvini era in vacanza in riviera insieme al figlio.

Il video pubblicato da Repubblica, che provocò notevole dibattito, faceva vedere agenti della polizia in moto d’acqua con il figlio di Salvini. Ma la questione sulla quale la procura concentrò soprattutto la sua attenzione fu il tentativo di impedire al giornalista di fare le riprese. È per questa vicenda che si chiede l’archiviazione.

Lo Muzio e i suoi legali stanno valutando se opporsi o meno alle richiesta della procura ravennate. (Ansa.it)

86enne danneggia un’auto in manovra e poi scappa investendo il proprietario

È successo a Faenza. L’anziano poi rintracciato e denunciato dai vigili

Anziano Guida AutoPrima ha danneggiato un’altra auto durante una manovra di parcheggio, poi, non volendo fornire i propri dati alla controparte, se ne è andato, investendo il proprietario della vettura danneggiata con cui aveva appena litigato e che si era messo in mezzo alla strada per evitare che se ne andasse.

Protagonista dell’episodio, avvenuto in piazza Oriani a Faenza davanti a diversi testimoni attoniti, un anziano faentino di 86 anni.

L’uomo è stato poi rintracciato, identificato e denunciato dagli agenti della polizia locale, intervenuti sul posto.

L’altro protagonista della vicenda ha riportato lesioni ritenute guaribili in 5 giorni.

Agricoltori preoccupati: «Lupi sempre più in basso, le reti elettriche non bastano»

Si avvicinano a case  e alle strade. La Cia: «Serve una soluzione»

Lupo O Cane PastorePochi giorni fa all’azienda agricola Mordini di Riolo Terme il cane da guardia è stato sgozzato nel cortile. L’azienda da qualche anno non ha più capi d’allevamento: ha subìto diversi attacchi da lupi e non ha più ricostituito il patrimonio zootecnico.

Marco Bandini, di Castel Bolognese, sempre pochi giorni fa, ha visto un lupo aggirarsi nel suo vigneto: «Sono a quattro chilometri dalla via Emilia, non in montagna. Questo fatto non mi ha lasciato tranquillo. Non sono sceso dal trattore. Andiamo anche di notte nei campi e quanto sta accadendo è un deterrente».

Stefania Malavolti, di Casola Valsenio, con un gregge di 120 capi fra pecore e capre e otto ettari di superfice dedicata a pascolo, ne ha visti diversi di lupi e anche aggirarsi intorno a casa.

Sono testimonianze raccolte da Cia-Agricoltori Italiani Romagna che continua a chiedere una soluzione al problema.

Si torna, infatti, a parlare di lupi e lupi ibridi (o cani ibridi) a ridosso di strade e case, oltre che di allevamenti. Si tratta di una specie protetta e non è possibile attivare misure di contenimento. «Il problema però c’è – ribadisce Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna – e sembra sempre maggiore. Gli agricoltori chiedono allora di trovare altre soluzioni per il controllo della popolazione».

Gli agricoltori segnalano una sempre più frequente presenza di lupi a ridosso delle abitazioni e delle strade, a livelli sempre più bassi, fino a valle. Probabilmente oggi per i lupi è più semplice dirigersi verso un gregge in un recinto, che rincorrere caprioli o cinghiali nel bosco. “La grande preoccupazione degli agricoltori per gli animali degli allevamenti (pecore, capre, anatre, germani, per fare solo alcuni esempi) sta iniziando – scrive in una nota la Cia – ad affiancarsi a quella per la sicurezza delle persone, anche se il lupo, di norma, non dovrebbe attaccare l’uomo».

Nelle Alpi la presenza del lupo dal 2015 al 2018 è quasi triplicata. Per la popolazione appenninica manca una stima formale basata su un programma nazionale di censimento del lupo e, stimata attraverso un metodo deduttivo, sembra sia la stessa del 2015 cioè 1.580 esemplari.

«Resta il fatto – continua la nota – che gli agricoltori fra cani da guardia e reti elettriche comunque non riescono a difendere i propri animali. L’economia agricola delle zone collinari e montane è fortemente caratterizzata dall’attività zootecnica, senza la quale questi territori rischiano seriamente di essere nel tempo inesorabilmente abbandonati, con tutte le conseguenze negative ambientali, economiche (turismo compreso) e sociali che ne deriverebbero».

Secondo Cia Romagna va prevista, come contenuto nella Direttiva Habitat e come riconosciuto in tutti i paesi europei, “la possibilità di poter attivare misure di controllo della popolazione dei lupi nel caso di rischi per la salute pubblica e per prevenire i seri danni alle attività agricole e zootecniche”.

Gli allevatori devono applicare un regolamento relativo al rispetto del benessere animale che indica, fra le altre cose, che gli animali dovrebbero pascolare fuori dai recinti per sei mesi all’anno. «È giusto – sostiene la Malavolti – Ora qui non è più possibile. Noi non lavoriamo per ottenere il rimborso per danni da lupi. Reti elettriche, cani da guardia, non riescono a proteggere gli allevamenti. I miei otto ettari di pascolo, ultimamente, non li utilizzo più tutti e sempre. Le greggi pascolano in una parte, in quella che possiamo controllare mentre ci dedichiamo anche alle altre attività dell’azienda».

La minaccia non è solo per gli allevamenti più consistenti, ma anche per quegli agricoltori ormai in pensione che tengono quattro o cinque pecore o capre, non per il reddito che ne deriva, ma perché in tal modo, pascolando, gli animali tengono puliti terreni che diversamente rimarrebbero incolti.

Sessanta auto d’epoca in centro a Ravenna per una giornata

Auto Officina Ferrarese EpocaIl club Officina Ferrarese di auto d’epoca ha scelto Ravenna per il suo raduno sociale d’autunno.

Domenica 20 ottobre circa 60 auto dagli anni ’40 agli anni ’80 (Lancia, Fiat, Alfa Romeo, Mercedes, MG, Porsche) arriveranno alle 11 in piazza Mameli.

«Sarà l’occasione per poter ammirare – afferma il vicesindaco Eugenio Fusignani che accoglierà la carovana –  tanti modelli che hanno fatto la storia delle case automobilistiche. Questa visita conferma l’attrattività della nostra città, meta frequente per l’automotorismo storico, in termini turistici e di accoglienza. Ringraziamo il presidente del club ferrarese Riccardo Zavatti e il suo staff per aver scelto nuovamente Ravenna dopo pochi anni dal loro precedente raduno».

Insieme al vicesindaco ci sarà anche Flavio Mingozzi e alcuni volontari che hanno collaborato con l’Amministrazione comunale nell’organizzazione della Mille Miglia.

I partecipanti hanno in programma la visita ad alcuni monumenti e chiese del centro e ripartiranno verso le 16-17 per ritornare a Ferrara.

A Ravenna il corso per tecnico dei sistemi energetici: l’80 percento trova lavoro

Iscrizioni prorogate fino all’11 novembre. Si paga solo la quota di partecipazione di 200 euro

19 10 19 Foto Incontro ITSÈ prorogata all’11 novembre l’iscrizione al corso Its per “Tecnico superiore per la gestione di sistemi energetici 4.0 sostenibili”. Il corso è biennale con una durata totale di 2mila ore, di cui 800 di stage, da svolgersi tra novembre 2019 e luglio 2021 nella sede dell’Istituto tecnico industriale statale Nullo Baldini di Ravenna, in via G. Marconi, 2.

Intanto nei giorni scorsi l’assessore alle attività produttive, Massimo Cameliani, ha invitato in Comune i referenti di numerose imprese che hanno salutato con soddisfazione la nomina a presidente della Fondazione Its Tec di Sergio Baroni, ravennate, che vanta una grande esperienza nel settore del trattamento dei rifiuti e possiede importanti relazioni con le imprese del territorio maturate in oltre 40 anni di carriera, prima in provincia di Ravenna e poi in Hera Ambiente. Tutte le imprese si sono dette molto interessate al percorso Its Tec e disponibili a collaborare nelle diverse forme proposte dal protocollo che la Fondazione ha presentato per diventare partner della didattica del corso.

La formazione segue infatti il modello duale di scambio continuo tra aula, laboratorio e impresa. I posti disponibili sono da 20 a 25 a Ravenna, ma la selezione – si legge in una nota inviata alla stampa – “è aperta a tutti i diplomati veramente motivati a costruire una carriera innovativa, in quanto ogni partecipante alla selezione sarà preso in carico dagli enti di formazione partner”.

Il corso prevede solo una quota di partecipazione di 200 euro.

Il titolo rilasciato dai corsi Its, è riconosciuto in tutta Europa e corrisponde al V° livello EQF dell’Unione Europea.

Il corso è rivolto a giovani in possesso del diploma di scuola media superiore o di un diploma di laurea e può costituire una buona occasione formativa per gli universitari “fuori corso” o per i diplomati in attesa di occupazione e rappresenta un’importante opportunità di inserimento occupazionale.

Alta è la percentuale di chi, dopo aver conseguito il diploma, trova lavoro. A Ravenna, dopo 8 anni dal primo corso, l’80% dei partecipanti è inserito nel mondo del lavoro.

Il bando per le iscrizioni, data d’inizio, il calendario delle attività didattiche e tutte le ulteriori informazioni sono disponibili sui siti www.itstec.it e https://www.itstec.it/sede-ravenna

Per l’iscrizione gli interessati possono scaricare la domanda dai siti sopra indicati e consegnarla o spedirla alla segreteria organizzativa: Fondazione ITS Territorio Energia Costruire – sede Ravenna c/o Istituto Nullo Baldini via Marconi 2, 48121 Ravenna.

Per informazioni, Ilaria Blancato, coordinatrice ITS TEC, tel 0544-298758, sederavenna@itstec.it.

Coltivava marijuana in serra, sorpreso in casa con 24 kg di droga: arrestato 49enne

Un’attività che poteva fruttare fino a 80mila euro a raccolto. Indagini anche con un drone

Sequestro 24 Chili MarijuanaI carabinieri hanno sequestrato quasi 24 chili di droga e arrestato un 49enne che aveva dato vita a una vera e propria piantagione di marijuana in un appezzamento agricolo abbandonato a ridosso del centro di Ravenna.

Sequestro Marijuana Carabinieri RavennaSi tratta di un ravennate con alle spalle diversi precedenti per droga che era diventato “produttore diretto” grazie a serre artificiali e a un ingegnoso sistema di irrigazione e irradiazione con essicamento automatico. Il tutto si alimentava con un attacco illecito all’illuminazione pubblica.

Un’attività – stimano i carabinieri – che poteva fruttare fino a 80mila euro a raccolto.

Il carabinieri stavano controllando da tempo quel pezzo di terra – circondato da rovi e praticamente inaccessibile – frequentato da un uomo alla guida di un furgone bianco. Il 49enne poi arrestato aveva creato anche dei corridoi di fuga (praticamente invisibili) grazie ai quali sarebbe stato impossibile sorprenderlo sul fatto; è stato solo nella mattinata di lunedì (14 ottobre) che i carabinieri della sezione Radiomobile, dopo aver constatato con un drone che gli essiccatori erano ormai vuoti, hanno deciso di intervenire, simulando un normale controllo in abitazione.

Sequestro Hashish RavennaA quel punto l’uomo, vistosi scoperto, ha confessato, consegnando due chili di cime di marijuana ancora da imbustare. I carabinieri però sapevano (grazie anche ai droni) che la quantità di droga era più elevata, così hanno proseguito nella perquisizione fino ad arrivare alla mansarda dell’abitazione dell’uomo, da cui si accedeva da una botola abilmente camuffata. Lì è stato trovato il resto: quasi 22 chili di marijuana già suddivisa in buste etichettate con la dicitura delle diverse qualità, tutto pronto per essere immesso nel mercato. Tra la droga rinvenuta anche 700 grammi di hashish, morbidissimo e di qualità, fatto in casa dal pusher.

L’appezzamento di terra, è stato poi scoperto, aveva ancora delle piante interrate: tutto è stato sequestrato.

L’uomo è stato arrestato per “produzione, detenzione e traffico di sostanza stupefacente”. Venerdì il Gip del tribunale di Ravenna ha convalidato la misura, imponendo la custodia in carcere in attesa del processo.

Petizione per una pista ciclabile lungo il Ronco, tra Madonna dell’Albero e Ravenna

L’ha lanciata Lista per Ravenna. «Quella con Ponte Nuovo non risolve i problemi»

Banchetto Petizione Ciclopedonale Madonna Dell' Albero Città Su Argine RoncoLista per Ravenna ha lanciato una petizione per chiedere al sindaco la realizzazione di “una pista ciclo-pedonale tra Madonna dell’Albero e Ravenna”.

Primo firmatario è Massimo Crivellari, consigliere territoriale di Lista per Ravenna, residente a Madonna dell’Albero.

L’’iniziativa, proposta da un gruppo di residenti, è stata avviata il 6 ottobre scorso, con un banchetto, in collegamento con la Maratonina della Colonna dei Francesi, a lato della quale ha raccolto rapidamente un centinaio di sottoscrizioni. Depositata presso diversi esercizi ed attività pubbliche di Madonna dell’Albero e di San Bartolo, potrà essere firmata anche domani, domenica 20 ottobre, al cortile della parrocchia di Madonna dell’’Albero, in via Cella 99, dalle 11 alle 12.30.

La petizione chiede al Comune di utilizzare l’argine del fiume Ronco per la pista, “sulla base di uno studio di fattibilità tecnica economica da commissionare in tempi brevi allo scopo”.

Risalgono almeno al 2008 le istanze di vario genere indirizzate all’’amministrazione comunale affinché Madonna dell’Albero sia collegata, con un percorso ciclo-pedonale, a Ravenna, “da cui dista – viene sottolineato nel testo della petizione –, in linea d’’aria, soltanto un chilometro e  200 metri. Questo paese, coi suoi 2.000 abitanti, a cui possono aggiungersi i 1.340 di San Bartolo a cui è strettamente contiguo, può dirsi ormai un grosso quartiere della città, al quale mancano però importanti servizi di base, quali posta, sportello bancomat e bancario, farmacia. È dunque impensabile che i residenti del posto non possano arrivare in città con la bicicletta o a piedi, se non utilizzando la pericolosissima via Ravegnana”.

Il 10 luglio 2015 si discusse in Comune una petizione simile, supportata da duemila firme e a fine ottobre 2016 la Giunta comunale ha dato il via alla costruzione di un tracciato ciclopedonale tra Madonna dell’’Albero e Ponte Nuovo, lungo lo scolo Arcobologna, che “a parte i perduranti ostacoli alla sua realizzazione e le difficoltà di transito sulle aree interne in cui è collocato – sottolineano i firmatari della petizione –, non risolve la necessità di un collegamento diretto con la città da parte di Madonna dell’’Albero stessa e delle suddette località a sud di Ravenna”.

Ravenna, nuove telecamere e via i graffiti da via Baccarini e dintorni

Due progetti per la riqualificazione della zona Guido Novello-biblioteca Classense

Zona Guido Novello ClassenseSono stati approvati dalla giunta del Comune di Ravenna, su proposta dell’assessore ai Lavori pubblici Roberto Fagnani, due progetti inerenti la riqualificazione della zona Guido Novello/biblioteca Classense.

Il primo, che persegue l’obiettivo di rigenerazione dell’area del centro urbano attraverso il monitoraggio e il controllo delle vie di accesso strategiche, riguarda l’installazione di un nuovo impianto di videosorveglianza nella zona di via Baccarini con 18 nuovi punti di ripresa; all’interno dell’area coinvolta dall’intervento si trovano la scuola Guido Novello e la biblioteca Classense.

L’impegno di spesa del Comune, del valore di 99.335,90 euro, è condiviso con la Regione attraverso un accordo di programma che riconoscerà il 70 percento dell’intero investimento.

Il secondo progetto, anch’esso rientrante nell’ambito dell’accordo di programma con la Regione, prevede la pulizia dei muri e delle superfici degli edifici al fine di contrastarne il deterioramento e tutelare il bene architettonico.

Si tratterà quindi – si legge nella nota del Comune – “di rimuovere le scritte eseguite a bomboletta attraverso micro sabbiatura in corrispondenza dei graffiti, patinamento della superficie, solo in corrispondenza delle zone pulite, con acqua di calce e pigmento per ricreare l’uniformità cromatica originale. Quindi si provvederà alla pulizia dei graffiti tramite pulizia manuale e idrolavaggio con l’applicazione di uno sverniciatore specifico per rimuovere gli imbrattamenti da vernici, bombolette spray inchiostro, pennarelli, da eseguire con prodotti completamente ecologici. Infine verrà applicato un protettivo permanente a base di resine, specifico per pietre naturali di qualsiasi tipologia in grado di garantire impermeabilità e resistenza”.

Il costo di questi ultimi lavori ammonta a 36mila euro.

In tanti alla fiaccolata per la pace in Siria (FOTO): «Eravamo più di mille»

Soddisfatta la Cgil, tra gli organizzatori. Tra gli interventi in darsena anche quello del sindaco De Pascale

«Eravamo tantissimi, oltre il migliaio, alla fiaccolata di Ravenna, per fare appello alla Comunità internazionale perché si fermi immediatamente la deriva militare al confine tra Turchia e Siria e si apra una conferenza che affidi alla diplomazia la soluzione di tutti i problemi tuttora aperti nella regione».

Lo dichiara la Cgil Ravenna, tra gli organizzatori (insieme a Cisl e Uil, Legambiente, Anpi e Arci) della fiaccolata andata in scena a Ravenna nella serata di venerdì 18 ottobre.

Il corteo, partito da piazza del Popolo, è arrivato in Darsena, dove hanno preso la parola alcuni organizzatori,oltre al sindaco Michele de Pascale.

Max Penombra e Visioni di Cody, tra rap e rock: «Tutto è nato al Cisim…»

Il rapper ravennate e la band di San Piero in Bagno presentano il loro primo disco insieme a Lido Adriano

VisioniSabato 19 ottobre primo appuntamento della stagione 2019/20 del centro culturale Cisim di Lido Adriano con la presentazione ufficiale del disco “Quando esco voglio stare tranquillo” del rapper ravennate Max Penombra, realizzato in collaborazione con il gruppo rock di San Piero in Bagno Visioni di Cody, edito per l’etichetta romagnola Brutture Moderne.

Otto canzoni che uniscono il rock indipendente con un rap “scazzato”.

Ne abbiamo parlato con Max Penombra.

Come vi siete conosciuti e come è nata la collaborazione?
«Ci siamo conosciuti proprio al Cisim, infatti è significativo presentare il disco proprio in questo luogo. Ci conosciamo da 6 o 7 anni ma abbiamo deciso di collaborare solo 2 anni fa. Sono salito sul palco a fare una strofa durante un loro concerto ed è stato molto divertente. Pochi mesi dopo li ho contattati per lavorare su alcuni brani e poi abbiamo deciso di fare un album».

Come è stato comporre con un gruppo rock, chi si è adattato più all’altro?
«È stato diverso da come sono abituato, ma anche molto stimolante. Di solito scrivo il testo basandomi sulla strumentale. In questo caso invece ho preso degli appunti sul testo e loro hanno creato il tappeto sonoro di conseguenza, io ho riadattato un po’ la metrica dove serviva e sono nati così la maggior parte dei brani del disco. Devo dire che a livello di influenze musicali c’è stato uno scambio piuttosto equo, abbiamo cercato di non snaturare troppo il sound l’uno degli altri. Dai primi feedback sull’album ho notato che c’è chi ci sente più un disco rap chi più un disco rock. Difficile dire chi ha ragione».

Il tuo stile in questo album è lontano dalle convenzioni del mondo hip hop storico, mi pare più orientato verso questa nuova ondata di pop-rap. Cosa ne pensi di quello che sta succedendo nella scena italiana?
«Mi sono un po’ distanziato dal rap italiano, non tanto dal genere in sé, quanto dalla sua scena musicale con cui ho avuto sempre un rapporto conflittuale. Tra l’altro ho cercato di descriverlo in uno dei brani di questo disco, la traccia si chiama “La Faccenda del Rap”. In ogni modo seguo le nuove uscite e le nuove influenze del rap nostrano. Una cosa che ho notato è questa voglia di cercare percorsi musicali nuovi, perché il rap classico ha già battuto molte strade dando vita a dei piccoli e dei grandi capolavori. C’è una naturale evoluzione secondo me».

Quanto c’è di Ravenna e della Romagna nel disco?
«C’è moltissimo. C’è Ravenna, c’è San Piero in Bagno e c’è la strada, l`E45, che ci congiunge. I testi e le musiche sono stati composti pensando proprio a dei luoghi specifici che abbiamo vissuto nel periodo di realizzazione dell’album. Penso che qualcosa, in maniera più o meno diretta, ci sia finita dentro e un romagnolo o qualcuno che conosce bene il territorio magari lo percepisca più intensamente. Mi piace pensare però che ogni ascoltatore si possa legare a proprio modo ai brani».

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