Una scheda unica nell’urna, sbarramento al 3 percento per le liste che corrono da sole
Alcune info utili in vista delle elezioni regionali di domenica, 26 gennaio.
Come noto il sistema elettorale in Emilia-Romagna è proporzionale con un premio di maggioranza e uno sbarramento al 3 percento, sotto il quale i partiti non eleggeranno alcun consigliere.
Il candidato alla presidenza che raggiunge più voti vince un premio di maggioranza di 9 seggi (su un totale di 50) che gli o le garantisce una solida maggioranza per governare. Può dunque accadere che la coalizione che ottiene più voti si spartisca meno seggi in assemblea. Secondo gli ultimi sondaggi, prima del divieto di pubblicazione, lo scenario peraltro era proprio questo: Bonaccini in lieve vantaggio su Borgonzoni, ma la coalizione di centrodestra avanti rispetto a quella di centrosinistra.
Uno “sfasamento” reso possibile dal sistema di voto. Come alle Comunali ci sarà un’unica scheda sulla quale esprimere sia il voto per uno dei candidati presidente, sia il voto per le liste concorrenti a comporre il consiglio.
Si può votare in più modi. Se si traccia un solo segno sul simbolo, il voto andrà sia alla lista, sia al candidato presidente sostenuto da quella lista esattamente come se si tracciassero due segni: uno sul candidato presidente e uno su una lista a lui collegata.
Ma è possibile votare anche solo per il candidato presidente (e il voto quindi non si estenderà a nessuna lista) oppure per un candidato presidente e per una lista che non lo sostiene. Quest’ultima possibilità è il cosiddetto voto disgiunto che molti si aspettano possa avere un certo rilievo in questa tornata elettorale.
Accanto al simbolo del partito è possibile indicare fino a due preferenze tra i quattro candidati del proprio collegio (i collegi sono su base provinciale) purché di genere diversi (cioé non si possono votare due uomini o due donne), pena l’annullamento della seconda preferenza espressa. Si può scrivere nome e cognome ma basta anche solo il cognome del candidato.
Cervia offre alle donne in gravidanza/neomamme la sosta gratuita nelle aree regolamentate a pagamento e deroga l’esposizione del disco orario dove previsto.
La richiesta di rilascio del contrassegno “Mamma & Co” deve essere fatta su apposito modulo che si trova sul sito del Comune. Verrà rilasciato un unico contrassegno con indicate massimo due targhe (che dovranno essere di proprietà della richiedente o di un componente del nucleo famigliare anagrafico). Il contrassegno può essere utilizzato solo ed esclusivamente dalla donna in gravidanza (sia che viaggi sull’auto come conducente che come passeggera) e successivamente dalla mamma a cui è stato rilasciato il contrassegno nel primo anno di vita del bambino.
Il contrassegno di sosta può avere una durata complessiva massima di 16 mesi (4 di fine gravidanza, attestata da certificato rilasciato dal medico ginecologo al 6° mese di gravidanza) e 12 mesi di età del bambino.
Occorre un’unica richiesta. Entro un mese dalla data presunta del parto indicata nel contrassegno la richiedente dovrà recarsi agli sportelli del Servizio Cervia Informa cittadini (Viale Roma n. 33) presentando il contrassegno e una autocertificazione attestante la nascita. Verrà apposto sul contrassegno un timbro di convalida con la data di scadenza, corrispondente alla data in cui il neonato compirà un anno. Il contrassegno “Mamma & Co” potrà essere controllato con gli strumenti in uso agli ausiliari del traffico e agli Agenti di PM ed è valido solo nel territorio del comune di Cervia.
I Requisiti per ottenere il contrassegno sono essere residente nel Comune di Cervia, essere in gravidanza (dal 6° mese corrispondente alla 22^ settimana), essere mamma con figlio 0/12 mesi, essere in possesso di patente di cat. B (o superiore) in corso di validità.
Il contrassegno ha un costo di 10 euro per rimborso spese di istruttoria e costo contrassegno.
Il 21 e 25 gennaio appuntamenti in contemporanea in tre sedi della città. Al primo incontro l’ospite è Maria Grazia Mattei di Meet
Come utilizzare internet e gli strumenti digitali e conoscere in che modo possano migliorare la nostra vita di ogni giorno grazie anche agli esempi di altre città europee: questi i temi di “Cerchiamo persone curiose”, due workshop gratuiti e aperti a tutti i cittadini, promossi dal Comune di Ravenna. Gli appuntamenti sono il 21 gennaio dalle 17.30 alle 19.30 e il 25 gennaio dalle 10 alle 12 in contemporanea in tre diversi luoghi della città. Le tre sedi sono il Museo d’arte della città di Ravenna in via di Roma 13, il Tecnopolo di Ravenna di via Sant’Alberto 163 e la sede della Circoscrizione terza in via Aquileia 13.
I workshop si propongono di fornire ai partecipanti elementi conoscitivi per accrescere la consapevolezza sull’utilizzo dei dati e gli strumenti nel mondo digitale: per questo sono stati proposti anche alle scuole. Ospite dell’appuntamento del 21 gennaio è Maria Grazia Mattei, fondatrice e presidente di Meet, Digital Culture Center, che illustrerà le esperienze di diffusione degli strumenti digitali e del coinvolgimento dei cittadini che sono state realizzate a Barcellona e Milano. L’intervento di Mattei sarà diffuso contemporaneamente nelle tre sedi del workshop. Al seminario del 21 gennaio al Mar saranno presenti due assessori del Comune: Giacomo Costantini, delega alle Smart city, e Federica Del Conte, delega Urbanistica e Rigenerazione urbana.
Il programma dell’incontro prevede l’illustrazione del progetto, testimonianze sulle potenzialità del digitale nelle città, un momento interattivo finalizzato a far emergere abilità e competenze digitali dei partecipanti. Chi volesse partecipare a uno o entrambi i workshop, si potrà iscrivere andando alla pagina web che si trova a questo indirizzo per scegliere il giorno e la sede che ritiene più comodi.
I workshop, a cui si sono iscritte già oltre duecento persone, fanno parte del progetto europeo “Dare”, finanziato nell’ambito del programma Uia (Urban Innovative Actions), che promuove la diffusione della cultura digitale tra i cittadini di Ravenna per permettere a tutti di partecipare attivamente al cambiamento della città, in particolare del quartiere Darsena. Gli appuntamenti finalizzati a diffondere e condividere la cultura digitale avviano un percorso che proseguirà a febbraio con gli ‘Story Labs’.
L’OraSì consolida il primo posto nel girone Est di A2 e si appresta a ospitare la Coppa Italia
I giocatori dell’OraSì festeggiano al Pala De André dopo la vittoria contro Imola, undicesima vittoria consecutiva
Davanti ai 3mila del Pala De André, l’OraSì ha vinto (nel derby contro Imola) la sua undicesima partita consecutiva, dieci su dieci tra le mura amiche, mantenendo sei punti di vantaggio sulle seconde nel girone Est del campionato nazionale di A2 di basket. Mai così in alto, il basket a Ravenna, tanto che anche la Gazzetta dello Sport, in un articolo di queste ore, la ribattezza “capitale del basket”.
Il primo posto, a fine campionato, non varrà comunque la promozione diretta in A1, in palio solo al termine dei play-off, ai quali accederanno le prime otto, dopo una nuova fase a “orologio” che farà incontrare le squadre del girone Est con quello Ovest.
E proprio in questi giorni la Lega Nazionale Pallacanestro ha ufficializzato l’assegnazione al Basket Ravenna “Piero Manetti” dell’organizzazione della Final Eight di coppa Italia, in programma dal 6 all’8 marzo. Ai quarti Ravenna dovrà sfidare Casale Monferrato.
Interrogato al comando della polizia locale, si è avvalso della facoltà di non rispondere
La cosa aveva naturalmente provocato preoccupazione nei possessori di animali e molti faentini avevano manifestato la propria indignazione anche sui social media.
Tutta la città si era giustamente indignata e allarmata per la cosa.
Un’indagine alla “vecchia maniera” degli agenti della polizia locale di Faenza – con testimonianze e indizi raccolti tra bar, edicole e circoli della zona interessata – ha portato all’identificazione e alla denuncia di un pensionato 80enne, incensurato, accusato di produrre e lasciare nel Borgo Durbecco di Faenza esche avvelenate. Polpette fabbricate con il metaldeide – come certificato dall’Asl – potente veleno, per il quale non esiste antidoto, pericoloso (oltre che per gli animali, a cui era destinato) anche per i bambini, in caso di contatto, come sottolinea la polizia locale in una nota inviata alla stampa.
I vigili, su disposizione della procura di Ravenna, hanno perquisito l’abitazione dell’anziano, dopo una serie di pesanti indizi a suo carico, trovando il veleno utilizzato per preparare le micidiali polpette. Il pensionato faentino si è quindi dovuto presentare immediatamente al comando di via Baliatico, insieme al proprio avvocato di fiducia, per essere interrogato. Nell’interrogatorio l’uomo si è però avvalso della facoltà di non rispondere. Ora dovrà comparire in tribunale a Ravenna per rispondere dei reati che gli sono stati ascritti ossia l’ art. 544-bis, del codice penale, che punisce l’uccisione di animali «per crudeltà o senza necessità» con la pena della reclusione sino a 18 mesi e, l’ art 674 cp per aver abbandonato cose pericolose in un luogo di “pubblico transito”.
La polizia locale sottolinea anche che la Giurisprudenza ha preso in considerazione anche il danno morale e fisico causato al padrone dell’animale che muore causa avvelenamento, per cui l’autore di tali gesti può essere chiamato anche a pesanti risarcimenti economici in sede civile.
Il sindaco di Parma in città in sostegno alla candidatura di Pietro Vandini nella lista del presidente
«Bonaccini? Un amministratore capace e che ha sempre messo le istituzioni davanti all’appartenenza politica, lo posso dire perché ricordo bene come si comportò con me quando ero un sindaco dei 5 Stelle». Federico Pizzarotti, primo cittadino di Parma, primo sindaco di una città importante eletto con i grillini, oggi fondatore di un movimento politico (dopo una burrascosa e precoce rottura con Grillo & Co.) che si chiama Italia in Comune è arrivato a Ravenna in sostegno della coalizione di centrosinistra. E in particolare del suo candidato Pietro Vandini, anch’egli ex 5 Stelle, consigliere comunale a Palazzo Merlato in corsa per il consiglio regionale nella lista civica di Bonaccini come altri suoi colleghi in altre province. Ed è stato lui, da sempre vicino alle posizioni di Pizzarotti, a introdurre la serata al piano di sopra del Mercato Coperto, davanti a una platea affollata nonostante l’inaspettata assenza del sindaco Michele de Pascale per ragioni di salute.
«La destra ci ripete che c’è bisogno di alternanza, che la democrazia è alternanza – ha detto Vandini in apertura – ma l’alternanza è vuota quando non c’è alternativa». Ecco perché bisogna quindi confermare Bonaccini alla guida della regione Emilia-Romagna, perché ha una visione generale, un programma articolato e perché, come tutti i candidati di Italia in Comune, spiega Pizzarotti, ha già dimostrato con i fatti le proprie capacità, e non solo a parole.
«Del resto – prosegue il sindaco di Parma – non sempre il cambiamento coincide con il miglioramento, guardate cosa è successo a Imola, dove la sindaca dei 5Stelle non è stata in grado di governare o guardate le cronache di questi giorni dal consiglio comunale di Ferrara (il riferimento è a un video in cui si vedrebbe il capogruppo leghista offrire un posto in Comune a un’altra consigliera leghista in cambio delle sue dimissioni, ndr)».
E Pizzarotti rivendica i risultati ottenuti a Parma, di cui ha ridotto della metà il debito, e che è quest’anno Capitale della cultura italiana, risultati ottenuti grazie anche alla collaborazione con la Regione di Bonaccini che non ha mai fatto distinzioni sulla base del colore politico. «Ricordo quando a Parma ci fu una terribile alluvione di cui il Pd locale diede immediatamente la colpa a me, Bonaccini invece mi chiamò per chiedere cosa potesse fare la Regione. Da allora lo stimo e lo dichiaro, non da oggi».
La Borgonzoni? «Come vedete la tengono nascosta, si muove solo all’interno di aziende o cene elettorali, in contesti protetti, non pubblici. In piazza ci va Salvini, e questo dice molto sulle capacità della candidata». Sul piano generale Pizzarotti auspica una semplificazione del quadro della sinistra, con meno partiti e un progetto più chiaro per il paese. «Se il centrosinistra a livello nazionale fosse più simile a quello dell’Emilia-Romagna, ci sarebbe anche meno da preoccuparsi del risultato di domenica prossima in Emilia Romagna».
Sotto accusa il locale di Porto Fuori, ma i titolari replicano: «Non siamo razzisti, è stata una scelta legata alla sicurezza»
Gabriele Muccino
Sta facendo discutere sui social il post del celebre regista Gabriele Muccino che ieri (domenica 19 gennaio) ha denunciato un fatto – se così come descritto – grave avvenuto in una discoteca di Ravenna.
«Ieri sera (sabato sera, ndr) mio figlio è andato con due amici di colore nel locale Hof di Ravenna (l’ex Kojak di Porto Fuori, ndr). Si è sentito dire sia dal buttafuori che da un addetto al locale – scrive Muccino su Facebook – che lui poteva entrare ma gli amici no. Dopo oltre un’ora di attesa, alla domanda “Perché?”, è stato risposto: “Perché loro sono neri e fanno casino”. E li hanno lasciati tutti e tre fuori al freddo. Stiamo sconfinando nell’Apartheid».
Pronta la replica di uno dei titolari del locale, Mattia Montanari, questa mattina sulle pagine del Carlino Ravenna. «Il nostro locale non è razzista. Ci lavorano e ospita tanti immigrati. Quel gruppo è rimasto fuori solo perché in passato alcuni di loro avevano dato problemi». Montanari al giornalista del Carlino assicura anche che se avrà le prove che qualcuno del personale abbia detto veramente quelle frasi, «non lavorerà più qui».
Dentro al locale, assicura ancora il titolare, «c’erano persone di tutte le etnie». Si sarebbe trattato quindi di una scelta legata esclusivamente alla sicurezza, alla luce anche del giro di vite imposto dal locale dopo i problemi registrati a Porto Fuori negli ultimi anni della vecchia gestione a marchio Kojak. Ragazzi che in passato hanno dato problemi, di qualsiasi provenienza, assicurano dalla discoteca, non vengono fatti entrare.
Doppia tappa ravennate per il segretario nazionale della Lega. E a San Pietro in Vincoli trova ad aspettarlo anche decine e decine di sardine improvvisate
La piazza di San Pietro in Vincoli
Mentre le sardine si radunano a decine di migliaia a Bologna, Salvini è in giro per la Romagna e il Ravennate impegnato con i candidati della circoscrizione per la campagna elettorale del 26 gennaio.
Prima tappa a Cervia dove davanti a qualche centinaio di persone parla di meno burocrazia, di buon governo della Lega nelle regioni che guidano da tempo, di spiagge (che devono essere dei romagnoli), di pescatori che devono essere liberi di pescare e non diventare ragionieri. Qualche stoccata a Bonaccini, accusato di promettere l’impossibile da un paio di settimane a questa parte. Qualche elogio un po’ di maniera al carattere romagnolo citando Pantani, Muccioli, Simoncelli come esempi. E poi la questione della nave Gregoretti per cui Salvini rischia un rinvio a giudizio: «Andrò a processo a testa alta perché ho solo difeso i confini nazionali e voglio vedere la faccia di chi può dirmi “sei un criminale”».
Ma soprattutto, Salvini ritorna sull’argomento forse più forte della campagna elettorale: dare una mano per mandare a casa il governo, per impedire che quello attuale metto mano a quota 100 sulle pensioni, tanto per fare un esempio. «Tocca a voi, il 26 gennaio sarà una data da scolpire. È come il referendum tra monarchia e repubblica».
Sardine “improvvisate” a San Pietro in Vincoli
Un “Romagna mia” ormai di rito, selfie per chi vuole e poi tappa a San Pietro in Vincoli per parlare in Piazzetta delle Erbe, nuovo comizio nonostante l’abbassamente di voce e le temperatura non proprio clementi; Salvini sta dimostrando di crederci davvero e con lui i quattro candidati ravennati: Samantha Gardin, Andrea Liverani, Maria Marabini, Gianfilippo Nicola Rolando. Anche se a San Pietro in Vincoli ad accoglierlo, ci sono oltre un centinaio di sardine organizzatesi in pochissimo tempo e nonostante i tanti ravennati a Bologna.
La campagna elettorale promette scintille fino all’ultimo giorno.
Lo schianto nel pomeriggio di domenica lungo la strada che collega Porto Fuori a Lido Adriano
Incidente intorno alle 16.30 di domenica 20 gennaio lungo via Bonifica, la stretta strada che collega Porto Fuori con Lido Adriano, spesso teatro di incidenti anche gravi. Si sono scontrate frontalmente due auto per cause in corso di accertamento da parte della Polizia Municipale. Da una parte una Peugeot 206 che trasportava un’intera famiglia con padre, madre e due bambini piccoli, dall’altra una Renault Twingo guidata da una signora di mezza età.
Nello schianto la Peugeot è finita fuori strada e sono rimasti feriti la madre, incinta al settimo mese con gravi traumi alla testa e agli arti inferiori e, meno gravemente, il marito e i piccoli che viaggiavano nel sedile posteriore. Tutti e quattro sono stati ricoverat d’urgenza al Bufalini di Cesena. Se l’è cavata con ferite di media gravità la conducente della Twingo che è stata ricoverata all’ospedale di Ravenna. Massiccio l’intervento dei soccorsi con tre ambulanze, auto medicalizzata e l’elicottero del 118. Intervenuti anche i Vigili del Fuoco e i Carabinieri per regolare circolazione: la strada è rimasta chiusa alcune ore per per i necessari rilievi di legge e rimuovere le auto incidentate.
Primo appuntamento nel nuovo anno, il 20 gennaio, con i racconti delle “Storie di Ravenna”
Lunedì 20 gennaio alle 18 quarto appuntamento della seconda stagione di “Storie di Ravenna”. Inizia così il ciclo di tre incontri incentrati sul Novecento, curati da Alessandro Luparini. Si comincia con “La festa della rivoluzione. La settimana rossa del giugno 1914”.
In scena, oltre allo stesso Luparini, Luigi Dadina (attore Teatro delle Albe), Giovanni Gardini (Museo Diocesano di Faenza-Modigliana) e con la partecipazione straordinaria di Laura Orlandini (Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Ravenna e Provincia) e Maurizio Tarantino (Direttore Mar – Museo d’Arte della città di Ravenna).
In questo quarto appuntamento di Storie di Ravenna si racconterà della cosiddetta “settimana rossa”: nel giugno del 1914 l’Italia intera è attraversata da un sommovimento rivoluzionario, scaturito da una diffusa agitazione antimilitarista: è la cosiddetta “settimana rossa”. Ravenna e la sua provincia, tra le zone più turbolente del Paese, ne sono letteralmente travolte. Pochi giorni burrascosi durante i quali tutti i partiti “sovversivi” ravennati, repubblicani, socialisti, anarchici, mazziniani, improvvisamente riappacificatisi dopo anni di scontri furibondi, s’illudono di poter rovesciare l’Italia monarchica e abbattere la stessa Chiesa cattolica.
Il momento conviviale enogastronomico per l’occasione è curato dagli chef Matteo Salbaroli ed Edoardo Salbaroli (ristorante Cucina del Condominio).
L’appello di Bonaccini, Zingaretti e De Pascale al pubblico dell’Almagià tra spinta identitaria e stoccate agli avversari: “Salvini? Il migliore a parlare di problemi, il peggiore a risolverli”
Stefano Bonaccini con i candidati ravennati delle liste che lo sostengono
La chiave di lettura della serata di chiusura della campagna elettorale provinciale per le regionali del 26 gennaio la offre Rudy Gatta, consigliere comunale che introduce gli ospiti nella parte per lui insolita del “presentatore” in un Almagià zeppo di pubblico: «Credo che siamo tutti chiamati a fare anche qualcosa in più, che non siamo abituati a fare, in questa settimana che manca al voto».
Il rush finale della campagna del presidente uscente e ricandidato alla presidenza dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini sta infatti in una sorta di “chiamata” al popolo che lo sostiene perché «questa battaglia si vince nei bar, sugli autobus, al mercato, in mezzo alla gente, guardando le persone negli occhi, parlando con tutti, anche con chi ha votato Lega alle ultime politiche».
O magari convincendo i grillini a fare come la consigliera Sensoli, optare per il voto disgiunto. C’è bisogno di tutti, ripete Bonaccini, nemmeno sei liste a sostegno e 24 candidati nella sola provincia di Ravenna possono bastare.
E a spendersi è in primis Michele De Pascale, che apre la serata. Il sindaco rivendica l’elemento identitario di appartenenza a questa regione e sottolinea l’inadeguatezza della candidata avversaria. Fino a suggerire che a Veneto e Lombardia farebbe di certo comodo un’Emilia-Romagna più debole, meno capace di attrarre investimenti.
Il segretario del Pd Nicola Zingaretti
Dal locale al nazionale, in una campagna che ha visto Salvini già più volte sul territorio (e che ancora lo vedrà fino al 24), arriva per la prima volta il segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti che solo pochi giorni fa ha annunciato in un’intervista l’intenzione di rifondare il partito. Ma la faccenda è rimandata a dopo le elezioni, e adesso ci sono parole solo per la sfida da vincere. Ecco dunque il repertorio ormai classico. L’attacco alla Lega e Salvini, «il migliore a parlare delle paure degli italiani, il peggiore a trovare soluzioni».
La novità sta invece forse nel fatto che Zingaretti può finalmente rivendicare l’operato del governo giallorosso per quanto riguarda l’abbassamento delle tasse per 16milioni di lavoratori e i 4miliardi per il fondo della sanità pubblica, ma anche lui ci tiene più volte a sottolineare che quello di domenica 26 è un voto per la regione e non sul governo, al contrario di quanto dicono i leader di centrodestra.
Nel suo discorso c’è la memoria della Resistenza e lo sguardo a chi sta nascendo oggi, la storia di questa regione capace di creare ricchezza e insieme di essere solidale e l’appello per la “politica bella” che si occupa degli altri, di chi ancora non è nato, di chi avrà vent’anni tra vent’anni. Dall’imprenditore al disoccupato, il discorso di Zingaretti è al solito piuttosto ecumenico e non proprio all’insegna della concretezza (se non sul tema della sanità pubblica, che riceverà non a caso calorosissimi applausi). Ma al candidato Bonaccini rivolge forse il complimento più efficace: «Un uomo che non prende ordini dal suo segretario di partito, perché risponde sempre ai cittadini». Il sottinteso è: si potrebbe dire lo stesso di Borgonzoni, praticamente eclissata dal segretario della Lega?
Zingaretti con il sindaco De Pascale e il segretario provinciale Pd Barattoni
Ed eccolo allora Bonaccini, con l’energia di sempre nonostante l’ora e il lieve abbassamento di voce. Del resto la posta in gioco non permette defaillances. Eccolo a rivendicare una serie di risultati della sua amministrazione e gli obiettivi del futuro. La più grande soddisfazione? «Aver visto abbassarsi dal 9 al 5 percento il tasso di disoccupazione». «Sono 113mila i posti di lavoro recuperati in questi cinque anni» dice ancora. Ed è così che si potranno liberare risorse che dovranno andare a una copertura totale degli asili nido per tutti all’attenzione ai bisogni degli anziani, in numero sempre crescente, per contrastare la denatalità e incentivare il lavoro femminile da un lato e aiutare le famiglie alle prese con il tema della non autosufficienza dall’altro. E qui non risparmia la stoccata agli avversari che vogliono invece un assegno per le madri che rinunciano al lavoro per mostrare la diversità di vedute in gioco. Parla di rivoluzione verde, di ambiente, di trasporto sostenibile con progetti come la metropolitana di superficie che dovrà collegare Cattolica ai lidi ferraresi, oppure il trasporto scolastico gratuito per gli studenti emiliano-romagnoli, rivendica l’aumento delle presenze turistiche, attacca l’idea di dividere la regione in Emilia e Romagna creando così due debolezze invece di una forza, elenca i viaggi che lo hanno portato fino alla Silicon Valley e a Shanghai per stringere accordi, cercare investimenti dall’estero in Italia e nuovi mercati per i prodotti agroalimentari e aumentare ancora l’export (in cui la Regione ha uno dei suoi primati).
Economia, cultura, welfare, c’è di tutto un po’ nel suo discorso e non manca naturalmente l’attacco agli avversari ormai diventato un mantra: «Salvini qui è il benvenuto, ma dal 27 non lo vedrà più nessuno, come non lo hanno più visto in Sardegna o in Abruzzo, mentre io qui ci vivo, questa è casa mia» Il governo? «Invece che stare tutti i giorni a sottolineare le differenze dicesse cosa sta facendo di buono e darebbe una mano anche a me».
La sensazione è però che sarebbe soprattutto una sua vittoria il 26 gennaio a dare una mano al governo. E che quella eventuale vittoria lo lancerebbe inevitabilmente tra i leader nazionali più forti del Pd o di quello che diventerà il Pd.
Per le strade della frazione ravennate dov’è atteso il leader della Lega una parata di sagome con cuori e pesciolini. FOTO
Le sardine si mobilitano anche nelle frazioni, almeno sul piano dei simboli ironici cari al movimento, dai pesciolini ai cuori che evocano amorevolezza. Succede nella campagna ravennate, a San Pietro in Vincoli, una delle molteplici tappe della campagna elettorale “a tappeto” portata avanti in questi ultimi giorni prima delle elezioni regionali da Matteo Salvini.
Lungo le strade della cittadina è stata infatti preparata una parata di accoglienza per il leader della Lega con una ritmata serie di sagome di cartone e scritte inneggianti all’amore e alla tolleranza che proponiamo nella gallery fotografica qui sotto.