sabato
26 Luglio 2025

Giornata ecologica (con polenta e fiera) a Marina di Ravenna

Prima la pulizia della pineta e della piallassa per chi lo vuole, poi mercatini per la fiera del Bacino Pescherecci

Domenica 6 maggio a Marina di Ravenna la giornata inizierà alle 8.30 con il ritrovo davanti al ristorante Il Trucco di via Trieste con la giornata di pulizia della pineta comunale di via Trieste e zona Piallassa Piomboni. Ci si sposterà poi in zona bacino pescherecci, dove ci sarà Expo Mercatini, dalle 10 al tramonto per il consueto appuntamento con Bacino Pescherecci in Fiera. Lungo via Molo Dalmazia e via IV Novembre ci saranno i mercatini dei prodotti tipici artigianali e gastronomici. Al mercato del pesce si potrà comprare il pesce appena pescato dei pescatori della “Nemo”.
Allo stabulario (via delleNazioni 8), dalle 12, apre lo stand della Pro Loco con gli stand che serviranno polenta (con ragù di carne o di pesce, a scelta) e salsiccia. Per i partecipanti della giornata ecologica, polenta offerta. 

Nas nel canile comunale per ipotesi maltrattamento e animalisti sul piede di guerra

Sequestrate tre carcasse e due animali vivi, tutti ancora nella struttura di via Romea Nord. Question time di Alberghini (Lega Nord)

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La foto di un cane inviata dal consigliere della Lega Nord Massimiliano Alberghini, altre ne circolano tra gli animalisti

Nuove tensioni all’interno del canile di Ravenna. Dopo la temporanea chiusura a marzo per un caso di parvirosi, in data 3 maggio infatti nella struttura di via Romea Nord sono intervenuti i Carabinieri del Nas. Al momento accertamenti sono in corso ed è stata aperto un procedimento per l’ipotesi di maltrattamento. Da quanto trapelato, i militari hanno sequestrato in via cautelativa tre carcasse di animali morti trovati nella cella frigorifera per i quali si dovrà capire le esatte cause della morte e due animali vivi, le cui condizioni hanno destato preoccupazione.  Le cure dei due cani sono state tuttavia affidate al veterinario del canile e nessun animale, né vivo né morto, sarebbe stato portato via dalla struttura comunale.  Da parte del Comune è stata confermata la piena collaborazione alle indagini, insieme all’Ausl. In tutto nel canile di Ravenna sono attualmente ospitati circa sessanta cani.

Nel frattempo gli animalisti stanno lanciano pubblicamente un allarme. In particolare Davide Battistini, da sempre in prima linea per la difesa degli animali, ha inviato una mail alle redazioni in cui riferisce che all’interno del canile sarebbero stati fotografati animali molto magri di cui allega le foto. Con lo stesso contenuto è partito un mail-bombing dove si chiede “un intervento urgente”.

Sul tema prontamente interviene anche il consigliere di opposizione Massimiliano Alberghini con un question time che sarà depositato lunedì 7 maggio, alla riapertura degli uffici comunali. Ecco il testo del suo messaggio che ricorda come già nel mese di marzo si fosse occupato dell’argomento “per ottenere chiarimenti in ordine alla situazione igenico sanitaria (a seguito della chiusura del canile avvenuta nel mese di marzo), sulla corretta gestione da parte dell’ente gestore , sulle procedure adottate a seguito di casi di patologie contagiose e mortali, sul decesso di diversi cani, definendo le risposte ottenute dall’Assessore “non esaustive e rassicuranti”. Alberghini ricorda anche la commissione consigliare per approfondire le tematiche inerenti la gestione del canile durante la quale, dice “sono state mostrate numerose foto di cani palesemente in condizioni critiche con stati di magrezza che potrebbero far presupporre uno stato di mal nutrizione e\o patologie non adeguamente diagnosticate o curate”. Alberghini ritiene inoltre che non siano stati attesi gli impegni “a una maggiore collaborazione e trasparenza comunicativa” e alla luce dei nuovi fatti emersi interroga il sindaco per sapere “Per quale motivo i NAS sono intervenuti presso il canile di Ravenna, per quale motivo hanno posto sotto sequestro due cani (alla data odierna ), se continua a ritenere corretta la gestione del canile da parte dell’ente gestore e dagli enti preposti al controllo, se ritiene corretta la gestione ne spieghi il motivo , in considerazione del fatto che si considera certamente non usuale un intervento dei NAS presso un canile municipale  e successivo sequestro di cani e se  ritiene che vi siano delle responsabilità da parte dei gestori, quali azioni intende intraprendere”.

Figli di coppie omogenitoriali: Sinistra per Ravenna vuole l’iscrizione all’anagrafe

Interrogazione al Sindaco del consigliere Distaso affinché segua l’esempio della prima cittadina di Torino e altri colleghi

Gay Male Couple With Daughter Walking Through Fall Woodland
Gay Male Couple With Daughter Walking Through Fall Woodland

Dopo i casi di Torino, guidata dalla sindaca 5 Stelle Chiara Appendino, e di altre città a guida Pd arriva anche in consiglio comunale a Ravenna il tema dell’iscrizione all’anagrafe dei bambini figli di coppie omogenitoriali. A sollevare la questione è Sinistra per Ravenna, lista indipendente di maggioranza che esprime il consigliere Michele Distaso. Ed è proprio a sua firma che arriva infatti l’interrogazione al Sindaco con richiesta di risposta scritta. E dopo aver appunto citato i casi del capoluogo piemontese e delle altre città che si sono rese disponibili a seguire l’esempio, aggiunge “la società civile si evolve così velocemente che risulta sempre più urgente adeguare il sistema normativo (la legge sulle unionei civili come noto non permette nemmeno la stepchild adoption ossia l’adozione da parte di un omosessuale del figlio del partner, ndr), il riconoscimento delle diversità, il rispetto della parità di trattamento e il diritto di ogni bambino ad avere una famiglia dovrebbero essere garantiti a prescindere da qualsiasi discriminazione fondata sull’orientamento sessuale.” Ecco dunque che su questi presupposti, Distaso auspicando l’intervento del Parlamento rispetto a questo tema per il pieno riconoscimento dei bambini e delle bambine nati da una coppia omogenitoriale e considerando le decisioni assunte dai Comuni succitati “un passo in avanti verso una nuova

cultura dei diritti” chiede al Sindaco di Ravenna “di Ravenna seguire l’esempio di altri Comuni e di indicare all’atto di iscrizione all’anagrafe cittadina, la nascita dei bambini e delle bambine da coppie omogenitoriali.”

Ravenna Jazz, fiato alle trombe con Fabrizio Bosso e Andrea Motis

Entra nel vivo la 14esima edizione del festival fra un concerto all’Alighieri dedicato a Dizzie Gillespie – in scena anche l’orchestra di Paolo SIlvestri – e l’esibizione della giovanissima strumentista spagnola

Fabrizio Bosso
Fabrizio Bosso (foto Andrea Boccalini)

Dopo l’esordio di venerdì con Rogerio Tavares e Guano Padano, entra nel vivo della programmazione, sabato 5 maggio al teatro Alighieri (ore 21), la 45esime edizione del Ravenna Jazz festival con “The Champ to Dizzy”, il concerto omaggio al grande Dizzie Gillespie che vede riuniti il quartetto del trombettista Fabrizio Bosso con l’orchestra di nove elementi (fra trombe, tromboni e sax) diretta da Paolo Silvestri. Bosso e Silvestri proseguono all’insegna del travolgente be-bop di Gillespie un sodalizio fra solista e orchestra già brillantemente avviato nel disco nel 2007 con una compagine di archi (You’ve Changed) e nel progetto concertisco Melodies poi inciso su etichetta Verve (Duke) dedicato a Ellington.

La serata sarà anticipata dal consueto appuntamento musicale gratuito “Apertif”, di scena al locale Al Cairoli (in via Cairoli) alle 18.30, con un solo fisarmonica di Luca Olivieri.

Andrea Motis
Andrea Motis (foto di Carlos Pericas)

Domenica 6 maggio il festival si sposta al teatro Socjale di Piangipane dove si esibirà la giovanissima cantante e trombettista spagnola Andrea Motis. Star emergente del jazz iberico, neanche 23 anni e già un contratto discografico con la Impulse!, la Motis guiderà un quintetto con Josep Traver (chitarra), Miguel Artigas (contrabbasso), Ignasi Terraza (pianoforte) ed Esteve Pi Ventura (batteria) in un repertorio di brani, il nucleo del lavoro discografico Emotional dance, che l’ha lanciata a livello internazionale.
Per la serie dei piccoli concerti aperitivo domenica tocca al bolognese Emiliano Pintori che al bar Fresco di via IV novembre (ore 18.30) proporrà una serie di divagazioni jazz all’organo Hammond

Un Cappuccetto Rosso senegalese dove il bosco è la savana e il lupo diventa una iena

Arriva a Ravenna la nuova produzione del Teatro delle Albe in collaborazione con gli attori legati al compianto Mandiaye N’Diaye

Thioro
Ideatori e protagonisti dello spettacolo

Dopo alcune anteprime, arriva a Ravenna lo spettacolo Thioro, un Cappuccetto Rosso senegalese, lavoro nato in Senegal, nuova occasione di incontro del Teatro delle Albe con il villaggio di Diol Kadd e gli attori legati a Mandiaye N’Diaye. Come noto, l’attore cardine del Teatro delle Albe (scomparso nel 2014) ha fondato là l’associazione Takku Ligey coinvolgendo i giovani del villaggio e creando un’alternativa di lavoro e di vita.

Lo spettacolo è inserito ne “La stagione dei teatri”, in “Ragazzi a Teatro” e in “Artebebè”. Sarà in scena al teatro Rasi venerdì 4 maggio (alle 21), sabato 5 maggio (alle 17), domenica 6 maggio (alle 11) e poi domenica 13 maggio (alle 17) e sabato 19 maggio (alle 10). Sono inoltre previste repliche all’interno di alcune scuole.

Lo spettacolo è una reinvenzione dal respiro africano di Cappuccetto Rosso, una delle fiabe europee più popolari al mondo: Thioro, un Cappuccetto Rosso senegalese evoca soltanto il popolare racconto della bambina che indossa un cappuccio rosso e che, mentre attraversa il bosco per portare provviste alla nonna, incontra un temibile lupo che la inganna. In realtà questo viaggio dal ritmo pulsante, grazie all’intreccio di diverse lingue, strumenti e immaginari, porta ogni spettatore alla scoperta non del bosco, ma della savana, e all’incontro non con il lupo ma con Buky la iena, in un viaggio immaginifico e bruciante attraverso l’Africa. Un lavoro che fa incontrare e mette in corto circuito la fiaba europea con la tradizione africana partendo dalla suggestione di come l’origine esatta di Cappuccetto Rosso continui a essere un’incognita, e narrazioni basate o ispirate allo stesso tema possano trovarsi non solo nel folklore europeo, ma anche nella tradizione del Lontano e Medio Oriente e in Africa.

Thioro, un Cappuccetto Rosso senegalese vede in scena Adama Gueye e Fallou Diop, attori e musicisti, e Simone Marzocchi, compositore e trombettista, che intrecciano parola e musica e che dialogano facendo incontrare suoni, strumenti e ritmi europei e africani. La regia è di Alessandro Argnani a cui si deve anche l’ideazione insieme a Simone Marzocchi e Laura Redaelli.

È una produzione Ravenna Teatro/ Teatro delle Albe – Accademia Perduta – Ker Théâtre Mandiaye N’Diaye.

Prenotazioni Ravenna Teatro 0544 36239 da lunedì a venerdì dalle 10 alle 18, organizzazione@ravennateatro.com

Aggredita e derubata dopo aver fatto bancomat: arrestato il rapinatore

Un 31enne è stato fermato a Forlì e riconosciuto dalla donna tramite le foto segnaletiche

Coltello 6 2

È stato arrestato a Forlì la sera dopo il colpo il presunto rapinatore della donna minacciata con un coltello e derubata subito dopo aver fatto bancomat in viale Newton, a Ravenna, il Primo Maggio.

L’uomo – un 31enne di origini milanesi – è stato bloccato mercoledì sera a Forli dai carabinieri e nella sua auto – secondo quanto riporta il Resto del Carlino oggi (4 maggio) in edicola – sono stati ritrovati un cutter e la borsa della vittima, che si è recata subito a Forlì riconoscendo il malvivente dalle foto segnaletiche. Nessuna traccia, invece dei circa 600 euro rubati, oltre che di cellulare e documenti.

Quei 1.400 metri sul navigatore di Cagnoni: dato inutilizzabile o prova d’accusa?

Ventiquattresima udienza / Il tragitto del Gps della Chrysler il giorno dopo il delitto corrisponde alla distanza tra scena del crimine e casa di residenza. Al banco dei testi il consulente informatico della difesa, l’ingegnere Donato Eugenio Caccavella: scintille con il presidente della corte. Il tecnico sostiene che i dati del Gps non siano utilizzabili. Proiettata in aula una simulazione video con un’altra telecamera per smentire la posizione dell’accusa sulla base dei filmati di videosorveglianza

Leggi la cronaca delle udienze precedenti

In piedi l’ingegnere Donato Eugenio Caccavella: con lui gli avvocati Francesco Dalaiti e Giovanni Trombini del collegio difensivo di Matteo Cagnoni

Per andare dalla villa dove è stata uccisa Giulia Ballestri in via Padre Genocchi a Ravenna alla casa dove la donna viveva con il marito Matteo Cagnoni e i tre figli in via Giordano Bruno in auto si percorrono 1.300 o 1.500 metri a seconda del tragitto scelto. E nella cronologia del navigatore della Chrysler Grand Voyager dei coniugi c’è un viaggio di 1,4 km fatto il 17 settembre 2016, il giorno dopo l’omicidio della 39enne. Per l’accusa è la dimostrazione che il dermatologo, alla sbarra per omicidio volontario, è tornato sulla scena del delitto per continuare il tentativo di ripulitura. Per la difesa le informazioni di quel navigatore non si possono nemmeno utilizzare per la sentenza perché gli inquirenti non hanno seguito le procedure per acquisirle. È stato l’ingegnere informatico Donato Eugenio Caccavella, docente all’università di Milano e consulente della difesa, a mostrare alla corte d’assise, nella ventiquattresima udienza celebrata oggi 4 maggio, le foto scattate dalla polizia giudiziaria allo schermo della vettura. Una modalità di acquisizione delle informazioni ritenuta anomala e scorretta: «Per fare le foto è stato necessario accendere il sistema e muoversi tra i suoi dati. Questo per definizione può causare una loro modifica. È il più classico degli accertamenti tecnici irripetibili, ecco perché si sarebbe dovuto procedere secondo altre modalità che dovevano coinvolgere anche le parti».

Tutta la deposizione di Caccavella, testimone numero 109 dell’istruttoria cominciata il 10 ottobre scorso che ha parlato per quasi cinque ore, è stata un tentativo di smontare l’attività degli investigatori fino al punto di ipotizzare irregolarità nelle indagini. Accuse più o meno velate – a volte fatte con valutazioni giuridiche e non sempre supportate da granitiche analisi tecnico-scientifiche come richiederebbe il ruolo di consulente di parte – che hanno innervosito il presidente della corte Corrado Schiaretti e portato il pm Cristina D’Aniello – punzecchiata dal consulente che l’ha sottilmente paragonata a una studentessa universitaria – a tanto così dalla richiesta di trasmissione atti per calunnia e falsa perizia.

La circostanza specifica delle accuse ha riguardato le intercettazioni telefoniche. Caccavella si è concentrato su due anomalie che non ha esitato a definire «inquietanti». La registrazione di una telefonata senza audio e la duplicazione di un’altra telefonata. Tanto basterebbe per il tecnico per non avere più fiducia nell’integrità di tutte le intercettazioni. Errori mai negati dalla procura ma spiegati: la doppia registrazione è in realtà solo un duplicato su cui lo stesso Caccavella non ha saputo indicare quali parti sarebbero andate danneggiate. Ma l’affondo più grave ha riguardato l’eventualità che la masterizzazione dei dvd con gli audio fosse stata fatta negli uffici della questura e non nei locali della procura, circostanza apparentemente solo secondaria ma in realtà fondamentale per la garanzia della tutela dell’indagato. Ma nulla di tutto ciò è accaduto: l’apparecchiatura per la creazione dei dvd esiste solo in procura. E allora da dove nasce la critica? «Ho visto la carta intestata della questura e ho pensato che…», è stata la spiegazione dell’ingegnere costretto a fare dietrofront.

L’informatico ha poi presentato in aula un lavoro di sperimentazione per confutare la tesi accusatoria a proposito di cosa possono dire i filmati di videosorveglianza su tutta questa vicenda.  In buona sostanza il team forense ha realizzato dei filmati in cui dei figuranti compiono le azioni di cui è accusato Cagnoni per poi confrontarli con gli originali e arrivare a dire che è visibile una differenza e quindi non può essere andata come sostiene l’accusa. In particolare l’attenzione si è concentrata sul giorno 15 settembre 2016, quello precedente all’omicidio. Per l’accusa Cagnoni andò alla villa con il Chrysler a portare il bastone e l’acqua distillata con cui uccise la coniuge e poi tentò di pulire: il veicolo scuro resta fermo otto minuti davanti alla villa. «Sì, è vero che si vede un veicolo fermo. Ma se stiamo a un metodo scientifico non ci sono elementi sufficienti per dire che qualcuno scenda e qualcuno risalga. Se ci atteniamo alle rilevanze scientifiche dobbiamo pensare che il conducente sia rimasto a bordo otto minuti senza scendere». È il presidente della corte, Corrado Schiaretti, a chiedere spiegazioni su quelle ombre che si vedono nel video e che paiono il movimento di una persona: «È un effetto dovuto alla compressione del video nelle telecamere di videosorveglianza che fa perdere qualità – ha risposto Caccavella –, possiamo dire che è una sorta di miraggio». Alla domanda dell’avvocato Giovanni Scudellari, legale di parte civile della famiglia Ballestri, è arrivata per una risposta che spiazza: «Non c’è un metodo scientifico per stabilire se quello che vediamo in un filmato possa essere un difetto di compressione o davvero un corpo che si muove».

Analoga sperimentazione è stata fatta con i filmati della villa dei genitori dell’imputato a Firenze dove Cagnoni arriva il 16 pomeriggio e viene arrestato il 19 all’alba. In diversi momenti dei tre giorni si vede il medico spostare vari oggetti nel cortile, dentro e fuori dalle vetture, dentro e fuori di casa. In particolare un oggetto bianco di forma trapezoidale. Per l’accusa è compatibile con la borsetta Chanel indossata dalla vittima la mattina della sua morte e mai più ritrovata. Per la difesa, tramite la relazione depositata dal consulente, la polizia non ha proceduto con un metodo scientifico e quindi non è la borsa di Giulia. Cos’è? «Un camice da medico piegato in più parti e retto per la martingala, così come ha detto l’imputato nella sua deposizione. Abbiamo fatto una sperimentazione e confrontato i filmati originali con quelli da noi realizzati e appare credibile che fosse un camice». È stato a questo punto che gli animi si sono accesi e si sono viste scintille tra il presidente della corte e il banco dei testi. Perché quel trapezio bianco può essere un camice ma non può essere la borsa?

A distendere gli animi non ha certo giovato la scelta di Caccavella di citare un presunto antico proverbio cinese in una delle diapositive proiettate in aula con cui, nelle sue intenzioni, intendeva criticare la linea di condotta degli inquirenti per arrivare a dire che c’è il Voyager di Cagnoni nelle videoriprese in strada il 17 settembre nella zona della villa di via Genocchi: “Siediti sulla riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico”. Come a dire che aspettando era solo questione di tempo per avere il passaggio di un veicolo simile. Forse però giova ricordare che in questa storia un cadavere c’è davvero, non nel fiume ma in una cantina.

Per Daniela Poggiali prevista una nuova udienza preliminare a settembre

La procura ha chiesto il rinvio a giudizio per la morte di Massimo Montanari. La battaglia davanti al gup con la difesa avverrà due mesi dopo la sentenza della Cassazione

Fissata a settembre davanti al gup l’udienza preliminare per Daniela Poggiali, l’ex infermiera di Lugo condannata e poi assolta in Appello per la morte della 78enne Rosa Calderoni. La Procura ha aperto nel frattempo un nuovo fascicolo che sarà discusso, secondo quanto riporta il Resto del Carlino, davanti al gup Antonella Guidomei a settembre. Riguarda la morte del 95enne Massimo Montanari, avvenuta nel 2014. Secondo la procura l’arresto cardiaco di Montanari sarebbe stato provocato dall’ex infermiera, con un’iniezione di potassio.

L’inchiesta ha preso le mosse dalle dichiarazioni dell’ex segretaria dell’uomo, con il quale Poggiali nel 2009 ebbe un diverbio. In sintesi, secondo quanto riportato dall’impiegata l’infermiera era data in azienda per portare un certificato del compagno – allora dipendente nell’azienda di Montanari – e sarebbe nata una discussione nella quale la donna avrebbe minacciato segretaria e imprenditore. Minacce alle quali, secondo quanto sono convinti i magistrati, l’ex infermiera avrebbe poi dato seguito quando l’anziano venne ricoverato nel reparto nel quale lei lavorava. L’uomo era morto il 12 marzo, il giorno prima di essere dimesso.

La procura aveva chiesto il rinvio a giudizio e ora è stata fissata l’udienza preliminare nella quale la difesa chiederà il non luogo a procedere. Manca, a differenza di quanto avvenuto con Calderoni, una perizia che certifichi la morte per omicidio in mano ai magistrati. Un elemento su cui punteranno di certo gli avvocati della Poggiali. Inevitabile ricordare poi il peso che potrebbe avere nella decisione la sentenza della Cassazione, fissata a metà luglio, che dovrà decidere la sorte giudiziaria dell’ex infermiera per quanto riguarda il caso Calderoni.

Quadro rubato a Faenza recuperato nella casa di un collezionista bolognese

Si tratta della “Crocifissione e discesa nel limbo”, risalente al XIII secolo. Era nascosto in un armadio con altri due dipinti rubati

CrocifissioneC’è anche un quadro rubato alla pinacoteca di Faenza a fine febbraio, la “Crocifissione e discesa nel limbo”, tra quelle recuperate a Bologna dai carabinieri del nucleo Beni Culturali. Il quadro – insieme al Sant’Ambrogio rubato a Bologna e al Ritratto di donna sottratto a Imola – era a casa di un cinquantenne bolognese, nascosto in un armadio. L’opera, attribuita ad un artista denominato Maestro di Faenza,  ha un fondo dorato ed è divisa in due parti: nella parte superiore è raffigurata la crocifissione di Gesù con la croce al centro; a destra le pie donne e a sinistra la Madonna con San Pietro. Nella parte inferiore è ritratta la discesa nel limbo di Gesù Cristo con angeli e santi. Risale al XIII secolo.

I carabinieri dei Beni Culturali – supportati nell’indagine dai colleghi faentini – non hanno dato elementi per risalire all’identità dell’uomo denunciato. Sono in corso altre indagini per capire se si tratti di un mercante o di un collezionista; è stato bloccato a metà aprile mentre si aggirava in una chiesa bolognese. Le tre opere valevano in totale 600mila euro. Molto scalpore ha fatto il furto del Sant’Ambrogio a Bologna, rubato in pieno giorno nella pinacoteca di Bologna. Il ministro Dario Franceschini si è detto molto soddisfatto dell’operazione

Illuminazione sui lidi a pieno regime tutto l’anno: costerà 98mila euro in più

Eliminati gli spegnimenti automatici del Comune che avvenivano in inverno e a determinati orari

LampioneL’illuminazione pubblica nelle nove località balneari del comune di Ravenna funzionerà a pieno regime tutto l’anno. Lo prevede una delibera, approvata dalla giunta su proposta dell’assessore ai Lavori pubblici Roberto Fagnani, sulla base della quale, con effetto immediato, saranno eliminate tutte le tipologie di spegnimento (comunque parziale) finora attuate.

Si tratta sia di disattivazioni programmate tutto l’anno, che in genere prevedono lo spegnimento di un punto luce su tre ad un determinato orario, sia di disattivazioni stagionali attivate nel periodo invernale, spegnendo parti di determinati impianti. Gli spegnimenti sulle località balneari saranno quindi eliminati tutti, ad eccezione soltanto di quello invernale sul lungomare di Marina di Ravenna e di Punta Marina, perché su un lato della strada i lampioni rimangono comunque accesi e il Comune ritiene che garantiscano un’illuminazione ideale.

Tale adeguamento – fa sapere il comune – determina un aumento dei costi energetici per 98.820 euro e il concessionario del servizio globale di gestione degli impianti di illuminazione si impegna ad estendere gli interventi di riqualificazione energetica a led su tutti gli impianti delle località balneari .

Inaugura la scultura della Vittoria alata realizzata dall’artista Mirta Carroli

L’opera si trova nella rotonda tra le vie Risorgimento e Malpighi. Alle 10 del 5 maggio la cerimonia. L’autrice ha vinto diversi premi ed ha esposto in grandi mostre

Nike

Si chiama Nike e suggerisce il volo e uno slancio verso l’alto con un movimento in potenza. La scultura in acciaio è già da qualche tempo posizionata nella rotonda tra via Risorgimento e via Malpighi a Faenza, ed è stata realizzata da Mirta Carroli, artista bolognese profondamente radicata nel nostro territorio sia per ragioni anagrafiche che per formazione.

Domani, sabato 5 maggio, alle 10 sarà inaugurata alla presenza dell’artista.

 

L’artista Mirta Carroli è nata a Brisighella, dove ha vissuto per parecchi anni e si è formata. Dopo gli studi Artistici: Liceo Artistico e Accademia di Belle Arti, insegna Discipline Plastiche presso il Liceo Artistico e Didattica dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ha iniziato ad esporre nel 1984 con numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero ed ha al suo attivo diverse sculture di grandi dimensioni. Il suo lavoro e la sua poetica si incentrano sullo studio di forme ancestrali, quasi primordiali, risalenti sia al mito che alla vita dell’uomo, evocative delle antiche civiltà. Nel 1999 le viene conferito il Premio Marconi per la Scultura.

Da sempre il lavoro di Mirta Carroli è legato allo studio dello spazio attraverso l’indagine storico culturale dei luoghi nei quali si trova ad operare. Nel 1995 è presente alla XLVI Biennale di Venezia. Espone a New York nel 1994, nel 2003, nel 2011. Nel 2007 espone a Shanghai. Ultime personali: Ferrara- Palazzo Schifanoia- 2010/2011. Bologna- Galleria G7 -2012. Bagnacavallo- Convento di S. Francesco- 2013. Brisighella – Cava del gesso la Marana -2014. Zelarino (Ve)- 2015 “Mostra sulla grande guerra”. Ultime Collettive: Racconigi (To) -2010 a cura di L. Caramel, Rimini Castello Sismondo – 2011 a cura di B. Buscaroli. Recentemente ha esposto a Palazzo Fava per la mostra “Bologna dopo Morandi” curata da R. Barilli e alla Galleria d’Arte Moderna MAMbo a Bologna. Ha partecipato a tre edizioni della Biennale di Scultura di Gubbio. Nel 2012 espone al Museum of Arts and Design di New York. Nel 2016 inaugura una scultura in ferro di grandi dimensioni davanti alla Stazione di Lugo (RA).

Marinara affondata dalla crisi: così il Pd boccia la commissione di inchiesta

Era stata presentata da La Pigna che voleva accertare, insieme all’opposizione, eventuali illeciti. Ma per i Dem la vicenda è stata ben gestita

MarinaraNiente commissione di inchiesta su Marinara. Il Pd la boccia nettamente, parlando in sostanza della crisi economica come fardello principale che ha tarpato le ali al porto turistico. Se ne è discusso il 3 maggio in consiglio comunale. A chiedere una commissione era stata la capogruppo de La Pigna, Veronica Verlicchi. Secondo l’esponente di opposizione tale commissione avrebbe dovuto  accertare eventuali illeciti commessi dall’amministrazione nei confronti della gestione e del rispetto della convenzione stipulata con la società Seaser per la costruzione di Marinara.

Il Pd ha bocciato la richiesta soprattutto perché, dice il consigliere Marco Turchetti, Verlicchi «dimentica però che dal 2008, cioè da appena tre anni dopo la stipula della convenzione, è iniziata la più grande crisi economica che mai abbiamo visto a queste latitudini e che tale crisi ha maggiormente infierito proprio nel settore delle costruzioni, investendo a tutti i livelli: lavoratori, imprese, investitori, risparmiatori, amministrazioni e ovviamente settori strategici come il turismo e il commercio ci sono mille variabili che possono sopravvenire nel corso di realizzazione di opere così complesse ed è per questo che le amministrazioni possono, per norma, avvalersi di una certa discrezionalità sull’applicazione delle clausole previste nelle convenzioni».

Nonostante la crisi, «a Marinara tutte le opere sono state completate e sono state collaudate; sono tutte fruibili e funzionanti, i risparmiatori che hanno investito i loro capitali non hanno perso nulla e la comunità locale può contare su un bene che, crisi permettendo, potrà finalmente diventare un volano di sviluppo economico importante». Bloccando le concessioni, «ora avremmo una immensa area recintata sicuramente già in forte degrado».

Turchetti si dice «felice e orgoglioso di una amministrazione che nell’ambito di una corretta discrezionalità decisionale sia riuscita a gestire una situazione così delicata e a portare a compimento un progetto così importante, che forse non sarà salvifico per le sorti della nostra città ma che comunque, se non completato, avrebbe comportato un enorme danno sia sociale, che ambientale che economico, compromettendo moltissimo anche la nostra reputazione turistica».

La maggioranza ha votato compatta contro la commissione di inchiesta. Da parte sua, La Pigna promette che non si fermerà in Consiglio comunale: «Ci rivolgeremo prestissimo – scrive la lista civica – esponendo i fatti e allegando i documenti alle Autorità di controllo, per fare chiarezza sulla vicenda Marinara». La Pigna fa notare l’assenza del sindaco mentre va all’attacco dell’assessore all’Urbanistica Federica Del Conte. «Ha motivato il no affermando che la commissione d’inchiesta costa. Ma omette di dire che sarebbe costata al massimo 3000 euro. Quanto è costata la gestione fallimentare di Marinara alle casse comunali?». La Pigna vuole chiarezza in particolare sui tributi perché «quelli non pagati vengono pagati da tutti i ravennati».

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