sabato
26 Luglio 2025

Quei 1.400 metri sul navigatore di Cagnoni: dato inutilizzabile o prova d’accusa?

Ventiquattresima udienza / Il tragitto del Gps della Chrysler il giorno dopo il delitto corrisponde alla distanza tra scena del crimine e casa di residenza. Al banco dei testi il consulente informatico della difesa, l’ingegnere Donato Eugenio Caccavella: scintille con il presidente della corte. Il tecnico sostiene che i dati del Gps non siano utilizzabili. Proiettata in aula una simulazione video con un’altra telecamera per smentire la posizione dell’accusa sulla base dei filmati di videosorveglianza

Leggi la cronaca delle udienze precedenti

In piedi l’ingegnere Donato Eugenio Caccavella: con lui gli avvocati Francesco Dalaiti e Giovanni Trombini del collegio difensivo di Matteo Cagnoni

Per andare dalla villa dove è stata uccisa Giulia Ballestri in via Padre Genocchi a Ravenna alla casa dove la donna viveva con il marito Matteo Cagnoni e i tre figli in via Giordano Bruno in auto si percorrono 1.300 o 1.500 metri a seconda del tragitto scelto. E nella cronologia del navigatore della Chrysler Grand Voyager dei coniugi c’è un viaggio di 1,4 km fatto il 17 settembre 2016, il giorno dopo l’omicidio della 39enne. Per l’accusa è la dimostrazione che il dermatologo, alla sbarra per omicidio volontario, è tornato sulla scena del delitto per continuare il tentativo di ripulitura. Per la difesa le informazioni di quel navigatore non si possono nemmeno utilizzare per la sentenza perché gli inquirenti non hanno seguito le procedure per acquisirle. È stato l’ingegnere informatico Donato Eugenio Caccavella, docente all’università di Milano e consulente della difesa, a mostrare alla corte d’assise, nella ventiquattresima udienza celebrata oggi 4 maggio, le foto scattate dalla polizia giudiziaria allo schermo della vettura. Una modalità di acquisizione delle informazioni ritenuta anomala e scorretta: «Per fare le foto è stato necessario accendere il sistema e muoversi tra i suoi dati. Questo per definizione può causare una loro modifica. È il più classico degli accertamenti tecnici irripetibili, ecco perché si sarebbe dovuto procedere secondo altre modalità che dovevano coinvolgere anche le parti».

Tutta la deposizione di Caccavella, testimone numero 109 dell’istruttoria cominciata il 10 ottobre scorso che ha parlato per quasi cinque ore, è stata un tentativo di smontare l’attività degli investigatori fino al punto di ipotizzare irregolarità nelle indagini. Accuse più o meno velate – a volte fatte con valutazioni giuridiche e non sempre supportate da granitiche analisi tecnico-scientifiche come richiederebbe il ruolo di consulente di parte – che hanno innervosito il presidente della corte Corrado Schiaretti e portato il pm Cristina D’Aniello – punzecchiata dal consulente che l’ha sottilmente paragonata a una studentessa universitaria – a tanto così dalla richiesta di trasmissione atti per calunnia e falsa perizia.

La circostanza specifica delle accuse ha riguardato le intercettazioni telefoniche. Caccavella si è concentrato su due anomalie che non ha esitato a definire «inquietanti». La registrazione di una telefonata senza audio e la duplicazione di un’altra telefonata. Tanto basterebbe per il tecnico per non avere più fiducia nell’integrità di tutte le intercettazioni. Errori mai negati dalla procura ma spiegati: la doppia registrazione è in realtà solo un duplicato su cui lo stesso Caccavella non ha saputo indicare quali parti sarebbero andate danneggiate. Ma l’affondo più grave ha riguardato l’eventualità che la masterizzazione dei dvd con gli audio fosse stata fatta negli uffici della questura e non nei locali della procura, circostanza apparentemente solo secondaria ma in realtà fondamentale per la garanzia della tutela dell’indagato. Ma nulla di tutto ciò è accaduto: l’apparecchiatura per la creazione dei dvd esiste solo in procura. E allora da dove nasce la critica? «Ho visto la carta intestata della questura e ho pensato che…», è stata la spiegazione dell’ingegnere costretto a fare dietrofront.

L’informatico ha poi presentato in aula un lavoro di sperimentazione per confutare la tesi accusatoria a proposito di cosa possono dire i filmati di videosorveglianza su tutta questa vicenda.  In buona sostanza il team forense ha realizzato dei filmati in cui dei figuranti compiono le azioni di cui è accusato Cagnoni per poi confrontarli con gli originali e arrivare a dire che è visibile una differenza e quindi non può essere andata come sostiene l’accusa. In particolare l’attenzione si è concentrata sul giorno 15 settembre 2016, quello precedente all’omicidio. Per l’accusa Cagnoni andò alla villa con il Chrysler a portare il bastone e l’acqua distillata con cui uccise la coniuge e poi tentò di pulire: il veicolo scuro resta fermo otto minuti davanti alla villa. «Sì, è vero che si vede un veicolo fermo. Ma se stiamo a un metodo scientifico non ci sono elementi sufficienti per dire che qualcuno scenda e qualcuno risalga. Se ci atteniamo alle rilevanze scientifiche dobbiamo pensare che il conducente sia rimasto a bordo otto minuti senza scendere». È il presidente della corte, Corrado Schiaretti, a chiedere spiegazioni su quelle ombre che si vedono nel video e che paiono il movimento di una persona: «È un effetto dovuto alla compressione del video nelle telecamere di videosorveglianza che fa perdere qualità – ha risposto Caccavella –, possiamo dire che è una sorta di miraggio». Alla domanda dell’avvocato Giovanni Scudellari, legale di parte civile della famiglia Ballestri, è arrivata per una risposta che spiazza: «Non c’è un metodo scientifico per stabilire se quello che vediamo in un filmato possa essere un difetto di compressione o davvero un corpo che si muove».

Analoga sperimentazione è stata fatta con i filmati della villa dei genitori dell’imputato a Firenze dove Cagnoni arriva il 16 pomeriggio e viene arrestato il 19 all’alba. In diversi momenti dei tre giorni si vede il medico spostare vari oggetti nel cortile, dentro e fuori dalle vetture, dentro e fuori di casa. In particolare un oggetto bianco di forma trapezoidale. Per l’accusa è compatibile con la borsetta Chanel indossata dalla vittima la mattina della sua morte e mai più ritrovata. Per la difesa, tramite la relazione depositata dal consulente, la polizia non ha proceduto con un metodo scientifico e quindi non è la borsa di Giulia. Cos’è? «Un camice da medico piegato in più parti e retto per la martingala, così come ha detto l’imputato nella sua deposizione. Abbiamo fatto una sperimentazione e confrontato i filmati originali con quelli da noi realizzati e appare credibile che fosse un camice». È stato a questo punto che gli animi si sono accesi e si sono viste scintille tra il presidente della corte e il banco dei testi. Perché quel trapezio bianco può essere un camice ma non può essere la borsa?

A distendere gli animi non ha certo giovato la scelta di Caccavella di citare un presunto antico proverbio cinese in una delle diapositive proiettate in aula con cui, nelle sue intenzioni, intendeva criticare la linea di condotta degli inquirenti per arrivare a dire che c’è il Voyager di Cagnoni nelle videoriprese in strada il 17 settembre nella zona della villa di via Genocchi: “Siediti sulla riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico”. Come a dire che aspettando era solo questione di tempo per avere il passaggio di un veicolo simile. Forse però giova ricordare che in questa storia un cadavere c’è davvero, non nel fiume ma in una cantina.

Per Daniela Poggiali prevista una nuova udienza preliminare a settembre

La procura ha chiesto il rinvio a giudizio per la morte di Massimo Montanari. La battaglia davanti al gup con la difesa avverrà due mesi dopo la sentenza della Cassazione

Fissata a settembre davanti al gup l’udienza preliminare per Daniela Poggiali, l’ex infermiera di Lugo condannata e poi assolta in Appello per la morte della 78enne Rosa Calderoni. La Procura ha aperto nel frattempo un nuovo fascicolo che sarà discusso, secondo quanto riporta il Resto del Carlino, davanti al gup Antonella Guidomei a settembre. Riguarda la morte del 95enne Massimo Montanari, avvenuta nel 2014. Secondo la procura l’arresto cardiaco di Montanari sarebbe stato provocato dall’ex infermiera, con un’iniezione di potassio.

L’inchiesta ha preso le mosse dalle dichiarazioni dell’ex segretaria dell’uomo, con il quale Poggiali nel 2009 ebbe un diverbio. In sintesi, secondo quanto riportato dall’impiegata l’infermiera era data in azienda per portare un certificato del compagno – allora dipendente nell’azienda di Montanari – e sarebbe nata una discussione nella quale la donna avrebbe minacciato segretaria e imprenditore. Minacce alle quali, secondo quanto sono convinti i magistrati, l’ex infermiera avrebbe poi dato seguito quando l’anziano venne ricoverato nel reparto nel quale lei lavorava. L’uomo era morto il 12 marzo, il giorno prima di essere dimesso.

La procura aveva chiesto il rinvio a giudizio e ora è stata fissata l’udienza preliminare nella quale la difesa chiederà il non luogo a procedere. Manca, a differenza di quanto avvenuto con Calderoni, una perizia che certifichi la morte per omicidio in mano ai magistrati. Un elemento su cui punteranno di certo gli avvocati della Poggiali. Inevitabile ricordare poi il peso che potrebbe avere nella decisione la sentenza della Cassazione, fissata a metà luglio, che dovrà decidere la sorte giudiziaria dell’ex infermiera per quanto riguarda il caso Calderoni.

Quadro rubato a Faenza recuperato nella casa di un collezionista bolognese

Si tratta della “Crocifissione e discesa nel limbo”, risalente al XIII secolo. Era nascosto in un armadio con altri due dipinti rubati

CrocifissioneC’è anche un quadro rubato alla pinacoteca di Faenza a fine febbraio, la “Crocifissione e discesa nel limbo”, tra quelle recuperate a Bologna dai carabinieri del nucleo Beni Culturali. Il quadro – insieme al Sant’Ambrogio rubato a Bologna e al Ritratto di donna sottratto a Imola – era a casa di un cinquantenne bolognese, nascosto in un armadio. L’opera, attribuita ad un artista denominato Maestro di Faenza,  ha un fondo dorato ed è divisa in due parti: nella parte superiore è raffigurata la crocifissione di Gesù con la croce al centro; a destra le pie donne e a sinistra la Madonna con San Pietro. Nella parte inferiore è ritratta la discesa nel limbo di Gesù Cristo con angeli e santi. Risale al XIII secolo.

I carabinieri dei Beni Culturali – supportati nell’indagine dai colleghi faentini – non hanno dato elementi per risalire all’identità dell’uomo denunciato. Sono in corso altre indagini per capire se si tratti di un mercante o di un collezionista; è stato bloccato a metà aprile mentre si aggirava in una chiesa bolognese. Le tre opere valevano in totale 600mila euro. Molto scalpore ha fatto il furto del Sant’Ambrogio a Bologna, rubato in pieno giorno nella pinacoteca di Bologna. Il ministro Dario Franceschini si è detto molto soddisfatto dell’operazione

Illuminazione sui lidi a pieno regime tutto l’anno: costerà 98mila euro in più

Eliminati gli spegnimenti automatici del Comune che avvenivano in inverno e a determinati orari

LampioneL’illuminazione pubblica nelle nove località balneari del comune di Ravenna funzionerà a pieno regime tutto l’anno. Lo prevede una delibera, approvata dalla giunta su proposta dell’assessore ai Lavori pubblici Roberto Fagnani, sulla base della quale, con effetto immediato, saranno eliminate tutte le tipologie di spegnimento (comunque parziale) finora attuate.

Si tratta sia di disattivazioni programmate tutto l’anno, che in genere prevedono lo spegnimento di un punto luce su tre ad un determinato orario, sia di disattivazioni stagionali attivate nel periodo invernale, spegnendo parti di determinati impianti. Gli spegnimenti sulle località balneari saranno quindi eliminati tutti, ad eccezione soltanto di quello invernale sul lungomare di Marina di Ravenna e di Punta Marina, perché su un lato della strada i lampioni rimangono comunque accesi e il Comune ritiene che garantiscano un’illuminazione ideale.

Tale adeguamento – fa sapere il comune – determina un aumento dei costi energetici per 98.820 euro e il concessionario del servizio globale di gestione degli impianti di illuminazione si impegna ad estendere gli interventi di riqualificazione energetica a led su tutti gli impianti delle località balneari .

Inaugura la scultura della Vittoria alata realizzata dall’artista Mirta Carroli

L’opera si trova nella rotonda tra le vie Risorgimento e Malpighi. Alle 10 del 5 maggio la cerimonia. L’autrice ha vinto diversi premi ed ha esposto in grandi mostre

Nike

Si chiama Nike e suggerisce il volo e uno slancio verso l’alto con un movimento in potenza. La scultura in acciaio è già da qualche tempo posizionata nella rotonda tra via Risorgimento e via Malpighi a Faenza, ed è stata realizzata da Mirta Carroli, artista bolognese profondamente radicata nel nostro territorio sia per ragioni anagrafiche che per formazione.

Domani, sabato 5 maggio, alle 10 sarà inaugurata alla presenza dell’artista.

 

L’artista Mirta Carroli è nata a Brisighella, dove ha vissuto per parecchi anni e si è formata. Dopo gli studi Artistici: Liceo Artistico e Accademia di Belle Arti, insegna Discipline Plastiche presso il Liceo Artistico e Didattica dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ha iniziato ad esporre nel 1984 con numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero ed ha al suo attivo diverse sculture di grandi dimensioni. Il suo lavoro e la sua poetica si incentrano sullo studio di forme ancestrali, quasi primordiali, risalenti sia al mito che alla vita dell’uomo, evocative delle antiche civiltà. Nel 1999 le viene conferito il Premio Marconi per la Scultura.

Da sempre il lavoro di Mirta Carroli è legato allo studio dello spazio attraverso l’indagine storico culturale dei luoghi nei quali si trova ad operare. Nel 1995 è presente alla XLVI Biennale di Venezia. Espone a New York nel 1994, nel 2003, nel 2011. Nel 2007 espone a Shanghai. Ultime personali: Ferrara- Palazzo Schifanoia- 2010/2011. Bologna- Galleria G7 -2012. Bagnacavallo- Convento di S. Francesco- 2013. Brisighella – Cava del gesso la Marana -2014. Zelarino (Ve)- 2015 “Mostra sulla grande guerra”. Ultime Collettive: Racconigi (To) -2010 a cura di L. Caramel, Rimini Castello Sismondo – 2011 a cura di B. Buscaroli. Recentemente ha esposto a Palazzo Fava per la mostra “Bologna dopo Morandi” curata da R. Barilli e alla Galleria d’Arte Moderna MAMbo a Bologna. Ha partecipato a tre edizioni della Biennale di Scultura di Gubbio. Nel 2012 espone al Museum of Arts and Design di New York. Nel 2016 inaugura una scultura in ferro di grandi dimensioni davanti alla Stazione di Lugo (RA).

Marinara affondata dalla crisi: così il Pd boccia la commissione di inchiesta

Era stata presentata da La Pigna che voleva accertare, insieme all’opposizione, eventuali illeciti. Ma per i Dem la vicenda è stata ben gestita

MarinaraNiente commissione di inchiesta su Marinara. Il Pd la boccia nettamente, parlando in sostanza della crisi economica come fardello principale che ha tarpato le ali al porto turistico. Se ne è discusso il 3 maggio in consiglio comunale. A chiedere una commissione era stata la capogruppo de La Pigna, Veronica Verlicchi. Secondo l’esponente di opposizione tale commissione avrebbe dovuto  accertare eventuali illeciti commessi dall’amministrazione nei confronti della gestione e del rispetto della convenzione stipulata con la società Seaser per la costruzione di Marinara.

Il Pd ha bocciato la richiesta soprattutto perché, dice il consigliere Marco Turchetti, Verlicchi «dimentica però che dal 2008, cioè da appena tre anni dopo la stipula della convenzione, è iniziata la più grande crisi economica che mai abbiamo visto a queste latitudini e che tale crisi ha maggiormente infierito proprio nel settore delle costruzioni, investendo a tutti i livelli: lavoratori, imprese, investitori, risparmiatori, amministrazioni e ovviamente settori strategici come il turismo e il commercio ci sono mille variabili che possono sopravvenire nel corso di realizzazione di opere così complesse ed è per questo che le amministrazioni possono, per norma, avvalersi di una certa discrezionalità sull’applicazione delle clausole previste nelle convenzioni».

Nonostante la crisi, «a Marinara tutte le opere sono state completate e sono state collaudate; sono tutte fruibili e funzionanti, i risparmiatori che hanno investito i loro capitali non hanno perso nulla e la comunità locale può contare su un bene che, crisi permettendo, potrà finalmente diventare un volano di sviluppo economico importante». Bloccando le concessioni, «ora avremmo una immensa area recintata sicuramente già in forte degrado».

Turchetti si dice «felice e orgoglioso di una amministrazione che nell’ambito di una corretta discrezionalità decisionale sia riuscita a gestire una situazione così delicata e a portare a compimento un progetto così importante, che forse non sarà salvifico per le sorti della nostra città ma che comunque, se non completato, avrebbe comportato un enorme danno sia sociale, che ambientale che economico, compromettendo moltissimo anche la nostra reputazione turistica».

La maggioranza ha votato compatta contro la commissione di inchiesta. Da parte sua, La Pigna promette che non si fermerà in Consiglio comunale: «Ci rivolgeremo prestissimo – scrive la lista civica – esponendo i fatti e allegando i documenti alle Autorità di controllo, per fare chiarezza sulla vicenda Marinara». La Pigna fa notare l’assenza del sindaco mentre va all’attacco dell’assessore all’Urbanistica Federica Del Conte. «Ha motivato il no affermando che la commissione d’inchiesta costa. Ma omette di dire che sarebbe costata al massimo 3000 euro. Quanto è costata la gestione fallimentare di Marinara alle casse comunali?». La Pigna vuole chiarezza in particolare sui tributi perché «quelli non pagati vengono pagati da tutti i ravennati».

Ravenna è la provincia in regione con percentuale più bassa di case popolari sfitte

In tutto sono 4.582 gli alloggi di edilizia residenziale pubblica (Erp): quelli non assegnati sono il 4,7 percento

RAVENNA 14/12/04. FOTO AEREE DI RAVENNA
Una foto aerea di Ravenna

Ravenna è la provincia dell’Emilia-Romagna con la percentuale più bassa di alloggi di edilizia pubblica non assegnati: il 4,7 percento contro una media regionale di 9,7 (all’estremo opposto della graduatoria c’è Piacenza con 13,5). Numeri che sono stati presentati in commissione Territorio, ambiente e mobilità (presieduta dalla consigliera Pd Manuela Rontini di Faenza) dalla vicepresidente della Regione, Elisabetta Gualmini, durante la discussione sulla clausola valutativa della legge regionale 24 del 2001, che disciplina l’intervento pubblico nel settore abitativo.

Diversi gli ambiti presi in esame durante la relazione: dal numero di alloggi pubblici a come sono distribuiti fino al profilo socio-demografico dell’utenza che li abita. Tutti i dati si rifanno a dicembre 2016. Sono 55.700 gli alloggi di edilizia pubblica (Erp) presenti in Emilia-Romagna, 50mila  dei quali assegnati, dove vivono famiglie che per il 64 percento sono italiane.

I 55.700 alloggi Erp sono distribuiti in 6.500 fabbricati e sono aumentati dal 2001 (quando erano 53.732) del 3,6 per cento. Ci abitano 119.371 persone, in aumento di 11.000 unità rispetto al 2001. Il maggior numero di alloggi Erp è concentrato nella provincia di Bologna (18.256), seguono quelle di Ferrara (6.652), Modena (6.213), Parma (6.091), Ravenna (4.582), Forlì-Cesena (4.387), Reggio Emilia (4.290), Piacenza (3.033) e Rimini (2.195). Il maggior numero di alloggi è nei comuni di grandi dimensioni. Oggi, dopo la riforma del 2001, gli alloggi sono per il 98 percento dei Comuni. Gli edifici composti da soli alloggi Erp rappresentano il 52,4 per cento del totale ma sono in aumento i ‘condomini misti’, quelli in cui la quota pubblica è spesso minoritaria.

Il 90 per cento degli alloggi è stato assegnato ma crescono, rispetto al 2001, quelli sfitti per via anche della crescita del patrimonio immobiliare. A livello territoriale la distribuzione di quelli non assegnati presenta notevoli difformità: a Piacenza sono il 13,48 per cento del totale, segue Modena (13,04 per cento), poi Reggio Emilia (11,79 per cento), Ferrara (10,90 per cento), Bologna (10,70 per cento), Parma (8,96 per cento), Forlì-Cesena (8,39 per cento), Rimini (5,19 per cento), chiude Ravenna (4,67 per cento).

Le famiglie che entrano negli alloggi Erp sono prevalentemente italiane e rappresentano il 64 percento del totale. L’altro 36 percento è composto per la quasi totalità da cittadini extracomunitari, considerando che il 4 percento delle famiglie con alloggio Erp è comunitaria. Nel dettaglio: tra le nazionalità maggiormente rappresentate fra le famiglie extracomunitarie troviamo la marocchina (37 percento), l’albanese (11 percento) e la tunisina (10 percento), mentre fra le comunitarie quella più presente è la romena (66 percento). Un utente su quattro può essere definito ‘anziano’. Negli alloggi Erp vivono più donne (56 per cento) che uomini e, se si prendono in considerazioni le famiglie, sono prevalentemente piccoli nuclei. Il 37 percento delle famiglie è composta da una sola persona mentre un altro 28 da due. Nel 83 percento dei casi in cui l’assegnatario è italiano le famiglie hanno al massimo due componenti, sono anziane e vivono nelle province romagnole.

Morta a 18 anni dopo uno scontro sul campo da rugby, aperto un fascicolo in procura

Al momento non ci sono indagati o ipotesi di reato. Rebecca Braglia di Reggio Emilia è deceduta per un trauma cranico riportato cadendo all’indietro dopo un placcaggio

Rebecca BragliaSulla morte di Rebecca Braglia, la 18enne giocatrice di rugby deceduta all’ospedale di Cesena tre giorni dopo il ricovero per uno scontro in campo durante una partita a Ravenna il 29 aprile, è stato aperto un fascicolo di indagine in procura affidato al sostituto procuratore Monica Gargiulo. Al momento, come si apprende dal sito dell’agenzia di stampa Ansa, si tratta di un fascicolo conoscitivo, senza indagati né ipotesi di reato in cui sono confluiti i referti dell’ospedale e i primi accertamenti sulla dinamica sommaria dell’incidente.  La 18enne rugbista degli Amatori Parma aveva riportato un trauma cranico dopo un placcaggio di una partita di Coppa Italia. I genitori della ragazza hanno dato il consenso per l’espianto degli organi.

Dal sito Reggionline.com si apprende che la Federugby indagherà sull’episodio di domenica. Il direttore di gara non ha segnalato nulla di irregolare, l’azione di gioco è continuata e le ragazze si sono fermate solo quando si sono rese conto che Rebecca non si rialzava. Al momento quindi non si parla di elementi che riconducano ad un gioco falloso. La 18enne ha riportato un trauma cranico cadendo all’indietro, sul prato, dopo un placcaggio contro una ragazza dell’Imola-Ravenna. Il regolamento prevede l’obbligo di indossare il paradenti ma non la calotta protettiva.

L’albergo vende stanze ai privati e si ristruttura con i ricavi: nasce il condhotel

L’Emilia-Romagna vuole essere la prima regione italiana ad approvare il regolamento attuativo per la nuova forma ricettiva ibrida. Non si potrà vendere più del 40 percento della superficie complessiva

KeysGli albergatori potranno dotare una parte delle camere dei loro hotel di cucina autonoma e poi venderle o affittarle a privati con il vincolo di investire le somme ricevute nella riqualificazione della struttura stessa per incrementare la sua classificazione. Nascono anche in Emilia-Romagna i condhotel, nuova tipologia ricettiva già presente in molti Paesi europei: la Regione ha presentato stamani, 3 maggio, la norma nazionale approvata col decreto attuativo dello Sblocca Italia e punta ad essere la prima in Italia a emanare entro l’estate il regolamento attuativo che permetterà a Comuni e operatori di poter agire da subito sul fronte condhotel.

Il condhotel abbina camere di albergo, minimo sette, con unità abitative dotate di cucina autonoma che possono essere frazionate e vendute ai privati o affittate sulla base di un contratto di affidamento in gestione. Il gestore unico si impegna a garantire ai proprietari delle unità abitative ad uso residenziale i servizi alberghieri per una durata non inferiore a dieci anni dall’avvio dell’esercizio. La superficie massima che può essere messa in vendita non deve superare il 40 percento della superficie complessiva netta delle camere. I nuovi alloggi e le camere di albergo tradizionali devono inoltre condividere la portineria e altri servizi di tipo alberghiero. Le somme percepite dalle vendite o dagli affitti devono andare per interventi di riqualificazione (restauro, risanamento conservativo o ristrutturazione edilizia) in grado di fare acquisire alla struttura una classificazione superiore a quella attribuita in precedenza, minimo tre stelle. Da quest’ultimo vincolo sono esclusi i 4 stelle o superiori.

Per permettere la trasformazione degli alberghi esistenti in condhotel, le Regioni possono prevedere, con norme regionali di attuazione, modalità semplificate per l’approvazione di varianti agli strumenti urbanistici comunali e, ove non siano necessarie varianti, i Comuni possono concedere lo svincolo parziale degli edifici destinati a esercizio alberghiero attraverso il cambio di destinazione d’uso a civile abitazione, con pagamento dei relativi oneri di urbanizzazione e la possibilità di frazionamento e alienazione anche per singola unità abitativa, purché venga mantenuta la gestione unitaria. Il vincolo di destinazione può essere rimosso su richiesta del proprietario di condhotel, previa restituzione dei contributi e delle agevolazioni pubbliche eventualmente percepiti.

«Intendiamo dare una rapida attuazione sul nostro territorio a questa norma – sottolinea l’assessore regionale al Turismo, il ravennate Andrea Corsini –. Norma che è stata promossa a livello nazionale dalla nostra Regione e dalle associazioni del settore per raggiungere un duplice obiettivo: diversificare l’offerta turistica con una nuova tipologia di ricettività e favorire gli investimenti per la riqualificazione degli esercizi alberghieri. Il tutto a consumo zero di suolo, in linea con quanto previsto dalla legge urbanistica approvata di recente dalla Regione, rigenerando e recuperando porzioni importanti e di pregio delle nostre città contro il degrado. E in una seconda fase, non escludiamo un nostro intervento legislativo ancor più incisivo, se necessario, dopo il confronto con i Comuni e le Associazioni di categoria del comparto turistico».

Torna la Ravenna – Milano Marittima off-road, di corsa, a passeggio e in bici

Al via domenica 6 maggio la manifestazione di Trail Romagna che in un percorso fra pinete, valli e corsi d’acqua celebra anche il centenario della bonifica costiera

Trail Ra MimaLa mattina di domenica 6 maggio, alle 9.30, riparte il viaggio, fra natura e storia lungo, sentieri inconsueti che portano da Ravenna a Milano Marittima, ideati e tracciati da Trail Romagna.  Un itinerario di 18 chilometri, dal Parco 1° Maggio a Fosso Ghiaia alle Terme di Cervia – attraverso la Pineta di Classe, gli argini del Bevano, la Valle dell’Ortazzo, le dune costiere, la foce del Savio e la pineta di Milano Marittima – da percorrere di corsa (trail running) oppure in bicicletta, lungo un tragitto della stessa lunghezza (in solo andata), guidato da Pietro Barberini e Laura Prometti .[pro_ad_display_adzone id=”136579″]
Per chi ama camminare, a ritmo di passeggiata o con le discipline del nordic e fit walking, gli organizzatori di Trail Romagna hanno delineato anche un percorso di 7 chilometri in partenza ai margini del Parco Naturale di Cervia e arrivo, attraverso la pineta di Milano Marittima, sempre alle Terme. Punti di riferimento dei vari tracciati gli storici (ma ancora in funzione) impianti idrovori costieri del Consorzio di Bonifica, che furono realizzati proprio un secolo fa per prosciugare e rendere abitabili e coltivabili gran parte dei territori vallivi fra l’area sud di Ravenna e la città di Cervia. Si tratta delle idrovore di Fosso Ghiaia, della Bevanella (nell’area dell’Ortazzo) e della Madonna del Pino a Cervia. Per celebrare il centenario della bonifica, all’idrovora di Fosso Ghiaia, adiacente al Parco 1° Maggio e punto di partenza dei runner e dei bikers, è allestita la mostra “Tra fiumi, valli e pinete – Idrografi a e bonifi cazione del territorio classicano dal 1500 ad oggi”, realizzata dall’associazione Classe Archeologia e Cultura.

Tutti gli itinerari si concluderanno in un clima di festa: prima con un piacevole bagno termale nelle acque salsobromoiodiche derivate dalle saline, alle Terme di Cervia e con un momento conviviale, fra pasta party, intrattenimento musicale,  gadget e premi a sorteggio fra tutti i partecipanti all’idrovora della Madonna del Pino  per il secolare compleanno della bonifica costiera.

La manifestazione è aperta a tutti. Le iscrizioni per i tre percorsi sono aperte sul sito www.trailromagna.eu (contributo di partecipazione 10 euro tutto compreso). Sabato 5 maggio sarà possibile iscriversi dalle 9 alle 19 allo Chalet dei Giardini Pubblici di Ravenna.

Sotto i tracciati degli itinerari della Ravenna – Milano Marittima off-road (trail running e bike 18 km e passeggiata 7 km)

 

RA MIMA 18km
Percorso 18 chilometri (Fosso Ghiaia-Terme di Cervia)

 

RA MIMA 7km
Percorso 7 chilometri (Idrovora Madonna del Pino – Terme di Cervia)

 

A Palazzo Rasponi la mostra fotografica sulle Valli di Comacchio di Luigi Tazzari

Un’iniziativa della Destinazione Romagna. L’assessore: «La promozione di un territorio non ha confini e le nostre risorse naturali sono un’enorme opportunità»

Tazzari ComacchioDal 6 al 20 maggio nelle sale del piano nobile di palazzo Rasponi dalle Teste, in piazza Kennedy a Ravenna, è in programma la mostra fotografica “Le valli di Comacchio” di Luigi Tazzari, che si inserisce nell’ambito della valorizzazione del territorio del nuovo ente Destinazione Romagna.

La mostra, a ingresso libero, è visitabile dal martedì al venerdì dalle 15 alle 18, sabato e domenica dalle 11 alle 18 (lunedì chiusa). L’inaugurazione si svolgerà il 5 maggio alle 18.

Il lavoro del fotografo ravennate Luigi Tazzari è un viaggio tra le enormi possibilità del turismo sostenibile e la natura delle valli. Come dichiara l’assessore al Turismo Giacomo Costantini: «Il valore della promozione di un territorio come destinazione turistica non deve conoscere confini amministrativi e vede un’enorme opportunità nelle nostre risorse naturali».

Tamponata e finita fuori strada sulla ss16, muore imprenditrice molto nota a Cervia

Non ce l’ha fatta la 79enne Luisanna Guerrini. Il marito ricoverato al Bufalini

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L’incidente in cui ha perso la vita Luisanna Guerrini

Non ce l’ha fatta la donna rimasta gravemente ferita in un incidente verificatosi verso l’ora di pranzo di lunedì, 30 aprile, lungo la statale Adriatica, a Pinarella. La vittima è la 79enne Luisanna Guerrini, originaria di Bagnacavallo e residente a Savignano (dove ha fondato il Seven, grande e celebre impianto sportivo polifunzionale), ma molto nota in particolare a Cervia per essere stata proprietaria di due alberghi – il Norma Beach e l’hotel Giorgio – e aver rilevato recentemente anche l’hotel Residence Tintoretto di Pinarella. Era la sorella maggiore di Gastone Guerrini, presidente dell’orchestra giovanile Città di Cervia.

L’anziana è finita fuori strada con la propria auto su cui stava viaggiando insieme al marito – ricoverato al Bufalini ma non in pericolo di vita –tamponata da un 25enne (illeso) al volante di un’Audi, all’altezza dell’incrocio con via Casello del Diavolo.

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