Sconvolti gli amici che si stavano allenando con lui. Indagano i carabinieri
Marco Buzzi
Un esperto motociclista di 47 anni (Marco Buzzi di Novi Ligure) ha perso la vita in seguito a una caduta durante una gara attorno alle 15.30 in un campo cross a Pezzolo di Russi.
Inutili i soccorsi degli operatori del 118: al loro arrivo, l’uomo era già morto. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che dovranno chiarire se dopo la caduta, altri motociclisti che giravano su quella stessa pista, possano o meno aver travolto il 47enne.
L’uomo si trovava in zona da ieri per allenarsi assieme ad alcuni amici, rimasti sconvolti per l’accaduto. (Ansa.it)
Su internet ha trovato l’annuncio di una Lancia Y in vendita con un numero di telefono, si è accordata con il venditore per una cifra di 2.300 euro ma dopo aver pagato la caparra di 500 euro non ha trovato nessuno all’appuntamento per la consegna della vettura e il saldo: la denuncia fatta da una 47enne ravennate alla polizia ha permesso di individuare un 50enne bresciano che aveva messo in vendita una vettura di proprietà di una terza persona ignara di tutto. L’uomo è stato denunciato per truffa.
L’episodio risale al mese scorso quando la donna ha trovato il veicolo in vendita sul sito Subito. Il prezzo iniziale di vendita era 2.500 ma nel corso della trattativa telefonica si era scesi a 2.300. I due si sono accordati per il versamento della caparra su una carta PostePay e poi a Parma ci sarebbe stata la consegna dell’auto dietro versamento in contanti della rimanente somma di 1.800 euro. Il venditore inviava alla donna anche alcune fotografie, con la targa in evidenza, della Lancia Y oggetto della vendita.
Il 50enne bresciano è risultato effettivamente intestatario del codice Iban associato alla carta PostePay e dell’utenza telefonica indicata nell’inserzione.
Il comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) del futuro Governo potrebbe anche decidere di cancellare i 60 milioni per ora stanziati. In quel caso non sarebbero più certi nemmeno i 120 milioni del mutuo bancario. Ancisi (Lpr) sostiene che manchi la valutazione di impatto ambientale, i legali di Ap dicono che si può procedere così
Una veduta aerea della darsena San Vitale del canale Candiano (foto Sapir)
Il destino del porto di Ravenna si deciderà entro 45 giorni. Il maxi progetto da 235 milioni di euro di denaro pubblico, per avere fondali da 12,5 metri e cementificare 130 ettari di campagna per farne piattaforme logistiche, necessita ancora dell’ultimo definitivo e fondamentale sì da parte del comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe): al momento non sono in agenda riunioni ma la convinzione degli addetti ai lavori è che ce ne sarà una prima delle elezioni politiche. Scavalcare quella scadenza (4 marzo) senza aver avuto l’ok vorrebbe dire finire in un territorio di incognite che potrebbero addirittura minare la realizzabilità del progetto.
L’organo collegiale è infatti composto dai principali ministri del Governo e detta l’agenda in materia di politica economica: impossibile stabilire oggi quando sarà varato il nuovo esecutivo, quando tornerà a riunirsi il Cipe e soprattutto se rimarrà la convinzione di considerare l’hub portuale di Ravenna come un progetto strategico di rilevanza nazionale come è ritenuto oggi al punto da aver impegnato 60 milioni di euro. L’eventuale cancellazione di questo finanziamento statale a fondo perduto potrebbe avere ripercussioni a cascata: i 60 milioni infatti rappresentano una sorta di garanzia con cui l’Autorità portuale ha potuto stringere un accordo con la Banca europea degli investimenti (Bei) per un prestito di 120 milioni di euro. E dall’Unione Europea è stato assegnato un contributo di 40 milioni. Insomma: o si riunisce il Cipe prima delle elezioni e Ravenna è all’ordine del giorno oppure il futuro dello scalo sarà da riscrivere.
Fino a pochi giorni fa si ipotizzava una possibile riunione del comitato per fine gennaio mentre ultimi rumors da Roma parlano di inizio febbraio. Ma l’eventuale calendarizzazione di una riunione non è l’unica condizione di cui abbisogna il progettone. Se effettivamente ci sarà la seduta sarà necessario che sul tavolo del comitato arrivino le carte dell’hub con tutti i timbri autorizzativi necessari e al momento non è ancora così. È una corsa contro il tempo quella che stanno facendo gli uffici di via Antico Squero per esaudire tutte le richieste che quasi quotidianamente arrivano dal ministero dell’Ambiente che sta vagliando le carte. Una settimana fa c’era ottimismo nei corridoi di Ap pensando che il completamento delle scartoffie fosse vicino in modo da potersi concentrare sull’attività di lobby istituzionale per avere il Cipe. E invece si è appreso che ancora servono altri passaggi burocratici.
Un rimorchiatore al porto San Vitale
C’è però qualcuno che da tempo va ripetendo, in tempi recenti lo ha fatto anche nelle sedi istituzionali, che questo progetto così come è stato consegnato a Roma non si può approvare perché manca di un documento imprescindibile e ormai impossibile da ottenere con la ristrettezza dei tempi a disposizione. Lo scenario è dipinto da Alvaro Ancisi, consigliere comunale di Lista per Ravenna. Il decano dell’opposizione è uscito allo scoperto a metà dicembre in occasione della seduta in cui l’assise ha approvato la delibera per il progetto dei fondali (24 voti a favore e 4 contrari). Ancisi non ha votato e ha visto bocciare gli emendamenti presentati.
In particolare uno è molto significativo ed è quello in cui si sostiene che manchi la Via per una delle tre aree che dovranno accogliere circa un quarto dei 4,7 milioni di metri cubi di sedimenti da dragare. Via è un acronimo che sta per Valutazione di impatto ambientale. Spetta al ministero dell’Ambiente perché si tratta di un progetto di portata nazionale e come dice il nome stesso è il documento che mette in fila quanto un intervento urbanistico incida sul territorio, se sia accettabile e con quali eventuali prescrizioni.
Ma come può mancare un’autorizzazione così importante per un progetto così colossale che mette in ballo duecento e passa milioni? È la domanda che ci siamo fatti in redazione. L’abbiamo rivolta ad Ancisi e anche all’Autorità portuale. Quest’ultima lascia intendere che le cose siano in regola, il primo invece è convinto che si tratti di un clamoroso errore, partorito così bene a livello ravennate con una serie di rimpalli nella catena delle responsabilità tra varie istituzioni da rischiare di sfuggire anche al controllo del Cipe quando si esamineranno le carte per l’ultimo parere.
Per capirci qualcosa occorre prima di tutto inquadrare la questione della collocazione dei fanghi. In base alla zona del Candiano da cui verranno dragati sarà diversa la loro composizione. I costosi campionamenti già fatti in passato – ma da rifare per essere aggiornati con la normativa in materia nel frattempo cambiata – dicono che si potranno riversare sul fondo del mare al largo non più di 1,35 milioni di mc. Il resto (3,35) dovrà essere gestito a terra. La soluzione scelta prevede che con 2,3 milioni di mc di sedimenti dragati dai fondali si vada ad alzare il livello del terreno di tre aree che si estendono per circa 130 ettari in totale per formare il sottofondo su cui realizzare piattaforme logistiche da urbanizzare con strade e capannoni dedicati all’attività portuale. E 1,1 milioni di mc potranno essere conferiti in cava. Le tre aree da riempire sono quelle i cui nomi, identificati dalle sigle delle mappe catastali, riecheggiano da tempo nelle stanze in cui si è parlato di escavi negli ultimi anni: Logistica 1 (30 ettari), Logistica 2 (34) e comparto S3 (69). Le prime due sono adiacenti fra loro, tra il Candiano e Porto Fuori, l’ultima è nelle Bassette. I 30 ettari di L1 sono di Sapir, L2 e S3 sono divise fra ventidue proprietari (società e privati cittadini).
Alvaro Ancisi
L’attenzione di Ancisi si concentra sulla S3. La battaglia del consigliere comunale sulla presunta irregolarità dell’area va avanti da tempo, era già cominciata durante la presidenza Di Marco (2012-16) quando si cominciò a conteggiare quella porzione di territorio per realizzare il progettone. Ancisi ha raccolto un corposo dossier di documenti sulla questione e sostiene che l’S3 sia esterna al piano regolatore portuale del 2007 (in realtà le mappe mostrano che rientra nei confini) e finora sia stata rilasciata una sola Via per i progetti legati agli escavi ed è quella che risale al 20 gennaio 2012 ma quella Via fa riferimento alle Opere Connesse al Prp 2007 (l’ultimo approvato e tuttora vigente) che non includevano l’S3. I settanta ettari a nord della città sono stati presi in considerazione per la collocazione dei fanghi solo in seguito e – dice Ancisi – mai è stata chiesta una nuova procedura di Via. A sostegno della sua accusa porta più di un argomento: Autorità portuale non ha mai mostrato una Via specifica per l’S3 e i proprietari di quell’area non hanno ricevuta alcuna comunicazione come invece accade da protocollo quando il ministero apre una procedura di Via.
E l’Autorità portuale? «Non sono un esperto di procedure di Via e per questo abbiamo cercato di acquisire i pareri di professionisti legali al massimo livello. I pareri che abbiamo ottenuto sono più che confortanti, ci dicono che possiamo andare avanti». Così l’avvocato Daniele Rossi, presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico centro-settentrionale. La posizione del dirigente, arrivato in via Antico Squero poco più di un anno fa, è stata espressa anche nell’aula del consiglio comunale di Ravenna alla fine dello scorso settembre quando presentò il progetto definitivo e rispose alle domande dei consiglieri: «I pareri che abbiamo dicono che la procedura com’è stata fatta sino ad oggi è sufficiente – spiega ancora Rossi –. Se avessimo scelto di essere estremamente cautelativi e per qualche motivo di risottomettere l’area S3 ad una procedura di Via, che non c’è stato consigliato di fare, non ci sarebbe stato il tempo per farla in quella sede. Quindi la scelta che è stata fatta, ancora una volta, forse non è la migliore scelta in assoluto, ma è la migliore scelta possibile. Se volevamo depositare il progetto entro il 15 di settembre, data non simbolica ma data ultima entro la quale questo progetto poteva immaginare di ottenere l’approvazione del Cipe prima della fine della legislatura, questo percorso dovevamo fare».
Ma perché Ancisi teme che la mancanza della Via, se così palese come afferma, possa sfuggire al Cipe? Perché a suo parere i vari passaggi negli anni hanno sepolto la mancanza sotto diversi strati di burocratese. E già c’è stato un momento in cui il Cipe avrebbe dovuto accorgersene ma non è successo. Il riferimento è al 26 ottobre 2012. Quel giorno la riunione del comitato interministeriale prese in esame il progetto preliminare (nella versione elaborata sotto la presidenza Di Marco) e approvò. Ma secondo le elaborazioni del consigliere comunale già quel preliminare includeva l’area S3 priva di Via.
Calcio C / Alla ripresa del torneo giallorossi strappano un prezioso pareggio nella difficile trasferta con gli alabardati e tengono a distanza la zona playout
Triestina-Ravenna 1-1 TRIESTINA (4-3-3): Miori; Libutti (28’ st Bajic), El Hasni, Lambrughi, Pizzul (28’ st Grillo); Porcari (28’ st Bariti), Meduri, Bracaletti; Petrella (40’ st Acquadro), Arma (21’ st Pozzebon), Mensah. A disp.: Puccini, Codromaz, Maesano, Celestri, Pastore, Bellati. All.: Sannino.
RAVENNA (5-3-2): Venturi; Venturini, Ronchi (34’ st Magrini), Lelj, Capitanio (45’ st Maistrello), Rossi (34’ st Barzaghi); Cenci (25’ st Piccoli), Papa, Selleri; Broso (25’ st Marzeglia), De Sena. A disp.: Gallinetta, A. Ballardini, Ierardi, Sabba, Maleh. All.: Antonioli.
ARBITRO: Luciani di Roma.
RETI: 33’ st Petrella, 50’ st De Sena.
NOTE: Ammoniti: Selleri, Papa, Pastore (dalla panchina), Ierardi (dalla panchina). Spettatori 2473 (320 paganti, 2153 abbonati). Angoli: 12-1. Recupero: 2’ e 9‘.
L’attaccante del Ravenna Carmine De SenaA Trieste, negli ultimi battiti del lunghissimo recupero, De Sena mette le cose a posto scrivendo un 1-1 sacrosanto e legittimo che fa ripartire il Ravenna dopo aver salutato il 2017 con una sconfitta, che cancella l’onta della batosta subita all’andata e che, visti i risultati delle dirette rivali, vale quanto una vittoria. E per chi ci vuole vedere ottimi auspici nel raggiungimento dell’obiettivo finale, anche il 2017 iniziò per i giallorossi con un pareggio per 1-1 a Rignano con gol di Broso nel recupero. Poi arrivò la promozione in C….
L’inizio del primo tempo è di chiara marca bizantina, con i ragazzi di Antonioli che si fanno vedere dalle parti di Miori al 9’ con Broso (azione De Sena-Selleri e colpo di testa neutralizzato dal portiere di casa), al 14’ con De Sena (Miori si rifugia in angolo) e al 19’ con Selleri (punizione a girare sull’esterno della rete). La paratona di Venturi al 24’ sulla capocciata di Arma è il segnale di un cambio dell’inerzia della gara. Ora è la Triestina a farsi sentire in attacco, con Arma, chiuso in angolo da Lelj, e poi con Petrella, su cui Cenci ha il tocco provvidenziale ad evitare guai seri. Ultimi sussulti del primo tempo con un tiro di De Sena al 44’, bloccato da Miori e con la risposta di Porcari, un minuto dopo, su cui Papa chiude bene al momento del tiro.
La ripresa si apre con la più clamorosa delle occasioni per il Ravenna con Broso che al 3’ spreca solo davanti a Miori, un invitante pallone spedendo di testa fuori. Poi i primi cambi e un’accelerata della Triestina che prima al 30’ con Bracaletti trova Venturi, che santifica la sua 50ª presenza in campionato col Ravenna, deviando di piede in angolo, poi al 33’ con Petrella che si inventa un gioco di prestigio che vale il gol del vantaggio. Nell’esultanza un tifoso di casa cade dai gradoni della tribuna, ferendosi seriamente al volto: cinque minuti di stop della partita per consentire i suoi soccorsi. Antonioli passa al tridente con Marzeglia e nel finale con Maistrello e al 50’ proprio dalla combinazione tra i due, arriva il pareggio sacrosanto: il primo raccoglie il cross di Selleri e fa da sponda per il secondo, su cui Miori ha il riflesso felino, De Sena è il più lesto di tutti e insacca l’1-1 e il suo quinto gol in campionato.
Le dichiarazioni del dopo-gara
Mauro Antonioli (allenatore Ravenna): «Ho fatto i complimenti ai miei ragazzi perché sono stati veramente bravi hanno spinto e ci hanno creduto fino alla fine, ottenendo un pareggio meritato contro una grande squadra, che ha saputo fare un grande gol, e ha avuto 15’-20’ di supremazia territoriale nella seconda parte del primo tempo, però, se guardo all’andamento della partita, vedo che le occasioni migliori le abbiamo create noi. Memori della gara d’andata, avevamo preparato questa partita puntando sull’attenzione, sulla concentrazione e sulle ripartenze. L’avevamo studiata così e i ragazzi sono stati bravi ad applicare alla lettera quello che avevo chiesto. Torniamo a casa con un grandissimo risultato, che ci dà morale e un punto d’oro».
Basket A2 / Domani, domenica 21 gennaio (ore 18), i ravennati fanno visita a un’Agribertocchi Orzinuovi in difficoltà, ma da non sottovalutare. Martino: «Dobbiamo essere pronti in un match per nulla scontato»
Il tecnico Antimo Martino e i suoi giocatori durante un time out
Dopo le due vittorie casalinghe torna a viaggiare l’OraSì, attesa domani, domenica 21 gennaio (ore 18, Centro San Filippo), dalla trasferta di Brescia contro l’Agribertocchi Orzinuovi. Si tratta di un match più difficile di quanto non possa suggerire la classifica, anche perchè dopo le ultime due sconfitte, molto nette nel punteggio, la formazione lombarda è stata strigliata dalla società e andrà a caccia di un riscatto davanti al proprio pubblico. Orzinuovi, poi, prima dello scivolone contro Treviso si era dimostrata un osso duro nei confronti casalinghi, ragione per la quale l’OraSì dovrà cercare di giocare con intensità e senza alti e bassi nel corso del match.
Come afferma anche il coach Antimo Martino in sede di presentazione della gara, «sarà una partita da affrontare in maniera intelligente, cercando di mettere in campo la stessa determinazione e la stessa attenzione mostrate nella gara contro Roseto. Non sarà facile giocare sul terreno di Orzinuovi, squadra che sarà intenzionata a offrire una prestazione diversa rispetto alle ultime due uscite. Sarà indispensabile farsi trovare pronti per un match importante e per nulla scontato».
L’OraSì, che ha raggiunto Brescia nel pomeriggio di sabato 20 gennaio, si presenterà al completo, dal momento che Alessandro Esposito ormai è del tutto recuperato.
A Faenza contro Udine Il match del prossimo turno casalingo dell’OraSì contro la Gsa Udine si giocherà domenica 28 gennaio al PalaCattani di Faenza, alla luce dell’indisponibilità del Pala De Andrè.
Raccolta firme per chiedere di modificare il piano di riorganizzazione dei nuclei di cure primarie voluto dall’Ausl
È partita nei giorni scorsi a Porto Corsini, Marina Romea e Casal Borsetti una raccolta firme, promossa da Lista per Ravenna col sostegno del comitato cittadino dei Lidi Nord e il contributo di esponenti delle altre istanze partecipative delle tre località, per chiedere che i cittadini delle tre località e i medici di famiglia di quel territorio siano coinvolti dall’Ausl nel piano di riorganizzazione dei nuclei di cure primarie soprattutto per evitare «di essere trasferiti per metà nell’area territoriale di Sant’Alberto».
È il consigliere comunale Alvaro Ancisi (Lpr) a riassumere i motivi della petizione: «Attualmente i cittadini dei Lidi Nord usufruiscono delle prestazioni di medicina generale offerte dai due medici storici del posto, nei loro tre ambulatori (due a Porto Corsini, uno a Casal Borsetti) e a domicilio. Ne sono soddisfatti e lamentano perciò come assurdo lo scardinamento di tale assetto da parte dell’organizzazione dell’AUSL, dovuto al fatto che una dei due professionisti, residente a Porto Corsini, verrebbe trapiantata a Sant’Alberto, dovendo prestare servizio ambulatoriale in quella Casa della Salute, distante 20 chilometri dalla sua abitazione, anziché essere inserita, come l’altro medico, nelle Cure Primarie dell’area del Mare, facente capo a Marina di Ravenna». La dottoressa che dovrebbe traslocare ha al momento 746 pazienti tra Casal Borsetti (494), Marina Romea (117) e Porto Corsini (135). Secondo Ancisi ci sarebbero vizi di legittimità nel piano riorganizzativo dell’azienda sanitaria pubblica: «La violazione del diritto della libera scelta del medico da parte dell’assistito; la disparità di trattamento tra cittadini, disposta dall’art. 1 di tale legge, secondo la quale persone di uno stesso paese, anche parenti o vicini o amici, sarebbero come separati in casa, per il diritto alla salute, a seconda di quale medico di famiglia abbiano; la contraddizione tra il distacco del servizio sanitario territoriale dalla prossimità del luogo di vita di una metà dei cittadini e la ragione fondamentale della nuova organizzazione sanitaria: prendersi cura delle persone nei loro luoghi di vita».
Aggiornamento del servizio Anagrafe al 31 dicembre 2017. La percentuale dei cittadini stranieri rimane stabile attestandosi sull’11,84 percento
In base ai dati forniti dal servizio Anagrafe dell’Unione della Romagna Faentina, al 31 dicembre 2017 i residenti nel Comune manfredo sono risultati 58.797 (39 in meno rispetto a fine 2016), di cui 30.067 femmine e 28.730 maschi.
Analizzando i dati degli ultimi due anni – 2016 e 2017 – si registra una leggera diminuzione dei nuovi nati e un lieve aumento dei deceduti, diretta conseguenza dell’innalzamento dell’età media. La percentuale dei cittadini stranieri rimane stabile attestandosi sull’ 11,84 percento; rilevazione in linea con quella regionale e lievemente inferiore rispetto a quella provinciale del 12,04.
L’età media dei faentini è pari a 46 anni: 44 per gli uomini, 47 per le donne. I minorenni residenti sono il 16 percento della popolazione totale mentre gli ultrasessantacinquenni rappresentano quasi il 25 percento.
È invece pari al 4,5 percento la percentuale dei residenti che hanno oltre 85 anni, la più alta degli ultimi 16 anni, un dato che conferma l’ aumento della popolazione anziana rispetto ai bambini e ai giovani residenti. Crescono le famiglie: con un numero medio di 2,2 componenti sono ora 26.074, rispetto alle 26.054 del 2016.
La popolazione straniera è in lieve calo: al 31 dicembre gli stranieri residenti in città erano 6.961, contro i 6.981 dell’anno precedente. Le comunità maggiormente rappresentate continuano ad essere quella albanese, rumena e moldava, mentre quella cinese ha registrato un netto calo dell’ 11 percento.
Tra gli stranieri, la maggioranza è ancora rappresentata dagli europei: 4.337 persone che insieme contribuiscono a formare il 62 percento del totale della popolazione straniera residente. Per quanto riguarda gli altri continenti, dopo l’Europa vi sono Africa, Asia e America, mentre dall’Oceania risultano solamente 3 residenti.
Il volto del migrante continua ad essere piuttosto giovane: rispetto ai cittadini italiani, gli stranieri presentano un’età media di 33 anni e i minorenni incidono per il 20,4 percento sul totale della popolazione straniera, mentre le giovani generazioni nate in Italia – la cosiddetta seconda generazione – rappresentano oggi il 15,5 percento del totale degli stranieri residenti a Faenza.
Nell’ufficio guidato da Mancini un pool di pm dedicato ai reati contro la pubblica amministrazione: «Il nostro territorio non è immune, chi dice il contrario mi lascia perplesso. E c’è poco da fare come prevenzione»
Da sinistra il colonnello Andrea Fiducia della guardia di finanza, il procuratore capo Alessandro Mancini e il sostituto procuratore Monica Gargiulo
«Mi pare che da tempo non manchino campagne e iniziative da più parti per sensibilizzare sulla questione dei reati contro la pubblica amministrazione ma i fatti dimostrano che i casi di corruzione, in senso generico del termine, continuano a verificarsi. Purtroppo si può fare poco per la prevenzione». Il procuratore capo di Ravenna, Alessandro Mancini, mette in fila alcune riflessioni su una materia delicata che riguarda la condotta di chi riveste ruoli pubblici e maneggia il bene pubblico. «Per mettere un argine servirebbe una coscienza civica che faccia capire che rubare allo Stato significa rubare a noi stessi. Chi rappresenta lo Stato e va contro la legge è come se mettesse in atto una specie di alienazione con cui ruba a stesso».
Se prevenire è difficile, non resta che reprimere. E il compito spetta agli inquirenti: «Questi reati verranno sempre trattati in via prioritaria, lo prevede il codice di procedura e lo condividiamo pienamente in questo ufficio. Anche perché lo richiede il ruolo stesso degli indagati: devono avere prima possibile una posizione chiara per sapere se tornare al loro lavoro o meno». La procura ravennate ha scelto di istituire un gruppo di lavoro dedicato, tra gli otto sostituti procuratori: «Parliamo di una materia complessa che richiede competenze specifiche. L’analisi delle vicende può fare una grossa differenza. Quando si tratta di stabilire se siamo di fronte a corruzione o concussione vuol dire che una persona può passare da co-indagato a parte offesa. E indagare non è facile dovendo fare i conti con molta omertà o con la paura di ritorsioni che porta qualcuno a esporsi solo in maniera anonima».
Il caso dei due dipendenti di Hera è dei giorni scorsi ma non mancano precedenti recenti, tra indagini e processi. C’è un ambiente che si sta contaminando? «Non spettano a me queste valutazioni. Ma i fatti dicono che anche il nostro territorio non è immune a questi fenomeni, quando sento qualcuno che dice il contrario resto sempre un po’ perplesso». Allo stesso modo destano le perplessità di Mancini quelli che chiama clichè da mandare al macero: «Smettiamola con il ritornello del dipendente pubblico poco pagato e costretto a infrangere la legge. Le ultime indagini hanno coinvolto persone che avevano stipendi elevati. E anzi è proprio da queste persone che rivestono un ruolo pubblico in una situazione economica particolare che verrebbe da aspettarsi tutt’altro atteggiamento». L’atteggiamento che in linea di principio Mancini vuole vedere nei corridoi della sua procura: «Nel pubblico c’è troppo spesso la tendenza a prestare poca attenzione alla spesa perché tanto paga Pantalone. In procura cerchiamo di tenere lo stesso approccio che dovrebbe avere il privato, usando le poche risorse a disposizione come se dovessimo togliercela dalle nostre tasche».
In crescita i veicoli controllati su strada: 56mila (+41 percento). Le patenti ritirate sono state 492
Gli incidenti stradali rilevati dai sei comandi di polizia municipale in provincia di Ravenna nel 2017 sono stati 1.946 e si registra un aumento in quelli mortali: 31 nel 2017 contro i 23 nel 2016. È un dato estrapolato dal bilancio dell’attività annuale reso noto in occasione di San Sebastiano, patrono di tutte le polizie locali che ricorre oggi 20 gennaio.
I dati sono stati illustrati ieri da Paola Neri, comandante della polizia municipale dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna. Nel 2017 si registra un aumento dell’attività di controllo della circolazione stradale, con quasi 56mila veicoli controllati (+41 percento). Maggiori anche le ore destinate al controllo del territorio (165mila l’anno scorso contro le 83mila del 2016). Nel 2017, inoltre, hanno circolato sul territorio una media di 38 pattuglie al giorno. In aumento anche i controlli sui mezzi pesanti, che nell’anno appena terminato sono stati 630 contro i 546 dell’anno precedente. Le patenti ritirate nella provincia di Ravenna nel 2017 sono state 492, mentre sono stati elevati 181mila verbali. Per quanto riguarda la guida in stato d’ebbrezza, si registra invece un calo delle sanzioni con 145 verbali contro i 178 di due anni fa.
Il 25 gennaio anche a Ravenna l’iniziativa a due anni dai fatti in Egitto. Evento patrocinato dal Comune
A due anni dalla sua morte non è ancora stata fatta luce sulla vicenda di Giulio Regeni, il ricercatore rapito e assassinato in Egitto dove stava svolgendo un progetto di dottorato: il 25 gennaio, secondo anniversario della sua improvvisa scomparsa (il corpo sarà ritrovato il 3 febbraio), per ricordare Giulio e continuare a chiedere verità e giustizia Amnesty International sarà in molte piazze italiane tra cui anche Ravenna. L’appuntamento è in Piazza del Popolo dalle 18.30 con una fiaccolata. L’evento è patrocinato dal Comune di Ravenna.
Volley Superlega / Trasferta sul campo della Kioene per i ravennati, che domani, domenica 20 gennaio (inizio ore 18), sfidano una delle squadre più in forma del momento. Soli: «Contro un avversario così forte ci vorranno pazienza, attacchi in palla alta e più muro-difesa»
Lo schiacciatore argentino della Bunge Cristian Poglajen
Spinta dalla convincente vittoria negli ottavi di Challenge Cup a spese dei cechi del Volejbal Brno, la Bunge si rituffa nella Superlega e domani sfida la Kioene a Padova (inizio ore 18, arbitri Bartolini di Firenze e Braico di Torino) nella sesta giornata di ritorno. A dividere le due squadre in classifica sono solo quattro punti, con i veneti che al momento occupano la sesta posizione, rappresentando una delle sorprese in positivo di questa stagione. All’andata finì con una affermazione dei ravennati, frutto di una delle prestazioni più belle del loro cammino, ma negli ultimi tempi il sestetto di Baldovin sta marciando molto forte, come testimoniano quattro successi nelle ultime sette partite, tra cui spicca il colpo a Modena alla fine dell’andata.
«Padova ha tanto fisico – inizia il tecnico Fabio Soli – e noi soffriamo questo tipo di formazioni più di altre con diverse caratteristiche. I nostri avversari hanno centimetri e potenza al servizio, qualità che possono mettere in difficoltà il nostro attacco. Noi dovremo essere bravi, come nella gara di andata, a mettere a disposizione della squadra la capacità di attaccare almeno due-volte per scambio, anziché uno solo. Ci vorranno quindi pazienza, attacchi in palla alta e più muro-difesa, ma non sarà facile, perché Padova quando gioca con continuità riesce a mettere in difficoltà anche le formazioni più forti del torneo. La chiave di lettura della partita, in definitiva, si muoverà tra la potenza e il fisico degli avversari e la nostra pazienza e capacità di giocare anche un po’ sporco».
In zona playoff ci sono ben cinque formazioni nel breve spazio di sei punti – dai 30 della quinta Trento ai 25 della nona Ravenna – con una volata finale che si preannuncia appassionante. Il tecnico della Bunge preferisce però pensare a una partita alla volta. «Da quando abbiamo iniziato a guardare la classifica abbiamo anche cominciato a innervosirci, soprattutto quando le cose non vanno bene. Prima invece eravamo liberi da quelli che potevano essere i pensieri sui traguardi da raggiungere e abbiamo visto i risultati. Ovviamente noi sappiamo qual è il nostro valore, mostrato in particolare nella prima parte della stagione, ma adesso dobbiamo levarci di dosso la pretesa di tornare a essere quelli che eravamo prima, anche perché le squadre avversarie ci conoscono meglio, e mettere nel mirino gli obiettivi tecnici e tattici che possiamo raggiungere in questo periodo. Quindi è necessario migliorare in battuta e nei singoli aspetti del gioco, cercando di essere più tranquilli – termina Soli – con la speranza di poterci esprimere in modo migliore».
Gli avversari Passando agli avversari, per la sua quarta avventura di fila in Superlega la rosa della Kioene è variata per dieci tredicesimi, con i soli Balaso, Bassanello e Volpato (tutti e tre padovani doc) confermati. Rivoluzionata la diagonale palleggiatore/opposto, che si affida all’esperienza di Travica e alla freschezza di Nelli, l’organico guidato da Valerio Baldovin è completato dai centrali Polo (ex Cmc Romagna nel 2015/16) e Sperandio, dal baby regista Peslac, dalle bande Randazzo, Gozzo, Scanferla, Cirovic e Koprivica, questi ultimi due serbi come l’opposto “di scorta” Premovic.
IN VIDEO La partita tra Kioene e Bunge sarà seguita in diretta dalle ore 18 in video sul canale a pagamento Lega Volley Channel. Il programma (sesta giornata di ritorno): Taiwan Excellence Latina-Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia 3-0 (disputata venerdì 19 gennaio); sabato 20 gennaio, ore 20.30, Revivre Milano-Wixo LPR Piacenza; domenica 21 gennaio, ore 18, Calzedonia Verona-Diatec Trentino, Cucine Lube Civitanova-Azimut Modena, BCC Castellana Grotte-Gi Group Monza, Kioene Padova-Bunge Ravenna, Sir Safety Conad Perugia-Biosì Indexa Sora.
Classifica: Perugia 48 punti; Civitanova 47; Modena 42; Verona* 32; Trentino* 30; Padova 29; Milano 28; Piacenza 27; Ravenna 25; Latina 22; Monza 18; Vibo Valentia° 12; Castellana Grotte* 8; Sora 7 (* una gara in meno; ° una gara in più).
L’attore ora in scena con I have a dream nel 2014 si candidò con L’Altra Europa di Tsipras: «M5s unica alternativa a Berlusconi»
La politica è anche arte di parlare: la retorica, che per i greci era la tecnica artistica più raffinata e difficile. Torna sul parco l’attore Ivano Marescotti, accanto a Valentina Lodovini, con I Have A Dream – le parole che hanno cambiato la storia, un atto unico dedicato ad alcuni dei più significativi discorsi pronunciati da individui che – in epoche diverse – hanno contribuito al corso dell’umanità (domenica 21 gennaio alle 21 al teatro Comunale di Conselice). Da Demostene a Martin Luther King, passando per Pericle, Robespierre, Lady Astor, Ghandi, Kennedy, Churchill, Fidel Castro, Mandela e molti altri.
Come avete scelto i discorsi da inserire in questo spettacolo?
«Sono stati scelti in base all’importanza del loro impatto storico, ci sono nomi famosi come Kennedy e Mandela, ma anche alcuni che non conoscevamo, e che abbiamo riscoperto».
Ce n’è uno che la emoziona più di tutti gli altri?
«Alcuni sono più didattici, altri molto emozionanti come quello di Fidel Castro o quello sulla Shoa, ma anche quello di Eco
che chiude lo spettacolo. Il pubblico a secondo della propria sensibilità e del proprio retroterra culturale potrà apprezzare più uno che un altro. Non è un musical o un pezzo comico, ma il pubblico può divertirsi in questo viaggio nella storia che arriva fino ai giorni nostri».
Ci sono discorsi anche molto antichi come quelli di Pericle e Demostene, cosa li rende attuali?
«Loro parlano già di democrazia. Si vede come questi personaggi, vissuti quasi duemilacinquecento anni fa, avessero un linguaggio e una espressività magnifica. Non a caso la retorica l’hanno inventata loro».
Ci sono autori come Mandela e Ghandi che accontentano tutti accanto a personaggi più controversi e discutibili come Fidel Castro, che come stanno assieme?
«Le parole che dice Castro possono valere per tutte le persone e i popoli che hanno vissuto sotto tirannia, poi la valutazione dell’uomo è un’altra cosa».
Ivano Marescotti e Valentina Lodovini
Lo spettacolo va in scena a pochi mesi dalle elezioni. Pensa che tra i politici attuali ci sia qualcuno che ha una buona arte retorica?
«Oggi i discorsi politici sono sporcati da interessi personali, volti solo a raccattare voti».
Nel 2014 si era candidato con L’Altra Europa di Tsipras, quindi anche lei ha fatto dei discorsi politici. Recentemente ha detto che alle elezioni voterà per i 5 Stelle perché non c’è più una sinistra che la convince. Se fosse stato eletto sarebbe stato diverso il suo giudizio sulla sinistra italiana? «No. Quando mi sono candidato c’era una speranza che è stata massacrata da apparatie dirigenti di partiti e partitini che hanno cancellato il sogno di riunire la sinistra per ottenere risultati condivisi per i diritti civili. In queste elezioni ci saranno tre, quattro, cinque liste e listine di sinistra, che a me non corrispondono».
Una volta diceva di essere comunista. Ha cambiato idea?
«Io sono comunista. Votare i partitini di sinistra è auto consolatorio e non risolve niente. Che senso ha eleggere un parlamentare se poi hai come primo ministro Salvini? Mi auguro che i 5 Stelle vincano e portino avanti anche battaglie
sociali, visto che il Pd ha dimostrato in più di una occasione di andare in direzione contraria con il jobs act e demolendo la
nostra Costituzione».
Lei spesso parla nei suoi spettacoli dei valori della Resistenza, i 5 stelle sembrano essere un po’ ambigui nelle posizioni anti-fasciste, questo non la mette in difficoltà?
«Molto ambigui. Io non sono del Movimento 5 Stelle. Sono molto critico sulle posizioni che hanno sull’anti-fascismo, sullo ius soli, sull’organizzazione del partito padronale. Io non mi sono iscritto al Movimento, ma li voterò perché sono una persona di sinistra che vuole evitare un governo della Lega, Fratelli d’Italia e di Berlusconi. Siccome possono batterli solo i 5 Stelle voterò loro. Credo anche che dare dei fascisti ai 5 Stelle sia un errore politico madornale. Se sono fascisti
loro, sono fascisti quelli che votano Lega, sono fascisti quelli di Berlusconi… I fascisti in Italia sarebbero il 60 popolazione della popolazione, dovremmo andare sulle montagne!».
Ma quindi cosa le piace dei 5 Stelle?
«I 5 Stelle hanno fatto anche battaglie sociali. Erano per il no al referendum accanto a noi di Tsipras, con Zagrebelsky. Diverse cause che hanno sposato sono le nostre. Ma soprattutto sono l’unica alternativa alla vittoria di Berlusconi».
Grillo come lei è un attore comico, cosa vi accomuna? Vi siete mai conosciuti?
«Niente. Non l’ho mai conosciuto e sinceramente non lo reggo neanche molto».
C’è un discorso di Grillo che secondo lei starebbe bene in questo spettacolo?
«No. Una volta Grillo faceva ridere, ma era negli anni ’80, adesso non fa nemmeno più ridere».
Lo spettacolo I have a dream fa parte di “Sedici – Le parole che hanno cambiato la storia”, la stagione teatrale conselicese 2017/2018 di cui Marescotti è anche direttore artistico, insieme a Ifigenia Kanarà e in collaborazione con Rossella Cavallari e Cronopios. Sul palco con l’attore romagnolo ci sarà anche Valentina Lodovini. Lo spettacolo è di Ennio Speranza e di Gabriele Guidi che cura anche la regia. La produzione è di Sabadi. È possibile acquistare i biglietti su ww.vivaticket.it o in tutti i punti vendita indicati sul sito; è possibile anche prenotare i biglietti due giorni prima di ogni singolo spettacolo dalle 17 alle 20 telefonando al numero 348 7095919 o scrivendo una mail a info@teatroconselice.it.