Petizione ai lidi nord per non trasferire un medico di famiglia a Sant’Alberto

Raccolta firme per chiedere di modificare il piano di riorganizzazione dei nuclei di cure primarie voluto dall’Ausl

È partita nei giorni scorsi a Porto Corsini, Marina Romea e Casal Borsetti una raccolta firme, promossa da Lista per Ravenna col sostegno del comitato cittadino dei Lidi Nord e il contributo di esponenti delle altre istanze partecipative delle tre località, per chiedere che i cittadini delle tre località e i medici di famiglia di quel territorio siano coinvolti dall’Ausl nel piano di riorganizzazione dei nuclei di cure primarie soprattutto per evitare «di essere trasferiti per metà nell’area territoriale di Sant’Alberto».

È il consigliere comunale Alvaro Ancisi (Lpr) a riassumere i motivi della petizione: «Attualmente i cittadini dei Lidi Nord usufruiscono delle prestazioni di medicina generale offerte dai due medici storici del posto, nei loro tre ambulatori (due a Porto Corsini, uno a Casal Borsetti) e a domicilio. Ne sono soddisfatti e lamentano perciò come assurdo lo scardinamento di tale assetto da parte dell’organizzazione dell’AUSL, dovuto al fatto che una dei due professionisti, residente a Porto Corsini, verrebbe trapiantata a Sant’Alberto, dovendo prestare servizio ambulatoriale in quella Casa della Salute, distante 20 chilometri dalla sua abitazione, anziché essere inserita, come l’altro medico, nelle Cure Primarie dell’area del Mare, facente capo a Marina di Ravenna». La dottoressa che dovrebbe traslocare ha al momento 746 pazienti tra Casal Borsetti (494), Marina Romea (117) e Porto Corsini (135). Secondo Ancisi ci sarebbero vizi di legittimità nel piano riorganizzativo dell’azienda sanitaria pubblica: «La violazione del diritto della libera scelta del medico da parte dell’assistito; la disparità di trattamento tra cittadini, disposta dall’art. 1 di tale legge, secondo la quale persone di uno stesso paese, anche parenti o vicini o amici, sarebbero come separati in casa, per il diritto alla salute, a seconda di quale medico di famiglia abbiano; la contraddizione tra il distacco del servizio sanitario territoriale dalla prossimità del luogo di vita di una metà dei cittadini e la ragione fondamentale della nuova organizzazione sanitaria: prendersi cura delle persone nei loro luoghi di vita».

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