lunedì
18 Agosto 2025

Il saluto di Matteucci, dopo i suoi 10 anni da sindaco. Napolitano: «Serio e sobrio»

La lettera del Presidente emerito della Repubblica. E il Primo
cittadino dà appuntamento nella sede di Amare Ravenna  

«Seria, concreta, efficace nelle impostazioni e nelle realizzazioni» e anche «sobria politicamente, senza concessioni a protagonismi talvolta fuorvianti». Così il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, descrive in una lettera di saluto la guida del Comune di Ravenna da parte del sindaco Fabrizio Matteucci al termine dei suoi 10 anni da sindaco che stanno per concludersi.

«Hai avuto la ventura – si legge ancora nella lettera di Napolitano – di amministrare una città e di rappresentare una cittadinanza per loro natura operose e per loro storia genuinamente democratiche: la città di Arrigo Boldrini e di Benigno Zaccagnini, due tra i più alti e significativi rappresentanti, ciascuno con la sua ispirazione e la sua fisionomia, dell’antifascismo e della Resistenza in Italia, e dunque di quel patrimonio di posizioni ideali che costituisce il vero fondamento e presidio delle libertà e dei diritti civili e sociali nel nostro paese. I miei più cordiali rallegramenti e i miei più vivi auguri a Ravenna, alle sue cittadine e ai suoi cittadini, in vista delle future prove ed esperienze».

E intanto il sindaco Matteucci invita tutti i cittadini all’incontro di commiato, a pochi mesi dalle elezioni, in programma venerdì 26 febbraio nella sede di Amare Ravenna di via Falconieri 36: a partire dalle 17 saluterà e ringrazierà i presenti dopo i suoi 10 anni da sindaco per un simbolico passaggio di testimone che vedrà subito dopo il discorso del candidato sindaco del Pd, Michele De Pascale. «La mia Amministrazione – assicura Matteucci in una nota – ha davanti a sé ancora 3-4 mesi di lavoro che onoreremo fino all’ultimo giorno: lo faremo “con disciplina e onore”, come recita l’articolo 54 della Costituzione. Ho scelto di organizzare questo semplice incontro prima che prenda il via la campagna elettorale. Sono tante le persone che voglio ringraziare per questi 10 anni di lavoro al servizio della nostra comunità».

Il saluto di Matteucci, dopo i suoi 10 anni da sindaco. Napolitano: «Serio e sobrio»

La lettera del Presidente emerito della Repubblica. E il Primo cittadino dà appuntamento nella sede di Amare Ravenna  

«Seria, concreta, efficace nelle impostazioni e nelle realizzazioni» e anche «sobria politicamente, senza concessioni a protagonismi talvolta fuorvianti». Così il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, descrive in una lettera di saluto la guida del Comune di Ravenna da parte del sindaco Fabrizio Matteucci al termine dei suoi 10 anni da sindaco che stanno per concludersi.

«Hai avuto la ventura – si legge ancora nella lettera di Napolitano – di amministrare una città e di rappresentare una cittadinanza per loro natura operose e per loro storia genuinamente democratiche: la città di Arrigo Boldrini e di Benigno Zaccagnini, due tra i più alti e significativi rappresentanti, ciascuno con la sua ispirazione e la sua fisionomia, dell’antifascismo e della Resistenza in Italia, e dunque di quel patrimonio di posizioni ideali che costituisce il vero fondamento e presidio delle libertà e dei diritti civili e sociali nel nostro paese. I miei più cordiali rallegramenti e i miei più vivi auguri a Ravenna, alle sue cittadine e ai suoi cittadini, in vista delle future prove ed esperienze».

E intanto il sindaco Matteucci invita tutti i cittadini all’incontro di commiato, a pochi mesi dalle elezioni, in programma venerdì 26 febbraio nella sede di Amare Ravenna di via Falconieri 36: a partire dalle 17 saluterà e ringrazierà i presenti dopo i suoi 10 anni da sindaco per un simbolico passaggio di testimone che vedrà subito dopo il discorso del candidato sindaco del Pd, Michele De Pascale. «La mia Amministrazione – assicura Matteucci in una nota – ha davanti a sé ancora 3-4 mesi di lavoro che onoreremo fino all’ultimo giorno: lo faremo “con disciplina e onore”, come recita l’articolo 54 della Costituzione. Ho scelto di organizzare questo semplice incontro prima che prenda il via la campagna elettorale. Sono tante le persone che voglio ringraziare per questi 10 anni di lavoro al servizio della nostra comunità».

A scuola entrano i cani antidroga e dalle finestre volano le dosi

Controlli in alcuni istituti superiori della provincia: gli animali hanno fiutato gli studenti che avevano avuto la roba addosso

Appena tra i banchi si è sparsa la voce dei controlli in corso con i cani antidroga è cominciato il lancio delle dosi dalle finestre: alla fine dell’ispezione i carabinieri sono passati a raccogliere le sostanze nei cortili.È l’esito di alcuni controlli dei militari nei giorni scorsi all’interno di due istituti scolastici di Ravenna.

Nella prima scuola ispezionata, sono stati i cani antidroga a suggerire quali studenti perquisire perché sospettati di possedere sostanze stupefacenti. Le perquisizioni, tuttavia, hanno avuto esito negativo poiché gli alunni erano riusciti a disfarsi della droga gettandola appunto della finestra. Lo si è appurato quando la sostanza stupefacente è stata recuperata nel cortile e sequestrata. I ragazzi segnalati dai cani sono intanto stati ascoltati e avrebbero comunque ammesso di far uso di droghe. Del fatto è stata informata la competente procura dei Minori di Bologna. E anche la scuola si è riservata di intraprendere un percorso sul tema con i propri alunni di cui ha convocato a scuola le famiglie.

Le stesse modalità di controllo si sono ripetute poi in un secondo istituto con esiti analoghi: tanto stupefacente rinvenuto nel cortile e alcuni studenti segnalati dai cani ma privi di stupefacente addosso. I militari hanno sequestrato la droga e il materiale utilizzato per il confezionamento come i grinder utilizzati per mescolare il tabacco alla marijuana o all’hashish.

 

Crisi glicemica dopo Juventus-Bayern Tifoso diabetico soccorso dai carabinieri

L’uomo è uscito di casa per vedere la partita di Champions League e alle 2 di notte non era ancora rientrato: allarme lanciato dalla moglie

Alle 2 di notte la moglie si è resa conto che il marito non era ancora rientrato dal circolo dove erano andato per vedere Juventus-Bayern, andata degli ottavi di finale di Champions League. La donna ha chiamato il 112 temendo una disgrazia per il compagno diabetico e infatti l’operatore della centrale operativa ha rintracciato l’uomo al telefono riuscendo a farsi dare la posizione e comunicarla alla pattuglia che portatasi immediatamente sul posto in via Bassa a Ravenna individuava il malcapitato in stato confusionale a seguito di una crisi glicemica. Prontamente soccorso veniva affidato al personale sanitario del 118 e trasportato in ospedale per le cure del caso e riaccompagnato a casa dalla moglie.

Pronti 320mila euro per aggiungere 22 vigili urbani durante l’estate

Approvata la delibera di giunta per il potenziamento dell’organico da maggio a settembre pescando da graduatorie di altri Comuni

Per il periodo estivo maggio-settembre la polizia municipale di Ravenna potrà contare su ventidue agenti in più. Nella seduta pomeridiana di ieri, 23 febbraio, la giunta comunale ha approvato la delibera riguardante il potenziamento dell’organico consentendo l’assunzione temporanea attraverso graduatorie disponibili di altri Comuni. Le nuove risorse saranno impiegate prevalentemente per la tutela dei flussi turistico balneari nei nove lidi. La spesa prevista è di 318mila750 euro.

«Nel volley c’è chi sceglie le giocatrici in base a come portano i pantaloncini»

Manuela Benelli, stella della mitica Teodora, denuncia le discriminazioni sotto rete. L’ex giocatrice ora allena le giovanili: «La meritocrazia esiste»

In oltre trent’anni di carriera nella pallavolo, prima da giocatrice e poi da allenatrice, ne ha viste tante e allora c’è da crederle quando Manuela Benelli dice che «la condizione della donna nello sport italiano è a livelli medioevali». La palleggiatrice della Teodora Ravenna che vinse undici scudetti consecutivi oggi ha aperto una scuola di palleggio Under 12 e non ha timori a dire che anche la pallavolo femminile è un mondo molto maschilista: «Ci sono ancora dirigenti che ingaggiano le giocatrici in base a come stanno con i pantaloncini…».

Allora non è vero il ritornello degli sport minori come isola felice dell’etica? «Dobbiamo capirci su cosa intendiamo per etica. Se intendiamo uguali diritti e doveri per tutti allora ne troviamo poca in pochi sport, soprattutto tra quelli minori. Nell’universo sportivo accade quello che accade nella vita quotidiana: a parità di sacrifici e impegno la donna è nettamente discriminata per ingaggio, visibilità, rimborso sportivo. Nessuna sportiva italiana ha lo stato di professionista in nessuno sport italiano. Siamo ancora al punto in cui se la donna rimane incinta le viene strappato il contratto».

Nessuna differenza tra sport minori e il tanto criticato calcio? «Tra il pubblico o i praticanti della pallavolo non si arriverà mai ad avere qualcuno che minaccia l’arbitro».

Pallavolisti più educati? «Chi pratica volley sa che anche arrivando ai massimi livelli non potrà vivere di quello per tutta la vita e quindi spesso dietro a chi gioca c’è un titolo di studio. La pallavolo ha un ambiente con una cultura un po’ più alta».

A settembre ha denunciato di aver firmato un contratto omofobo con una clausola che specificava il divieto di dare fastidio alle ragazze. Un tema di attualità dopo lo scontro Sarri-Mancini nel calcio… «In questo momento c’è questo sulla bocca di tutti. Tempo fa c’erano gli ululati razzisti. Non credo faccia molta differenza il tipo di discriminazione. Faccio un esempio: alla marcia longa del Gran Paradiso sono previsti gli stessi percorsi per uomini e donne ma il premio finale in denaro per il vincitore uomo è il doppio rispetto a quello della donna. Non è una discriminazione?».

Allora la favola dello sport che insegna valori è tutta retorica? «No, credo sia davvero così. Stare in palestra aiuta. Ai genitori mi sento di dire che nella scelta dell’attività sportiva per i figli non si tenga conto solo della comodità per arrivare al campo o del costo economico ma anche la figura dell’istruttore è importante».

A proposito di genitori. Com’è il rapporto? «Patti chiari: quando entrano in palestra è come se entrassero a casa mia e voglio rispetto. Poi come tutti posso sbagliare e a fine stagione ognuno è libero di fare le sue scelte».

E ai giovani come si insegna il valore dello sport? «La meritocrazia deve esistere e devono capirlo, tutti devono avere le stesse opportunità ma devono anche imparare che l’impegno e il rispetto degli altri fanno parte della meritocrazia che poi porta alle convocazioni e allo spazio sul campo».

«Nel volley c’è chi sceglie le giocatrici in base a come portano i pantaloncini»

Manuela Benelli, stella della mitica Teodora, denuncia le discriminazioni sotto rete. L’ex giocatrice ora allena le giovanili: «La meritocrazia esiste»

In oltre trent’anni di carriera nella pallavolo, prima da giocatrice e poi da allenatrice, ne ha viste tante e allora c’è da crederle quando Manuela Benelli dice che «la condizione della donna nello sport italiano è a livelli medioevali». La palleggiatrice della Teodora Ravenna che vinse undici scudetti consecutivi oggi ha aperto una scuola di palleggio Under 12 e non ha timori a dire che anche la pallavolo femminile è un mondo molto maschilista: «Ci sono ancora dirigenti che ingaggiano le giocatrici in base a come stanno con i pantaloncini…».

Allora non è vero il ritornello degli sport minori come isola felice dell’etica?
«Dobbiamo capirci su cosa intendiamo per etica. Se intendiamo uguali diritti e doveri per tutti allora ne troviamo poca in pochi sport, soprattutto tra quelli minori. Nell’universo sportivo accade quello che accade nella vita quotidiana: a parità di sacrifici e impegno la donna è nettamente discriminata per ingaggio, visibilità, rimborso sportivo. Nessuna sportiva italiana ha lo stato di professionista in nessuno sport italiano. Siamo ancora al punto in cui se la donna rimane incinta le viene strappato il contratto».

Nessuna differenza tra sport minori e il tanto criticato calcio?
«Tra il pubblico o i praticanti della pallavolo non si arriverà mai ad avere qualcuno che minaccia l’arbitro».

Pallavolisti più educati?
«Chi pratica volley sa che anche arrivando ai massimi livelli non potrà vivere di quello per tutta la vita e quindi spesso dietro a chi gioca c’è un titolo di studio. La pallavolo ha un ambiente con una cultura un po’ più alta».

A settembre ha denunciato di aver firmato un contratto omofobo con una clausola che specificava il divieto di dare fastidio alle ragazze. Un tema di attualità dopo lo scontro Sarri-Mancini nel calcio…
«In questo momento c’è questo sulla bocca di tutti. Tempo fa c’erano gli ululati razzisti. Non credo faccia molta differenza il tipo di discriminazione. Faccio un esempio: alla marcia longa del Gran Paradiso sono previsti gli stessi percorsi per uomini e donne ma il premio finale in denaro per il vincitore uomo è il doppio rispetto a quello della donna. Non è una discriminazione?».

Allora la favola dello sport che insegna valori è tutta retorica?
«No, credo sia davvero così. Stare in palestra aiuta. Ai genitori mi sento di dire che nella scelta dell’attività sportiva per i figli non si tenga conto solo della comodità per arrivare al campo o del costo economico ma anche la figura dell’istruttore è importante».

A proposito di genitori. Com’è il rapporto? «Patti chiari: quando entrano in palestra è come se entrassero a casa mia e voglio rispetto. Poi come tutti posso sbagliare e a fine stagione ognuno è libero di fare le sue scelte».

E ai giovani come si insegna il valore dello sport? «La meritocrazia deve esistere e devono capirlo, tutti devono avere le stesse opportunità ma devono anche imparare che l’impegno e il rispetto degli altri fanno parte della meritocrazia che poi porta alle convocazioni e allo spazio sul campo».

Svuota il serbatoio di un escavatore ma lo trovano con le taniche in auto

Arrestato un 33enne fermato nella notte dai carabinieri dopo le segnalazione di movimenti sospetti in un cantiere

Il serbatoio dell’escavatore nel cantiere edile era vuoto, il bagagliaio dell’Audi vista nei dintorni del cantiere conteneva tre taniche con 60 litri di gasolio: i carabinieri della compagnia di Ravenna, nella nottata del 22 febbraio, hanno arrestato per furto aggravato un 33enne moldavo. L’uomo, bloccato in auto a Sant’Antonio, è residente in Trentino Alto Adige ma di fatto ormai gravitante nel Ravennate, con un domicilio provvisorio nella frazione di Savarna anche se senza una fissa occupazione e una lunga lista di precedenti, molti dei quali specifici, commessi proprio contro il patrimonio.

Nel cuore della notte una pattuglia di Sant’Alberto ha rintracciato l’Audi già segnalata per movimenti sospetti attorno al cantiere. A bordo due taniche in plastica di colore blu, ognuna da 25 litri, una tanica metallica da sette litri. Immediati accertamenti permettevano di verificare che nei pressi di una delle vie, nelle cui vicinanze era stata segnalata la macchina di grossa cilindrata sospetta, c’era un piccolo cantiere dove era parcheggiato un escavatore. Dall’interno del mezzo si constatava un ammanco pari a 60 litri di gasolio circa, esattamente il quantitativo sequestrato al moldavo che, per tale ragione, veniva dichiarato in stato di arresto. La refurtiva è stata resa al legittimo proprietario.

«Erica da Ravenna vince Masterchef» L’indiscrezione prima della semifinale

Dagospia anticipa l’esito della quinta edizione del talent show culinario

La 30enne Erica Liverani, fisioterapista di Conventello in provincia di Ravenna, sarà la vincitrice della quinta edizione di Masterchef, il celebre talent show culinario in onda su Sky. Si tratta di una anticipazione rivelata da Dagospia, sito internet fondato da Roberto D’Agostino, quando mancano dieci giorni alla finale. Come noto infatti il programma è stato registrato nei mesi scorsi e quindi il vincitore esiste già formalmente anche se esiste un rigido vincolo di riservatezza che però pure l’anno scorso non riuscì a reggere con lo spoiler di Striscia la notizia poi finito in cause e controcause.

Il 25 febbraio andrà in onda la semifinale: in gara ancora quattro concorrenti dopo sedici eliminazioni. L’indiscrezione di Dagospia è firmata dall’ironico pseudonimo Lady Coratella che traccia la classifica finale: primo posto per Erica, al secondo Alida Gotta, al terzo Lorenzo De Guio, al quarto Maradona Jean Youssef.

Erica è cresciuta a Conventello, è separata dal compagno e ha una figlia, Emma di 18 mesi, protagonista del momento tenerezza della prima puntata: Cannavacciuolo l’ha presa in braccio per portarla alla madre. «Chi sono quei dadi?”, ha chiesto Erica alla bimba. Che non ha avuto esitazioni: «Cracco». Ecco come si racconta Erica sul sito del programma: «Sono cresciuta in campagna! Provengo da generazioni di contadini, la mia è una di quelle famiglie molto allargate che ormai non esistono più. Erica bambina era una piccola peste ruspante che non guardava la tv ma che viveva all’aperto e giocava con fratelli e cugini, tutti con le ginocchia perennemente sbucciate! L’Erica adulta ne ha passate tante, alcune non belle e non facili da superare, ma ne è uscita una donna forte e soprattutto mamma. In ogni fase della mia vita la cucina mi ha accompagnata, ma non sempre come sostegno; quando pesavo 20 kg in più la cucina è stata solo uno sfogo per me, il cibo era l’unica cosa che mi dava piacere, ma che allo stesso tempo mi faceva ingrassare. Poi ho cominciato a rispettarmi e ad amarmi e il mio interesse per la cucina è incrementato dovendomi impegnare a sfruttarlo a mio favore. Condivido ogni momento in cui cucino con Emma sperando di trasmetterle questa passione travolgente che va oltre alle giornate storte, alla stanchezza, al nervosismo e che mi fa vedere tutto sotto un altro punto di vista».

«Erica da Ravenna vince Masterchef» L’indiscrezione prima della semifinale

Dagospia anticipa l’esito della quinta edizione del talent show culinario

La 30enne Erica Liverani, fisioterapista di Conventello in provincia di Ravenna, sarà la vincitrice della quinta edizione di Masterchef, il celebre talent show culinario in onda su Sky. Si tratta di una anticipazione rivelata da Dagospia, sito internet fondato da Roberto D’Agostino, quando mancano dieci giorni alla finale. Come noto infatti il programma è stato registrato nei mesi scorsi e quindi il vincitore esiste già formalmente anche se esiste un rigido vincolo di riservatezza che però pure l’anno scorso non riuscì a reggere con lo spoiler di Striscia la notizia poi finito in cause e controcause.

Il 25 febbraio andrà in onda la semifinale: in gara ancora quattro concorrenti dopo sedici eliminazioni. L’indiscrezione di Dagospia è firmata dall’ironico pseudonimo Lady Coratella che traccia la classifica finale: primo posto per Erica, al secondo Alida Gotta, al terzo Lorenzo De Guio, al quarto Maradona Jean Youssef.

Erica è cresciuta a Conventello, è separata dal compagno e ha una figlia, Emma di 18 mesi, protagonista del momento tenerezza della prima puntata: Cannavacciuolo l’ha presa in braccio per portarla alla madre. «Chi sono quei dadi?”, ha chiesto Erica alla bimba. Che non ha avuto esitazioni: «Cracco». Ecco come si racconta Erica sul sito del programma: «Sono cresciuta in campagna! Provengo da generazioni di contadini, la mia è una di quelle famiglie molto allargate che ormai non esistono più. Erica bambina era una piccola peste ruspante che non guardava la tv ma che viveva all’aperto e giocava con fratelli e cugini, tutti con le ginocchia perennemente sbucciate! L’Erica adulta ne ha passate tante, alcune non belle e non facili da superare, ma ne è uscita una donna forte e soprattutto mamma. In ogni fase della mia vita la cucina mi ha accompagnata, ma non sempre come sostegno; quando pesavo 20 kg in più la cucina è stata solo uno sfogo per me, il cibo era l’unica cosa che mi dava piacere, ma che allo stesso tempo mi faceva ingrassare. Poi ho cominciato a rispettarmi e ad amarmi e il mio interesse per la cucina è incrementato dovendomi impegnare a sfruttarlo a mio favore. Condivido ogni momento in cui cucino con Emma sperando di trasmetterle questa passione travolgente che va oltre alle giornate storte, alla stanchezza, al nervosismo e che mi fa vedere tutto sotto un altro punto di vista».

Tutti i numeri dei tre progetti di Ap per il dragaggio del porto

L’ipotesi dei sogni costa 360 milioni e scava fino a 14,5 metri
Con 230 si arriva a 12,5 e si evitano le casse di colmata nelle dighe

Per la soluzione minima servono 230 milioni di euro, per quella dei sogni bisogna tirarne fuori 360. Sono gli estremi del preventivo di spesa pubblica per i lavori di dragaggio del canale Candiano, secondo una stima di massima elaborata dagli uffici dell’Autorità portuale e illustrata il 9 febbraio dal presidente Galliano Di Marco nella sala del consiglio comunale in occasione della riunione congiunta delle commissioni Ambiente, Assetto del territorio e Infrastrutture. Allo stato attuale la borsa a disposizione di Ap contiene 240 milioni: 60 in cassa, 60 dal Governo, 120 finanziati dalla Banca europea degli investimenti.

A pochi giorni dalla scadenza del suo primo mandato al vertice di via Antico Squero, prevista per il 2 marzo, Di Marco ha nuovamente provato a mettere ordine nello scenario portuale. Sul tavolo, in questo caso quello tecnico insediato nei mesi scorsi al ministero delle Infrastrutture, tre diverse ipotesi per rimodulare il cosiddetto Progettone facendo i conti soprattutto con le limitazioni imposte dai sequestri di alcune aree da parte della magistratura che indaga su vecchie casse di colmata con autorizzazioni scadute e su modifiche di destinazioni urbanistiche del territorio. Nell’aula del municipio ad ascoltare l’ingegnere abruzzese non c’erano il sindaco e il vicesindaco (vedi box) ma erano invece molti i comuni cittadini presenti: per loro e per i consiglieri comunali la proiezione di slide contenenti numeri e riassunti di quelle che Di Marco e Ap considerano a oggi le tre strade percorribili per dare un futuro al porto. Tutte accomunate da una circostanza: immaginando di non perdere altro tempo, la burocrazia consentirà di scavare il primo cucchiaio di fango solo a inizio 2018. Di Marco ha cominciato dalla soluzione idilliaca. Quella da 360 milioni che darebbe al porto una conformazione di portata internazionale. In totale verrebbero scavati 7,3 milioni di metri cubi di fondale per avere 15 metri di profondità in ingresso, 14,5 fino a largo Trattaroli e 12,5 fino alla darsena San Vitale. Per i 3 milioni di mc rimossi dall’avamporto la sistemazione è cosa facile: verrebbero trasportati in due aree di 30 ettari di proprietà di Ap al largo. Più complessa la questione per il materiale dragato dentro il Candiano che in base ai campionamenti analizzati da Arpa non è pericoloso per la salute pubblica ma non è nemmeno idoneo al deposito al largo. E allora 2,3 milioni di mc andrebbero in due casse di colmata da realizzare all’interno delle dighe foranee e il resto verrebbe dimezzato in due siti: un milione per rialzare le aree di Logistica 1 e Logistica 2 (per la maggior parte di proprietà di Sapir) comprese tra via Canale Molinetto e la banchina sud e destinate a logistica dal piano regolatore del 2007, l’altro milione invece per una piattaforma logistica alle Bassette in un’area di circa 700mila mq che i mappali urbanistici chiamano S3. Il progetto dei sogni prevede anche il rifacimento di tutte le banchine. Complessivamente quattro stralci, l’ultimo dei quali sarebbe il nuovo terminal container per cui è preventivato un costo di 50 milioni. Per le prime tre fasi servirebbero invece 310 milioni di cui 1,6 per la progettazione, 40 di espropri, 45 per le casse a mare, 77 per il dragaggio, 86 per le banchine, il resto in opere di urbanizzazione pubblica.

Ma quanto delineato con la soluzione massima contiene un nodo cruciale: le casse a mare che verrebbero realizzate all’interno delle dighe foranee coprendo un’area di circa 30 ettari. La capitaneria di porto ha detto che tecnicamente sono fattibili senza intaccare la sicurezza della navigabilità. Il Comune non ne vuole sapere: «Anche le centrali nucleari si possono fare ma si può scegliere di non farle», ha detto il direttore generale Carlo Boattini. Il vicesindaco Giannantonio Mingozzi ha detto che non si faranno mai. Nella posizione di contrarietà del Comune manca la soluzione alternativa, espressamente richiesta da Di Marco. Per evitare le casse a mare – «Trattandosi di legge nazionale l’ente competente è la Regione e se mi dicono no io non le faccio, mica mi sono sposato le casse a mare» – Ap ha elaborato una soluzione che prevede minore approfondimento e quindi meno volumi da collocare.

L’ipotesi minima prevede la rimozione di 4 milioni di mc per avere 12,5 metri di profondità fino a largo Trattaroli e 12 fino a San Vitale portando al largo i 2 milioni di mc dalla canaletta di ingresso e spargendo gli altri due tra Logistica 1, Logistica 2 e S3. Le banchine verrebbero adeguate solo fino a San Vitale. In questa versione light gli stralci sarebbero solo due per un totale di 230 milioni di euro.

Tra le due ipotesi estreme c’è la terza versione nel mezzo: si scaverebbero 5,3 milioni di mc, avrebbe le casse a mare, non andrebbe a toccare l’area S3, avrebbe una profondità di fondali a metà tra quelli ipotizzati negli altri due scenari. Costo 280 facendo anche il terminal container nuovo oppure 240 fermandosi prima.

È morto il rugbista ricoverato Si era sentito male in allenamento

Il 44enne lascia un figlio di due anni: è uscito dal terreno di gioco da solo e ha poi perso i sensi. Riscontrato un trauma rachide-cervicale

È morto nel pomeriggio di lunedì all’ospedale Bufalini di Cesena, come riportato anche dai quotidiani di oggi, il rugbista che aveva avuto un malore durante un allenamento, giovedì sera, all’ippodromo di Ravenna: James Jonas Jonathan Clyn, cittadino gallese di 44 anni, abitava ad Alfonsine con la moglie e un figlio di due anni. Spesso fuori per lavoro, lavorava per un’azienda del settore offshore, e quando era a casa si allenava spesso con i Passatelli, squadra amatoriale di rugby per veterani over 35.

L’uomo aveva lasciato il campo di gioco da solo, dicendo di non sentirsi bene, per andare a sedersi in una panchina dove ha poi perso i sensi (vedi articoli correlati): prima di uscire dal terreno di gioco non avrebbe dato particolari informazioni ai compagni prima di svenire e gli stessi compagni non ricordano di averlo visto in difficoltà prima di uscire dal terreno di gioco. Non è quindi chiaro se sia trattato delle conseguenze di uno scontro di gioco o di un malore indipendente dall’attività fisica anche se una volta arrivato all’ospedale di Ravenna la diagnosi ha subito riscontrato un trauma rachide-cervicale.

Al Bufalini è stato sottoposto anche a un intervento chirurgico per la riduzione di un’ematoma cerebrale, che non è però servito per salvargli la vita.

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