domenica
27 Luglio 2025

Emergenza freddo e profughi Otto container in via Romea Nord 

Il 23 dicembre alla sede della protezione civile i moduli per 40 posti letto e un box con le docce. Navetta della Croce Rossa

Entro Natale saranno operativi otto container riscaldati con 40 brandine e un box con docce e bagni nei pressi della sede Mistral, l’associazione di protezione civile, in via Romea Nord a Ravenna per dare un posto letto al caldo a chi ora si trova per strada, in particolare i profughi arrivati in città dal Pakistan e accampati da diverse settimane sotto i portici di viale Berlinguer dopo aver fatto domanda di asilo e in attesa che la rete di accoglienza coordinata dal ministero prenda in carico anche loro. L’intervento sarà a costo zero per il Comune grazie al contributo dei Lions, della protezione civile e al volontariato.

Dopo la riunione del Tavolo delle Povertà che si è svolta oggi 18 dicembre in municipio, il sindaco Fabrizio Matteucci annuncia che «i container arriveranno alla sede del Mistral mercoledì 23 dicembre, le brande arriveranno martedì 22 dicembre insieme al box, da lunedì a giovedì della prossima settimana sono in programma vari lavori come basamenti per container, allacciamenti vari, impianti messa a terra, utenze». La disponibilità dei posti sulla Romea è programmata fino alla fine di gennaio «poi si valuterà in corso d’opera un possibile prolungamento». Il trasporto fra la città e via Romea sarà assicurato dalla Croce Rossa.

Dragaggi, Confindustria ha 14 soluzioni Nomisma: meglio casse colmata a terra

Gli Industriali presentano uno studio sulle possibilità per i fondali
ma è ancora scontro con Autorità portuale. E anche Sapir coinvolta

Per dragare i fondali del porto di Ravenna esistono almeno 14 soluzioni diverse che si distinguono fra loro per profondità raggiunta, gestione dei fanghi, tempi di completamento e budget: la scelta sulla strada da percorrere dipende solo dalla visione futura dello scalo da parte di autorità locali e tessuto imprenditoriale. È la sintesi conclusiva di uno studio (una sintesi è scaricabile in formato pdf dal link in fondo alla pagina) elaborato in tre mesi da Nomisma su incarico di Confindustria Ravenna per avere una base su cui incardinare un dibattito pubblico più informato possibile. La soluzione che informalmente convince di più gli Industriali è quella di un quadro con una profondità del canale tra 11,5 e 14 metri a seconda delle esigenze degli operatori, che vorrebbe dire scavare tra 4,7 e 5,3 milioni di metri cubi impiegando tra sei e sette anni di tempo con un investimento tra 90 e 213 milioni di euro (senza prevedere eventuali espropri). La società di consulenza bolognese ha illustrato il suo lavoro nel pomeriggio di oggi, 18 dicembre, in via Barbiani a Ravenna, nella sede di Confindustria.

Le 14 soluzioni diverse vanno raggruppate in quattro scenari battezzati Minimo, Base, Medio, Massimo. Un ventaglio di ipotesi vastissimo come facilmente si può capire semplicemente guardando al portafoglio che servirebbe per la realizzazione: si va da 53 milioni per il dragaggio minimo completabile in 5 anni con la soluzione più economica per la sistemazione dei fanghi fino a sogni faranoici da 447 milioni di euro e oltre 12 anni di tempo necessario. Insomma un ampio spettro di ipotesi con le annesse proposte per il completamento ma nessuna presa di posizione. Perché tutto dipende, come più volte ribadito, da cosa vuole fare il porto da grande.

Per la produzione dello studio (costato alcune migliaia di euro finanziate da 21 aziende del porto) Nomisma ha fatto ricorso a tutta la documentazione ufficiale passata dai tavoli del comitato portuale e delle istituzioni locali. Non si sbilancia a favore di una scelta tra le 14 ma alcuni paletti vengono fissati nelle considerazioni conclusive: «La gestione attraverso casse di colmata a terra a parre imprescindibile – si legge nel documento –. Il destino dei materiali da dragare a recuperi ambientali si presenta come opzione prioritaria, le casse di colmata a mare (valutate più costose, ndr) diventano una necessità solo in caso di effettiva assenza di altre soluzioni percorribili, dotare il porto di ravenna di un impianto di trattamento rappresenta elemento fondamentale di ottimizzazione del sistema, abbinare la realizzazione di casse a terra al successivo sviluppo di strutture di supporto alle attività portuali come piattaforme logistiche e terminal container rappresenta un’opportunità da valorizzare».

I fanghi dove li metto? È questa la domanda che ormai assilla il dibattito ravennate. Nomisma elenca le varie possibilità a disposizione: riversamento a mare (solo per i materiali che abbiano un contenuto livello di inquinamento e cioè circa 2 milioni di mc nei lavori ravennati), casse di colmata a mare (lungo le dighe foranee), casse di colmata a terra, riempimento cave, sistemazione banchine, ripristini ambientali, trasferimento fuori Ravenna, impianto di trattamento. Un elenco noto. Nei diversi scenari elaborati da Nomisma, «la quantità riversabile a mare sta tra il 35 percento e il 50, il 10-15 percento è analaogo a terreni di verde pubblico, il 40-50 percento analogo a terreni commerciali, lo 0,2 percento è rifiuto».

Tra i presenti in sala, imprenditori e manager della portualità, a molti è sembrato che quello di Nomisma sia un dettagliato riassunto ispirato da linee di buon senso ma dove si avverte la mancanza di una proposta concreta per risolvere l’impasse che blocca il porto. Su questo aspetto ha voluto spendere due parole il presidente di Confindustria, Guido Ottolenghi: «Abbiamo commissionato l’incarico tre mesi fa quando l’Autorità portuale sosteneva che non ci fossero soluzioni alternative a quella proposta e noi abbiamo proprio chiesto di individuare le alternative. A quanto pare ne esistono almeno 14. La migliore? Forse la 15esima…». L’auspicio del massimo dirigente è che questo testo possa essere il terreno comune per un incontro tra le istituzioni «nel rispetto reciproco».

Nei minuti immediatamente successivi alla presentazione della studio è andato in scena anche l’ennesimo scontro verbale tra l’Autorità portuale e Confindustria, ovvero tra i suoi presidenti Galliano Di Marco e Ottolenghi. Si erano educatamente salutati con una stretta di mano poi il secondo ha aperto i lavori con un discorso all’attacco, pacato nei toni come è lo stile di Ottolenghi ma spietato nei contenuti. E poi il primo ha chiesto di salire sul podio alla fine della presentazione di Nomisma. Al dirigente di via Antico Squero non è certo piaciuto il breve video iniziale annunciato come una rassegna stampa degli ultimi anni sul tema degli escavi: sul tappeto di una musichetta di pianoforte da thriller – il pezzo di Jacques Loussier è nella colonna sonora di “Bastardi senza gloria” – una carrellata di articoli di stampa che riportavano virgolettati di Di Marco con l’intento di voler mostrare quanto l’attuale realtà dei fatti sia distante da annunci e dichiarazioni da lui fatte in passato. Il numero uno di Ap ha contestato alcune cifre dello studio di Nomisma e poi ha sganciato un siluro contro Sapir e Cmc: «Sono proprietarie di casse di colmata piene per cui Ap paga un milione di euro di affitto all’anno e sono sotto sequestro in un’indagine giudiziaria che giudica quel materiale catalogabile come 3 milioni di metri cubi di rifiuti perché scadute le autorizzazioni specifiche. Se Sapir e Cmc svuotassero le casse chiedendo il dissequestro come spetterebbe a loro fare e come ho chiesto di fare ci sarebbero spazi per nuovi fanghi e poter dragare». Un augurio di Buon Natale, un saluto a braccia alzate e via verso il guardaroba per infilarsi il cappotto e andarsene. Quando ormai Di Marco aveva già lasciato la sala è stato Roberto Rubboli, amministratore delegato di Sapir, a replicare sostenendo che nulla alla data odierna preveda che quel materiale debba essere portato via: «Deve essere trattato a norma di legge sulla base delle opportunità previste dalla legge e la rimozione è una delle opportunità. La situazione attuale non è ostativa a un progetto e nel momento in cui esistesse un progetto a norma di legge sarebbe lo strumento giusto per dissequestrare l’area che non è confiscata».

In bici di notte con gli occhiali da sole estrae la pistola davanti ai vigili: arrestato

Bloccato dalla polizia municipale con lo spray al peperoncino Nella borsa coltelli, manette, tirapugni, manganello, guanti rinforzati

Ha estratto dalla tasca una pistola calibro 6,35 ma gli agenti della polizia municipale l’hanno immobilizzato utilizzando lo spray al peperoncino. Un 32enne, albanese, è stato arrestato, l’altra notte, in flagranza di reato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, ricettazione, porto abusivo di arma e inosservanza delle norme sugli stranieri, in seguito ad un controllo da parte di personale dell’ufficio polizia giudiziaria.

Il giovane verso le 23.30 di mercoledì 16 dicembre veniva notato in via Sant’Alberto mentre stava attraversando la strada in bicicletta indossando un berretto calato sul volto degli occhiali da sole. Percorsa circa metà della carreggiata si è girato verso l’auto di servizio, priva di insegne e, inspiegabilmente, ha tirato un violento colpo sul parabrezza. Quando gli agenti sono scesi per identificarlo ha reagito aggredendoli, verbalmente e fisicamente, tentando di sottrarsi al controllo. E quando si è visto bloccato ha estratto l’arma poi risultata rubata a Forlì.

Le successive indagini hanno inoltre permesso di accertare che in una borsa, portata a tracolla, erano contenuti vari oggetti: uno sfollagente estensibile, una noccoliera tira pugni, un pugnale a stiletto, manette e guanti con pugno rinforzato, immediatamente sequestrati. L’arresto è stato convalidato e ora il giovane è detenuto in carcere a Ravenna.

Emergenza gatti randagi: sono centinaia I volontari: «Sterilizzate i vostri mici»

Intanto il Comune prepara un bando per la gestione del gattile che oggi ospita 130 animali. Convenzione da 33mila euro annui

Nel 1991 il Comune ha concesso in comodato all’associazione “Soli a Quattro Zampe” due fabbricati in via Trieste 342, in prossimità del cavalcavia tra Ravenna e Marina, per il mantenimento dei gatti randagi. Venticinque anni dopo è ancora la stessa associazione a gestire quello che è diventato il gattile di Ravenna e che ospita in maniera temporanea o anche permanente felini in stato di bisogno che poi una volta guariti sono a disposizione per eventuali adozioni, così come i cuccioli presenti in certi periodi dell’anno.

Essendoci stati interessamenti da parte di altre associazioni a fine anno per la prima volta la gestione del gattile verrà messa a bando. L’assessore comunale con delega ai Diritti degli animali, Giovanna Piaia, spiega che si tratta dell’avvio della procedura tramite la quale si giungerà all’affidamento della gestione del gattile a un’associazione zoofila e animalista senza scopo di lucro: «Avverrà attraverso la predisposizione da parte del dirigente competente di un avviso per la raccolta di manifestazioni di interesse che elencherà i requisiti necessari relativamente all’esperienza e alle competenze, prevedendo per ciascuno un punteggio massimo attribuibile, al fine di conseguire gli obiettivi di tutela, benessere e controllo della popolazione felina. Con il soggetto che avrà raggiunto il punteggio più alto si stipulerà una convenzione triennale che prevederà il rimborso delle spese sostenute per un massimo di 33mila euro l’anno». Una cifra che è il risultato di un calcolo sulla base di quanto fatto finora e corrisponde circa a 65 centesimi a gatto al giorno (giudicato anche dalla stessa amministrazione probabilmente non del tutto adeguato alle esigenze).

Per far fronte ai costi di manodopera, fondamentale nell’ultimo periodo è stato l’utilizzo di condannati a pene minori – inviati dal tribunale – per i lavori necessari alla struttura. Secondo l’ultima relazione dei gestori, a fine maggio 2015 erano presenti 137 gatti con 23 nuovi ingressi (di cui 3 cuccioli), 17 (numero nettamente in calo rispetto al passato) richieste di recupero di gatti incidentati (è attivo un servizio 24 ore su 24) e 19 decessi (di cui 2 cuccioli). Solo otto le adozioni in sei mesi, in drastico calo rispetto alla ventina del semestre precedente e ai 18 dello stesso periodo di un anno fa.

Se si parla di gatti e gattile c’è poi la questione del randagismo. Se il problema nei cani è stato negli anni risolto con l’obbligatorietà del microchip e l’anagrafe canina (tanto che a Ravenna si può dire che non siano presenti cani randagi), tra i gatti il randagismo è ancora un’emergenza. Piaia ricorda che le colonie feline censite nel comune di Ravenna sono 758 «e la legge regionale 27 del 2000 prevede che i Comuni, le Province, la Regione e l’Ausl, con la collaborazione delle associazioni zoofile e animaliste interessate non aventi fini di lucro, si occupino della cattura dei gatti che vivono in stato di libertà, solo per comprovati motivi sanitari, e che gli stessi vengano reinseriti nella loro colonia di provenienza previa sterilizzazione da parte dei servizi veterinari dell’Ausl».

Tramite il servizio veterinario dell’Ausl vengono sterilizzati ogni anno, recentemente, oltre trecento felini randagi. Il servizio di cattura e sterilizzazione è affidato dal Comune con una convenzione da 4mila euro all’anno all’associazione Ravenna Gatto, che nella propria sede vicino alla piallassa di Marina di Ravenna ospita in una piccola oasi una sessantina di gatti, mentre nella propria attività giornaliera si prende cura di circa 200 esemplari di randagi sparsi in varie colonie sul territorio comunale, fino a Casemurate. «Il vero problema – commenta la presidente Stefania Mancini – è il comportamento scorretto dei padroni dei gatti che evitano di sterilizzare il maschio che poi esce e marca il territorio, mentre magari chi ha femmine fa nascere i gattini per soddisfare la nipotina e poi però preferisce disfarsene in fretta…».

Sulla stessa linea Michela Frisoni di Enpa Ravenna che ha da pochi mesi attrezzato una propria area all’interno del canile per curare e ospitare i gatti. Enpa (che ha da poche settimane attiva anch’essa una convenzione da 1.500 euro all’anno con il Comune) ha in gestione quasi 50 colonie feline per un totale di 620 gatti randagi sul territorio comunale. Compito dei volontari è quello di tenere monitorato il numero e la sterilizzazione delle femmine, cercando anche di fare quasi da mediatori in casi di conflitto, come quelli che possono nascere vicino a delle abitazioni (ma in città il fenomeno del randagismo è pressoché inesistente). I volontari si impegnano anche nella raccolta cibo con cui alimentano le colonie grazie anche alla presenza delle cosiddette “gattare” in loco.

Gli ex pompieri soccorrono falchi e cinghiali e raccolgono le carcasse

Un gruppo di volontari nato nel 2007: «Siamo il 118 degli animali» Il presidente: «Troviamo molti delifini e tartarughe spiaggiati»

A caccia di cani vaganti, cinghiali feriti da salvare o carcasse di animali da incenerire. Sono gli “Amici degli animali”, associazione di volontari fondata a Classe nel 2007 da vigili del fuoco in pensione e che in pochi anni è diventata una sorta di 118 degli animali, al lavoro nelle province di Ravenna e Forlì-Cesena in convenzione con numerosi Comuni. A Ravenna, per esempio, si occupa del servizio (da 25mila euro l’anno) di recupero di cani vaganti o feriti in collaborazione con il canile («In media riceviamo praticamente una segnalazione al giorno», ci racconta il presidente Massimo Marendon) e di quello di trasporto e smaltimento delle carcasse di animali (con una convenzione da 20mila euro). «Ultimamente capita spesso di dover ritirare tartarughe e delfini spiaggiati – racconta ancora il presidente – e devo dire che ci siamo resi conto come nel Cervese ormai la spiaggia sia di fatto privatizzata e non sia affatto facile raggiungerla, sbarrata com’è dagli stabilimenti…». E poi naturalmente ci sono i gatti e i cani vittime di incidenti stradali, così come negli ultimi tempi tantissime nutrie. «Dice che serve uno stomaco forte? Ma no, chi è stato pompiere ha visto di peggio…», sorride Marendon che poi spiega come lo smaltimento delle carcasse debba compiere iter prestabiliti. «O si portano negli appositi inceneritori (il più vicino a Ravenna è quello di Ozzano, nel Bolognese, ndr) o in determinati magazzini (il più vicino è a Forlimpopoli, ndr) o ancora in istituti di ricerca e università, con cui collaboriamo».

Ma in altri comuni gli “Amici degli animali” operano anche da veri e propri infermieri, con a bordo dei propri mezzi tutte le strumentazioni necessarie per fornire un primo soccorso ad animali feriti. «L’altro giorno nell’appennino forlivese abbiamo recuperato e curato un falco ferito, beh, è stata un’emozione», racconta il presidente, che poi rivela come l’associazione abbia a disposizione anche una casa nella pineta ravennate dove ospita e si prende cura di animali feriti (in particolare ungulati), sotto sequestro o semplicemente abbandonati e di difficile collocazione, come caprette e maialini.

Il prossimo progetto è quanto mai ambizioso: in collaborazione con una clinica di Russi l’associazione sta infatti perfezionando l’acquisto di una ambulanza veterinaria, ora prevista anche per legge, con cui mettersi in viaggio con anche il medico a bordo e la possibilità di utilizzare le sirene («Ma noi le abbiamo utilizzate già tante volte da pompieri che ne faremo a meno…»), per diventare davvero il 118 degli animali della nostra provincia.

Eni: «Bruciati 5,8 miliardi in Versalis» In mille al corteo contro la cessione

Trattative in corso con un fondo di investimento Usa-Iran
Verrebbe mantenuto il personale per tre anni

Un migliaio i lavoratori della Versalis, tra cui anche una rappresentanza dallo stabilimento di Ravenna, ha composto la manifestazione di ieri, 17 dicembre, a San Donato Milanase sotto la sede dell’Eni che controlla la società della chimica chiedendo di interrompere le trattative per la cessione della quota di maggioranza. Negli uffici della multinazionale partecipata dallo Stato era in programma la riunione del cda Versalis ma l’argomento cessione non era all’ordine del giorno. Resta confermata la trattativa in corso con Sk Capital, fondo di investimento americano-iraniano che acquisirebbe il 70 percento.

I lavoratori prima hanno bloccato gli ingressi poi sono passati ad un corteo con il blocco della viabilità di San Donato per raggiungere la palazzina direzionale dove in concomitanza si stava svolgendo il cda di Versalis e il saluto a tutta la dirigenza dell’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi. Hanno partecipato le segreterie nazionali di Filctem, Femca e Uiltec: «Nel comizio introduttivo è stata urlata forte tutta la nostra contrarietà al piani di dismissioni messo in atto da Eni», dice Lorenzo Zoli della Cisl Romagna. È stato fissato un prossimo incontro col Governo che si terrà a Roma il 12 gennaio. Uno sciopero generale di otto ore di tutto il gruppo Eni già proclamato per il prossimo 20 gennaio.

«Dal 2000 abbiamo bruciato in Versalis 5,8 miliardi di euro – ha dichiarato De Scalzi -. Ora vogliamo trovare un investitore: non si tratta di una rottamazione, vogliamo sviluppare la società». Sarebbe inoltre emerso che tra le clausole della cessione vi sarebbero il mantenimento per cinque anni del perimetro aziendale e del personale per tre anni.

Alla festa di laurea mostra il dito medio a due vigili: condannato a due mesi

Condanna per oltraggio a pubblico ufficiale tre anni dopo i fatti La difesa: «Stavo facendo il gesto della vittoria per il titolo di studio»

Il dito medio mostrato a due vigili urbani per strada è costato a un ragazzo di Faenza una condanna a due mesi (pena sospesa) per oltraggio a pubblico ufficiale. La sentenza è arrivata ieri, 17 dicembre, a tre anni di distanza dall’episodio accaduto in corso Garibaldi a Faenza all’esterno di un ristorante dove il giovane stava festeggiando la laurea in Economia e commercio. La difesa, come si legge sulle pagine odierne de Il Corriere Romagna che riporta la notizia, sostiene che si tratti di un errore nell’interpretazione del gesto: non il dito medio ma la V di vittoria proprio per celebrare il titolo di studio appena conseguito. La difesa ha già preannunciato ricorso in appello: «È un episodio che secondo noi non doveva nemmeno approdare in un’aula di tribunale – sono le parole dell’avvocato Roberto Ballardini che si leggono sul quotidiano –. La carriera del mio cliente rischierebbe pesanti conseguenze se la condanna dovesse diventare definitiva».

Incendiato velox fisso sull’Adriatica In 8 mesi la media di 275 multe al giorno

La polizia municipale indaga per individuare chi ha appiccato il fuoco a un copertone sistemato sotto l’apparecchio

In otto mesi di attivazione hanno staccato 66mila multe per eccesso di velocità, una media grossolana di 275 al giorno: sono i due velox fissi (uno per ogni senso di marcia) installati a marzo del 2015 sulla statale Adriatica a Cervia nei pressi dell’incrocio della Madonna del Pino. Uno dei due nei giorni scorsi è stato messo fuori uso da un atto vandalico: nella serata di martedì i passanti hanno segnalato un incendio a bordo strada e si è poi verificato che trattavasi di un copertone dato alle fiamme proprio nei pressi dell’apparecchio. Il rogo è stato spento dai vigili del fuoco ma il velox è rimasto danneggiato richiedendo l’intervento della manutenzione.

Piazza Kennedy: lavori fermi da Natale al 3 gennaio poi si scende fino a 3,8 metri

Verrà installato un impianto well-point per l’abbassamento dell’acqua di falda per lavorare negli scavi all’asciutto

Dopo l’interruzione per le festività natalizie dal 24 dicembre, il cantiere di piazza Kennedy a Ravenna ripartirà con i lavori il 3 gennaio e gli scavi scenderanno fino a 3,8 metri di profondità e cioè due metri oltre il punto finora raggiunto con gli interventi di pulizia dei reperti nell’area di scavo della chiesa di sant’Agnese e degli orti Rasponi da parte della ditta Cbr e della ditta Cooperativa Archeologia.

Per arrivare a quasi quattro metri sotto il livello della strada sarà necessaria l’installazione di un impianto well-point, dispositivo drenante per l’abbassamento dell’acqua di falda, necessario per lavorare all’interno degli scavi alle profondità di progetto in condizioni di asciutto e di protezione dei ritrovamenti. Tali dispositivi verranno installati dal 4 gennaio dalla ditta Cbr nell’area scavi orti Rasponi.

Nella cucina di Masterchef si impasta con la farina del Molino Spadoni

L’azienda ravennate diventa sponsor ufficiale della quinta edizione
del talent show culinario ogni giovedì su Sky Uno fino al 3 marzo

Nella dispensa delle cucine della quinta edizione di Masterchef i concorrenti potranno trovare i prodotti del Molino Spadoni: l’azienda ravennate di Coccolia è entrata tra gli sponsor ufficiali del talent show culinario in onda ogni giovedì su Sky Uno dal 17 dicembre al 3 marzo. Molino Spadoni sarà protagonista con il placement di una nutrita gamma composta da oltre venti referenze. I concorrenti potranno dunque selezionare i diversi prodotti in dispensa e utilizzarli nelle prove per sottoporsi poi al giudizio dei giudici che quest’anno saranno quattro: non più solo Carlo Cracco, Bruno Barbieri e Joe Bastianich come accaduto nei primi quattro capitoli ma anche Antonino Cannavacciuolo.

Nella cucina di Masterchef si impasta con la farina del Molino Spadoni

L’azienda ravennate diventa sponsor ufficiale della quinta edizione del talent show culinario ogni giovedì su Sky Uno fino al 3 marzo

Nella dispensa delle cucine della quinta edizione di Masterchef i concorrenti potranno trovare i prodotti del Molino Spadoni: l’azienda ravennate di Coccolia è entrata tra gli sponsor ufficiali del talent show culinario in onda ogni giovedì su Sky Uno dal 17 dicembre al 3 marzo. Molino Spadoni sarà protagonista con il placement di una nutrita gamma composta da oltre venti referenze. I concorrenti potranno dunque selezionare i diversi prodotti in dispensa e utilizzarli nelle prove per sottoporsi poi al giudizio dei giudici che quest’anno saranno quattro: non più solo Carlo Cracco, Bruno Barbieri e Joe Bastianich come accaduto nei primi quattro capitoli ma anche Antonino Cannavacciuolo.

La sinistra che vuole il dialogo col Pd Ecco l’appello di politici e intellettuali

Verso la costruzione di una lista per le Amministrative di Ravenna
Tra i firmatari anche Martinelli delle Albe e l’oncologo Marangolo

Un appello per una sinistra che dialoghi con il Pd in vista delle amministrative di Ravenna, sulla scia e sull’esempio di quanto fatto dai sindaci di Genova, Milano e Cagliari di recente.

Tra i firmatari ci sono nomi importanti della minoranza di Sel che non ha aderito al progetto di Ravenna in Comune (la lista di sinistra che ha candidato a sindaco Raffaella Sutter) e ha deciso di non rompere con il Pd come l’assessore Valentina Morigi, la consigliera Ilaria Morigi, l’ex coordinatore provinciale (ed ex assessore) Andrea Mengozzi, ma anche nomi di spicco della sinistra Pd ravennate come Lisa Dradi, intellettuali e personalità della cultura come Luigi Dadina e Marco Martinelli e anche il noto oncologo Maurizio Marangolo.

Nell’appello (il testo integrale tra gli allegati in fondo all’articolo) si legge: «Noi, donne e uomini di sinistra, pur con provenienze e percorsi diversi, riconoscendoci nelle parole di Pisapia e degli altri sindaci che stanno ben amministrando le proprie città, nei prossimi giorni proporremo un confronto nel centrosinistra per costruire una piattaforma programmatica avanzata».

L’idea di fondo, si legge, è quella di contrastare i popolusmi e i razzismi attraverso alleanze mirate a livello locale. «L’idea che sia indifferente la vittoria finale di un candidato di destra, oppure di un aderente al M5S, o di centrosinistra, appartiene ad una visione del “tanto peggio tanto meglio” che ha prodotto sempre guasti per la sinistra e per la democrazia. La crisi della politica unita alla crisi economica, in Italia, ha sempre portato al populismo reazionario. Per questo, anche se non condividiamo la strada intrapresa dal Pd e dall’attuale governo di Renzi verso una forza politica di centro, non vediamo alternative alla tenace ricostruzione del centrosinistra e per questo alla necessità di dotarlo di una componente di sinistra, senza la quale non potrebbe dirsi tale». Tanto più, dicono, a livello locale dove è possibile invece fare alleanze. Inoltre, si legge nel documento, l’intenzione è quella di proseguire, pur rinnovandola «la positiva esperienza delle amministrazioni di sinistra che ha caratterizzato da decenni la nostra regione e la nostra città».

Tra i valori citati la tutela del lavoro e dei beni comuni, la laicità della scuola, la promozione della cultura intesa come bene comune, la difesa delle fasce deboli della popolazione, l’equità sociale e la tenuta del welfare, le nuove pratiche di inclusione e democrazia dal basso introdotte dai percorsi della partecipazione. Su questo si cerca il confronto con Michele De Pascale, candidato rispetto al quale i firmatari non negano difficoltà: «Non può sfuggire a nessuno il rischio rappresentato dall’identificazione tra il candidato sindaco e il segretario del Pd. Proprio per questo a De Pascale va chiesto molto di più di quanto si doveva chiedere a Liverani. Il nostro impegno andrà in questa direzione e, se verificheremo che ne esistono le condizioni, anche verso la costruzione di una presenza elettorale della sinistra».

Per chi volesse contribuire alla discussione e aderire all’appello la mail è: rasinistr@gmail.com.

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