sabato
13 Settembre 2025

Firmato l’accordo per la realizzazione della nuova caserma di Marina di Ravenna

I lavori, annunciati originariamente nel 2020, prenderanno il via nel 2025 e saranno finanziati dal Comune e dall’Autorità Portuale, per un totale di 2 milioni e 250 mila euro

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Arriva a un punto di svolta il progetto per la realizzazione della nuova caserma dei Carabinieri di Marina di Ravenna. Dopo l’approvazione del progetto di fattibilità dello scorso luglio, è stato sottoscritto questa mattina (martedì 17 settembre) l’accordo di collaborazione tra Comune, Prefettura e Autorità di sistema portuale. La realizzazione della caserma infatti prevede un investimento di 2 milioni e 250 mila euro (già inserito nella programmazione triennale dei lavori pubblici) che coinvolgerà sia il Comune, pronto a elargire 1 milione e 50 mila euro, oltre che a fornire l’area di costruzione e prendersi carico degli appalti e della gestione dei lavori, sia l’Autorità di sistema portuale, che coprirà la restante parte del finanziamento. A opera realizzata, la Prefettura stipulerà un contratto di affitto con il Comune, il cui canone verrà diviso proporzionalmente con l’Autorità portuale.

La nuova struttura sorgerà in una posizione strategica, all’angolo tra via Trieste e via Marmarica, in modo da essere facilmente accessibile e equidistante dalla zona del porto e dal centro della località, oltre che a poche centinaia di metri dalla scuola dell’infanzia, dalla scuola primaria e dall’istituto comprensivo del Mare – plesso Mattei.

Secondo quanto dichiarato dal sindaco Michele de Pascale e dall’assessora ai lavori pubblici Federica Del Conte, il progetto, praticamente ultimato, verrà rifinito secondo i canoni di gara e messo a bando entro la fine dell’anno, in modo da garantire l‘avvio del cantiere nel 2025.

Si tratta di un risultato molto atteso, in quanto il trasferimento dei militari dall’attuale sede di via Speri era già stato annunciato nel 2020, grazie un accordo stipulato tra il Comune e Ravenna Holding, saltato poi a causa dell’esplosione dei costi di costruzione. La nuova intesa con il gruppo portuale ha permesso di sbloccare la situazione, dopo un’attesa di 4 anni, «dando nuova dignità ai militari del presidio, e mettendo al primo posto la sicurezza sul posto di lavoro», come ha sottolineato il prefetto Castrese De Rosa.
L’attuale struttura è infatti stata identificata come obsoleta e fatiscente, e non più adatta ad ospitare i 10 militari dell’organico del lido.

Sulla stipula dell’accordo interviene anche Daniele Rossi, presidente dell’Autorità Portuale: «Non posso che esprimere soddisfazione per questo risultato che è il frutto di una fattiva collaborazione tra le Istituzioni. È stato un iter lungo e complesso, sotto tutti i punti di vista, ma era davvero importante riuscire a portarlo a termine per garantire il mantenimento di un presidio dell’Arma dei Carabinieri a Marina di Ravenna. Per l’Autorità Portuale è assolutamente strategico ed imprescindibile assicurare controllo dell’area portuale anche al fine di  tutelare le numerose imprese commerciali che operano nel Porto di Ravenna nonché i crocieristi che arrivano nel vicino terminal portuale».

Caserma Cc Marina Vista Accesso Principale

Nello specifico, la superficie complessiva dell’area di intervento è di 4.569 metri quadri, di cui 1.735 saranno occupati da aree verdi; mentre la superfice totale dell’immobile sarà di 837 metri quadri. L’edificio sarà composto da due volumi a pianta rettangolare connessi tra loro e da un terzo corpo che consentirà di accedere al primo livello in maniera indipendente. Il volume più a nord sarà composto da un unico livello contenente locali accessori, come due garage, quattro cantine, un magazzino e un locale tecnico. Il secondo volume sarà invece composto da due livelli fuori terra, di cui uno ospiterà le funzioni gestionali e direttive, quali camerate, mense, sale ritrovo, quattro uffici e servizi igienici; l’ultimo due appartamenti da 78 metri quadri ciascuno. L’area esterna ospiterà un parcheggio, due accessi carrabili e due accessi pedonali. Per la realizzazione del progetto si è optato per la scelta di materiali e impianti moderni e di facile manutenzione, in grado di offrire elevati standard di efficienza e il risparmio energetico.

Allerta meteo arancione per le piene dei fiumi, il prefetto convoca una riunione

Previsti venti di burrasca, temporali, mare molto mosso e inondazioni

RAVENNA 31/01/2014. MALTEMPO MAREGGIATA A MARINA DI RAVENNA

L’allerta meteo diventa arancione in quasi tutta la Romagna (in provincia di Ravenna il provvedimento riguarda i comuni di Brisighella, Faenza, Russi, Ravenna e Cervia) per criticità idraulica e idrogeologica (rischio frane e piene dei fiumi) per tutta la giornata di mercoledì 18 settembre, mentre resta gialla su tutta la provincia per temporali.

Sono previste condizioni di tempo perturbato «con precipitazioni intense e persistenti in particolare sul settore centro-orientale della regione, dove potranno assumere anche carattere di rovescio o temporale – si legge nel testo dell’allerta -. Le precipitazioni previste potranno generare innalzamenti dei livelli idrometrici con superamenti delle soglie 2 nei corsi d’acqua del settore orientale. Sono previsti venti di burrasca moderata (tra 62 km/h e 74 km/h) da nord-est sul mare, localmente sui litorali. Mare al largo da molto mosso ad agitato. La persistenza di onda e livello del mare prossimi ai livelli di attenzione, potrà generare localizzate erosioni ed inondazioni del litorale, possibili esondazioni di fiumi e canali alla foce per le difficoltà di deflusso delle piene in mare. Le condizioni sono al momento previste analoghe anche nelle successive 48 ore».

«Raccomando fortemente – dichiara il sindaco Michele de Pascale, prima autorità comunale di Protezione civile – di mettere in atto le opportune misure di autoprotezione, fra le quali, in questo caso: prestare particolare attenzione allo stato dei corsi d’acqua; non accedere ai capanni presenti lungo gli stessi; fissare gli oggetti sensibili agli effetti della pioggia, della grandine e del vento o suscettibili di essere danneggiati; prestare attenzione alle strade eventualmente allagate e non accedere ai sottopassi nel caso li si trovi allagati; non accedere a moli e dighe foranee e prestare particolare attenzione nel caso in cui si acceda alle spiagge».

Il prefetto di Ravenna ha formalmente convocato il Centro Coordinamento Soccorsi in Prefettura per concordare con tutti gli enti coinvolti le misure preventive da adottare a tutela della popolazione.

Il metodo di lavoro in architettura, differenze tra Italia e estero: 4 testimonianze

Il 26 settembre un incontro pubblico organizzato dall’Ordine degli architetti della provincia di Ravenna con i contributi di quattro professionisti che hanno lavorato oltre confine

Composizione L’Italia Va All’estero Storie Di ArchitettiUn confronto tra il modello di lavoro in architettura in Italia e quelli che esistono oggi in altri Paesi è il tema centrale di un incontro pubblico organizzato dall’Ordine professionale degli architetti della provincia di Ravenna per giovedì 26 settembre, dalle 15.30 alle 18, al seminario arcivescovile in piazza del Duomo. Il titolo dell’incontro è “L’Italia va all’estero: storie di architetti”. Quattro i relatori che interverranno raccontando la loro esperienza come progettisti oltre confine: Nicolò Calandrini, Cesare Cantoni, Marco Garofalo e Michele Tarroni. Modera Supremo Zaccherini, consigliere dell’Ordine.

L’evento, a cura dell’architetta Ardia Marzetti, è rivolto soprattutto ai più giovani, studenti, neolaureati o under 35, che vedono tra le loro possibilità anche quella di un’esperienza all’estero: «La domanda che ci poniamo è cosa significhi fare il nostro mestiere fuori dall’Italia – dice Marzetti – e questa è la prima occasione, speriamo di una serie, per fornire qualche risposta, attraverso la restituzione diretta di architetti che hanno vissuto all’estero, come studenti o come professionisti».

L’incontro farà anche emergere gli aspetti culturali di un’esperienza fuori dall’Italia. Non solo regolamenti locali e pratiche edilizie, ma anche responsabilità e riconoscimenti, differenze negli orari di lavoro e nella gestione del tempo, modi diversi di affrontare una crisi, rapporti con i colleghi e occasioni di festa, per esempio come si celebra la vittoria a un concorso o un altro grande evento di studio. Insomma, curiosità legate a una scelta precisa, quella di trasferirsi all’estero, che coinvolge la persona prima ancora del professionista.

Questi i profili dei relatori:

  • Nicolò Calandrini, nato a Ravenna nel 1992, laurea triennale allo Iuav di Venezia, nel 2016 si trasferisce in Olanda, a Rotterdam, per svolgere un tirocinio allo studio Maxwan architects + urbanists, poi Erasmus in Svizzera, a Losanna, e nel 2019 rientro a Venezia, dove consegue la laurea magistrale. Borsa di studio per lo studio Dogma di Bruxelles. Nel 2020 ritorno in Italia, dove fonda lo studio Denara insieme a Francesco Rambelli, con il quale sviluppa progetti di architettura e design.
  • Cesare Cantoni. Laurea magistrale al Politecnico di Milano, Erasmus di un anno all’Università Faup di Porto e successivo stage di dieci mesi allo studio dell’architetto Eduardo Souto de Moura. Rientrato in Italia, consolida la sua esperienza nel Mantovano e nel Ravennate e attualmente collabora con lo studio Bartoletti Cicognani di Faenza.
  • Marco Garofalo, laureatosi nel 2011 allo Iuav di Venezia. Dopo una prima esperienza lavorativa di due anni in Svizzera, si trasferisce in Giappone, a Osaka, dove rimane per cinque anni. Lavora in due diversi studi di architettura con un approccio multidisciplinare focalizzato sulla progettazione di spazi rispettosi della natura e del benessere psicofisico delle persone.
  • Michele Tarroni, laureatosi nel 1999 all’Università degli Studi di Firenze. Prima esperienza all’estero nello studio londinese Foster e Partners, che lo coinvolge nel progetto residenziale Chesa Futura (“casa del futuro” in romancio) a St. Moritz. Dopo due anni fa ritorno in Italia, nel 2006 entra a far parte dello studio Stanton Williams a Londra dove oggi è senior associate. Fa parte del gruppo di progetto che trasformerà il vecchio West Smithfield Market nel Nuovo Museo di Londra, di cui svelerà un’anteprima durante il suo intervento.

Un blog per promuovere Ravenna attraverso storie, curiosità e consigli

Lo lancia il consorzio Ravenna Incoming

Ravenna Incoming Blog TessereDiRavenna Darsena

Il consorzio Ravenna Incoming lancia “Tessere di Ravenna”, il nuovo blog del sito www.visitravenna.it, dedicato a raccontare la città attraverso storie, tradizioni, curiosità e consigli pratici per i visitatori.

“Tessere di Ravenna” nasce dal desiderio dello staff, impegnato da anni all’Ufficio Informazioni Turistiche della città, di offrire un punto di vista privilegiato su Ravenna, non solo come cittadine e cittadini che vivono e amano ogni angolo della città, ma anche come professioniste e professionisti a stretto contatto con chi la scopre per la prima volta.

«Attraverso il blog – afferma Francesca Ferruzzi, direttrice del consorzio – sveleremo i tanti volti di Ravenna: dai segreti meno conosciuti alle tradizioni secolari, passando per i sapori locali e i consigli utili per chi desidera pianificare un viaggio indimenticabile».

Il blog, rivolto a tutti coloro che desiderano scoprire Ravenna in maniera autentica, sarà una fonte di ispirazione per chi vuole esplorare la città in modo più consapevole, oltre che un’utile guida pratica per i turisti, con suggerimenti su dove andare, cosa fare e come vivere al meglio l’esperienza ravennate.

I temi trattati spazieranno dalla storia millenaria della città, famosa per i suoi mosaici bizantini patrimonio Unesco, alle tradizioni e festività locali, fino ai consigli sui migliori percorsi artistici, naturalistici ed enogastronomici.

Il nome scelto, “Tessere di Ravenna”, vuole anche essere un omaggio alla tradizione artistica della città, con un riferimento diretto ai mosaici che rendono Ravenna famosa in tutto il mondo.

Il blog è online al link www.visitravenna.it/it/blog

Quattro minorenni picchiati e derubati fuori dalla discoteca

È successo sabato notte a Marina di Ravenna

Carabinieri Notturna 1

Ancora un’aggressione notturna a Marina di Ravenna, ai danni di quattro ragazzi minorenni.

Lo riporta il Corriere Romagna, in edicola oggi (17 settembre) con ulteriori dettagli. L’episodio risale a sabato notte, fuori da una discoteca, dove quattro giovani ravennati sarebbero stati picchiati e derubati di cellulari e portafogli. Ad aggredirli, stando a quanto raccontato nella denuncia ai carabinieri, un gruppo di ragazzi di un’età indefinita, probabilmente anche minorenni.

Ora le indagini procedono con l’ipotesi di rapina e lesioni personali.

«Noi aggrediti con catene e pietre. Ci hanno tirato bottiglie e una “bomba carta”»

La versione degli ultras del Bagnacavallo dopo la rissa di domenica allo stadio di San Pancrazio

Corsa Tifosi San Pancrazio
Un frame di un video in cui si vedono gli ultras correre a San Pancrazio durante la partita

Gli ultras del Bagnacavallo rompono il silenzio e sui social forniscono la loro versione sulla rissa avvenuta domenica durante e al termine di una partita di calcio di Prima Categoria, allo stadio di San Pancrazio.

I tifosi ospiti denunciano di essere stati aggrediti in modo violento da quelli di casa e di essersi limitati a «difenderci solo con le nostre mani e le cinture». Gli ultras del San Pancrazio, invece, avrebbero utilizzato catene, pietre e altri oggetti contundenti, poi sequestrati.

sequestro ultras san pancrazio bagnacavallo
Il materiale sequestrato, con il colore verde del San Pancrazio

I bagnacavallesi denunciano anche di essere stati vittime di lanci di bottiglie di birra, durante il primo tempo, e anche di una sorta di “bomba carta” che sarebbe esplosa vicino ai tifosi ospiti.

Durante l’intervallo, dicono ancora gli ultras del Bagnacavallo, «sono stati gli ultras del San Pancrazio a uscire dalla tribuna con l’intenzione di aggredirci, come testimoniano diversi video che si possono già trovare on line».

I due club sono invece intervenute per stigmatizzare quanto accaduto. «La società San Pancrazio comunica che si dissocia da qualsiasi tipo di condotta violenta e non rispettosa nei confronti altrui – si legge in una breve nota pubblicata sui social -. Comunichiamo inoltre che ci dimostreremo totalmente disponibili a collaborare con le forze dell’ordine per la giusta riuscita delle indagini».

«In merito ai gravissimi episodi di violenza verificatosi domenica a San Pancrazio – si legge invece in un comunicato del Bagnacavallo -, la società vuole esprimere una netta e totale condanna. Non entrando nel merito delle responsabilità, al vaglio delle forze dell’ordine, vorremmo precisare che la rissa scatenatosi fra un gruppo di facinorosi violenti non fa parte dell’essere dei nostri storici sostenitori che da tempo seguono e tifano la nostra squadra. La violenza è da sempre bandita e non fa parte del Dna biancorosso. Il nostro impegno in ogni giornata di sport, è sempre quello di rendere ogni partita un momento di sano e genuino divertimento. Trasmettere passione, impegno, entusiasmo è sempre stata la nostra priorità e questi episodi vanno a minare l’impegno di tutti coloro che dedicano tanto del proprio tempo ad uno degli sport più amati. Auspichiamo vengano presi i giusti provvedimenti affinché non si verifichi mai più un episodio così increscioso».

A Bagnacavallo c’è la festa dell’Umarell. Con giochi, musica e hamburger

Umarell Redino Manifesto

Torna a Bagnacavallo una nuova edizione – la terza – della “Giornata mondiale dell’Umarell” in programma per giovedì 19 settembre, dalle 18 alle 22, all’Antico Convento San Francesco.

Ideato dal fotografo bagnacavallese Giampaolo Ossani, l’evento vuole essere una celebrazione della figura ormai iconica del pensionato che stoicamente controlla i cantieri, l’Umarell.

«L’iniziativa è nata per gioco tre anni fa – spiega Giampaolo Ossani – fotografando di spalle i personaggi che si interessavano al laghetto del Parco del Redino, la vasca di laminazione, di Bagnacavallo. Così ne è scaturita la mostra che ha dato il via al progetto».

Diverse di quelle immagini saranno protagoniste del nuovo percorso espositivo che accompagnerà il pubblico durante la “Giornata Mondiale dell’Umarell”. I visitatori potranno mettersi alla prova partecipando al torneo dedicato al gioco da tavola “La Giornata dell’Umarell” che metterà in palio vari premi. L’intrattenimento musicale sarà a cura del duo musicale formato da Enrico Minguzzi e Alessandra Tambini. Novità di questa nuova edizione sarà il punto di ristoro organizzato dal Birrificio Bajön con un menù dedicato a birra e hamburger.

Special guest della giornata sarà Danilo Masotti, autore di una serie di libri dedicati agli Umarell, che illustrerà le tante interpretazioni di questa figura che sta riscuotendo un consenso crescente.

Pioggia e temporali, allerta gialla. Il Comune: «Massima attenzione e prudenza»

Tre giornate con fenomeni previsti in intensificazione. Le raccomandazioni dell’Amministrazione

Poggia

Come ormai noto, sono in arrivo giornate di pioggia e temporali. Dalla mezzanotte di oggi, lunedì 16 settembre, alla mezzanotte di domani, martedì 17, sarà attiva nel territorio del comune di Ravenna (e più in generale in tutta la provincia) l’allerta meteo numero 118, per criticità idraulica e idrogeologica, temporali, vento, stato del mare e criticità costiera, emessa dall’Agenzia regionale di protezione civile e da Arpae Emilia-Romagna. L’allerta è gialla.

Il Comune di Ravenna, inoltre, ricorda che per i giorni successivi (mercoledì e giovedì) i fenomeni sono previsti in intensificazione e «ritiene opportuno ribadire ancora una volta che sono necessarie la massima attenzione e la massima prudenza da parte di tutti», si legge in una nota.

In particolare, si raccomanda di:
– prestare particolare attenzione allo stato dei corsi d’acqua ed evitare di accedere ai capanni presenti lungo gli stessi (se si allaga la golena il capanno deve essere evacuato);
– fissare gli oggetti sensibili agli effetti della pioggia, della grandine e del vento o suscettibili di essere danneggiati;
– prestare attenzione alle strade eventualmente allagate e non accedere ai sottopassi nel caso li si trovi allagati;
– non accedere a moli e dighe foranee e prestare particolare attenzione nel caso in cui si acceda alle spiagge.

Bilanci di fine stagione: «La spiaggia soffre per l’aumento delle alternative»

Fanelli del bagno Bandito: «Solo gli eventi portano clienti, ma la località non è più innovativa come vent’anni fa». L’imprenditore ha venduto un ristorante a Milano Marittima

Bandito

Le attività di Alessandro Fanelli a Cervia comprendono un ristorante (Officine del Sale) e un bar (Saledolce) in paese e un bagno (Bandito 211) sulla spiaggia. L’imprenditore è quindi un testimone con un punto di vista doppio sulla stagione turistica cervese. «Con la spiaggia abbiamo lavorato tanto nei weekend, con le domeniche da tutto esaurito, ma fra settimana tutti i bagni avevano più ombrelloni vuoti rispetto al passato». Le ragioni, secondo Fanelli, sono molteplici. Ma una è quella più consistente: «È aumentata l’offerta da posti che una volta non si proponevano al turista. Mi vengono in mente le degustazioni nelle cantine, le aziende agricole dove vai a raccogliere la lavanda e c’è la cena, le sagre sulle colline, la mungitura negli allevamenti di animali… Sono tutte occasioni in cui si può fare qualcosa che non hai mai fatto e portano più persone a rinunciare alla spiaggia».

Ma la concorrenza non è solo per le esperienze memorabili: «A Pinarella ha aperto McDonald’s. Ogni hamburger è un piatto di pasta in meno che avrebbe venduto un ristorante».

Le concessioni demaniali sospese nel limbo tra proroga e gara hanno avuto il loro ruolo: «Il rinvio delle scadenze al 2027 (ne parliamo qui ndr) è una buffonata. Mi piacerebbe che il Comune di Cervia facesse i bandi prima possibile, senza aspettare tre anni, ma dubito che succederà».

Ci sarebbe bisogno di innovazione, per rilanciare la proposta: «Per quanto mi riguarda i numeri importanti di clienti riesco a farli quando propongo qualcosa di nuovo, soprattutto eventi. Ma in generale l’offerta turistica era più innovativa vent’anni fa. Ci siamo inventati gli street bar e la spiaggia aperta sempre. E adesso, invece, abbiamo degli alberghi che chiedono cento euro a notte per una doppia con standard non competitivi».

L’estate agli sgoccioli tra Cervia e Milano Marittima è stata contraddistinta da diversi episodi di violenza e microcriminalità con risse e accoltellamenti tra giovani in strada. Nonostante la risonanza mediatica, secondo Fanelli la località non ne ha risentito in termini di perdita di turisti: «Non siamo nel far-west. Dove metti tanti giovani ci sono episodi di questo genere se non pianifichi bene la sicurezza. Quello che deve cambiare è il ruolo dei locali: non basta pensare alla sicurezza interna, ma anche all’esterno, soprattutto quando richiami centinaia di persone che poi si muovono nella località».

Eppure un anno fa l’imprenditore ha lasciato Milano Marittima vendendo il ristorante Felix (la richiesta iniziale era di 130mila euro): «Sono abituato a fare analisi dei numeri del settore e ho ritenuto che non fosse più strategico investire su Milano Marittima. Il turista da fuori riusciamo ancora ad averlo, perché la pineta e il mare lo attraggono, ma il turista locale, il forlivese o il ravennate, sceglie altri passatempi». 

Indice criminalità: Ravenna al 20esimo posto in Italia

Secondo l’indagine del Sole 24 Ore. Rimini e Bologna nella top ten

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Ravenna peggiora di una posizione nella classifica dell’Indice della Criminalità 2024 stilato dal Sole 24 Ore, passando dal 21esimo posto di un anno fa al 20esimo del 2024. Un risultato frutto di 4.011,1 denunce ogni 100mila abitanti (oltre 15mila in valore assoluto).

A fare peggio, in regione, Rimini e Bologna, finite nella top-ten, rispettivamente al quarto (con 6.002,8 denunce ogni 100.000 abitanti) e al sesto posto (con 5.539,3 denunce ogni 100.000 abitanti). Al primo posto in Italia invece c’è Milano.

Quanto alle altre province della regione, Parma risulta al 13esimo posto (con 4.416,8 denunce ogni 100.000 abitanti), Modena al 16esimo (4.200), Ferrara al 17° (4.115,1), Piacenza al 28° (3.669,9), Forlì-Cesena al 32° (3.578,7) e Reggio Emilia al 35/o (3.533,8).

Per quanto riguarda le classifiche particolari, Ravenna è nella poco invidiabile “top ten” per omicidi colposi e violenze sessuali, mentre continua a scendere in quella dei furti (che una volta la vedeva al primo posto…), oggi al 20esimo posto in Italia. Decisamente troppe anche le denunce per lesioni dolose (12esima in Italia) e percosse (18esima).

Ecco il Grande Ferro R restaurato. Istituita una “fascia di rispetto” per la tutela

La scultura di Burri al Pala De André è tornata al suo aspetto originario – FOTO – VIDEO

Grande Ferro Restaurato

È stato presentato alla città il restauro del Grande Ferro R (finanziato con quasi 75mila euro dal Comune di Ravenna), la scultura metallica dipinta di rosso realizzata da Alberto Burri a Ravenna negli anni novanta e acquisita dal gruppo Ferruzzi per donarla alla città, tuttora situata nel piazzale antistante il Pala De André. La forma della scultura presenta diverse possibili interpretazioni a partire da una stilizzata carena di nave rovesciata, oppure dita di due mani pronte a congiungersi o, più semplicemente, come arco interrotto, tutte possibili spiegazioni che testimoniavano con chiarezza la fase creativa dell’artista. L’opera è una struttura imponente di 10 metri di altezza e 16 di base.

La mostra del 2023 al Mar dedicata a Burri è stata l’occasione per avviare un percorso di valorizzazione e tutela dell’opera patrimonio della città. «Siamo molto orgogliosi – dichiara il sindaco Michele de Pascale –  di restituire a distanza di oltre trent’anni al Grande Ferro R il suo aspetto originario. Attraverso questo restauro non abbiamo solo compiuto un atto doveroso, in termini di tutela e valorizzazione, nei confronti di uno degli esempi più importanti e significativi di arte pubblica che, attraverso l’impegno e l’investimento del Gruppo Ferruzzi, il secolo scorso ha lasciato alla nostra città, ma abbiamo voluto anche dare risposta ad un sentimento diffuso che lega i ravennati al Grande Ferro. In questo senso riteniamo molto importante essere giunti alla definizione di un protocollo istituendo una fascia di rispetto, che tuteli maggiormente la visibilità e dignità dell’opera».

Grande Ferro R

L’attento restauro, coadiuvato dal Comune di Ravenna in collaborazione con la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, è stato realizzato dal Laboratorio del Restauro di Ravenna e dall’impresa Il Pennello di Faenza che, dopo un’attenta analisi hanno portato l’opera allo splendore originario.

Come afferma l’assessore alla Cultura Fabio Sbaraglia «il restauro che oggi presentiamo rappresenta uno dei frutti più importanti di una relazione che, a partire dalla mostra, realizzata al Mar nel 2023, si è stretta tra la nostra città e la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri. Oltre al restauro infatti, il Grande Ferro R sarà seguito anche da un protocollo di tutela e valorizzazione sottoscritto proprio insieme alla Fondazione Burri, la quale ha deciso contestualmente di concedere in comodato al Mar anche un’opera del maestro che entrerà presto a far parte dei percorsi di visita del museo».

«Le città del futuro vanno progettate in comunità. Lo studio urbanistico non basta»

La professoressa Granata del Politecnico di Milano suggerisce un nuovo patto sociale tra esperti e cittadini per disegnare spazi che affrontino il cambiamento climatico e facilitino la convivenza: «Aiuta a evitare la detonazione dei giovani»

Granata

«Per le scelte urbanistiche di oggi che andranno a disegnare le città del futuro non va considerata solo la soddisfazione di chi usa Instagram. L’architettura ha bisogno del contributo delle neuroscienze e delle scienze naturali per la salute e il benessere di chi abita le città». Elena Granata è docente di Urbanistica al Politecnico di Milano e vicepresidente della Scuola di economia civile (Sec) di Firenze. La professoressa sarà a Lugo il 20 settembre dove terrà una conferenza intitolata “Città, pensiero pratico e agire ecologico” organizzata dall’Ordine degli architetti di Ravenna e dall’ente di formazione Pro Viaggi Architettura.

Professoressa, come dovremmo immaginare le città del futuro?

«Devono essere fatte di spazi che facilitino il loro uso. Le città devono essere vissute. Allontanare le persone che si sedevano sui monumenti per proteggere i monumenti ci ha fatto perdere confidenza con lo spazio urbano. Si potrebbe dire che dovremmo avere città “sedibili e bivaccabili”, cioè dove ci siano luoghi in cui sedersi e dove trascorrere tempo. Possono essere luoghi attrezzati per lo sport o semplici piazze. All’estero, per esempio in Francia o in Spagna, questo accade molto di più: è normale portarsi da bere da casa e sedersi a terra a trascorrere tempo chiacchierando. Dobbiamo risvegliarci, le città sono prima di tutto luoghi di vita, poi anche di commercio e di ordine pubblico».

È una visione che assomiglia a quella tanto pronosticata ai tempi dei lockdown per il Covid. A distanza di quattro anni sono state mantenute quelle ambizioni di rinnovamento?

«Ci siamo dimenticati presto di quell’idea di città perché abbiamo ripreso la vita come se fosse tornata ordinaria. E invece le città possono cercare un grado di straordinarietà. La città tanto sognata nel lockdown non è altro che una città più attenta a salute pubblica che non sta dentro agli ospedali ma sta negli stili di vita. Ci mancava la natura di prossimità e avremmo voluto passare più tempo nello spazio pubblico. Una città più gratuita e più fruibile: penso al confronto fra il nostro mare dove le spiagge libere sono la minima parte e il fiume di Zurigo che è stato attrezzato per la balneazione gratuita e quindi in città si fa il bagno».

L’urbanista di oggi ha bisogno di saperi che un tempo non erano necessari?

«Le nozioni di architettura non bastano più. Oggi un urbanista ha bisogno della biologia perché deve conoscere quali sono le specie arboree più consigliabili per assorbire anidride carbonica e reggere al cambiamento climatico. E poi le neuroscienze ci spiegano che il benessere passa da tutti i sensi, per esempio l’olfatto: i grandi brand questo lo sanno benissimo e ci prendono per il naso appena entriamo nei loro negozi. E poi c’è bisogno di esercitare l’immaginazione per cambiare le regole del passato, ma questo passa dalla scuola».

Il cambiamento climatico è un fattore influente nella costruzione delle città?

«La pianura Padana sarà sottoposta a desertificazione. Allora chiediamoci cosa pianto oggi per resistere? Forse è il caso di guardare a paesaggi che già fanno i conti con queste situazioni, forse è il caso di guardare a Marrakech. Fare una piazza tutta di pietra oggi è un autogol climatico, invece se semini specie adatte a climi torridi fai un servizio ai cittadini che verranno. Ma sono ragionamenti che trovano resistenza perché veniamo da un’idea di bellezza estetica legata a certi materiali: non abbandoniamo la pietra e il travertino e invece ci sono legno, sterro e prati che in altri città europee sono più diffusi».

Le cronache recenti ci restituiscono un’immagine degli spazi urbani che sempre più spesso sono teatro di episodi di violenza, soprattutto giovanile. Il modo di concepire le città può in qualche modo contribuire ad arginare quei fenomeni?

«Dal Covid in poi si sono contratti gli spazi aperti ai giovani perché le città, con piazze governate dal commercio, hanno cominciato a preferirli come consumatori: puoi bere in piazza, ma al tavolo di un bar e non sul sagrato di una cattedrale. La deriva securitaria, di bon ton, di ordine ha fatto sì che giovani, immigrati, senza fissa dimora e anche turisti non siano particolarmente graditi nello spazio pubblico. Ma a furia di togliere spazi ospitali e interdire la seduta gratuita, a furia di rendere sgradevole la presenza dei giovani poi i giovani detonano. Per questo la città gratuita, dello sport, della balneazione e del tempo libero diventa una risposta anche a quei comportamenti di disagio. Più si privatizza lo spazio pubblico, più i controlli sono rigidi, più gli spazi sono da contendere e più i giovani detonano nell’atto di teppismo. Ci si lamenta che i giovani bevono. Chiedo io: cos’altro offrono le città come alternativa?»

 A chi spetta la progettazione delle città?

«Gli esperti e i tecnici hanno competenze e sapere, ma da soli non possono attuare il cambiamento. Perché è qualcosa che riguarda le aziende, riguarda il modo in cui facciamo agricoltura, riguarda i modelli di consumo dell’energia. La nuova città chiama in causa tutta la comunità. È come se dovessimo ridefinire i compiti di tutti, c’è un nuovo patto sociale in cui ciascuno fa il suo, anche il cittadino. Per usare uno slogan direi che la città è troppo importante per lasciarla solo agli esperti».

Il cittadino potrebbe obiettare che già paga le tasse e questo dovrebbe bastare per tutte le manutenzioni e interventi necessari per i cambiamenti…

«È un’obiezione condivisibile. Però allora ai cittadini va chiesto di alzare la voce per essere ascoltati, di protestare, di chiamare i politici al rispetto degli impegni perché oggi i cambiamenti climatici ci sfidano quasi quotidianamente, la normalità dello scorrere delle stagioni è diventata un potenziale pericolo per la vita dei cittadini».

Quando i cittadini chiedono di essere ascoltati di solito viene impostato un percorso di partecipazione dal basso che non vincola e viene anche ignorato dai decisori nel momento definitivo.

«Finora ci siamo accontentati di una finta partecipazione che andava bene ai cittadini partecipanti e agli amministratori. Ma i tempi sono cambiati, non è più concessa la recita partecipativa perché la gestione del nuovo scenario richiede un patto di comunità».

Quale potrebbe essere un risultato di questo nuovo patto da costruire?

«Il mio suggerimento è che tutti gli ottomila Comuni italiani elaborino il piano clima. Al momento non ci sono obblighi di legge, ma è uno strumento per gestire gli effetti negativi del cambiamento climatico sul territorio e dovrebbe venire come priorità davanti a tutte le altre strategie di pianificazione. Lo Stato ha dato delle linee guida molto blande e questo lascia spazio all’iniziativa di tanti esperti in questo campo che possono sperimentare un nuovo approccio».

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