martedì
22 Luglio 2025

«La nuova piscina comunale non potrà fare grandi eventi perché mancano gli alberghi»

Fabrizio Berlese dirige la “Gambi” a Ravenna da 25 anni (130mila accessi nel 2023) e non ha dubbi sulle destinazioni future per il maxi impianto che costerà 22 milioni di euro e raddoppierà gli spazi acqua: «La città non ha la capacità ricettiva per ospitare atleti e accompagnatori degli eventi internazionali, non si può fare il paragone con Riccione. Per le esigenze locali basterebbe poco più di quello che c’è ora»

IMG 0727«Per le esigenze del nuoto a Ravenna è sufficiente una piscina con dimensioni come quella attuale o di poco superiori. Un impianto molto più grande che punta forte sull’attività agonistica di massimo livello credo che difficilmente possa sostenersi». Lo dice Fabrizio Berlese, direttore della “Gambi” in via Falconieri da 25 anni, cioè la metà dell’esistenza dell’impianto che dispone di una vasca lunga 50 metri (la cosiddetta olimpionica) e una da 25.

Berlese lavora per la società Pool 4.0 di Cento (Ferrara) che gestisce altre quattro piscine tra cui quella di Lugo e nei giorni scorsi ha inaugurato la quinta a Fano: costata 7,3 milioni di euro per quattro vasche (la più grande da 25 metri).

«Quando si parla di come rifare la piscina di Ravenna c’è qualcuno che guarda allo stadio del nuoto di Riccione che ospita eventi internazionali e pensa si possa fare altrettanto – riflette Berlese –. Ma non è così. Perché ci si dimentica il contesto: i grandi eventi da migliaia di presenze tra atleti e pubblico richiedono spazi ricettivi. Riccione ha alberghi per ogni disponibilità economica in un raggio ristretto, a Ravenna ci sono pochi alberghi e solo a mezza pensione».

Ma dire che le dimensioni sono quelle giuste per il contesto ravennate non significa che la piscina vada bene così com’è: «Non è bella e lo dico io che la dirigo. Gli spogliatoi sono piccoli e poco confortevoli, riscaldare bene gli ambienti in inverno è impossibile per gli spifferi e la dispersione, l’apertura del tetto in estate non funziona completamente. Insomma, non c’è da nascondersi: la piscina comunale di Ravenna non invoglia a essere frequentata».

Eppure i frequentatori non mancano. Nel 2023 ci sono state 44mila presenze per il nuoto libero e 84mila tramite le società. Nel 2010 il totale arrivò a 190mila con 70mila di solo pubblico. L’inizio del 2024 sembra in miglioramento: «Nel primo bimestre abbiamo fatto 9mila ingressi e ne facemmo 13mila nel primo quadrimestre 2023». Insomma, la “Gambi” cade a pezzi ma non c’è la fuga: «Vengono gli innamorati del nuoto, quelli che proprio hanno la passione. Un impianto più moderno e accogliente forse attirerebbe qualcuno che oggi sceglie altre strutture meno sportive ma più piacevoli».

Tra le attrazioni della “Gambi” c’è anche l’offerta della vasca olimpionica: «Per i ravennati è considerata la normalità, ma chi gira un po’ sa che non è così. E quindi capita di sentire gente comune che non nuota in quella da 25 come se fosse un disonore. E posso assicurare che non stiamo parlando di Phelps…».

La struttura accusa il tempo che passa: «Venne costruita per ospitare una vasca da 25 metri e poi fu aggiunta una da 50 senza ampliare gli spogliatoi. E non dimentichiamo che è un ambiente che si usura anche per la presenza di cloro e altre sostanze».

La bassa temperatura degli ambienti, dagli spogliatoi a quelli sportivi passando per gli uffici, attira le lamentele di molti utenti: «Le caldaie vanno a 85 gradi, è scritto nero su bianco nel resoconto di una recente ispezione Ausl, ma non c’è modo di riscaldare più di tanto gli ambienti. Soprattutto quando fuori tira vento».

E di conseguenza anche i consumi energetici volano. Un anno fa la foto della bolletta del gas di dicembre 2022 diventò virale fino al punto da essere postata anche da Matteo Salvini: 64mila euro contro i 14mila dello stesso mese 2021. Quest’anno le cifre sono scese, ma Berlese usa un paragone tutto suo per rendere l’idea: «La fattura di un anno fa era un cazzotto da Mike Tyson. Quella di quest’anno è un pugno da me. Sembra che non sia niente, ma è sempre un pugno in faccia». Tradotto in numeri significa che si viaggia comunque a una spesa del 35-40 percento in più rispetto al 2019.

Il progetto di Arco per la nuova piscina ottenne il primo parere favorevole dalla giunta nel 2018 e stimava un tempo di realizzazione di circa un anno. L’idea fu stravolta – allungando i tempi – su richiesta del Comune per andare incontro alle lamentele delle società sportive che non erano disposte ad accettare una chiusura totale della vasca per il tempo dei lavori. «Se il Comune avesse ignorato quelle lamentele oggi avremmo già una nuova piscina. Che darebbe un’offerta in più sul nuoto verticale cioè idrobike e fitness, darebbe spazio all’attività 0-3 anni che oggi è impossibile, darebbe uno spazio all’aperto in estate come alternativa al mare».

Studenti del professionale di Lugo lanciano una sedia dalla finestra

La preside: «Individuati i due responsabili, saranno presi provvedimenti»

Ipsia LugoDa una finestra di un’aula del primo piano dell’istituto professionale Ipsia di Lugo è stata lanciata una sedia in strada, su corso Matteotti. Fortunatamente la sedia non ha colpito nessuno e il gesto non ha avuto conseguenze.

La notizia è riportata sul Corriere Romagna in edicola oggi, 19 marzo, che ha interpellato anche la preside del polo tecnico-professionale, Elettra Stamboulis: «Sono stati individuati i due responsabili – ha dichiarato al quotidiano – Nei loro confronti è stata comminata una nota al fine di avvisare le famiglie e si sta pianificando un intervento disciplinare, quando la ricostruzione del fatto sarà chiarita per bene».

In passato altre segnalazioni parlavano di sputi degli studenti, sempre dalle finestre, sui passanti. «Sono stati presi provvedimenti – ha detto sempre Stamboulis al Corriere – che hanno notevolmente ridotto i comportamenti scorretti».

Gli studenti per l’ambiente: «Basta accordi tra Università e colossi del fossile»

Riceviamo e pubblichiamo un report di Marina Mannucci, attivista per l’emergenza climatica, dall’assemblea di qualche giorno fa al centro sociale autogestito Spartaco di Ravenna.

Impianto Eni Versalis Ravenna
Una porzione dell’impianto Eni Versalis a Ravenna

Venerdì 15 marzo allo Spartaco di Ravenna si è tenuta un’assemblea pubblica per presentare End Fossil, mobilitazione internazionale di studentesse e studenti finalizzata a porre fine agli accordi di aziende del fossile con le università e la ricerca. Si tratta di collaborazioni che nel migliore dei casi consentono di rendere più ecologica l’immagine di società che operano all’interno del settore dei combustibili fossili (cosiddetto Big Oil) e che, nel peggiore dei casi, distorcono la ricerca e l’apprendimento contribuendo a mantenere i combustibili fossili al centro delle strategie energetiche presenti e future. Queste azioni sono riuscite a realizzarsi sia perché le università lo consentono, sia perché lo spazio da riempire è stato lasciato vuoto dal definanziamento pubblico dell’istruzione e della ricerca.

Durante l’incontro, studentesse e studenti universitari hanno espresso preoccupazione per l’influenza e i condizionamenti che il settore della difesa e il settore dell’oil&gas agiscono sulla ricerca universitaria. È stata messa in evidenza la mancanza di trasparenza sui finanziamenti elargiti dalla società pubblica italiana Leonardo (attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza) e dall’Eni – Ente Nazionale Idrocarburi per accordi di collaborazione, corsi di laurea e borse di studi con le università. Nell’esporre i contenuti e le ragioni della campagna, studentesse e studenti hanno rilevato che Eni con la sua condotta viola diritti umani e ambientali e allontana l’Italia dall’accordo di Parigi, firmato da 194 paesi e dall’Ue per limitare il riscaldamento globale: «Come studenti/studentesse – è stato dichiarato – possiamo e dobbiamo sviluppare una coscienza politica che abbia al centro il nostro ruolo nella società: quello di produrre e riprodurre sapere. Il sapere che produciamo e che conserviamo è un sapere istituzionale e sono la scuola e l’università a dargli forma, a decidere cosa dobbiamo studiare, su cosa dobbiamo fare ricerca e a quali risultati dobbiamo arrivare. Quindi è fondamentale capire quali interessi muovono le Istituzioni per le quali studiamo: l’Università di Bologna/Unibo fa accordi con decine di aziende che sostanzialmente le danno soldi (non pochi) per avere in cambio studi, ricerche e tecnologie che aiutino la loro produzione e aumentino i loro profitti. Si parla di aziende come Leonardo, le società del big tech e dell’informatica della sorveglianza, e colossi del fossile come Intesa San Paolo, Snam ed Eni. Queste ultime finanziano molte università in Italia con accordi poco trasparenti e ambigui. Ad esempio, Eni, fra il 2017 e il 2022, ha ceduto a Unibo circa 5 milioni di euro per avere in cambio ricerche sui combustibili fossili sulle quali ha diritto esclusivo, ovvero può decidere cosa farci e cosa pubblicare quasi senza limitazioni da parte di Unibo. Questo significa che tutto il sapere che produciamo come studenti, la cultura che assorbiamo e che forse un giorno insegneremo, è permeata dall’ideologia del neoliberismo capitalista e dalla cultura dell’abuso sulla natura. Chi non si attiva contro questo sistema di università-azienda è complice dei suoi frutti: dalle emissioni incontrollate di CO₂ alla produzione di droni da guerra, fino al risultato finale di un mondo sempre più asimmetrico e controllato da pochi colossi. Nella nostra situazione sentiamo la necessità di fare qualcosa contro queste ingiustizie, e quindi agire per un’università libera dagli interessi di Eni, Leonardo, BlackRock e di tutti gli altri. Come recitava uno slogan in voga vent’anni fa, loro saranno anche ricchi e potenti ma noi siamo otto miliardi. Gli accordi Eni-Unibo del 2017-2022 hanno dato vita a progetti ambigui come il Corso di laurea magistrale internazionale in Offshore Engineering di Ravenna, utile per formare i futuri tecnici e dirigenti di ENI. Nel 2022 gli accordi sono stati rinnovati ma non sappiamo per che cifra e per quali obbiettivi. A causa della poca trasparenza siamo a conoscenza solo di pochi dati, come ad esempio che Unibo ed ENI creeranno nel tecnopolo ravennate un laboratorio congiunto di ricerca sulle tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio e sull’implementazione dell’idrogeno che chiamano verde ma che si porta dietro molti dei problemi di petrolio e metano, problemi mascherati dalla retorica del greenwashing e dello sviluppo sostenibile. Confidiamo nel fatto che l’università potrebbe e dovrebbe avere il ruolo di porre fine a rapporti con il business dei combustibili fossili».

Speriamo allora che, grazie all’attivismo di queste studentesse e questi studenti, Unibo campus di Ravenna interrompa qualsiasi accordo di greenwashing con le aziende del fossile e scelga la strada dell’Università di Barcellona (la UB), la prima al mondo, che si è impegnata, a partire dall’anno accademico 2024-2025, a trasformare la crisi ecosociale in materia obbligatoria e trasversale per tutte le facoltà e tutti i corsi di laurea.

Marina Mannucci

Sbarco migranti, a Ravenna resteranno solo i 3 minorenni e un 19enne

Definite le ripartizioni in vista dell’arrivo della nave di Emergency con 71 persone a bordo

prefettura sbarco
La riunione in prefettura in preparazione dello sbarco

Resteranno in provincia di Ravenna solo 2 minorenni non accompagnati e un terzo minore con il fratello di 19 anni. Gli altri 67 migranti (66 uomini e 1 donna) saranno invece ripartiti tra le altre province dell’Emilia-Romagna (16 a Bologna; 11 a Modena; 9 a Forlì-Cesena, 9 a Reggio Emilia; 7 a Parma; 5 a Piacenza; 5 a Rimini; 5 a Ferrara). Quelli diretti in Emilia saranno accompagnati al centro Mattei di Bologna per poi essere nuovamente smistati, mentre quelli destinati alle altre due province romagnole saranno prelevati direttamente al Pala De André.

Si tratta dei 71 migranti (61 del Bangladesh, 9 eritrei e 1 egiziano) attualmente a bordo della nave Life Support di Emergency, attesa a Ravenna nella prima mattina di giovedì 21 marzo, con attracco confermato al terminal crociere di Porto Corsini. Le 71 persone saranno inizialmente trasferite con mezzi della Croce Rossa al Pala De André, dove verranno effettuati tutti gli adempimenti sanitari e di polizia.

Campagne vaccinali per adulti contro Pneumococco, Herpes Zoster e papillomavirus

È sufficiente la prenotazioni al Cup, non serve la ricetta medica

Vaccinazione AnticovidL’Ausl della Romagna è partita in questi giorni con l’invito, tramite fascicolo sanitario elettronico o sms, ai gruppi di popolazione adulta target delle campagne vaccinali ad aderire ad alcune vaccinazioni raccomandate.

Sono invitati a vaccinarsi:

– contro lo Pneumococco i nati nel 1958, che potranno fare la vaccinazione dal proprio medico di base o presso gli ambulatori dell’Igiene Pubblica;

– contro l’Herpes Zoster (Fuoco di Sant’Antonio) i nati nel 1959 che potranno fare la vaccinazione presso gli ambulatori dell’Igiene Pubblica;

– contro il papillomavirus le ragazze le ragazze tra i 18 e i 25 anni mai vaccinate contro l’Hpv che potranno fare la vaccinazione presso gli ambulatori dell’Igiene Pubblica;

Per accedere agli ambulatori vaccinali dell’Ausl Romagna è necessaria la prenotazione tramite Cup o Cup tel. Non serve la ricetta medica.

Si richiama l’importanza delle vaccinazioni indicate per la prevenzione delle infezioni da Pneumococco, un batterio che può causare otiti e polmoniti o diffondere nel sangue (setticemie/sepsi) o nel sistema nervoso centrale (meningiti), con conseguenze molto gravi; le infezioni da Herpes Zoster comunemente chiamato Fuoco di Sant’Antonio, una patologia comune e debilitante, dovuta alla riattivazione del virus della varicella e che può causare complicazioni a livello delle fibre nervose con un dolore severo e cronico che può durare per lungo tempo (anche anni). Infine si raccomanda la vaccinazione contro il Papillomavirus, un virus trasmesso per via sessuale che in alcuni casi può portare a sviluppare lesioni che possono progredire verso forme tumorali.

Lo stato vaccinale può essere verificato sul Fascicolo Sanitario Elettronico.

Per informazioni è possibile rivolgersi ai seguenti indirizzi mail:
Cesena: vaccinazioni.ce@auslromagna.it
Forlì vaccinazioni.fo@auslromagna.it
Ravenna vaccinazioni.ra@auslromagna.it
Rimini vaccinazioni.rn@auslromagna.it

A un’azienda ravennate un appalto triennale di manutenzione sulle ferrovie lombarde

Il contratto della ditta Saga con Ferrovienord vale 800mila euro e riguarda anche la tratta Milano-Malpensa

Foto Lavori BinariL’appalto triennale per la manutenzione ordinaria delle rotaie su importanti tratte ferroviarie lombarde, inclusa quella che collega Milano all’aeroporto di Malpensa, è stato vinto da una società ravennate, la Saga Srl. Il committente è Ferrovienord Spa, il contratto ha un valore superiore agli 800mila euro.

L’azienda ferroviaria lombarda ha affidato alla società ravennate il servizio di riparazione mediante saldatura ad arco elettrico di cuori monoblocco in acciaio fuso, un tipo di manutenzione fondamentale per garantire l’efficienza e la sicurezza dei trasporti. Si tratta di un appalto che rinnova l’impegno della Saga in Lombardia e che si aggiunge ad altri lavori che l’azienda ravennate sta portando avanti in tutta Italia.

Marco Salciccia, direttore tecnico di Saga, ha commentato la notizia: «Siamo estremamente soddisfatti di aver ottenuto questo prestigioso appalto. È un riconoscimento del nostro impegno costante per la qualità e l’affidabilità dei nostri servizi. Siamo pronti a mettere in campo tutte le nostre risorse e competenze per assicurare il massimo livello di manutenzione agli scambi ferroviari e contribuire così alla sicurezza e all’efficienza del sistema ferroviario nella regione».

Saga è nata nel 2005 e opera nel settore della manutenzione ferroviaria e tranviaria, specializzata nella riparazione dei cuori di deviatoi. Dopo anni di studi su materiali, tecniche innovative e investimenti nella formazione del personale, l’azienda ha rivoluzionato l’uso dell’apporto sui cuori, diventando leader in Italia e punto di riferimento per il settore.

Minaccia il vicino con un coltello e in casa aveva un etto di droga: arrestato

I carabinieri erano intervenuti per una lite

Carabinieri Faenza

Ha minacciato di morte con un coltello il vicino di casa, al culmine di una lite per cui è stato necessario l’intervento dei carabinieri, a Faenza.

Giunti sul posto, i militari hanno perquisito l’abitazione alla ricerca del coltello che secondo il vicino di casa avrebbe usato per minacciarlo. Oltre a ritrovare l’arma da taglio, i carabinieri hanno scovato anche un panetto di hashish da cento grammi, oltre a due dosi già confezionate e più di mille euro in contanti, ritenuti provento dell’attività di spaccio.

L’uomo – di origini marocchine, con precedenti penali alle spalle – è stato quindi arrestato per detenzione ai fini di spaccio, oltre che per minaccia aggravata.

Era obbligato a stare lontano dall’ex: sorpreso a litigarci, arrestato 46enne

Un passante lo ha visto colpire con calci e pugni l’auto della donna, che lo aveva già denunciato nei mesi scorsi per atti persecutori

Stalking

I carabinieri hanno arrestato un 46enne di Ravenna, con precedenti, per aver violato il provvedimento di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dall’ex fidanzata, a cui era sottoposto da alcuni mesi.

Ad avvertire i carabinieri un cittadino che aveva notato una coppia litigare animatamente nei pressi del parco 9 Novembre di Ravenna, attorno alle 23 di domenica sera. In particolare, il 46enne poi arrestato è stato visto calciare e sferrare pugni sull’abitacolo dell’auto dell’ex fidanzata, che si è rifugiata all’interno del mezzo, chiedendo aiuto.

I militari, giunti sul posto, hanno immediatamente portato ina caserma il 46enne, scoprendo il divieto di avvicinamento, notificatogli poco più di un mese fa dal tribunale.

La vittima, una 44enne ravennate, già a novembre 2023 e successivamente anche a febbraio, si era presentata dai carabinieri raccontando che, terminata la relazione sentimentale con l’uomo, durata pochi mesi, era stata bersaglio di varie minacce, lesioni e percosse oltre ad essere tempestata da continui contatti telefonici, messaggi a ogni ora del giorno e asfissianti controlli sotto casa e sul luogo di lavoro, al punto da doverlo denunciare per atti persecutori

Solo successivamente, su disposizione del pubblico ministero di turno della Procura della Repubblica di Ravenna, l’arrestato e stato rimesso in libertà, in attesa di giudizio.

Luciana Littizzetto contro il candidato sindaco di Lugo: «Ma perché le donne nude?»

La vetrina con foto sexy di Enrico Randi finisce (con il nostro articolo) nel monologo della celebre comica a “Che tempo che fa” – VIDEO

fazio littizzetto ravennaedintorni

Enrico Randi – candidato a sindaco di Lugo con la lista civica “Noi” – è finito nel mirino di Luciana Littizzetto, che lo ha preso bonariamente in giro nel corso dell’ultima puntata di Che tempo che fa, lo show di Fabio Fazio che anche ieri sera (17 marzo) ha fatto registrare uno share di oltre 2 milioni di telespettatori sul canale Nove.

Nel corso del suo tradizionale monologo, la comica piemontese ha puntato il dito contro la vetrina del comitato elettorale di Randi, allestita con foto di donne seminude (nello schermo alle spalle di Fazio e Littizzetto c’era il nostro breve articolo sul tema, con tanto di immagini “incriminate”). «Cosa avrà messo nella vetrina del suo ufficio il candidato sindaco? – si è chiesta sarcasticamente la comica – Le sue lauree? Il programma elettorale? No, foto sexy di donne… Le Miss Muretto di Lugo? Tra l’altro – ha continuato la Littizzetto con il sorriso sulle labbra – ognuna con un numero, come se fossero in vendita su Amazon, come nei menù dei ristoranti cinesi. Ma perché? Sembra un negozio di intimo o il club degli amici del tanga», ha concluso la comica, non soddisfatta delle giustificazioni che Randi ha fornito nei giorni seguenti. «Voleva incoraggiare il mondo femminile a prendere posizione? Ma così? Piuttosto spiegami che cosa vorresti fare, strade, asili, servizi sociali. Le donne nude?».

Il video con il monologo completo è a questo link: https://www.discoveryplus.com/it/video/che-tempo-che-fa/luciana-littizzetto-170324

Romano Prodi a Casola Valsenio per l’inaugurazione del centro studi dedicato a “Zac”

Il 23 marzo alla biblioteca comunale, con i figli di Benigno Zaccagnini

Benigno ZaccagniniSabato 23 marzo, alle 16.30 alla Biblioteca comunale “G. Pittano” di Casola Valsenio, si terrà l’inaugurazione del Centro Studi Benigno Zaccagnini.

Dopo il saluto del sindaco Giorgio Sagrini interverrà l’ex premier Romano Prodi. Alla cerimonia, che si svolgerà in piazza 25 Novembre, saranno presenti anche i figli Livia, Carlo e Giovanni Zaccagnini.

L’inaugurazione sarà preceduta, alle 15.30, dalla cerimonia di intitolazione a Tina Anselmi (partigiana, insegnante, prima donna Ministro della Repubblica) della via nell’urbanizzazione degli Ulivi, accanto a via Benigno Zaccagnini. Per l’occasione interverrà l’ex deputato e senatore Aldo Preda.

La biblioteca e l’arredo dello studio di Benigno Zaccagnini – partigiano, ex ministro e segretario della Democrazia Cristiana, esponente della sinistra del cristianesimo sociale – sono stati donati dai figli, Livia, Carlo e Giovanni, al Comune di Casola Valsenio. Si tratta di due librerie, dei libri in esse contenuti, della scrivania con la sedia, del piccolo tavolino con attorno due poltrone; il tutto ricollocato, nella medesima disposizione, in una stanza della Biblioteca comunale di Casola Valsenio, dove è stato allestito il Centro Studi. I libri – molti dei quali sulla politica, sulla storia e la cultura della Romagna e sulla Resistenza – saranno catalogati e quindi immessi nel sistema bibliotecario della Romagna.

La donazione al Comune di Casola Valsenio nasce dal legame che Zaccagnini aveva stabilito con Casola e con il territorio collinare e montano dove, nella sua abitazione vicina alla chiesa di Sant’Apollinare, sul confine con la Toscana, trascorreva le vacanze insieme alla moglie e ai figli, in compagnia dell’amico parroco Adolfo Morigi e di altri amici casolani. Una frequentazione alla quale si aggiunge l’impegno ricambiato da stima e riconoscenza da parte della popolazione per il contributo dato dal politico allo sviluppo di Casola: basti ricordare la costruzione delle case popolari di S. Apollinare, l’acquedotto di Mercatale e le scuole medie del capoluogo.

Bandiere a mezz’asta per le vittime del Covid

Giornata Nazionale Vittime Covid

Oggi – 18 marzo – è la Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid.

Le bandiere dei Comuni (nella foto quello di Lugo) sono a mezz’asta in memoria di chi ha perso la vita e come vicinanza a tutti i familiari che hanno vissuto la drammatica esperienza della perdita dei propri cari.

Sciopero dei bus, la Cisl: «Toccato il punto più basso per il trasporto pubblico»

Duro attacco a Start Romagna: «Corse saltate, autisti sottopagati, clima aziendale difficile, mancanza di governance»

Bus San Romualdo

Quattro ore di sciopero per sensibilizzare politica e utenti sulla «disastrosa situazione in cui gli amministratori e i dirigenti di Start Romagna stanno trascinando il trasporto pubblico locale della nostra città nel punto più basso mai visto fino ad ora». Lo dichiara Raffaele Rossi a nome della segreteria territoriale e delle Rsa Fit Cisl, annunciando lo sciopero in programma per lunedì 18 marzo.

Le motivazioni secondo i sindacati sono «numerose e decisamente gravi», e vengono elencate: «Mai viste tante corse saltate come negli ultimi mesi, inadempienze che portano poi a pagare penali all’Agenzia della Mobilità; situazione creatasi in primis a causa della difficoltà a reperire autisti, una situazione in qualche modo voluta, poiché nel territorio Ravennate si sta cercando di garantire il servizio (senza riuscirvi) e di lavorare con una decina di autisti in meno su un organico che dovrebbe essere di 138 unità. Difficoltà oramai note quelle della carenza di personale, senza che Start abbia mai voluto veramente trovare delle soluzioni, basti pensare che non si accontentano di risparmiare nel cambio autista con anzianità con uno senza anzianità ma si passa addirittura ad un nuovo autista pagato con stipendi intorno ai 1.200 euro, decisamente insufficienti alla responsabilità della mansione. Sarebbe bastato mantenere lo stesso trattamento economico/normativo anche ai nuovi, in questo modo non ci sarebbero state difficoltà nel reperire autisti».

Tutto il personale – continua Rossi – «è ancora in attesa che vengano pagati i premi aziendali del 2022 e del 2023 che tanto vengono pubblicizzati dall’azienda a mezzo stampa in maniera mistificativa come benefit rivolti ai nuovi assunti ma che nemmeno vengono erogati a tutto il restante personale aziendale».

«Negli ultimi mesi – continua il sindacato – nonostante i tanto sbandierati investimenti sul parco mezzi, a Ravenna saltano corse perché mancano gli autobus sufficienti a garantire il servizio; autobus che vengono però assegnati arbitrariamente in altre parti della Romagna e malgrado i dirigenti aziendali si nascondano dietro a numeri e dichiarino che le corse saltate in provincia siano solo l’1% del totale, per qualche lavoratore o studente in attesa alla fermata malauguratamente sarà sempre il 100% delle corse. La rabbia dei passeggeri che spesso aspettano invano alle fermate un autobus che non passerà mai, si scatena nei confronti dei conducenti che senza colpa si assorbono offese verbali quotidiane (quando va bene) fino a sfociare talvolta in vere e proprie aggressioni fisiche. L’utenza e l’amministrazione ormai si stanno rassegnando e uniformando a questo sistema che non piace a nessuno, si stanno perdendo numeri importanti di passeggeri trasportati a differenza di quando invece nel lontano 2012 veniva raccontato che la fusione sarebbe servita per creare la grande azienda del trasporto pubblico Romagnolo che avrebbe portato economie di larga scala e un miglioramento della qualità del servizio. Inutile investire milioni di euro solamente su autobus ecologici quando non si riesce invece ad investire sul capitale umano che quegli autobus poi li dovrà guidare!».

«Ci troviamo di fronte a sprechi e mancati introiti – continua ancora la nota della Cisl – a causa di innumerevoli consulenze esterne e nuovi sistemi di bigliettazione a bordo dei mezzi che spesso non funzionano o limitano l’ignaro utente a poter acquistare a bordo non più di 1 biglietto a meno che non sia in possesso di innumerevoli carte di credito. Non si sta cercando nemmeno di ridurre l’altissima evasione tariffaria in quanto ci sono intere zone che non vengono controllate poiché le verifiche affidate a una società esterna coincidono con orari d’ufficio lasciando ampio margine di evasione, tutto questo facendo venir meno ulteriori introiti economici che sarebbero utili per il proseguo delle trattative aziendali atte a riportare un minimo di serenità in un’azienda dove oramai il clima è pesantissimo, dovuto non solo alle difficili situazioni economiche ma anche all’impossibilità per il personale a poter usufruire delle ferie».

Nella lunga nota inviata alla stampa, Rossi passa poi alle difficoltà a guidare «con tempi di percorrenza nella maggior parte delle linee inadeguati alla mole di traffico e alle infrastrutture stradali» arrivando poi a denunciare «un clima aziendale difficile dovuto anche ad atteggiamenti nei confronti dei conducenti e del personale imbarcato sui traghetti tra Porto Corsini e Marina di Ravenna, impostato a zero flessibilità con metodi di lavoro che portano a non poter gestire la conciliazione vita-lavoro in quanto spesso e volentieri il personale viene a sapere solo verso le 14 che tipologia di turno o orario dovrà effettuare il giorno successivo, lasciandolo in grave difficoltà nella dura gestione familiare di figli piccoli o genitori anziani».

Nel luglio 2022 – ricordano i sindacati – «è stato sottoscritto in Prefettura a Ravenna un accordo per garantire un numero di conducenti minimi a garantire il servizio, ma purtroppo mai rispettato da Start Romagna e che tutt’oggi noi cerchiamo di rivendicare. Si è arrivati ad esternalizzare anche una parte di servizio a vettori privati affermando che poi tutte le corse sarebbero state garantite invece si è solo abbassata la qualità e la regolarità del servizio stesso poiché soventemente quelle corse non vengono comunque svolte. Anche le difficili relazioni sindacali interne si sono deteriorate quando Start ha deciso di applicare un nuovo accordo sulle officine prevaricando i principi su cui si fondava il protocollo di Costituzione e gli accordi sulle linee guida della stessa Start, sottoscritto sia da Organizzazioni Sindacali, Aziende costituenti ed Enti locali della Romagna. Nemmeno il difficile rapporto in seno alla sicurezza dove anche gli Rls aziendali sono spesso costretti a rivolgersi agli organi competenti in materia di sicurezza sul lavoro, alimentano un clima davvero pesante».

I sindacati sottolineano anche come il direttore generale (Claudio Sanna) si sia dimesso a novembre dopo pochi mesi di lavoro «ed ora ci si ritrova senza una governance ben definita».

«L’accentramento della linea di comando lontana dal territorio porta ad uno scollamento e ad una difficoltà nella gestione di un servizio che dovrebbe essere essenziale per la collettività e per l’ambiente nella ricerca vana di diminuire sempre più l’utilizzo del mezzo privato a favore del mezzo pubblico. La testa della società nella lontana Rimini e la linea di comando nella sede locale di Cesena portano a notevoli difficoltà nella gestione delle criticità quotidiane per incidenti o deviazioni improvvise, impoverendo Ravenna di figure apicali che la avevano sempre contraddistinta per funzionalità ed efficienza. La costituzione di un tavolo negoziale “centrale” sempre più strumentale, ha di fatto sancito il distacco tra i lavoratori e ciò che viene rappresentato in incontri che finiscono per valorizzare la sola “maggioranza numerica” e non più le istanze dei territori. Decisioni che Start Romagna definisce condivise, ma che di fatto vengono frequentemente prese da rappresentanze che sono distanti dal territorio, per lo più sconosciute dai lavoratori di Ravenna e senza le opportune conoscenze delle specificità territoriali».

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