«La nuova piscina comunale non potrà fare grandi eventi perché mancano gli alberghi»

Fabrizio Berlese dirige la “Gambi” a Ravenna da 25 anni (130mila accessi nel 2023) e non ha dubbi sulle destinazioni future per il maxi impianto che costerà 22 milioni di euro e raddoppierà gli spazi acqua: «La città non ha la capacità ricettiva per ospitare atleti e accompagnatori degli eventi internazionali, non si può fare il paragone con Riccione. Per le esigenze locali basterebbe poco più di quello che c’è ora»

IMG 0727«Per le esigenze del nuoto a Ravenna è sufficiente una piscina con dimensioni come quella attuale o di poco superiori. Un impianto molto più grande che punta forte sull’attività agonistica di massimo livello credo che difficilmente possa sostenersi». Lo dice Fabrizio Berlese, direttore della “Gambi” in via Falconieri da 25 anni, cioè la metà dell’esistenza dell’impianto che dispone di una vasca lunga 50 metri (la cosiddetta olimpionica) e una da 25.

Berlese lavora per la società Pool 4.0 di Cento (Ferrara) che gestisce altre quattro piscine tra cui quella di Lugo e nei giorni scorsi ha inaugurato la quinta a Fano: costata 7,3 milioni di euro per quattro vasche (la più grande da 25 metri).

«Quando si parla di come rifare la piscina di Ravenna c’è qualcuno che guarda allo stadio del nuoto di Riccione che ospita eventi internazionali e pensa si possa fare altrettanto – riflette Berlese –. Ma non è così. Perché ci si dimentica il contesto: i grandi eventi da migliaia di presenze tra atleti e pubblico richiedono spazi ricettivi. Riccione ha alberghi per ogni disponibilità economica in un raggio ristretto, a Ravenna ci sono pochi alberghi e solo a mezza pensione».

Ma dire che le dimensioni sono quelle giuste per il contesto ravennate non significa che la piscina vada bene così com’è: «Non è bella e lo dico io che la dirigo. Gli spogliatoi sono piccoli e poco confortevoli, riscaldare bene gli ambienti in inverno è impossibile per gli spifferi e la dispersione, l’apertura del tetto in estate non funziona completamente. Insomma, non c’è da nascondersi: la piscina comunale di Ravenna non invoglia a essere frequentata».

Eppure i frequentatori non mancano. Nel 2023 ci sono state 44mila presenze per il nuoto libero e 84mila tramite le società. Nel 2010 il totale arrivò a 190mila con 70mila di solo pubblico. L’inizio del 2024 sembra in miglioramento: «Nel primo bimestre abbiamo fatto 9mila ingressi e ne facemmo 13mila nel primo quadrimestre 2023». Insomma, la “Gambi” cade a pezzi ma non c’è la fuga: «Vengono gli innamorati del nuoto, quelli che proprio hanno la passione. Un impianto più moderno e accogliente forse attirerebbe qualcuno che oggi sceglie altre strutture meno sportive ma più piacevoli».

Tra le attrazioni della “Gambi” c’è anche l’offerta della vasca olimpionica: «Per i ravennati è considerata la normalità, ma chi gira un po’ sa che non è così. E quindi capita di sentire gente comune che non nuota in quella da 25 come se fosse un disonore. E posso assicurare che non stiamo parlando di Phelps…».

La struttura accusa il tempo che passa: «Venne costruita per ospitare una vasca da 25 metri e poi fu aggiunta una da 50 senza ampliare gli spogliatoi. E non dimentichiamo che è un ambiente che si usura anche per la presenza di cloro e altre sostanze».

La bassa temperatura degli ambienti, dagli spogliatoi a quelli sportivi passando per gli uffici, attira le lamentele di molti utenti: «Le caldaie vanno a 85 gradi, è scritto nero su bianco nel resoconto di una recente ispezione Ausl, ma non c’è modo di riscaldare più di tanto gli ambienti. Soprattutto quando fuori tira vento».

E di conseguenza anche i consumi energetici volano. Un anno fa la foto della bolletta del gas di dicembre 2022 diventò virale fino al punto da essere postata anche da Matteo Salvini: 64mila euro contro i 14mila dello stesso mese 2021. Quest’anno le cifre sono scese, ma Berlese usa un paragone tutto suo per rendere l’idea: «La fattura di un anno fa era un cazzotto da Mike Tyson. Quella di quest’anno è un pugno da me. Sembra che non sia niente, ma è sempre un pugno in faccia». Tradotto in numeri significa che si viaggia comunque a una spesa del 35-40 percento in più rispetto al 2019.

Il progetto di Arco per la nuova piscina ottenne il primo parere favorevole dalla giunta nel 2018 e stimava un tempo di realizzazione di circa un anno. L’idea fu stravolta – allungando i tempi – su richiesta del Comune per andare incontro alle lamentele delle società sportive che non erano disposte ad accettare una chiusura totale della vasca per il tempo dei lavori. «Se il Comune avesse ignorato quelle lamentele oggi avremmo già una nuova piscina. Che darebbe un’offerta in più sul nuoto verticale cioè idrobike e fitness, darebbe spazio all’attività 0-3 anni che oggi è impossibile, darebbe uno spazio all’aperto in estate come alternativa al mare».

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