giovedì
18 Settembre 2025

Beni mobili alluvionati, il viceministro annuncia indennizzi da 5-10mila euro

Galeazzo Bignami a Ravenna per fare il punto sulla campagna elettorale di Fratelli d’Italia. Il sindaco di Ravenna definisce il provvedimento una presa in giro per le famiglie colpite dall’alluvione

L’indennizzo dello Stato agli alluvionati per i danni ai beni mobili sarà una cifra forfettaria di cinquemila euro, massimo 10mila solo in alcuni casi. L’informazione è stata data dal viceministro Galeazzo Bignami stamani, 23 maggio, a Ravenna in occasione di un incontro con la stampa per fare il punto sulla campagna elettorale di Europee e Amministrative.

L’esponente del governo avevano annunciato alcuni giorni fa l’imminente decreto del governo per i beni mobili, ricordando che in passato non sono mai stati rimborsati in occasione di calamità naturali. A fine maggio il provvedimento arriverà al consiglio dei ministri. I beni mobili saranno considerati a vano e per le cucine sarà fatto un discorso a parte.

Il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, definisce il tutto come «una delle peggiori prese in giro alle famiglie alluvionate». Il primo cittadino del capoluogo e presidente della Provincia ricorda di aver incontrato in assemblee pubbliche centinaia di famiglie colpite dall’alluvione: «I danni per molte sono di entità ben diversa. Non so su che pianeta viva Bignami. Una vera vergogna, da cui spero davvero che le altre forze di Governo si vogliano immediatamente dissociare, e su cui le opposizioni parlamentari diano battaglia. I romagnoli e le imprese colpiti sanno bene che sono arrivati pochi spiccioli e che il ristoro del 100 percento dei danni è un lontano miraggio».

Studenti in tenda a Ingegneria: chiedono che l’Università si schieri contro Israele

Il presidio nel cortile in via Tombesi dall’Ova è approvato dal senato accademico e non interferisce con lo svolgimento delle lezioni. I promotori contestano il ruolo di aziende come Eni, Leonardo, Snam e Med-Or

È in corso da ieri, 22 maggio, un’occupazione di alcuni spazi del corso di laurea in Ingegneria a Ravenna, al 55 di via Tombesi dall’Ova. L’acampada pro Palestina è coordinata dall’organizzazione studentesca autogestita Cambiare Rotta Emilia-Romagna e nasce sull’onda delle recenti mobilitazioni dei collettivi universitari bolognesi. L’occupazione è stata approvata dal senato accademico e non interferisce con il normale svolgimento delle lezioni.

Nella corte interna di via Tombesi sono state montate una decina di tende e piccole aree per il ristoro e il dibattito. Sul posto nella mattinata odierna, una quindicina di persone, studenti e non, ma il numero varia a seconda degli orari e degli eventi organizzati: «Il primo giorno, durante la preparazione dell’accampamento eravamo più di 50 – spiega Viola, studentessa di Cooperazione internazionale che in questo frangente si fa portavoce degli occupanti –. Ogni giorno vengono organizzati momenti di incontro, assemblea e socialità come cene e apertivi, in cui registriamo una maggiore affluenza. L’occupazione è aperta a tutti, anche al di fuori del mondo studentesco. Le stesse tende sono a disposizione di chiunque voglia passare la notte qui per aiutare a portare avanti il presidio».

A oggi non è prevista una data di fine dell’occupazione, ma è certa la partecipazione dell’organizzazione studentesca al corteo cittadino del 25 maggio a sostegno della Palestina. Si guarda anche alla mobilitazione nazionale delle acampade contro il governo (1 giugno) e all’assemblea nazionale del 2 e 3 giugno.

Tra le richieste degli studenti ci sono una presa di posizione da parte dell’università di Bologna e del suo rettore sul cessate il fuoco a Gaza e contro il genocidio, la cessazione di ogni accordo con le entità israeliane e degli accordi con le industrie della guerra, come Leonardo e Med-Or e l’interruzione degli accordi con Snam e Eni, ritenute entrambe industrie a supporto di Israele. La facoltà di ingegneria ravennate ospita da alcuni anni un corso internazionale in Offshore Engineering, supportato dalla stessa Eni, e anche per questo è stata scelta come luogo di occupazione.

Sulla pagina social @ravennastudents4palestine è possibile trovare ogni giorno il programma degli appuntamenti sociali o divulgativi, che coinvolgono attivisti, esperti e professori: «Speriamo nel massimo coinvolgimento dei docenti dell’università di Bologna, e del suo rettore. Fino a pochi mesi fa era vietata la creazione di spazi di dialogo sul tema. L’università sostiene di non potersi schierare politicamente, ma nel caso di conflitto tra Russia e Ucraina non è stato così».

Elezioni: 871 candidati in 57 liste per i 196 seggi in 14 consigli comunali

L’8 e il 9 giugno saranno chiamati al voto 123mila cittadini. Gli aspiranti sindaci sono 35. Ballottaggio possibile solo a Lugo e Bagnacavallo. Cotignola e Casola invece hanno un solo candidato

ElezioniLe prossime elezioni amministrative dell’8 e 9 giugno riguarderanno 14 comuni su 18 in provincia di Ravenna e per 196 seggi da consigliere comunale ci saranno 871 candidati suddivisi in 57 liste a sostegno di 35 candidati sindaci.

Sono i numeri che emergono dalle pubblicazioni disponibili sul sito della prefettura di Ravenna che riepilogano tutti i nomi.

Saranno chiamati alle urne quasi 123mila cittadini su un totale di 163mila abitanti nei 14 comuni. Solo tre municipi hanno più di 15mila abitanti dove è previsto un eventuale secondo turno di ballottaggio tra i due sindaci più votati nel caso in cui nessuno raggiunga la metà più uno dei voti al primo turno. Nella realtà dei fatti solo Lugo e Bagnacavallo possono avere il ballottaggio perché Cervia ha solo due candidati.

Curiosità già segnalata invece per quanto riguarda Casola Valsenio e Cotignola: in campo un solo candidato che ha bisogno di un affluenza al 40 percento perché il voto sia valido.

I componenti dei consigli comunali dei 14 comuni al voto in provincia di Ravenna:

Alfonsine 16
Bagnacavallo 16
Brisighella 12
Casola 10
Castel Bolognese 12
Cervia 16
Conselice 12
Cotignola 12
Fusignano 12
Lugo 24
Massa Lombarda 16
Russi 16
Sant’Agata 10
Solarolo 12

Il giro del mondo di “Beaches Brew”: dal 4 al 6 giugno i concerti all’Hana-Bi

In spiaggia a Marina di Ravenna 18 artisti provenienti da 11 Paesi diversi. Il programma

Yalla Miku Les Trans 2023 Carlos Cruz Hor
Yalla Miku

Da martedì 4 a giovedì 6 giugno torna a Marina di Ravenna il festival di musica rock (in senso lato) Beaches Brew, con ingresso sempre libero, al bagno Hana-Bi con l’organizzazione dell’associazione culturale Bronson.

LAMBRINI GIRLS
Lambrini Girls

18 artisti, 11 diversi paesi del mondo (Niger, Pakistan, Cuba, Kenya, Stati Uniti, Canada, Svizzera, Ghana, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito), 7 debutti nazionali per una line-up che riflette al meglio l’approccio di ricerca trasversale e inclusivo del progetto, attraverso le diverse direttrici sonore del contemporaneo: al glam No Wave degli Special Interest da New Orleans farà da controcanto il rock blues contaminato con i ritmi della musica africana dei nigerini Etran De L’Aïr; al punk tagliente delle inglesi Lambrini Girls, tra le protagoniste più interessanti della scena alternativa di Brighton, si affiancherà il suono onirico del fenomenale Ustad Noor Bakhsh, maestro pakistano del Benju (cetra a tasti tipica del Belucistan) che a settantotto anni è diventato un caso a livello globale grazie al  suo album di debutto Jingul, pubblicato lo scorso anno dalla britannica Hive Mind Records; gli alfieri della ghettotech di Detroit (genere emerso negli anni Novanta come una fusione tra la techno underground della Motor City e il rap mainstream) HiTech, il cui debutto Détwat è stato inserito tra i migliori dischi del 2023 da due magazine di riferimento come Pitchfork e The Fader, condivideranno il palco dell’Hana-Bi con il sorprendente quartetto inglese University, che unisce emo, punk e hardcore in un’alchimia quasi mistica; la trascinante New Wave Disco del collettivo Baby’s Berserk, diviso tra Toronto e Amsterdam (il suo debutto omonimo è uscito a settembre per la berlinese Toy Tonics), si confronterà con il pop esplosivo del kenyano Kabeaushé, capace di fondere psych-soul, gospel, trap e freak funk per dare vita a live-performance al limite dell’esperienza rituale; e ancora, l’elettronica beat-based tra afro e influenze tribali di IchBinBob (alias del producer Bob Nowhere, nato a Manchester da genitori italiani) incontrerà l’electro-dance incendiaria di R.Y.F., tra le scoperte più intriganti di casa Bronson Recordings, uscita a inizio aprile con il nuovo album Deep Dark Blue che vede la partecipazione di Moor Mother e Skin; infine, le influenze latino-americane della selector cubana Cami Layé Okùn, con il suo funk afro-caraibico, saranno il perfetto complemento al djset tra post-dubstep e garage di Cemento Atlantico (alter ego del producer Alessandro “ToffoloMuzik” Zoffoli, anche lui in uscita nel 2024 per Bronson Recordings) e al groove di Dj Fitz, ospite immancabile della serata di chiusura del festival.

Etran 2023 C Photo By Larry Hirshowitz
Etran De L’Air

Doppia presenza a Beaches Brew nel 2024 per Nyege Nyege, collettivo fondato undici anni fa a Kampala (Uganda) per sostenere la musica di artisti africani, che organizza eventi, residenze, festival e gestisce due etichette discografiche: a Beaches Brew presenterà Aunty Rayzor, producer nigeriana che fonde potenti beat hiphop con l’afrohouse, utilizzando sia l’inglese che il nativo linguaggio Yoruba, e la franco ghanese , artista poliedrica che porterà a Marina di Ravenna l’inedito universo sonoro del suo debut album Cociage (Hakuna Kulala, 2023), tra ambient spettrale, post punk e polifonie a cappella.

Tre saranno invece gli artisti di casa Bongo Joe, etichetta nata dall’omonimo negozio di dischi di Ginevra, all’Hana-Bi per presentare Yalla Miku, ensemble che unisce musicisti provenienti dall’Africa e protagonisti della fervida scena musicale elvetica in un mix elettrizzante di strumenti tradizionali (gnawa marocchino, guembri, krar), house, elettronica e groove krautrock; Meril Wubslin, progetto losannese fondato da Christian Garcia (Velma) con Valérie Nideroest (Toboggan) e David Costenaro (Vitas Gerulatis), che fonde blues, folk, post-rock e dub in un amalgama ipnotico, e il duo Cyril Cyril, formato dai fratelli Cyril Yeterian e Cyril Bondi, che attraverso chitarra, batteria e synth percorre abilmente la tradizione musicale orientale, africana e occidentale creando un’atmosfera psichedelica capace di spaziare dal folk al rock.

Ad arricchire il programma musicale di Beaches Brew, anche quest’anno un momento di approfondimento e di networking dedicato alle tematiche che animano il mondo della musica internazionale: Against the Stream: come le piattaforme di streaming musicale hanno cambiato l’industria musicale è il titolo del panel che mercoledì 5 giugno alle ore 15 vedrà protagonisti sulla spiaggia dell’Hana-Bi artisti, giornalisti e professional, un confronto aperto, moderato da Valerio Bassan (autore e digital strategist, firma di D di Repubblica), sui nuovi modelli di distribuzione sulle opportunità e le sfide presentate da queste nuove pratiche. Tra gli ospiti confermati a oggi Gaia Ponzoni, Marketing e communication specialist di Believe M.A.S.T. (Music Artist Services Team) e Michal Parizek, editor-in-chief del magazine ceco Full Moon.

Info sul sito beachesbrew.com e sui canali social del festival.

IL PROGRAMMA GIORNO PER GIORNO

martedì 4 giugno
19:30 Meril Wubslin CH presented by Bongo Joe – Roof Stage
20:30 Cyril Cyril CH presented by Bongo Joe – Roof Stage
21:20 Ustad Noor Bakhsh PK italian debut – Beach Stage
22:15 Yalla Miku CH presented by Bongo Joe Roof Stage

23:20 Etran De L’Aïr NE – Beach Stage
00:20 Dj Fitz UK dj set

mercoledì 5 giugno
19:30 R.Y.F. IT – Roof Stage
20:30 Baby’s Berserk NL/CA italian debut – Roof Stage
21:20 University UK italian debut – Beach Stage
22:15 Lambrini Girls UK italian debut – Roof Stage
23:20 Special Interest US italian debut – Beach Stage
00:20 Cemento Atlantico IT dj set

giovedì 6 giugno
19:30 IchBinBob IT – Roof Stage
20:30 Pö GH/FR presented by Nyege Nyege – Roof Stage
21:20 Kabeaushè KE italian debut – Beach Stage
22:15 HiTech US italian debut – Roof Stage
23:20 Aunty Rayzor NE presented by Nyege Nyege – Beach Stage
00:20 Dj Cami Layé Okùn CU dj set

Alluvione, cosa (non) è cambiato. Mancano le strategie di adattamento al mare

Oggi la politica locale ammette che non bisogna più costruire, ma il cemento già colato resterà ad amplificare i danni dei prossimi forti temporali e altro ne arriverà

Andrea Bernabini
Una foto dell’alluvione di Andrea Bernabini pubblicata nel libro-catalogo del Ravenna Festival, di cui parliamo a questo link

Un anno fa è avvenuta l’enorme alluvione che ha inondato la Romagna, compresa una gran parte della provincia ravennate. Con le forti piogge durate 48 ore consecutive, tra il 15 e il 17 maggio 2023 sono esondati 21 fiumi, provocando allagamenti diffusi in 37 comuni e circa 250 gravi frane. I morti sono stati 17, gli sfollati oltre 20.000, tra cui moltissimi hanno dovuto buttare tutto ciò che avevano nelle proprie case. I danni certificati all’Unione europea hanno toccato gli 8,5 miliardi.

Ma questi numeri hanno l’effetto di storicizzare un evento passato, mentre le ferite dell’alluvione sono ancora aperte e con esse il dibattito sulle conseguenze del riscaldamento globale che stiamo vivendo. Un dibattito che, allora come oggi, la politica tende a ridurre all’eccezionalità degli eventi meteorologici, anziché riflettere sulle cause antropiche che provocano o aggravano questi fenomeni.

Nei giorni successivi all’alluvione, il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha ripetutamente addossato le cause alla quantità eccezionale di pioggia. Che è stata senz’altro la responsabile naturale dell’evento (di certo più delle nutrie che fanno le tane lungo gli argini, su cui hanno puntato il dito alcuni sindaci), ma che è solo una parte della verità. Ciò che la politica locale non ha ammesso è che la copiosa acqua si è abbattuta su un suolo troppo impermeabilizzato.

Forti temporali, trombe d’aria e mareggiate vengono trattati dai media come eventi occasionali, spesso con termini fantasiosi come “bombe d’acqua”; ma la scienza è concorde nell’affermare che questi fenomeni sono sempre più intensi e frequenti a causa della crisi climatica provocata dall’inquinamento umano. Quando poi le forti piogge si abbattono in luoghi ricoperti di cemento, con edifici costruiti troppo vicino ai corsi d’acqua e terreni privi di alberi che possano trattenere gli smottamenti, le conseguenze disastrose si amplificano. Soprattutto se sono anche giorni di mare grosso e i fiumi non riescono a scaricare perché le onde spingono dalla parte opposta, come accaduto un anno fa.

In sostanza, l’alluvione è stata il frutto della combinazione tra riscaldamento globale, cementificazione, disboscamenti e malgoverno. Negarlo o semplificare le cause favorisce la tendenza a restare immobili e passivi, a non correggere le decisioni sbagliate e a continuare a farne di peggiori.

La frase più ripetuta da Bonaccini in quei giorni drammatici è stata «ricostruiremo tutto», mentre lo scorso marzo, durante un incontro con i sindaci delle zone alluvionate, il governatore ha detto che «non si potrà mai più costruire nei territori allagati». Gli appelli e gli studi scientifici lo chiedevano già da anni, ma per far aprire gli occhi alla politica sulla crisi climatica, l’unico modo efficace sembrano essere le catastrofi e i morti. Tuttavia, così non si agisce con lungimiranza e prevenzione, bensì secondo una logica emergenziale e tardiva. In ogni caso, rispetto a queste intenzioni – per ora solo a parole, peraltro in campagna elettorale – viene da restare scettici: d’altronde la nostra regione nel 2017 si è dotata di una legge definita “contro il consumo di suolo”, che è in realtà una norma ingannevole e auto-assolutoria per permettere di continuare la cementificazione indiscriminata. E anche volendosi fidare di questa improvvisa intenzione a cambiare rotta, purtroppo è ormai tardi e tanti danni irreversibili sono stati fatti. Secondo i dati Ispra, l’Emilia-Romagna è la terza regione italiana per consumo di suolo e la provincia di Ravenna è la terza in regione nel triennio 2020/22, con più di 275 ettari cementificati pari al 14,8% del consumo regionale. Nella classifica dei 20 comuni italiani col maggiore consumo di suolo, 7 sono emiliano-romagnoli, tra cui Ravenna in tredicesima posizione. Il cemento già colato resterà ad amplificare i danni dei prossimi forti temporali, e altro ne arriverà a causa dei permessi edilizi ormai rilasciati per i prossimi anni.

Nell’antichità, la Romagna era una grande palude in cui non si distingueva il confine fra la terra e l’acqua; un’area umida enorme e ricca di biodiversità, ma anche povera e malsana per viverci. L’aspetto che ha oggi la nostra terra è conseguenza delle bonifiche iniziate nel Medioevo e proseguite fino alla seconda metà del Novecento, che hanno generato fertilità e sviluppo economico. Oggi si tende a pensare che sia sempre stato così, invece si tratta di una piccola parentesi artificiale dentro le ere geologiche. Una parentesi che oltre al benessere, ha però comportato un’eccessiva antropizzazione: i fiumi deviati e cementificati provocano erosioni e inondazioni con cui stiamo facendo i conti, ora che l’acqua sta tornando a sommergere la pianura padana. Non si tratta della proiezione di ipotetiche mappe sull’Adriatico che nel 2100 bagnerà Bologna (e che anzi, hanno l’effetto controproducente di allontanare il problema in un futuro che non ci riguarda), bensì di un fenomeno già in corso ora.

Ad oggi il governo Meloni, pur promettendolo, non ha ancora indennizzato i mobili e gli elettrodomestici distrutti dagli allagamenti, che rappresentano una cifra ingente. Ma con l’aumentare della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi – che è inevitabile anche se dovessimo smettere di inquinare dall’oggi al domani, poiché i gas climalteranti hanno innescato processi irreversibili – anche i costi saranno sempre più alti e insostenibili. Perciò oltre che parlare di risarcimenti, e anziché pensare che tutto potrà continuare come prima, si potrebbe iniziare a pianificare le strategie di adattamento e arretramento al mare che avanza, di cui l’alluvione è stata una delle manifestazioni.

Alluvione, al Villaggio del Fanciullo un centro di sostegno psicologico ed educativo

È stato inaugurato nei giorni scorsi un centro polifunzionale socio-sanitario all’interno del Fondazione Nuovo Villaggio del Fanciullo di Ravenna. Si tratta di un progetto di sostegno psicologico ed educativo per bambini, adolescenti e famiglie del territorio romagnolo dopo l’alluvione di maggio 2023.

Finanziato dalla Fondazione Prosolidar (fondazione filantropica bancaria finanziata in parte dai lavoratori bancari e in parte dagli Istituti di credito), il progetto vede come partner anche l’Università Roma Tre e l’università di Bologna, oltre a diverse realtà locali.

Il centro è ad accesso gratuito e vuole diventare punto di riferimento in provincia per bambini (dai 3 ai 12 anni), adolescenti (dai 13 ai 18 anni) e famiglie che presentino una certa vulnerabilità emotiva causata dai danni subiti dall’alluvione.

Il centro è gestito sia da professionisti interni della Fondazione (tra cui psicoterapeuti, educatori, mediatori culturali) che da esterni come formatori, professori universitari e supervisori. Il centro lavora su più livelli di intervento: dai servizi specialistici in ambito di psicologia dell’emergenza, psicoterapia, pedagogia e formazione, fino alla organizzazione di servizi educativi extra-scolastici come centri estivi e doposcuola.

I servizi educativi proposti includeranno attività non solo didattiche ed educative ma anche ricreative poiché, la stessa Fondazione, è proprietaria di strutture sportive e culturali adiacenti al centro polifunzionale e di un orto di 3 ettari dove verranno svolte attività outdoor a contatto con la natura e il lavoro della terra. Nello specifico, partirà un Cre per bambini dai 6 ai 14 anni, dal 10 giugno al 6 settembre, a tariffa agevolata grazie proprio al contributo di Fondazione Prosolidar.

A Porto Fuori torna il memorial “Cortesi”, per ricordare Paolone

Paolone
Paolo Cortesi, detto “Paolone”

Torna domani, venerdì 24 maggio, il “Memorial Paolo Cortesi”, giunto alla quarta edizione. Si tratta di un torneo di calcio giovanile organizzato da figli e amici per ricordare lo storico dirigente dell’Azzurra Rinascita – per tutti “Paolone” – scomparso nel gennaio del 2019.

L’appuntamento è al campo sportivo Miserocchi di Porto Fuori, dalle 18.30, con un triangolare tra i padroni di casa del Porto Fuori, il Faventia e la Due Emme, categoria Under 16.

Durante la manifestazione sarà aperto uno stand gastronomico ed è previsto un intrattenimento musicale.

Info: 338 9781449.

Una serata dedicata alla darsena di Ravenna al festival “Inno al perdersi”

Con le foto (e la musica) di Adriano Zanni e la proiezione de “Il deserto rosso”

Adriano Zanni
Foto di Adriano Zanni

È iniziata la seconda edizione del festival diffuso “Inno al perdersi”, che invita a esplorare e riscoprire il territorio in abbandono attraverso sei azioni culturali, organizzate da Spazi Indecisi.

Proiezioni, dj-set, incontri, memorabilia, escursioni e un concerto di musica barocca in una villa settecentesca, dal 22 al 27 maggio.

Da segnalare l’appuntamento “ravennate” di giovedì 23 maggio a Forlì – all’ex deposito delle corriere, oggi Exatr – con “Requiem”, una serata dedicata alla Darsena di Ravenna, a pochi giorni dalla demolizione delle torri Hamon dell’ex raffineria Sarom.

La serata parte alle 18 con l’inaugurazione della mostra fotografica “Sites forsaken then forgotten” a cura di Adriano Zanni; un viaggio fra capannoni, architetture industriali, navi alla deriva che racconta le trasformazioni e la progressiva cancellazione della storia industriale e sociale della Darsena.

Segue alle 19 il live set sempre a cura di Adriano Zanni, in versione musicista elettronico.

Alle 21 è prevista la proiezione – in occasione del sessantesimo anniversario – del film Il deserto rosso di Michelangelo Antonioni, a cui seguirà una serie di interventi critici sul film e sul paesaggio post industriale della Darsena a cura di Matteo Lolletti (regista e documentarista), Claudio Angelini (direttore Città di Ebla),  Francesca Santarella (Italia Nostra) e Alberto Giorgio Cassani (docente di Elementi di architettura e urbanistica).

Per ulteriori informazioni sul programma e sugli altri eventi in programma: www.spaziindecisi.it/inno-al-perdersi-2024/

Abbandono indiscriminato di rifiuti: 500 multe in un anno e mezzo a Ravenna

In due si nascondevano dietro a cappuccio e occhiali da sole, ma le telecamere hanno ripreso la targa…

Abbandono Rifiuti

Proseguono i controlli della Polizia Locale di Ravenna per contrastare il fenomeno dell’abbandono indiscriminato di rifiuti. Per combattere più efficacemente il problema (in diversi casi, si tratta di rifiuti ingrombranti, come mobili o elettrodomestici), negli ultimi anni sono state posizionate “fototrappole” che consentono un maggior controllo del territorio e permettono di individuare i trasgressori.

Da gennaio a dicembre 2023 – rende noto il comando – sono stati 716 gli accertamenti effettuati tramite fototrappole, dai quali in 406 casi (circa il 57%) si è risaliti agli autori degli illeciti e alla contestazione del relativo verbale; nel 2024 sono 103 le violazioni sinora rilevate e 40 (il 39% circa) i verbali scaturiti a carico dei responsabili.

Una circostanza curiosa nella quale si sono trovati ad operare gli agenti della Sezione Ambiente e Benessere Animale, deputati a tali verifiche, è quella emersa nei mesi scorsi quando, osservando le registrazioni, si accertò che due uomini, a bordo di un furgoncino, si erano portati presso l’isola ecologica di Lido di Savio, in Piazza Forlimpopoli, e avevano scaricato parecchi sacchi di rifiuti nei cassonetti, indossando occhiali da sole e cappuccio nel tentativo di non essere riconosciuti e farla franca. Non avevano però considerato che la zona era sorvegliata da fototrappole, che avevano immortalato la targa del veicolo. I due (nella foto) sono quindi stati rintracciati, hanno dovuto ammettere le loro responsabilità e pagare una sanzione di circa 500 euro (per errato conferimento di rifiuti in cinque diversi cassonetti: 104 euro per ogni violazione).

Le verifiche, sia su segnalazione che di iniziativa, hanno interessato le zone centrali e periferiche della città ma anche le frazioni e le località balneari senza la prevalenza di una zona rispetto a un’altra.

Le sanzioni comminate variano in base alla natura del materiale abbandonato e sono raddoppiate se a commettere gli illeciti è un’impresa.

Il regolamento sul conferimento dei rifiuti prevede, nello specifico, sanzioni che vanno da 52 euro, in caso di non corretto conferimento dei rifiuti, fino a 300 euro per chi abbandona rifiuti ingombranti; 166 euro è la sanzione prevista per il trasgressore non residente nel comune che conferisce i rifiuti, mentre l’abbandono di rifiuti considerati pericolosi comporta una denuncia all’autorità giudiziaria, come previsto dal testo unico ambientale.

Nel corso del 2023 sono state 318 le segnalazioni inerenti l’abbandono di rifiuti raccolte dalla Sala Operativa e circa 80 quelle ricevute dall’inizio dell’anno.

ScrittuRa Festival sbarca a Lugo con quattro giorni tra letteratura e divulgazione

Tra il 23 e il 29 maggio arrivano tra i tanti Claudia Durastanti, Massimo Polidoro, Francesca Giannone e Helena Janeczek

Doppia Missitalia Di Claudia Durastanti, Credit: Lorenzo Poli
Claudia Durastanti

ScrittuRa Festival arriva a Lugo per quattro giornate di incontri tra letteratura e divulgazione. Il primo appuntamento è per giovedì 23 maggio al chiostro del Carmine (ore 17) con la giallista italo-americana Ben Pastor e La fossa dei lupi o come proseguono I promessi sposi (Mondadori), in cui Renzo, Lucia, Don Abbondio, l’Innominato sono i grandi e indimenticabili personaggi de I promessi sposi. Ma cosa succede quando ce li ritroviamo davanti a tre anni di distanza dall’inizio delle loro avventure nel novembre del 1628? La scrittrice dialoga con Patrizia Randi.

Si prosegue alle 18.30 con l’intellettuale Elena Loewenthal, autrice di Breve storia (d’amore) dell’ebraico (Einaudi), in dialogo con Matteo Cavezzali. Una lingua antica e nuova, bella e aspra ma talora dolcissima, scarna ed eloquente. L’ebraico è antichissimo e non è mai morto. Alle 21 chiuderà la prima serata, sempre al chiostro, Francesca Giannone, che è stata l’autrice più letta in Italia nel 2023 con La portalettere (Nord). Il suo romanzo è ambientato in Salento nel 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime. Dialoga con l’autrice Maria Chiara Sbiroli, direttrice della biblioteca Trisi.

Venerdì 24 maggio sarà Romana Petri ad aprire la giornata al chiostro del Carmine (ore 17) con Tutto su di noi (Mondadori). L’autrice tre volte finalista del premio Strega, dopo aver raccontato la vita di Jack London e Antoine de Saint-Exupéry ci porta a conoscere Marzia che cerca la perfezione. Dialoga con Teodorica Angelozzi. Alle 18.30 sarà ospite Daniele Mencarelli, che dopo il grande successo di Tutto chiede salvezza, da cui è stata tratta la fortunata serie Netflix, è tornato a confrontarsi con il linguaggio poetico in Degli amanti non degli eroi (Mondadori). L’incontro sarà moderato dagli studenti del Polo tecnico professionale di Lugo. Alle 21 ci si sposta al Pavaglione per il divulgatore Massimo Polidoro, che, in dialogo con Matteo Cavezzali, ci porterà ne La meraviglia del tutto (Mondadori), una conversazione sui massimi sistemi nata dall’ultimo incontro con Alberto Angela, per cui la meraviglia del tutto è una lezione di vita.

Massimo Polidoro 2
Massimo Polidoro

Sabato 25 maggio si torna al chiostro del Carmine (ore 17) con Ilaria Maria Dondi, che presenterà Libere: di scegliere se e come avere figli (Einaudi), saggio sulla maternità e gli obblighi delle donne nella società contemporanea, in dialogo con Maria Chiara Sbiroli. Dopo di lei, alle 18.30, ecco la scrittrice italo-americana Claudia Durastanti con Missitalia (La nave di Teseo). Dopo il successo internazionale di La straniera, Durastanti torna con un libro percorso dalle figure magiche e sfuggenti di tre donne. Dialoga con Patrizia Randi. Alle 21, infine, al Pavaglione si da spazio al divertimento e alla comicità culinaria di Niccolò Califano e Matteo Cavezzali con Pop Artusi. Il caustico cuoco-dottore di Masterchef e lo scrittore romagnolo raccontano le origini della ossessione italiana per il cibo in una serata divertente con tante curiosità sulla nostra tavola.

Niccolò Califano
Niccolò Califano

Domenica 26 maggio (ore 17) la filosofa Lucrezia Ercoli ci porta alla scoperta de Lo spettacolo del male. Da Squid Game al True crime: perché abbiamo bisogno 
di mostri (Ponte alle Grazie). Perché siamo così attratti dalla rappresentazione del male? Un’analisi sorprendente del nostro lato oscuro attraverso grandi produzioni della cultura di massa. Alle 18.30 la vincitrice del Premio Strega Helena Janeczek ripercorre in Il tempo degli imprevisti (Guanda) il Novecento dall’inizio, rivivendo dall’interno di ogni personaggio il passato non ancora concluso. Dialoga con Giuditta Lughi. Alle 21 al Pavaglione c’è quindi Nello Cristianini – massimo esperto di AI – con Machina Sapiens (Il Mulino). Le macchine possono pensare? Come cambieranno la nostra vita le Intelligenze Artificiali? Dialoga con Matteo Cavezzali.

Il festival si chiuderà mercoledì 29 maggio al teatro Binario di Cotignola (ore 21) con Francesco Costa e Frontiera (Mondadori): un sorprendente viaggio on the road negli Stati Uniti alla vigilia delle elezioni presidenziali, all’esplorazione di un paese che rivela un po’ del nostro futuro, nel bene e nel male. Dialoga con Matteo Cavezzali.
Info: scritturafestival.com.

L’invasione di marionette e burattini, anche per adulti. Torna “Arrivano dal mare!”

Teatro Attori Almagià
3 Pigs

Sarà ancora una volta una festosa invasione di marionettisti e marionettiste, di pupari, burattinaie e burattinai, teatranti, artisti visivi, musicisti, amanti dell’arte della figura di ogni età. È il programma della 49esima edizione del festival internazionale dei burattini e delle figure Arrivano dal Mare! che si tiene dal 22 al 26 maggio in contemporanea a Ravenna e Gambettola.

Sessanta spettacoli portati in scena da 32 compagnie provenienti da varie parti d’Italia e dall’estero (Francia, Spagna, Belgio, Danimarca, Israele, Repubblica Ceca), 3 mostre, una installazione, laboratori per adulti e bambini, un corso di alta formazione, una conferenza internazionale, presentazioni di libri: sono gli eventi che compongono il cartellone dell’edizione 2024 per la direzione artistica del Teatro del Drago, storica compagnia e Famiglia d’Arte di marionettisti e burattinai che organizza con il sostegno dei Comuni di Ravenna e di Gambettola, di Ater Fondazione, della Regione Emilia-Romagna e del Ministero della Cultura.

Tra le novità, una rassegna notturna di spettacoli dal tema comico-erotico, per il pubblico adulto.

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La serata inaugurale del festival, oggi, mercoledì 22 maggio al Teatro Rasi di Ravenna (ore 21), propone in prima nazionale Edith and me, il nuovo spettacolo di Yael Rasooly, artista israeliana di grande talento, per la regia di un altro grande maestro della scena internazionale: Neville Trenter. Yael, già ospite del Festival in precedenti edizioni, è una delle performer più intense, creative, drammatiche ed ironiche della scena mondiale di teatro di figura.
In questo lavoro, porta lo spettatore in un viaggio immaginativo, colorato, e avventuroso, un percorso altalenante che, da istericamente divertente, in un momento può diventare doloroso e commovente. Yael controlla tutte le marionette dello spettacolo e dà loro vita e movimenti in modo elegante e virtuoso, e inoltre comunica con nervi e anima, facendo emergere una vasta gamma di emozioni.

Gli spettacoli per le famiglie tra giardini e teatri

Bambini e famiglie hanno un ruolo importante per il festival “Arrivano dal mare” che propone un ricco programma in pomeridiana a ingresso gratuito a loro dedicato con gli intramontabili burattini, ma anche linguaggi contemporanei e d’impatto visivo.
I luoghi all’aperto di Ravenna sono quelli caratteristici della Rocca Brancaleone e dei giardini pubblici mentre a Gambettola le vie del centro dal teatro comunale a piazza Pertini.
Questo il programma. Mercoledì 22 maggio ore 17 ai giardini pubblici di Ravenna Le (dis)avventure di Pippogrifo con Esther Grigoli al suo debutto come burattinaia, il giorno successivo (alla stessa ora) ci si sposta alla Rocca con un’altra performer femminile: Emanuela Belmonte della Compagnia della Settimana dopo che presenta uno spettacolo di teatro, clownerie e pupazzi alieni, Area 52. Sempre alla Rocca Brancaleone e allo stesso orario lo spettacolo del 24 maggio con i burattini della tradizione bergamasca Gioppino a Venezia in cerca di fortuna della compagnia Baraca & Boratì, una famiglia d’arte, I Roncelli, che da nonno a nipote sta trasmettendo questa antica tradizione lombarda. Sabato 25 sempre alle ore 17 è la volta di un’altra famiglia d’Arte I Niemen, la famiglia di burattinai più antica del Piemonte in attività, che porterà uno dei suoi cavalli di battaglia: L’acqua miracolosa.
Gran finale a Gambettola domenica 26 maggio ore 15.30 con La festosa parata dei pesci koinobori, Fish parade a cura di Michele Cafaggi e i bambini e le bambine della scuola primaria di Gambettola, con la gentile partecipazione della Banda di Gambettola; e a seguire in piazza Pertini ancora i meravigliosi burattini tradizionale di Bruno Niemen.

Ma il programma per le famiglie continua nei teatri (Almagià, Rasi museo Mar a Ravenna e sala Fellini e teatro comunale a Gambettola) con spettacoli di circo, di teatro e di danza, a partire dalla prima infanzia fino all’adolescenza.
Per la fascia 5-10 anni gli appuntamenti a Ravenna sono alle Artificerie Almagià. Si apre il sipario con Spinnu (22 maggio ore 10 e 18) della giovane regista Mariasole Brusa, dove la burattinaia circense Erika Salamone affronta il tema della solitudine. Piccolo Sushi (23 maggio ore 18) della performer danzatrice Michela Marrazzi affronta il tema della identità di genere. Il 24 maggio alle 18.00 l’invito è per Officina Prometeo del burattinaio Francesco Picciotti con una storia che narra di come furono inventati tutti gli animali, umani compresi. A Gambettola l’appuntamento è domenica 26 maggio al teatro alle 18.30 con Crakrà Punk, ultimo spettacolo di Marco Lucci, produzione Fontemaggiore.
Per i più piccoli (3- 4 anni) da non perdere: la compagnia danese Teatret OM, con Cat, Bird, Fish, viaggio poetico nell’universo fatto di colorate geometrie del pittore tedesco Ernst Paul Klee che sarà alla sala Pertini di Gambettola il 22 maggio ore 10 e 17 e al Mar di Ravenna il 24 maggio (agli stessi orari).
Sabato 25 maggio due gli appuntamenti in teatro per le famiglie: ore 16 a Ravenna alle Artificerie Almagià con un classico della letteratura per l’infanzia: 3 Pigs. Cosa è casa, per la prima partecipazione al festival di Campsirago Residenza; a Gambettola al Comunale alle 17 con la compagnia spagnola Teatro de Titeres Los Duendes che porta Pluma Guitarra Y Papel.
Domenica 26 a chiusura del festival due belle sorprese all’Almagià; alle 10 La sinfonia dei colori (teatro su nero), l’ultima produzione del Teatro dei Colori di Avezzano e alle 11 Caro lupo di Drogheria Rebelot, ospite nell’autunno 2023 del Festival internazionale di Charleville.

L’emozione della Creazione del “padre della sinfonia”

Parla il Maestro Ottavio Dantone, direttore dell’accademia bizantina alle prese con l’oratorio sacro di Haydn

Ottavio DantoneL’oratorio sacro è un genere musicale poco frequentato nelle sale da concerto, tuttavia, soprattutto nel periodo compreso tra metà Seicento e l’Ottocento fu assai diffuso grazie alla sua caratteristica, ossia di descrivere e diffondere vicende bibliche. Nella XXXV edizione del Ravenna Festival ci sarà la possibilità di ascoltare uno dei più importanti oratori di tutti i tempi, Die Schöpfung (la Creazione), composto da Franz Joseph Haydn. Nella cornice della Basilica di Sant’Apollinare in Classe il 24 maggio alle 21.30 sarà l’Accademia Bizantina a interpretare questa formidabile composizione, alla cui guida sarà, come di consueto, il direttore e clavicembalista Ottavio Dantone.

Maestro, come si inseriscono gli oratori nella produzione haydniana?
«La produzione di un compositore nel Settecento dipende dalla vita che egli ha condotto. Haydn ha avuto poche commissioni di questo tipo. All’epoca, infatti, si componeva non per ispirazione, ma per committenza o per ragioni pratiche. Se gettiamo uno sguardo alla vita di Haydn si nota come fosse un musicista riverito e sostanzialmente soddisfatto della propria vita. Lavorare alla corte del principe Esterházy, poi, gli aveva aperto possibilità precluse ai più, tanto che, in seguito, poté permettersi di fare ciò di cui aveva voglia, indipendentemente dalla committenza o dalla contingenza».

Com’è la struttura dell’orchestra in questo oratorio?
«Sono impressionanti gli effetti descrittivi che Haydn riesce a ottenere: dalla creazione del Sole, del mare e di tutti gli effetti della natura grazie a questa massa orchestrale, soprattutto vista la quantità di fiati. Haydn è un maestro dell’orchestrazione, questo è evidente anche nelle sinfonie, specialmente le ultime, per le quali aveva a disposizione un’orchestra più corposa. Non per nulla viene definito come il padre della sinfonia».

Quanti sarete sul palco?
«Tanti, ma non tantissimi. Si tenga comunque in considerazione che ci saranno molti fiati, trombe, tromboni, corni, flauti, oboi, eccetera. L’orchestra composta dagli archi sarà grande, ma non enorme, sempre nell’ottica di un organico settecentesco, con sei primi e sei secondi violini per esempio. Ciò è permesso anche dal fatto che i fiati antichi hanno un impatto differente rispetto ai moderni nell’equilibrio dell’orchestra.

Capitolo cantanti. Basteranno tre cantanti per cinque ruoli?
«Certo, era prassi comune all’epoca che, soprattutto negli oratori, ci fossero cantanti che ricoprissero più ruoli. In questo caso, data anche l’esecuzione in forma di concerto, il basso e il soprano interpreteranno rispettivamente Raffaele/Adamo e Gabriele/Eva dando, così, voce sia agli arcangeli sia ai primi esseri umani».

Haydn dal punto di vista vocale, specialmente in Italia, è un po’ trascurato, non trova?
«Purtroppo, essendo tedesco lo eseguiamo meno. Nonostante sia una pietra miliare della musica, la stessa Creazione è poco eseguita. Haydn, inoltre, ha scritto diverse opere, anche in italiano, tuttavia, viene eseguito meno perché è considerato “difficile”. In realtà la sua musica ha bisogno di un approccio musicale molto attento. È talmente raffinata la sua scrittura che, se non si fa attenzione a tutte le cose interne il rischio che possa passare inosservato è dietro l’angolo».

Lavorando per il principe Esterházy Haydn aveva galantemente raffinato la propria scrittura?
«Indubbiamente. Lavorare alla corte del principe fu una grande opportunità, poi, nel periodo londinese, ebbe la possibilità di un’orchestra più nutrita con la quale la grande maestria della scrittura e dell’orchestrazione si esaltò. La mia speranza è che questa sua grandezza sia sempre più recepita».

Non è la prima volta della Creazione al Festival.
«Non lo sapevo, anche se potevo immaginarlo perché tra i brani di Haydn è tra i più eseguiti, in fondo, è un lavoro monumentale. Forse addirittura più delle stesse sinfonie che, invece, sono meno considerate rispetto a quelle di Mozart. Trovo, inoltre, che soprattutto le ultime sinfonie di Haydn, per costruzione, per idee musicali, per utilizzo dello sviluppo, siano quasi superiori a quelle di Mozart».

Visto l’argomento sacro, qual è la visione teologica che traspare da questa composizione?
«Ciò che Haydn descrive è assolutamente aderente alla dottrina dell’epoca. Quello che meraviglia è il modo in cui rappresenta musicalmente le immagini. Riesce, infatti, a donare questa solennità nella creazione degli elementi ancora prima dell’apparizione dei primi esseri umani sulla Terra. Si può dire che sia la descrittività del testo al di là del testo stesso che sorprende».

Di recente ha preso parte, in terra faentina, a un concerto insieme agli studenti della scuola di musica Sarti. Che esperienza è stata?
«Davvero molto simpatica. È stata una faticaccia arrivare perché ho inserito questo concerto tra due impegni europei, ma sono stato molto felice perché è sempre bello lavorare con i ragazzi».

Non solo Romagna, ma tutto il mondo. Quali sono i progetti futuri?
Domanda impegnativa. Tanti, tanti, tanti! Faremo con Accademia Bizantina il Vespro della Beata Vergine a Cremona, ma a luglio-agosto comincerà la residenza al festival di Innsbruck del quale sono diventato direttore per cinque anni e di conseguenza l’orchestra sarà in residenza per un lustro. In questo festival avremo l’occasione di riscoprire i compositori attivi alla corte di Vienna. In questo primo anno eseguiremo un’opera di Geminiano Giacomelli, che oggi pochi conoscono, ma che all’epoca era assai stimato tanto che nel pasticcio Bajazet di Vivaldi le arie più belle sono proprio quelle composte da Giacomelli. Poi, nei prossimi anni, eseguiremo musica di Antonio Caldara e Antonio Cesti scoprendo titoli, non a caso, ma per dimostrare che esistono tantissimi capolavori ancora tutti da ritrovare».

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