La vittima si chiamava Loris Rinaldi e lavorava alla Sapir
Cordoglio in città per la morte di Loris Rinaldi. 48 anni, originario delle Marche ma ormai ravennate d’adozione, Rinaldi lavorava alla Sapir.
L’uomo è morto il 19 gennaio al Bufalini di Cesena dove era ricoverato in terapia intensiva, cinque giorni dopo essere finito fuori strada con la propria auto lungo l’E45.
L’incidente era avvenuto domenica 14 gennaio tra Casemurate e lo svincolo per Mirabilandia, al ritorno dopo un pranzo con amici nel Cesenate – scrive il Corriere Romagna in edicola oggi (21 gennaio).
Rinaldi era da solo alla guida della sua Jeep Renegade quando – per cause in corso di accertamento – ha sbandato, finendo capottato nel campo adiacente.
Trasportato d’urgenza dai soccorritori al Bufalini di Cesena, l’uomo è morto dopo alcuni giorni di ricovero in terapia intensiva.
De Pascale al Corriere Romagna: «Caratteristiche diverse, le nostre priorità sono altre»
«Al momento non è allo studio nessuna operazione di sistema per implementare le Zone 30 in vie dedicate più o meno esclusivamente alla circolazione stradale». Il sindaco Michele de Pascale mette fine al dibattito ravennate sulla Città 30, dichiarando al Corriere Romagna che «Ravenna è una città con caratteristiche molto diverse rispetto a Bologna», dove comunque «è stata fatta una scelta coraggiosa e sensata.
Il caso Bologna sta facendo discutere in tutta Italia: nel capoluogo felsineo, infatti, da pochi giorni sono entrate in vigore le nuove norme con cui il limite dei 30 km/h è diventato la normalità in tutte le strade cittadine più densamente popolate, circa il 70% di quelle dell’intero centro abitato.
«Le nostre priorità sono altre – ha dichiarato ancora il primo cittadino al Corriere -. Da un lato potenziare la rete ciclabile, dall’altro razionalizzare la grande viabilità evitando la commistione fra traffico portuale e cittadino».
Eletto all’unanimità a Russi, prende ilposto di Francesco Pitrelli
Pierdomenico Lonzi è stato eletto in maniera unanime nuovo segretario provinciale del Partito Socialista Italiano, al termine del congresso svoltosi sabato 20 gennaio a Russi, nella sala Ravaglia.
Nella sua relazione introduttiva, il segretario uscente Francesco Pitrelli ha confermato la sua decisione di non ricandidarsi per dedicarsi pienamente ai suoi incarichi di dirigente nazionale e regionale del partito.
Sono poi intervenuti i segretari del Pd Alessandro Barattoni, di Azione Filippo Govoni, di Italia Viva Roberto Fagnani, di +Europa Nevio Salimbeni e di Sinistra Italiana Alessandro Perini, tutti manifestando l’intenzione di voler cercare (assieme ai socialisti) la via per ricostruire una alternativa all’attuale governo nazionale e di salvaguardare e accrescere i governi locali di centrosinistra.
Lonzi ha motivato i socialisti ad accentuare la presenza sul territorio e nei consessi elettivi senza rinunciare ai propri simboli.
Di seguito gli organismi eletti. Segreteria: Pierdomenico Lonzi (segretario), Lorenzo Corelli (tesoriere), Francesco Pitrelli, Filippo Barbieri, Massimo Corbelli, Federica Gullotta. Completano la Direzione: Stefano Bagnoli, Massimiliano Bezzi, Remo Cavallo, Jacopo Cavina, Federico Facchini, Armando Menichelli, Federico Penazzi, Giorgio Ricci, Maria Severi. Commissione di Garanzia: Lino Calisti (presidente), Daniele Bilosi, Enzo Ceccaroni.
Al Santa Maria delle Croci una delicata operazione
Un delicato intervento nel reparto Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale “Santa Maria delle Croci” di Ravenna ha permesso la nascita della piccola Sofia alla 35esima settimana dopo che alla madre, Carmen, era stata riscontrata la diagnosi di placenta percreta. Una situazione delicata perché la placenta si trovava impiantata sulla cicatrice uterina di precedenti tagli cesarei.
Ma quello di Sofia e della sua mamma si presentava come un caso grave perché gli accertamenti effettuati durante la gravidanza avevano evidenziato che la placenta aveva invaso i tessuti circostanti l’utero, in particolare la vescica. Una condizione che ha immediatamente mobilitato l’equipe gravidanza a rischio del reparto Ostetricia e Ginecologia di Ravenna, diretta dal dottor Francesco Catania.
L’accretismo placentare è una patologia della gravidanza caratterizzata dall’anomala penetrazione della placenta all’interno dell’utero. In alcuni casi la placenta raggiunge la superficie uterina e gli organi circostanti con loro parziale invasione (placenta percreta).
I casi di placenta percreta sono associati a multipli tagli cesarei e sono i più gravi poiché è molto alto il rischio che, all’insorgere del travaglio o durante un taglio cesareo, avvengano emorragie importanti, che possono mettere in serio pericolo di vita madre e bambino.
I medici, dopo aver analizzato attentamente il caso di Sofia, hanno dunque preferito optare per un trattamento conservativo, e attendere che la piccola raggiungesse la maturità per nascere prima di intervenire, monitorando la mamma e il feto fino alla trentacinquesima settimana.
Poi il ricovero e la pianificazione della nascita con un approccio multidisciplinare, garantito dall’alta professionalità ed esperienza dei medici dell’ospedale “Santa Maria delle Croci”, per permettere una prognosi quanto più favorevole possibile.
Per la nascita della piccola Sofia è stata fondamentale la coordinazione tra i vari specialisti, come spiega il dottor Catania: «Il neonatologo ha favorito un adattamento alla vita anche in condizione di prematurità, il radiologo interventista ha pianificato l’occlusione delle arterie afferenti all’utero cosi da evitare eccessive perdite di sangue, l’urologo ha messo in salvaguardia l’apparato urinario».
La buona riuscita dell’intervento è stata possibile anche grazie a tutti gli specialisti, infermieri di sala operatoria e alle ostetriche che hanno contribuito a far venire alla luce, senza complicazioni, la bimba, sana e forte e dal peso di 2 chili e 100 grammi.
Il primo centro di assistenza e urgenza (Cau) di Ravenna sarà attivo dal 22 gennaio al Cmp dalle 8 alle 20
Il pronto soccorso non sarà più il servizio sanitario da raggiungere, anche a Ravenna, per ricevere assistenza medica a problematiche urgenti ma non gravi. Ora la risposta dovrà venire dal Cau. L’acronimo sta per centro di assistenza e urgenza.
È una nuova struttura ideata dalla Regione per alleggerire i Ps dai pazienti classificati come codici bianchi o verdi (cioè oltre il 60 percento del totale delle richieste) e avere quindi una gestione migliore dei casi urgenti, in cui la tempistica è rilevante sull’esito. L’obiettivo è facilitare l’accesso diretto della popolazione a prestazioni sanitarie erogate in tempi rapidi, a fronte di bisogni che vengono percepiti urgenti ma di entità e di severità in realtà medio-bassa.
A Ravenna un Cau entrerà in funzione da lunedì, 22 gennaio; in provincia è il secondo dopo Cervia (nato in via sperimentale a settembre 2020, con un altro nome) e altri quattro sono attesi entro il primo trimestre 2025 (a Faenza, Castel Bolognese, Lugo e Conselice).
Il Cau di Ravenna sarà in via Fiume Montone Abbandonato al piano terra del Centro di medicina e prevenzione (Cmp) – dopo una ristrutturazione edilizia poco impattante – con un doppio ingresso: uno dai locali del Cmp e l’altro indipendente dall’esterno. Il parcheggio a disposizione sarà lo stesso. Orario di apertura dalle 8 alle 20 tutti i giorni.
L’ingresso del Cau sul retro del Cmp
Undici medici e cinque infermieri si alterneranno per garantire la presenza costante di due infermieri e un medico per tenere in funzione due ambulatori in contemporanea (con la disponibilità della radiologia del Cmp). Il personale infermieristico è stato dislocato dalla direzione, mentre i medici sono quelli della continuità assistenziale (un tempo chiamata guardia medica) o quelli di base (se hanno meno di mille assistiti) che hanno risposto a un bando specifico e hanno seguito un percorso di formazione. I medici non saranno a tempo pieno al Cau: c’è chi è specializzando, chi ha un proprio ambulatorio come medico di medicina generale e chi sta seguendo il corso di formazione per diventare medico di medicina generale.
All’arrivo il paziente non troverà un triage come conosciuto finora al pronto soccorso, che serve per valutare la gravità e assegnare il codice colore per dare la priorità di assistenza. Al Cau l’infermiere farà una breve intervista per accertare che l’utente abbia i requisiti per restare, se più grave verrà portato in ambulanza al Ps, in particolare in caso di dolore toracico, difficoltà respiratorie, cefalea inusuale, disturbi neurologici di recente comparsa. L’ordine di assistenza sarà quello di arrivo. Viceversa chi andrà al Ps con sintomi compatibili con una presa in carico dal Cau verrà informato della possibilità che potrebbe presentare un tempo di attesa inferiore e sarà il cittadino a fare la sua valutazione. Secondo dati forniti alla stampa dal direttore generale dell’Ausl Romagna, Tiziano Carradori, nei Cau l’attesa non va oltre le due ore, almeno tre-quattro volte in meno rispetto ai tempi medi di un pronto soccorso.
I numeri a disposizione dell’Ausl Romagna, esposti dalla dottoressa Roberta Mazzoni che dirige il distretto di Ravenna, dicono che oggi un quarto dei codici bianchi o verdi del pronto soccorso viene dimesso dopo una visita medica e senza ricovero: «Prevediamo quindi una media di 50-60 accessi al giorno al Cau con probabili aumenti nei festivi e prefestivi, quando non c’è disponibilità del medico di famiglia».
Ma il Cau non è da considerare una sostituzione del medico di base. «È una struttura che si aggiunge e si integra con i medici di medicina generale il cui ruolo resta fondamentale per il rapporto di fiducia con l’assistito e la conoscenza della sua storia clinica, familiare e sociale. I Cau sono strutture territoriali che rispondono a bisogni episodici a bassa complessità qualora il paziente non trovasse il suo medico curante».
L’elenco dei principali sintomi per cui presentarsi al Cau:
Mal di testa/cefalea/emicrania (con dolore lieve-moderato)
Fusignani: «I limiti devono avere un senso e soprattuto deve essere possibile controllarli»
Il vicesindaco (con delega alla Polizia locale) Eugenio Fusignani entra nel dibattito sul tema della Città 30, che tanto sta facendo discutere in particolare a Bologna, il primo grande comune in Italia ad aver abbassato il limite in città a 30 km all’ora.
«Non sono un fautore di tale soluzione ma mi corre l’obbligo e la responsabilità di dire che le Zone 30 sono un’opportunità e non un obbligo per Ravenna – scrive Fusignani -. Soprattutto sono un’opportunità da utilizzarsi in determinate situazioni e non da prevedere indiscriminatamente in maniera estesa. Per fare un esempio, un conto è istituire una Zona 30 in via Mariani, altra cosa sarebbe istituirla in via Dismano a Ponte Nuovo. Occorre individuare zone dove quei limiti abbiano un senso e, soprattutto, dov’è possibile controllarli. Perché non c’è niente di peggio dell’istituire un vincolo, o emanare un’ordinanza (penso ad esempio a quella sui botti di capodanno) che poi non si è in grado di far rispettare».
Mercoledì 24 gennaio, alle 20,45, si terrà un concerto benefico per Ail a Ravenna, alla Sala “Corelli” del Teatro “Alighieri”.
Il programma verterà sull’esecuzione di celebri colonne sonore di film, intercalate dalla lettura di celebri poesie. Protagonisti Antonio Rolfini al pianoforte, Simone Montanari al violoncello ed Angela Felisati come voce narrante. Gli arrangiamenti strumentali sono opera dello stesso Maestro Rolfini.
Gli artisti, che si esibiranno per la prima volta al teatro di Ravenna, sono presenti da anni in prestigiose sale con composizioni e percorsi narrati interamente composti e creati da Rolfini.
Tutto il ricavato verrà interamente destinato per i progetti a sostegno dei pazienti ematologici della provincia. L’ingresso è ad offerta minima a partire da 10 euro.
Un progetto da 106mila euro finanziato anche dalla Regione tra la stazione e il parco del Loto
Il playground di via Bach
Il progetto “Azioni per una città coesa – la sicurezza urbana a Lugo” che il Presidente della Regione Stefano Bonaccini e il sindaco Davide Ranalli hanno firmato nel salone Estense della Rocca prevede una serie di azioni che si sviluppano in modo coordinato a diversi livelli combinando riqualificazione urbana dei luoghi, prevenzione sociale e comunitaria, il coinvolgimento attivo delle comunità, la mediazione dei conflitti, la promozione culturale e l’intervento sulle relazioni sociali.
Il costo totale del progetto è di 106.000 euro e la Regione assicura un contributo di 84.000 euro.
Il progetto è stato approvato dalla Regione Emilia-Romagna all’inizio di settembre ed è in pieno svolgimento. Alla presentazione dei contenuti dell’accordo e della successiva firma era presente il Prefetto Castrese De Rosa.
L’ambito cittadino nel quale si concentra il progetto è nell’area tra la stazione ferroviaria, il centro storico, il parco del Tondo fino all’area verde del parco del Loto e di via Bach.
La complessiva azione di prevenzione ambientale prevede il potenziamento del sistema comunale di videosorveglianza del centro storico con telecamere moderne già installate che sono andate a sostituire mezzi più antiquati nella zona del Tondo, della stazione e dell’autostazione, e nell’area del parco del Loto.
La riqualificazione dell’area verde di via Bach, con il completo restyling del playground che è quasi completato, e il posizionamento di nuovi arredi e punti di illuminazione.
A queste azioni concrete seguono le attività sociali e, in particolare, l’intervento di prossima attuazione di educativa di strada a cura degli operatori di Casa Novella. Un’azione rivolta a gruppi informali di adolescenti e giovani nei luoghi di abituale ritrovo.
Alle famiglie e ai bambini è rivolta in particolare l’azione (in svolgimento) che riguarda il gioco libero da promuovere attraverso incontri nei parchi cittadini con operatori della cooperativa Kaleidos: un modo per promuovere la socialità, la relazione sociale, la cura per l’ambiente.
Infine, l’azione già attuata con il finanziamento del bike sharing con biciclette a pedalata assistita all’interno dello spazio Book&Bike nei locali dell’Autostazione gestito dalla cooperativa San Vitale.
Approvato il preconsuntivo 2023 e il budget previsionale per il 2024 della “cassaforte” del Comune di Ravenna
Mara Roncuzzi
Il consiglio di amministrazione di Ravenna Holding ha approvato il preconsuntivo 2023 e il budget previsionale per l’anno 2024 della società capogruppo e delle controllate, all’interno del più articolato programma triennale 2024-26. Il documento verrà sottoposto nel mese di gennaio all’approvazione dei soci.
Ravenna Holding, come noto, è una società nata nel 2005 come “cassaforte” del Comune di Ravenna per gestire i pacchetti dell’Amministrazione di azioni di società pubbliche e misto pubbliche-private. Nel tempo sono entrati altri soci, conferendo parte delle loro partecipazioni. Oggi la società è così partecipata: il Comune di Ravenna ne ha il 77,08%, il Comune di Cervia il 10,08%, la Provincia di Ravenna il 7,01%, il Comune di Faenza il 5,17 % e il Comune di Russi lo 0,66 %. I dividendi ogni anno così come i proventi delle azioni di riduzione di capitale vengono ovviamente suddivisi tra i soci in proporzione alla loro percentuale.
A livello di preconsuntivo, il conto economico presenta un risultato netto di quasi 11 milioni e 800 mila euro, superiore al budget di quasi 1 milione e 300 mila euro, grazie alle migliori performance registrate dalle società partecipate.
Per far fronte alle difficoltà del territorio, acuite in particolare dalla recente alluvione, i soci hanno già invitato il Consiglio di Amministrazione della società a programmare, anche nel corso del 2024, una maggiore distribuzione di dividendi: confermando l’obiettivo di distribuire un dividendo “potenziato” in sede di approvazione del bilancio d’esercizio 2023, come già avvenuto negli esercizi precedenti. Sulla base degli evidenziati indirizzi dei soci, si ipotizza dunque di distribuire un dividendo straordinario nel 2024 di circa 10,8 milioni di euro (0,026 euro per azione).
Per quanto riguarda il budget 2024, Il totale dei ricavi previsto è di oltre 20 milioni; il risultato della gestione previsto si attesta intorno a 11,5 milioni di euro. Il patrimonio netto per il 2024 è di poco superiore ai 480 milioni.
Nell’ambito dei principali investimenti per il 2024, è prevista la progettazione e la realizzazione, di impianti fotovoltaici per la sede della società e in alcuni terreni di proprietà, mirati a favorire la produzione di energia rinnovabile.
Il Piano 2024-2026 conferma poi alcuni degli interventi già̀ previsti nella precedente pianificazione per interventi immobiliari, per i quali però è stato necessario aggiornare l’ammontare delle opere, anche a seguito dei rincari inflazionistici del costo dei beni e dei materiali da costruzione.
In particolare, sono in corso le procedure di gara per l’affidamento dei lavori dell’immobile di Ravenna Holding situato in viale Farini di fronte alla stazione che, grazie all’accordo con Comune di Ravenna e Fondazione Flaminia, diverrà uno studentato al servizio della città. Se tutto andrà come previsto, la partenza del cantiere è attesa all’inizio dell’estate.
«Al di là dei dati di budget, che vanno comunque considerati con prudenza dato il contesto locale e internazionale – sottolinea la presidente Mara Roncuzzi – il conto economico continua ad evidenziare in modo strutturale risultati positivi per tutto il periodo preso in considerazione. Voglio però soprattutto sottolineare le significative attività svolte da tutte le nostre società nel delicatissimo periodo dell’alluvione, con grande professionalità e attenzione alla comunità. Un esempio su tutti, il grande aiuto operativo fornito da Azimut al cimitero di Faenza, gravemente colpito dagli eventi di maggio».
Il consigliere comunale cita un recente articolo del codice della strada, per i casi di sanzioni accumulate
L’autovelox installato dal Comune di Ravenna a Mezzano – lungo la Reale, in prossimità del chilometro 141 – ha fatto oltre 18mila multe in tre mesi, di cui circa l’80 percento nei confronti di automobilisti che facevano tra i 55 e 60 km all’ora.
Lo rivela il consigliere Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna, dati ufficiali alla mano, che parla di «una specie di strage degli innocenti». Ancisi riporta le lamentele di molti automobilisti che di multe ne hanno raccolte una serie, avendo ricevuto la notifica circa un mese dopo la prima, singola, infrazione (il codice della strada prevede comunque un tempo limite di 90 giorni).
«L’autovelox di Mezzano – attacca Ancisi – è stato posizionato nella periferia sud del paese in un punto dove non è facile percepire il passaggio dal limite dei 70 km/h a quello dei 50 in vigore in quel centro abitato, come in ogni altro. Aggrava la mancata percezione il fatto che, molto spesso, a tutte le ore, le auto arrivano in lunga fila nel paese, insieme a numerosi mezzi pesanti tipici di una superstrada, marciando forzatamente, essendo sconsigliabili i sorpassi, tra i 60 e i 65. Venendo da sud verso il paese, si vedono a destra solo dei campi e a sinistra una larga pista ciclabile, con le prima case situate solo sul retro. Venendo da nord, il primo cartello indicatore di “velocità controllata elettronicamente” è praticamente coperto dal fogliame di un albero. Dall’una e dall’altra parte non è presente alcun cartello a colori col limite dei 50 appena superato quello, molto meno evidente, dell’autovelox».
Ancisi invita poi il Comune a rendere noto pubblicamente come i cittadini che abbiano compiuto violazioni reiterate della stessa fattispecie con la propria auto possano beneficiare, dopo aver pagato la prima multa, del diritto, stabilito dall’articolo 192-bis del codice stradale, di non pagare quelle successive non ancora notificate, versando per ciascuna soltanto le spese modeste di notifica. Si tratta del decreto legge n. 68 del governo Draghi, entrato in vigore nell’agosto del 2022 che Ancisi cita: «Nel caso di accertamento di più violazioni senza contestazione immediata, l’illecito amministrativo oggetto della prima notifica assorbe quelli accertati nei novanta giorni antecedenti alla medesima notifica e non ancora notificati […], fermo restando il pagamento delle spese di accertamento e notificazione relative a ciascuna violazione».
Raccolta fondi per il progetto da mezzo milione di euro. Ospitate persone e famiglie in difficoltà e che non possono permettersi un affitto
Il 2024 sarà un anno molto importante per l’Opera di Santa Teresa del Bambino Gesù di Ravenna perché si concluderanno i lavori, già iniziati, per l’ampliamento della Casa della Carità, al cui interno, come sezione separata, sarà realizzato il nuovo dormitorio cittadino. Nel corso del nuovo anno, infatti, la capacità ricettiva della Casa della Carità verrà raddoppiata, portando gli attuali 25 alloggi a 50.
Con l’approvazione da parte dei vigili del fuoco del progetto di adeguamento della struttura alla normativa sulla prevenzione incendi, Santa Teresa potrà utilizzare tutte le camere disponibili in un’ala del secondo e terzo piano della struttura.
Per realizzare l’opera di carità sono partite campagne di raccolta fondi, tra cui quella della lotteria del Carnevale (per info operasantateresa.it), il cui ricavato quest’anno andrà a sostegno del progetto. Anche il mondo del volley ravennate si unisce alla causa: dopo aver partecipato circa un anno fa a un’iniziativa dell’Opera, dove i giocatori della prima squadra hanno cucinato e servito i pasti per gli ospiti della Mensa dei Poveri, domenica 21 gennaio, in occasione della partita Porto Robur Costa Ravenna-Santa Croce al Pala De Andrè, e prima del fischio d’inizio (ore 18), avverrà lo scambio delle maglie tra la dirigenza della società sportiva e quella di Santa Teresa. All’entrata del Pala De Andrè, i tifosi troveranno un banchetto informativo allestito dai volontari della Fondazione per la raccolta fondi destinata alla Casa della Carità e al nuovo dormitorio.
«Il progetto di ampliamento della Casa della Carità – spiega Filippo Botti, responsabile delle attività istituzionali dell’Opera – nasce dalle necessità sociali e umane che tocchiamo con mano tutti i giorni e che provengono direttamente dalle persone indigenti che si rivolgono a noi per richieste di aiuto di vario genere. Con questo investimento la nostra Fondazione vuole diventare un punto di riferimento per la comunità ravennate e per coloro che, provenendo da fuori, qui vengono accolti. Un ringraziamento particolare al presidente Matteo Rossi del Porto Robur Costa con il quale nel tempo stiamo consolidando un grande rapporto di amicizia».
La Casa della Carità è una piccola comunità all’interno di Santa Teresa, gestita da religiosi e volontari, dove sono ospitate gratuitamente e per un periodo di circa tre mesi, individui e famiglie in difficoltà. Per queste persone, non è solo un posto in cui vivere in attesa di trovare una sistemazione definitiva: l’Opera, infatti, in sinergia con la Caritas diocesana e i Servizi sociali del Comune di Ravenna, attiva per ciascuno degli ospiti percorsi utili al loro reinserimento nella società. I bambini sono seguiti nell’inserimento scolastico, gli adulti nella ricerca di un’occupazione lavorativa o di una casa. Nel 2023 la Fondazione ha accolto circa 70 persone, prevalentemente donne e bambini.
Il nuovo dormitorio aprirà al terzo piano della Fondazione: dei 25 nuovi alloggi della Casa della Carità, 14 saranno infatti utilizzati per questo servizio. Oggi il povero è anche quel lavoratore che percependo uno stipendio minimo, non può permettersi un affitto. Per rispondere a questa grave emergenza abitativa, il nuovo dormitorio di Santa Teresa supporterà lo storico dormitorio di San Rocco, che ha una capacità ricettiva di 21 posti letto.
L’investimento per il progetto di ampliamento della Casa della Carità, con annesso dormitorio, è di circa 500mila euro; le operazioni dovrebbero concludersi entro il 2024.
Chi vuole partecipare alla raccolta fondi, può farlo online alla pagina operasantateresa.it/dona-ora/ , con bonifico bancario o C/C postale.
Per bonifici: CASSA DI RISPARMIO DI RAVENNA (iban IT13 F062 7013 100C C000 0007 384) oppure CREDITO COOPERATIVO Ravennate e Imolese (iban IT71 G085 4213 1030 0000 0100 900).
Per C/C POSTALE facendo un versamento sul conto n. 14251482.
Ai dipendenti la scelta tra trasferimento e buonuscita. I sindacati: «Le multinazionali dovrebbero valutare meglio la capacità di spesa in provincia»
Il negozio letteralmente “svuotato” con gli sconti
Dopo più di cinque anni di attività all’interno del centro commerciale dell’Esp, Maisons du Monde – come annunciato – chiude i battenti, lasciando senza un luogo di lavoro i 12 dipendenti del negozio ravennate.
Stando a quanto riportato dalla responsabile del punto vendita, la multinazionale di arredo francese ha riscontrato nell’ultimo anno una significativa riduzione del fatturato per lo store di Ravenna. Il calo, sommato all’aumento dei costi delle materie prime e all’innalzamento dei prezzi dei container di stoccaggio della merce avrebbe spinto l’azienda a cessare l’attività di via Bussato. «Il carovita e l’inflazione hanno causato drastici tagli sull’acquisto dei beni che non sono di prima necessità, causando su un’attività come la nostra importanti ripercussioni», ci dice Valentina Pupeschi, direttrice del negozio.
Per quello che riguarda la sorte dei 12 lavoratori invece, rassicura immediatamente: «Nessuno di loro è stato licenziato in tronco. A tutti i dipendenti è stato proposto un trasferimento in un diverso punto vendita della catena. Gli store più vicini però (a Faenza e Savignano, ndr) sono realtà storiche con uno staff già rodato e assunto a tempo indeterminato, ad alcuni dipendenti sono quindi stati proposti trasferimenti più impegnativi e, nel caso di rifiuto, Maisons du Monde è venuta incontro all’uscita del lavoratore dall’azienda con eleganza e generosità, prevedendo accompagnamenti e buonuscite».
Al fianco di commessi e addetti vendite i sindacati Fisascat-Cisl e Filcams-Cgil, che sono intervenuti sia a livello nazionale (occupandosi contemporaneamente della chiusura di un altro punto vendita della catena a Lodi, avvenuta nello stesso periodo con dinamiche analoghe) sia a livello territoriale nella sigla dei verbali individuali degli ex dipendenti.
«Come Fisascat Cisl Romagna, al momento della notizia della chiusura abbiamo immediatamente convocato un’assemblea unitaria coinvolgendo tutti i lavoratori per illustrare dettagliatamente il percorso che si sarebbe intrapreso – dichiara Vanessa Paglialunga -. Durante il confronto con l’azienda, è stato chiaro fin da subito che il trasferimento non rappresentava un’opzione praticabile per tutti, considerate le condizioni personali dei dipendenti. In seguito, abbiamo avviato le trattative, evidenziando le esigenze e le richieste dei lavoratori. Le istanze che abbiamo presentato a nome loro sono state accolte dall’azienda, consentendo così di raggiungere un risultato conciliativo positivo».
La Cgil aggiunge: «Assistiamo all’ennesima chiusura di una catena importante sul territorio, questo dovrebbe preoccupare il tessuto commerciale della provincia – dichiara Cinzia Folli, segretaria della Filcams – questa dinamica non va bene né per l’offerta commerciale né per gli stessi lavoratori. Quando le performance di un punto vendita non raggiungono determinati standard, le grandi catene si spostano rapidamente, e non sempre dando possibilità di trasferimenti e buone uscite come in questo caso. Sarebbe interessante ragionare con le istituzioni sulla costruzione di una rete commerciale solida nel ravennate e, al tempo stesso, le multinazionali dovrebbero riflettere più accuratamente sulla capacità di spesa della provincia e sulla presenza di realtà analoghe alla propria in zona».
La chiusura ufficiale del punto vendita è stata annunciata a metà dicembre, accompagnata dalla notizia di una liquidazione totale in corso fino al 27 gennaio, giorno della cessazione definitiva dell’attività. «La drastica decisione da parte della casa madre è stata fonte di tristezza e delusione, sia per l’ambiente di lavoro intimo e disteso che si era creato tra i colleghi negli anni, sia per la reazione della città di Ravenna alla notizia della fine dell’attività – commenta ancora la direttrice Pupeschi -: si sono subito formate immense file davanti alla porta del negozio, da persone che con poca umanità guardavano solo alle scontistiche, rivolgendosi ai lavoratori con arroganza e pretenziosità, senza valutare il dramma di quello che stava succedendo nelle loro vite. Ci sono state anche persone gentili che hanno cercato di risollevare il morale del team con pensieri e biscotti, ma non si tratta della maggioranza».