venerdì
22 Agosto 2025

Concerto per quintetto tutto al femminile per la festa della donna

Appuntamento martedì 8 al teatro Alighieri di Ravenna con le giovani strumentiste della Young Musicians European Orchestra

Sabina Bakholdina
La violinista della YMEO Sabina Bakholdina

Si terrà martedì 8 marzo, con inizio alle ore 21, alla sala Corelli del teatro Alighieri di Ravenna, il “Concerto per la Festa della donna”, quinto appuntamento della rassegna “Capire la Musica”, della cooperativa Emilia-Romagna Concerti.

Sul palco un quintetto tutto al femminile di giovani musiciste della Young Musicians European Orchestra. Sabina Bakholdina (nella foto) e Veronica Radigna al violino, Martina Iacò alla viola, Raffaella Cardaropoli al violoncello e Anna Bruna Atzeni al clarinetto.

In programma musiche, anche in questo caso di impronta femminile, di di Hildegard Von Bingen, Maddalena Lombardini Sirmen, Fanny Hensel Mendelssohn, Rebecca Clarke, Gwyneth Walker.

Lòm a Mêrz: la riscoperta di riti e miti del costume romagnolo

Le “luci di Marzo” che accendono le campagne ravennati nelle notti di primavera. Feste secolari riportate in auge grazie alle associazioni locali e all’entusiasmo dei partecipanti, tra falò, danze e cucina locale – Foto/Video

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Aggirandosi per le campagne romagnole, nelle prime notti del mese di marzo, non è insolito vedere distese di campi rischiarate dal bruciare di strame, sterpaglie e residui di potature. Da questa moltitudine di falò che illuminano la notte come lumi fatati deriva il nome di questa antica tradizione romagnola: i Lòm a Mêrz, le  Luci di Marzo, traducendo dal dialetto; festeggiamenti che culminano circa a metà del mese, con le “focarine di San Giuseppe”.

Questa tradizione, conosciuta con i più svariati nomi (Fugareni, Fugarazi, Lòm a Mêrz, focarecce) e declinata secondo diverse dinamiche e tempistiche, affonda le sue origini negli strascichi del paganesimo e nei costumi contadini a fondo radicati nella cultura romagnola: al disgelarsi dei campi, infatti, e dopo il trascorrere dei lunghi mesi invernali, con l’avvicinarsi della stagione mite e del tempo della semina, era diffusa usanza quella di imbuonirsi le divinità campestri con rituali e sacrifici, nella speranza di ottenere un fruttuoso raccolto durante stagione estiva.

La ritualità pagana presenta numerosi esempi di cerimonie svolte in questo specifico periodo dell’anno: dai baccanali ai riti legati all’equinozio di primavera, il risvegliarsi della natura dal rigido torpore dell’inverno ha da sempre significato per l’uomo una rinascita simbolica da celebrare e glorificare, ancor di più  in passato, dove segnava per la comunità contadina la ripresa del lavoro e del sostentamento per intere famiglie.

Alla focarina di Gambellara, ospitata dall’agriturismo Ca’ Ridolfi, Bruno, il proprietario, accende l’enorme pira mentre la moglie prepara cappelletti e vin brulè per la serata. Al primo divampare delle fiamme, inizia a raccontare la storia secolare di questa usanza, ancor più antica della nascita della stessa Romagna.

 In epoca romana infatti, in un calendario profondamente legato ai ritmi della terra, questo tipo di celebrazioni rurali coincidevano con l’inaugurarsi del nuovo anno. Queste tradizioni sono riuscite a sopravvivere anche all’avvento del cristianesimo, mutando solo leggermente nella nomina e nella calendarizzazione: il nome più utilizzato per questa festa al di fuori della circoscrizione di Ravenna è infatti “focarina di San Giuseppe”, nonostante le origini del rito siano ben lontane dalla nascita del santo, e viene celebrata intorno al 19 Marzo, in occasione del suo onomastico. La sostanza dei festeggiamenti però, è rimasta pressoché identica, caratterizzata da propositi benauguranti per la stagione ventura, originariamente rivolti a divinità panteistiche e poi declinati in forma cattolica, come la popolare litania tradizionalmente cantata dalle ragazze davanti al crepitio delle fiamme “San Jusèf, fam cres e pét!” volta a spronare il santo a garantire loro un futuro di avvenenza e prosperità, nella chiave godereccia che da sempre contraddistingue il popolo romagnolo.

Come ben si sa infatti, in terra di Romagna è frequente vedere la tradizione andare a braccetto con la goliardia, e i Lòm a Mêrz non fanno eccezione: al lume delle grandi fugareni infatti si suona, si canta, si danza e perché no, si inzuppa una fetta di ciambella in un bicchiere di buon sangiovese riscaldandosi davanti al fuoco. 

Ci sono molte superstizioni legate a questo rito: un tempo, dalla direzione presa dalle faville durante l’accensione del fuoco, si pensava di poter prevedere l’andamento della fortuna per l’intero anno a venire” ci racconta Bruno, 69 anni, e prosegue: “La tradizione si era quasi persa, ma negli ultimi 20 anni circa è stata riportata in auge grazie all’associazione “Il lavoro dei contadini” che si impegna a mantenere in vita questo genere di eventi e a ricordare le nostre origini”.

Tra bicchieri di brulè fumante e risate, famiglie e amici di ogni età si radunano davanti allo scoppiettio delle fiamme, creando un ponte generazionale che ci si augura potrà portare avanti ancora a lungo questa tradizione così suggestiva.

Non credo che i giovani fossero particolarmente legati a questa tradizione, ma ora che stanno rilevando e aprendo nuove attività nella zona la stanno sicuramente riscoprendo e si spera che continueranno a farlo nel prossimo futuro” suggerisce Roberta, 53 anni, che nonostante non abbia origini romagnole da anni partecipa con entusiasmo alle focarine.

Nell’immaginario comune, l’accensione di un grande fuoco continua a suggerire un clima di festa e convivialità d’altri tempi, una richiesta al divino che si mescola alla profanità dei festeggiamenti che nello scorrere degli anni sono rimasti pressoché invariati. “Mi ricordo di quando ero bambina e vedevo lungo gli argini del fiume Lamone un’enorme distesa di fuochi accesi dai contadini. Ora è tutto più strutturato e gestito per lo più  da un network di agriturismi, ma la tradizione è rimasta la stessa” racconta Lara, 52 anni, lasciando trapelare la gioia per la ripresa di queste iniziative dopo i due lunghi anni di pandemia. “Continuavo a cercare sul sito se avessero aggiunto qualche evento, ma era ovviamente impossibile fino ad oggi”.

Grazie al sito de “Il lavoro dei contadini” (http://www.illavorodeicontadini.org) è infatti possibile restare sempre aggiornati sull’organizzazione delle focarine di Marzo, così come di tanti altri eventi legati al territorio e alle sue radici, usanze e costumi che vedono la loro sopravvivenza strettamente legata all’impegno di associazioni culturali come questa e all’entusiasmo di chi vi partecipa.

Riprese e montaggio di Lorenzo Drei, fotografie di Maria Vittoria Fariselli

 

Torna “Crossroads”: a Massa Lombarda la spagnola Andrea Motis

Appuntamento martedì 8 marzo alla Sala del Carmine, e il 10 anche a Solarolo, con la tromba di Flavio Boltro e Fabio Giachino al piano

Andrea MotisArriva anche in provincia di Ravenna l’edizione 2022 di Crossroads, festival itinerante di jazz e dintorni, in programma dal 4 marzo al 24 luglio con oltre 60 concerti distribuiti su tutto il territorio dell’Emilia- Romagna.

Martedì 8 marzo alle 21 a Massa Lombarda, alla Sala del Carmine, si terrà il primo dei due concerti in rapida successione dell’edizione 2022 della rassegna. A esibirsi sul palco massese sarà l’Andrea Motis Trio.

Andrea Motis (foto), nata nel 1995 a Barcellona, ha già una lunga carriera all’attivo, avendo esordito su disco quando era appena quindicenne. Il suo talento è sbocciato appieno con l’avanzare dell’età: il canto si è aggiunto alla pratica strumentale e la casa discografica Impulse! non se l’è fatta sfuggire, producendo l’album che l’ha rivelata all’attenzione internazionale, Emotional Dance (2017). Nel 2019 è poi arrivato Do outro lado do azul (Verve), che ha ulteriormente fatto salire le quotazioni della giovane trombettista e cantante (ma anche sassofonista) che in Spagna è già considerata una piccola diva. La spagnola sarà accompagnata dalla chitarra di Josep Traver e dal contrabbasso di Joan Chamorro.

Il festival tornerà in provincia di Ravenna giovedì 10, all’oratorio dell’Annunziata di Solarolo, con il duo composto da Flavio Boltro, tromba di riferimento del jazz italiano, e Fabio Giachino, tra i più virtuosi giovani pianisti italiani. I due presenteranno Things to say, il nuovo lavoro discografico prodotto da Cam Jazz.
Artisti di generazioni diverse ma accomunati dall’apertura di vedute musicali (oltre che dalla comune origine piemontese), Flavio Boltro e Fabio Giachino portano la loro collaborazione su un nuovo livello, lanciando un duo dalla notevole carica espressiva.

Flavio Boltro Fabio GiachinoFlavio Boltro, nato a Torino nel 1961, si è rapidamente imposto come tromba di riferimento del jazz italiano: negli anni Ottanta suona nei Lingomania di Maurizio Giammarco e si esibisce con Steve Grossman, Cedar Walton, Billy Higgins, Clifford Jordan, Jimmy Cobb, Manhu Roche, Joe Lovano, Freddie Hubbard. Vince più volte il referendum Top Jazz (sia come solista che come membro dei Lingomania). Dagli anni Novanta la sua attività prende una nuova direzione, che guarda verso la Francia, dove oggi risiede. Boltro partecipa ai più importanti gruppi transalpini, dall’Orchestre National de Jazz al sestetto di Michel Petrucciani e il quintetto di Michel Portal. Ma non si interrompono le collaborazioni con i principali nomi del jazz italiano, da Stefano Di Battista a Danilo Rea, passando per Gino Paoli in versione jazz. Nella sua discografia, momenti salienti sono i titoli pubblicati dalla Blue Note.
Fabio Giachino, classe 1986, nato ad Alba e trasferitosi successivamente a Torino, si è aggiudicato una quantità di premi tale da farlo emergere sulla scena jazzistica nazionale: Premio Internazionale Massimo Urbani 2011, Premio Nazionale Chicco Bettinardi 2011, Red Award Revelation 2011 di JazzUp Channel. Nello stesso anno ha dato vita al suo Trio, con cui ha registrato in rapida successione alcuni album da leader mentre si impegnava anche a collaborare come ritmica per artisti quali Rosario Giuliani, Maurizio Giammarco, Emanuele Cisi, Gavino Murgia, Dave Liebman. Altre sue collaborazioni lo hanno visto al servizio di Fabrizio Bosso, Gegè Telesforo, Javier Girotto, Miroslav Vitous, Roy Paci.

Ravenna da record: 10 vittorie di fila, è la prima volta in 109 anni di storia

Successo 3-0 a Bagnolo in Piano (ancora a segno bomber Saporetti, capocannoniere del girone con 22 marcature). Il primo posto del Rimini resta distante 3 punti

Bagnolese 4Il Ravenna di Andrea Dossena si guadagna una pagina nel libro della storia giallorossa: la vittoria 3-0 a Bagnolo in Piano (27esima giornata di D) è la decima consecutiva in campionato per i giallorossi, una striscia finora mai realizzata nei 109 anni del calcio ravennate. La squadra resta al secondo a tre punti dal Rimini capolista (vittorioso 4-0 contro Borgo San Donnino): il 10 aprile al Benelli lo scontro diretto (poi resteranno ancora in palio 18 punti).

Bagnolese 2Contro la Bagnolese il Ravenna ha mandato a segno i suoi 3 top scorer: il solito Saporetti sempre più capocannoniere del girone (22), Calì arrivato in doppia cifra e capitan Guidone alla nona rete stagionale. L’attacco bizantino conta 66 gol fatti, il migliore tra tutti i nove gironi della categoria.

Da segnalare sul finale l’esordio in prima squadra di un altro prodotto del vivaio, il centrocampista Filippo Angelini, che dopo tante convocazioni trova la gioia dei primi minuti in campo.

In provincia meno di 1.400 contagi nell’ultima settimana, come a metà dicembre

L’ultimo dato sui casi attivi è di 2.281 persone, un ottavo del picco a metà gennaio

Tracciamento CovidCon i 244 nuovi casi di contagio da Covid diagnosticati oggi, domenica 6 marzo, si chiude una settimana in provincia di Ravenna con un totale di 1.395 positività. Per trovare un dato settimanale più basso occorre andare indietro di quasi tre mesi: 1.188 nel periodo 6-12 dicembre. Un rallentamento della curva mostrato anche dalla media dei contagi giornalieri negli ultimi sette giorni: oggi è sceso sotto 200 dopo aver toccato picchi di 1.800 a fine gennaio.

Altro dato significativo del rallentamento della pandemia è quello dei casi attivi, cioè persone che sono risultate positive a un tampone e stanno affrontando il contagio: in provincia al 28 febbraio erano 2.281 dopo essere stati addirittura 17mila il 17 gennaio. Interessante un dato disponibile solo a livello regionale: oggi 6 marzo il 95,7 percento dei 29mila casi attivi è in isolamento domiciliare perché senza sintomi o con sintomi lievi.

In provincia la percentuale di popolazione dai 5 anni in sù (età minima per il farmaco) che ha completato il ciclo vaccinale (2 dosi o dose unica) è l’84 percento con 213mila persone (più della metà di tutti i residenti) che hanno ricevuto anche il booster.

Il Baccara: «Nessun caso di legionella, faremo comunque sanificazione straordinaria»

C’erano sospetti di contagio per dieci ventenni che erano stati nella discoteca e avevano febbre e tosse ma negativi al Covid: esito negativo dalle analisi. La direzione invita tutti a tornare il prossimo weekend «per divertirci in sicurezza»

265857490 2454271481373560 3560289720578909404 NCon un post su Facebook, la direzione della discoteca Baccara di Lugo intende fare chiarezza dopo che erano circolati sospetti su un possibile contagio da legionella per una decina di ventenni, accomunati dalla partecipazione a una serata nel locale, che il 2 marzo si sono presentati al pronto soccorso con febbre e tosse ma negativi al Covid. Nel giro di un paio di giorni sono arrivati gli esiti delle analisi e sono negative per tutti.

«Il Baccara – si legge nel post della pagina Fb del locale – era, è e sarà sempre controllato e manutentato per garantirvi un divertimento sicuro. Nonostante non sia stato rilevato nessun caso, abbiamo immediatamente provveduto a fare tutte le rilevazioni necessarie e a collaborare con l’igiene pubblica. Fino a lunedì sera (7 marzo, ndr), in via totalmente preventiva senza che fosse necessaria o richiesta, effettueremo un’ulteriore sanificazione straordinaria per garantirvi il massimo della sicurezza. Tutto il resto sono chiacchiere. Ci vediamo il prossimo weekend per ballare e divertirci in sicurezza».

Documentari, serie, rubriche: è online LepidaTV, lo spazio streaming della Regione

I contenuti sono organizzati in 14 playlist tematiche. Grazie al motore di ricerca interno, è possibile trovare i singoli video a partire dai titoli, dagli hashtag e dalle descrizioni

keyboardÈ online LepidaTV, la nuova piattaforma on demand frutto di un progetto realizzato dalla Regione Emilia-Romagna che raccoglie e mette a disposizione degli utenti circa 8mila video e un palinsesto quotidiano in diretta streaming.

I contenuti sono organizzati in 14 playlist tematiche: in evidenza, serie, cronache, data valley, memoria, arte e cultura, sport e turismo, giovazoom, diritti, conoscenza e saperi, lavoro e imprese, salute, transizione ecologica e raccontando. Quest’ultima categoria, dedicata ai lungometraggi, conta anche una prima selezione di documentari della piattaforma Documentando, l’archivio del documentario italiano, realizzato dall’associazione D.E-R Documentaristi Emilia-Romagna.

Inoltre, grazie al motore di ricerca interno, è possibile trovare i singoli video a partire dai titoli, dagli hashtag e dalle descrizioni. La piattaforma sarà ulteriormente sviluppata e periodicamente aggiornata con nuovi contributi forniti dalla community network dell’Emilia-Romagna e da tutti i partner che parteciperanno al progetto.

La nuova LepidaTV rappresenta inoltre un progetto condiviso da Giunta e Assemblea legislativa regionali, con la possibilità di ospitare contenuti informativi realizzati dall’Agenzia di Informazione e Comunicazione della Giunta e dal Servizio informazione e comunicazione istituzionale dell’Assemblea legislativa.

Si tratta di un nuovo, importante passo avanti nella comunicazione digitale. Che permette anche di lasciare spazio alle emittenti televisive locali alla vigilia del nuovo piano nazionale di ripartizione delle frequenze, rivoluzione che, di fatto, dallo switch off del digitale terrestre, previsto dal 4 marzo e nei giorni successivi, non rende più disponibile il canale 118 sul quale trasmetteva LepidaTV.

Una startup di Faenza lancia una app per favorire la sicurezza sul lavoro

Sicurappy crea un cloud dove le ditte possono caricare i documenti necessari per la verifica nel caso di appalti e lo staff tecnico della società controlla che siano aggiornati e regolari

Sicurappy AppUna startup di Faenza, la società di consulenza Eco Next del gruppo Fincasale, ha ideato una app dedicata alla verifica, gestione e condivisione di documenti relativi alla sicurezza sul lavoro dei fornitori che accedono in azienda. Si chiama Sicurappy.

Secondo il Dlgs. 81/08, il datore di lavoro è responsabile della verifica documentale, per cui deve garantire che i documenti relativi ai fornitori che accedono in azienda siano costantemente aggiornati e, soprattutto, deve assicurarsi della loro effettiva correttezza e validità.

Sicurappy permette di caricare e condividere, una sola volta e in un unico cloud, tutta la documentazione necessaria allo svolgimento dei lavori effettuati da ditte esterne, consentendo al personale autorizzato (per esempio Ddl, Rspp, Aspp, preposti, Rls, capi cantiere…) di monitorarne la completezza. I documenti sono organizzati per tipologia e possono essere condivisi solo con il benestare delle parti. Lo staff tecnico di Sicurappy controlla che tutti i documenti richiesti siano stati caricati correttamente, siano conformi e in corso di validità. Un sistema automatico di alert avvisa le parti quando i documenti non sono completi o sono in scadenza.

Andrea Galdabino è founder e general manager di Sicurappy: «Grazie alla facilitazione nella produzione documentale, resa possibile dalla digitalizzazione, si potrà verificare in tempo reale i parametri di sicurezza dei lavori di tutti i prestatori d’opera senza dover produrre decine di volte gli stessi documenti per tutti i clienti».

Eco Next è una spa nata a Faenza nel 2020 con l’obiettivo di accompagnare le aziende nell’adempimento degli obblighi normativi, offrendo consulenza innovativa e mettendo a disposizione competenze trasversali e una diffusa rete di professionisti su tutto il territorio nazionale.

Cooperative braccianti in allerta per gli effetti della guerra sui prezzi

I costi di produzione delle coltivazioni potrebbero salire di 300-350 euro all’ettaro. Difficoltà crescenti per le forniture, la filiera logistica e i prezzi di fertilizzanti, mangimi e combustibili.

Trattore«L’onda inflattiva che, tra la fine del 2021 e le prime settimane del 2022, ha travolto l’intera economia italiana, a causa dell’aumento dei prezzi di gas, petrolio e derivati, ed energia, investe pesantemente l’agricoltura, con costi di produzione balzati alle stelle per un incremento medio annuo tra i 300 e i 350 euro/ettaro e difficoltà di reperimento di molte forniture, a cui vanno aggiunti gli aggravi e i disagi crescenti della logistica della stessa filiera». Cresce la preoccupazione delle sette Cooperative agricole braccianti (Cab) di Ravenna, socie di Promosagri.

L’evolversi della crisi tra Russia e Ucraina è l’ultimo tassello di un’escalation di eventi che, negli ultimi mesi, hanno complicato uno scenario già messo alla prova dai due anni di emergenza sanitaria. «La preoccupazione è grande, noi produttori siamo disposti ad investire tutto il necessario per portare avanti le operazioni in campo, ma l’incognita di veder ripagati gli sforzi è davvero molto alta: il rischio è di produrre in perdita», commenta Lino Bacchilega, direttore generale di Cab Terra.

«Nemmeno replicando le quotazioni dello scorso anno potremmo compensare il 30 percento in più del costo del gasolio e il raddoppio delle spese per concimi e fertilizzanti, soprattutto azotati. Per non parlare dell’energia che ha registrato un balzo del 250 percento tra dicembre 2020 e lo stesso mese del 2021, con impatti esorbitanti sulla gestione delle stalle, già appesantita dagli incrementi del 30/35percento dei mangimi», spiega Giampiero Sabbatani, direttore generale di Cab Massari.

Il Covid contagia altre 219 persone: 110mila in totale in due anni di pandemia

Dati provinciali. In regione oggi in tutto 14 morti

Sono 219 i nuovi contagi da coronavirus Sars-Cov-2 in provincia di Ravenna accertati nelle 24 precedenti al mezzogiorno di oggi, 5 marzo. In totale 110mila da inizio pandemia, esattamente due anni fa (64mila sono arrivati nel 2022). Oggi si registrano due morti (81 e 84 anni).

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 1.196.601 casi di positività, 2.056 in più rispetto a ieri, su un totale di 11.388 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, di cui 6.598 molecolari e 4.790 test antigenici rapidi. Complessivamente, la percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è del 18%.

I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 68 (+2 rispetto a ieri, pari al 3%), l’età media è di 63,7 anni. Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 1.167 (-26 rispetto a ieri, -2,2%), età media 74,6 anni. Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 1 a Piacenza (-1 rispetto a ieri), 6 a Parma (numero invariato); 6 a Reggio Emilia (+1); 9 a Modena (+3); 24 a Bologna (-1); 5 a Imola (invariato); 4 a Ferrara (invariato); 4 a Ravenna (invariato); 1 a Cesena (invariato); 8 a Rimini (invariato). Nessun ricovero a Forlì, come ieri.

La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 466 nuovi casi (su un totale dall’inizio dell’epidemia di 245.233), seguita da Modena (253 su 185.691); poi Reggio Emilia (235 su 131.798), Ravenna (219 su 110.195), e Ferrara (188 su 81.862), quindi Parma (174 su 97.687), Rimini (166 su 118.110), Forlì (119 su 56.577); Cesena (94 su 67.532) e infine Piacenza (83 su 64.814) e il Circondario imolese, con 59 nuovi casi di positività su un totale da inizio pandemia di 37.102.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, sono 29.295 (-639). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 28.060 (-615), il 95,7% del totale dei casi attivi.

Si registrano 12 decessi nelle altre otto province della Regione (in totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 15.995).

Adesso Bagnara è tra i borghi più belli d’Italia (sono 330 di cui 14 in regione)

Il paese di 2.500 anime entra nell’associazione dove finora solo Brisighella rappresentava la provincia di Ravenna

Bagnara di Romagna ora fa parte dei borghi più belli d’Italia, associazione che riunisce 330 paesi dello Stivale, di cui 14 in Emilia-Romagna (in provincia di Ravenna finora solo Brisighella). Sabato 5 marzo nella piazza del paese di 2.500 abitanti si è tenuta la cerimonia ufficiale di ingresso. Insieme al sindaco Riccardo Francone, sono intervenuti l’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini, il presidente del Club dei borghi Fiorello Primi e il coordinatore regionale del Club Mauro Guerra.

«Coroniamo un risultato davvero importante per il nostro paese – ha dichiarato il primo cittadino Riccardo Francone -. Sento da una parte la gioia di poter essere parte di un club così prestigioso, dall’altro la responsabilità di farne parte, che presuppone non solo di continuare, ma anzi di intensificare un percorso virtuoso, per rendere Bagnara sempre più un paese attrattivo, conciliando le necessità dell’abitare con quelle del visitare il paese. Questa inaugurazione è come un premio per l’importante percorso di sviluppo culturale e turistico portato avanti da oltre dieci anni nel nostro paese, dalla Rocca ai musei, passando per la Villa Morsiani, i Prati di Sant’Andrea e i numerosi eventi culturali antichi e nuovi. Questo è un premio per tutta Bagnara, per tutte le realtà pubbliche e private che insieme hanno concorso a questo risultato, con l’augurio che questo sia un nuovo inizio per sviluppare le nostre potenzialità e a rendere ancora più efficace e costruttivo il percorso che abbiamo intrapreso».

Via ai lavori per scavare un canale di 6 km a 13,5 m di profondità in mare aperto

È la realizzazione dell’accesso allo scalo, prima fase del progetto da 230 milioni di euro per i nuovi fondali del Candiano. Da rimuovere un milione di mc di detriti che verrà riversato al largo

Nave Jolly Vanadio Porto Ravenna 0I lavori di dragaggio per l’approfondimento dei fondali del porto di Ravenna sono iniziati ufficialmente oggi, 5 marzo, quando si è messa in moto la draga“Tshd Bonny River” che da alcuni giorni attendeva alla fonda in rada. Lo rende noto l’Autorità portuale con un comunicato ufficiale. Comincia la maxi opera da 230 milioni di euro.

In questa prima fase le operazioni si svolgeranno all’esterno dell’imboccatura: il lavoro consisterà nel dragare un grande canale sul fondale marino largo 150 metri e lungo circa 6 km alla profondità di 13,5 metri sotto al livello medio del mare. Verrà rimosso circa un milione di metri cubi di sedimenti che verranno spostati in mare aperto. Serviranno complessivamente alcune settimane suddivise in due campagne di dragaggio consecutive. In totale, quando il fondo del Candiano sarà portato a 12,5, saranno rimossi circa 5 milioni di mc.

Nel corso dei lavori, si continuerà la consueta attività di monitoraggio delle condizioni ambientali per adeguare le modalità di dragaggio al fine di evitare effetti sull’ambiente. Verranno inoltre eseguiti ulteriori test sui sedimenti per verificare anche in corso d’opera la loro idoneità ad essere destinati a mare.

L’operazione è potuta iniziare grazie allo sforzo di tutti gli Enti coinvolti: ARPAE, Capitaneria di Porto di Ravenna, Marina Militare, Regione e Comune che in tempi strettissimi e con l’impegno personale dei propri dipendenti, profuso ben oltre la dovuta diligenza, hanno emanato i provvedimenti ed i pareri di competenza.

Vale la pena ricordare che sono passati cinque mesi e mezzo dal giorno in cui le autorità posarono insieme per una foto ricordo che doveva testimoniare “la consegna delle aree – scriveva Ap il 24 settembre 2021 – e l’avvio delle attività propedeutiche all’allestimento dei cantieri del progetto Ravenna port hub”. Proprio quell’annuncio suscitò polemiche dall’opposizione, in particolare dalla Pigna, che ci vide una manovra di propaganda elettorale a ridosso delle elezioni amministrative e non il reale avviamento dei lavori che in effetti è arrivato solo oggi.

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