L’azienda che si occupa di manutenzione del verde autostradale ha comunicato ufficialmente la propria disponibilità
L’azienda Ecogest spa di Cotignola, leader nel campo della manutenzione del verde autostradale, tende la mano ai profughi ucraini. Su impulso della famiglia Molinari, alla guida dell’azienda e della holding Greenway Group, è stata inviata oggi (28 febbraio) una lettera all’ambasciatore in Italia della Repubblica Ucraina, Yaroslav Melnyk, e al capo della Protezione Civile italiana, Fabrizio Curcio, per comunicare ufficialmente la disponibilità a dare accoglienza e lavoro a 20 nuclei familiari tra coloro che sono in fuga dall’Ucraina a causa della guerra.
L’intento della famiglia Molinari, del board e dell’intero staff dirigenziale, è quello di assumere fino a 20 capifamiglia ucraini in fuga, in linea con le condizioni contrattuali italiane, affinché possano mantenere i propri cari al seguito.
«L’attuale scenario internazionale, e la crisi umanitaria che ne consegue, non può lasciare indifferente l’Italia e il suo sistema produttivo – scrive tra l’altro Valerio Molinari nella lettera inviata all’ambasciatore -. L’Ucraina non è una nazione qualsiasi, ma una presenza costante nella vita quotidiana di migliaia di italiani che proprio ai fratelli ucraini hanno affidato non solo importanti ruoli operativi, ma spesso anche quella di affetti familiari».
In Ecogest, grazie a un processo di industrializzazione di un lavoro tradizionalmente “povero” come il taglio dell’erba, lavorano a regime circa 200 famiglie di diverse origini ed etnie. «In questo contesto apriamo le porte della “nostra casa” idealmente a tutto il popolo ucraino – continua la lettera -, nella consapevolezza di compiere un piccolo gesto rispetto alla portata della crisi umanitaria che sta per abbattersi sul nostro Paese e sull’Europa intera, ma nella speranza che questa scelta possa essere germoglio per la fioritura di una rete solidale, alla costruzione della quale l’Italia non si è mai sottratta».
A tu per tu con l’attore di Villanova di Bagnacavallo, che a 76 anni ha annunciato il ritiro dalle scene per dedicarsi alla sua accademia di teatro: «Ma non si può “insegnare” a recitare, bisogna lavorare per essere credibili»
Gli attori imparano nella loro carriera ad avere mille volti diversi. Ivano Marescotti lo ha fatto anche nella vita.
È stato perito del Comune e attivista politico, potevi sentirlo recitare la domenica sera in dialetto alla festa dell’Unità e vederlo il lunedì al cinema con Ridley Scott. Insomma, una personalità dalle mille sfaccettature, che ora sta per intraprendere una nuova vita: quella di maestro, accanto a Erika Leonelli che tra poche settimane diventerà la sua terza moglie.
Lui non può ricordarselo ma quando incontrai per la prima volta Ivano Marescotti era a metà degli anni ’90, avevo dodici anni. Eravamo in un capanno da pesca a una festa con tante persone, mi feci coraggio e gli feci una domanda. Sognavo di diventare un attore, e gli chiesi come avrei dovuto fare. Lui mi rispose con una frase (che scoprii molti anni dopo essere un suo mantra): «Och, stomac e bus de cul». Bisogna avere occhio per cogliere le opportunità, stomaco per sopportare le avversità e fortuna, per… Beh, quella aiuta sempre. Io non sarei diventato un attore, ma quel consiglio mi è comunque tornato utile.
Sono passati molti anni da allora, oggi Ivano Marescotti ne ha 76 e ha appena dichiarato pubblicamente il suo ritiro dalle scene. Non reciterà più. Dopo 120 film e un numero incalcolabile di spettacoli e recital ora si dedicherà solo ai suoi studenti della TAM – Teatro Accademia Marescotti a Marina di Ravenna.
Lo incontro in un piccolo studio nel borgo San Rocco. Sono passati tanti anni, ma è sempre uguale, battuta pronta e un mare di aneddoti da raccontare. Parliamo per circa due ore, che adesso dovrò condensare purtroppo sacrificando qualcosa.
Iniziamo dall’infanzia. Sei nato a Villanova di Bagnacavallo, che ricordi hai di quegli anni? «Eravamo una famiglia molto felice, nella miseria più nera. Non avevamo nemmeno l’acqua in casa e il bagno era a cinquanta metri di distanza. Però non si litigava mai. Sapevamo che esistevano “i ricchi”, ma nessuno in paese ne aveva mai visto uno».
E ora che effetto ti fa essere tornato a vivere a Villanova? «È strano, non conosco più nessuno».
Da bambino andavi al cinema? Che film ti piacevano? E a teatro? «Il teatro era una cosa di cui ignoravo l’esistenza, ci sarei andato solo a liceo. Il cinema invece era la mia passione. Ci andavo tre volte alla settimana. Jerry Lewis era il mio mito, e adoravo “i caplàz”, ovvero i film western, di cui storpiavamo, senza saperlo, i nomi di tutti gli attori, come John Wayne che per noi era Gion Ven. Quando iniziò la moda della televisione, il giovedì al cinema di Villanova, tra il primo e il secondo tempo, portavano in sala, con una prolunga, un piccolo televisore per vedere Lascia o raddoppia: cosa non si faceva per non perdere gli spettatori!».
E poi sei andato a lavorare per il Comune di Ravenna… «Della famiglia sono stato l’unico ad aver la fortuna di poter studiare e trovai lavoro come geometra, ma non mi piaceva. Provai ad aprire un ristorante a Bologna, ma prese fuoco, così tornai tristemente in ufficio».
La tua carriera lampo è famosa, è vero che diventasti attore professionista dalla sera alla mattina? «Avevo 36 anni, un lavoro fisso, in teoria ero sistemato, ma una sera ospitai a casa un amico attore, un argentino, che aveva accettato un lavoro, ma che poi avevano chiamato per una parte più importante. Così mi chiese di andare al posto suo all’incontro con la compagnia che voleva bidonare, per prendere tempo. Io ci andai e quelli, tanto erano disperati, mi fecero salire in scena. Senza nessuna prova debuttai come protagonista di uno spettacolo per bambini che fece 15 repliche consecutive».
E con il lavoro? Come trovasti il coraggio di licenziarti? «All’inizio prendevo delle ferie, poi decisi di buttarmi e vedere se imparavo a nuotare».
E i colleghi, cosa ti dissero? «Pensavano che fossi diventato matto. Non per dire, proprio dicevano “puraz l’è andè zo ad testa”. Una volta in piazza incontrai uno con cui avevo lavorato e mi chiese come andava, gli dissi che lavoravo in teatro, e lui pensò che intendessi al disegno da geometra di un teatro: “no”, gli dissi, “attore”. Lui impallidì. Anni dopo mi disse con invidia: “Se anch’io avessi avuto il coraggio di lasciare il lavoro!” ».
Non fu semplice all’inizio però… «Per quattro anni feci letteralmente la fame. Stavo finendo i soldi per pagare l’affitto e guardavo i barboni per strada pensando che presto mi sarei aggiunto. Ero sicuro però di non tornare sui miei passi, mi dicevo “qualcosa prima o poi succederà!”».
E infatti poi successe, con Albertazzi. «Anche quella volta chiamarono un mio amico, che non poteva. Era un piccolo ruolo, che i veri attori snobbavano perché aveva appena due battute, una all’inizio dello spettacolo e una alla fine. A me però andava benissimo, perché pagavano ed ero disperato. Così mi presentai da Albertazzi che mi guardò e disse “hai la faccia giusta”. Iniziammo le prove e alla fine decise di darmi un ruolo vero, con parecchie scene».
Parliamo di cinema, è vero che hai un record, sei stato nello stesso anno al festival di Venezia con quattro film contemporaneamente? «Sì, ma la cosa non era prevista dagli organizzatori, che mi chiesero per quale dei quattro volessi essere ospitato ufficialmente, così ne scelsi uno e gli altri registi ci rimasero male».
Ti faccio dei nomi di personaggi con cui hai lavorato, dimmi la prima cosa che ti viene in mente: Roberto Benigni. «Simpaticissimo, esuberante, è molto “Benigni” insomma. Lui mi voleva per Il mostro, io ero molto felice, ma poi la sua telefonata non arrivò e ci rimasi malissimo. Accadde però che mentre lui aveva iniziato le riprese, io ero in uno studio lì accanto a girare un film con Marco Tullio Giordana. In una pausa passai da lì e ci incontrammo. Benigni mi disse che era dispiaciuto, ma che quel ruolo per cui inizialmente mi aveva pensato era ambientato in Sicilia, e quindi l’attore non poteva essere romagnolo. Io gli risposi: “Ma ci sono tanti romagnoli che si innamorano di una siciliana e vanno a vivere in Sicilia!”. Lui si mise a ridere e “beh, hai ragione”. E mi prese».
Eri molto insistente, ti ha portato fortuna. «Il “no” ce l’hai già in conto, tanto vale provare a vedere se può diventare un “sì”. Non hai niente da perdere a provare».
Se dico Checco Zalone? «Un grande comico, ha ereditato la tradizione della commedia italiana che si prende gioco della società, come Alberto Sordi. Mi chiamò per un film (Cado dalle nubi, ndr) che non sapevo nemmeno chi fosse. Incassò tantissimo ma si fece fregare perché aveva fatto un contratto poco vantaggioso da esordiente, e così per i primi due film, entrambi campioni di incassi, guadagnò pochissimo. Gli ricordai che Benigni mi aveva voluto per due suoi film e con quello dopo aveva vinto l’Oscar, e allora anche Zalone mi volle per due pellicole, ora sta aspettando il suo Oscar…».
Se invece ti dico Raffello Baldini? «Avevo iniziato a leggere le sue poesie alle cene con gli amici, pian piano vidi che piacevano molto, e allora iniziai a mettere su dei recital con le sue poesie, a cui venivano tantissime persone. Così mi feci coraggio e andai a Milano a incontrarlo per chiedergli di scrivere un testo teatrale. Non ci conoscevamo, io mi presentai a casa sua, e lui inizialmente era molto perplesso. Diceva che non aveva mai pensato di scrivere per il teatro e non sapeva da dove iniziare. Gli dissi, allora traduci in dialetto Ella di Herbert Achternbusch, ambientato in bassa Baviera. Lui lo lesse e mi disse “non si può fare, non può succedere nella bassa Romagna”. Allora si convinse a scrivere un testo, Zitti tutti!, alla fine ne fece quattro e nacque una grande amicizia».
Hai fatto molti film internazionali…
«Nei film americani si vede bene quante montagne di soldi hanno quelle produzioni. È molto stressante perché sai che se sbagli qualcosa, e una scena è da rifare, significa mezz’ora di lavoro in più che sono novanta mila dollari. Un errore costa novantamila dollari, per questo io arrivavo sempre preparatissimo, pur non sapendo l’inglese, se non quello delle mie battute. Quando girammo negli studios di Londra King Arthur invece avevamo quattro giorni per fare due scene. Il primo giorno iniziammo dopo molte prove a girare la prima; finita la scena non arrivò lo stop, e allora io proseguii improvvisando la seconda. Il regista Antoine Fuqua era entusiasta e tenne il primo ciak. Così rimasi tre giorni a Londra in vacanza».
Cosa mi dici di Anthony Hopkins? «Quando giravamo Hannibal presero un aereo solo per noi, che dall’Italia portava gli attori e la troupe in America. Io ero seduto proprio accanto a Anthony Hopkins. Parlavo un inglese farfugliato. Mi appisolai e lui mi svegliò con una gomitata, negli schermi dell’aereo c’era la mia scena de Il talento di Mr Ripley con Matt Damon, e lui mi disse “Look! Wow!”. Che culo! Pensai, tra tutti i film che poteva vedere proprio quello. Così mi prese in simpatia. Quando atterrammo, visto che gli avevo detto che non ero mai stato negli Usa, mi disse “Welcome to the United States of America” e mi abbracciò. Quando presentammo il film a Roma io stavo lavorando alla trasmissione Rai di Adriano Celentano, che mi chiese di mediare con Hopkins per invitarlo al suo programma. Celentano scrisse una lettera e mi chiese di consegnargliela. Così a pranzo gliela diedi, spiegandogli che era una trasmissione seguita da venti milioni di spettatori. Hopkins lesse la lettera, la appallottolò e la gettò a terra, senza dire una parola. Quando Celentano mi chiese “allora che ha detto?”, mi inventai che aveva già il volo di ritorno e che ringraziava moltissimo…».
Oggi ti dedichi invece agli studenti della Tam, com’è stare dall’altra parte? «Molto divertente! Danno soddisfazione».
Come ti approcci con loro? «Ho un mio modo. Smonto tutto quello che gli hanno insegnato gli altri. La prima cosa che dico è che non si può “insegnare” a recitare, come si può insegnare a suonare il violino. Non c’è una tecnica prestabilita, come vogliono far credere insegnanti scadenti. Non c’è un modello da raggiungere, si lavora per essere credibili, e ognuno lo è a modo suo. C’era una giovane attrice che si presentò per il ruolo di Nina ne Il gabbiano di Cechov. Fece un monologo tutta provata. Il regista le disse “ora so molte cose su di lei, ma non so nulla di Nina”. L’attore deve riuscire a togliersi di mezzo e lasciare spazio al personaggio».
Intanto, cambiano gli orari dei centri vaccinali della provincia
In Emilia-Romagna cominciano oggi, 28 febbraio, le somministrazioni della prima dose del nuovo vaccino di Novavax – Nuvaxovid il nome commerciale – che, secondo le indicazioni del ministero della Salute, dovrà essere utilizzato esclusivamente per la vaccinazione a ciclo primario delle persone dai 18 in su che non hanno ancora scelto di ricevere alcuna somministrazione.
In considerazione del quantitativo di dosi assegnato all’Emilia-Romagna – 74.500 quelle arrivate domenica 27 febbraio, di cui 23mila per le tre province della Romagna – la somministrazione del nuovo vaccino ai soggetti interessati potrà avvenire solo con prenotazione obbligatoria attraverso i consueti canali (sportelli Cup, Fascicolo sanitario elettronico, farmacie convenzionate oppure via telefono).
Il Nuvaxovid non potrà essere utilizzato per completare un ciclo iniziato con vaccino mRNA o a Dna come Pfizer e Moderna, né come dose “booster”. Il nuovo vaccino non contiene mRNA ma sfrutta una tecnologia consolidata da diversi anni: contiene la proteina spike di SARS-CoV-2, assieme ad una sostanza adiuvante che permette di potenziare la risposta del sistema immunitario all’antigene e, solitamente, di allungare anche la durata del periodo di protezione.
Da martedì 1 marzo, anche in Romagna, partono inoltre le somministrazioni della quarta dose di richiamo (booster) alle persone immunodepresse che potranno accedere liberamente ai centri vaccinali aziendali, senza necessità di prenotare.
L’Ausl sta procedendo all’invio di sms telefonici ai cittadini che rientrano in questa categoria.
Dal 1° marzo entrano in vigore anche i nuovi orari dei centri vaccinali. Eccoli nel dettaglio.
Centro commerciale Esp di Ravenna: lunedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 8,30 alle 14; martedì e giovedì dalle 14 alle 19,30. Domenica chiuso.
Centro vaccinale distrettuale “Il Tondo” di Lugo: lunedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 8,30 alle 14; martedì e giovedì dalle 14 alle 19,30. Domenica chiuso.
Centro vaccinale distrettuale “Fiera” Padiglione A di Faenza: lunedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 8,30 alle 14; martedì e giovedì dalle 14 alle 19,30. Domenica chiuso.
È passato poco più di un anno dall’omicidio di Ilenia Fabbri ed è arrivato il giorno della sentenza in tribunale. Dalle 12 di oggi, 28 febbraio, infatti la corte di assise di Ravenna è in camera di consiglio da cui uscirà con il verdetto sul delitto consumatosi nell’abitazione della donna in via Corbara a Faenza il 6 febbraio 2021. La lettura del dispositivo da parte del presidente Michele Leoni (a latere Antonella Guidomei) è attesa per metà pomeriggio.
La richiesta dell’accusa è ergastolo per entrambi gli imputati, il 54enne ex marito Claudio Nanni e il 53enne amico Pierluigi Barbieri, inquadrati come mandante e sicario. Barbieri è reo confesso, Nanni si dichiara innocente.
E da queste posizioni derivano le richieste esposte nel corso delle arringhe difensive (avvocati Marco Gramiacci per Barbieri e Francesco Furnari per Nanni). Barbieri chiede una pena più mite rispetto al coimputato proprio in virtù del comportamento collaborativo: condanna a 21 anni (il minimo previsto dal codice per il reato di omicidio). Nanni chiede l’assoluzione o la riformulazione del capo d’accusa in tentata estorsione.
La piccola opera murale, realizzata ieri notte nella centralissima via di Ravenna, è firmata dallo street artist Smarter
Complice la notte, fra sabato e domenica, di una Ravenna ventosa e deserta, lo street artist Smarter ha rilasciato su un pilastro sotto i portici di via Antica Zecca una piccola “chicca” creativa sull’attualissimo tema della guerra in Ucraina.
Si tratta dell’emblematico ritratto di Putin che gioca sul tavolo del Risiko, realizza con la tecnica stencil.
L’opera si aggiunge, con notevole tempismo, alle decine di incursioni di “arte urbana” disseminate in diversi angoli della città.
Smarter è attivo con un suo profilo (anonimo ovviamente) su Instagram.
Causa l’uscita di strada di un camion, intervento di Protezione Civile, Vigili del Fuoco e Servizio Ambiente del Comune
Esperti del Servizio Ambiente del Comune, tecnici di Arpae, agenti della Polizia locale e della Polizia stradale, i sommozzatori dei Vigili del fuoco e volontari della Protezione civile di Mistral, anche di concerto con la dirigenza del Parco del Delta del Po,
sono intervenuti questa mattina a Punte Alberete, in seguito all’incidente di un mezzo pesante sulla Romea proprio a fianco dell’oasi naturalistica.
Il camion, carico di legname, è uscito di strada nella tarda serata di ieri provocando uno sversamento di carburante da uno dei serbatoi. Le cause dell’incidente (il conducente è rimasto illeso) sono ancora al vaglio della Polizia stradale.
Il personale della Protezione civile regionale, dei volonatri Mistral e dei Vigili del Vuoco ha provveduto a posizionare attorno al mezzo panne assorbenti che contenessero il gasolio. L’intervento è stato ritenuto necessario anche in previsione della rimozione del mezzo e delle operazioni di messa in sicurezza dell’area.
Alla cerimonia a S. Giovanni Battista anche Livia Molducci e Alvaro Ancisi in rappresentanza del Comune. FOTO
«Ho partecipato oggi (26 febbraio ndr) nella nostra città, alla celebrazione dell’Eucarestia presso la chiesa di San Giovanni Battista, officiata dall’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni con padre Viktor Dvykalyuk, che assiste le comunità cattolico-ucraine di Ravenna e di Rimini, e padre Vincenzo Tomaiuoli, direttore della Pastorale dei migranti – scrive in un comunicato inviato alla stampa il consigliere comunale Alvaro Ancisi, che era presente alla cerimonia religiosa quale vicepresidente dell’assemblea elettiva di Palazzo Merlato, assieme all’assessora Livia Molducci, in rappresentanza del sindaco di Ravenna –.
L’intensa e vibrante partecipazione della comunità ucraina residente a Ravenna, particolarmente colpita dalle sciagure e dai lutti che l’invasione militare della loro terra ha inflitto ai propri cari, ma anche la presenza di quelle russa e bielorussa e di altre dell’est Europa, che hanno voluto condividere in questa chiesa le loro sofferenze – continua Ancisi nella sua nota – ha reso particolarmente commovente e sentita la cerimonia, via via accompagnata dai cori del rito bizantino.
La basilica era gremita anche da tanti ravennati che, in questo modo e con la preghiera, hanno voluto stringersi e abbracciare i loro confratelli stranieri, contribuendo anche ad una prima raccolta di fondi per soccorrere il popolo ucraino e quanti della sua gente siano stati o siano costretti a fuggire dalle loro case».
In Emilia-Romagna contunuano a scendere i ricoveri nei reparti covid e in rianimazione. Vaccinati oltre 10 milioni di cittadini
Per il territorio provinciale di Ravenna oggi si sono registrati 239 casi. Si tratta di 99 pazienti di sesso maschile e 140 pazienti di sesso femminile. I tamponi eseguiti sono stati 768. Oggi la Regione non ha comunicato decessi. I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio nel ravennate sono 109.046.
In Emilia-Romagna i nuovi casi di positività rilevati sono 2.194 in più rispetto a ieri, su un totale di 14.292 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, di cui 6.235 molecolari e 8.057 test antigenici rapidi. Complessivamente, la percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è del 15,3%. L’età media dei nuovi positivi di oggi è di 38,8 anni. La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 635 nuovi casi (su un totale dall’inizio dell’epidemia di 242.305) seguita da Reggio Emilia (255 su 130.482) e Ravenna (239 su 109.046); poi Modena (233 su 184.130), Ferrara (184 su 80.887), Parma (162 su 96.631) e Rimini (162 su 117.141); quindi Cesena (110 su 66.865), Piacenza (88 su 64.359), il Circondario Imolese (72 su 36.767) e infine Forlì, con 54 nuovi casi di positività su un totale da inizio pandemia di 56.042.
I casi attivi, cioè i malati effettivi, sono 36.556 (-1.826). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 35.088 (-1.728), il 95,9% del totale dei casi attivi.
Le persone complessivamente guarite sono 4.011 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 1.132.216.
I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 75 (-4 rispetto a ieri, pari al -7%), l’età media è di 63,1 anni. Sul totale, 42 non sono vaccinati (zero dosi di vaccino ricevute, età media 61,6 anni), il 53,3%; 35 sono vaccinati con ciclo completo (età media 63,5 anni). Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 2 a Piacenza (-1 rispetto a ieri), 5 a Parma (invariato); 5 a Reggio Emilia (-1); 7 a Modena (-1); 28 a Bologna (-1); 8 a Imola (invariato); 6 a Ferrara (invariato); 3 a Ravenna (invariato): 1 a Forlì (invariato); 1 a Cesena (invariato); 9 a Rimini (invariato).
Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 1.393 (-14 rispetto a ieri, -1%), età media 74,6 anni.
Intanto, in regione si registrano 9 decessi: 1 in provincia di Modena (una donna di 91 anni); 7 in provincia di Forlì-Cesena (quattro donne di 94, 82, 66 e 44, anni e tre uomini di 98, 87 e 55 anni); 1 decesso, registrato dall’Ausl di Modena, riguarda una persona residente fuori regione: un uomo di 76 anni. Non si registrano decessi in provincia di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Bologna, Ferrara, Ravenna e Rimini.
In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 15.883.
Continua nel frattempo la campagna vaccinale anti-Covid. Alle ore 14 sono state somministrate complessivamente 10.134.781 dosi; sul totale sono 3.750.620 le persone over 12 che hanno completato il ciclo vaccinale, il 93,3%. Le terze dosi fatte sono 2.643.014.
Il segretario provinciale dei Democratici auspica iniziative di educazione e riflessione per le giovani generazioni anche attraverso l’arte
«In tanti comuni della provincia ci sono parchi e aree verdi intitolate alla Pace – scrive il segretario provinciale del Partito Democratico, Alessandro Barattoni, sul suo profilo Facebook –. In particolare a Ravenna, in via Marzabotto, al Parco della Pace ci sono sculture legate alla pace e all’amicizia tra i popoli, rappresentate dai diversi artisti, italiani e stranieri, che danno voce con diverse tecniche e materiali a un messaggio universale.
In questo momento serve la politica, serve la diplomazia, serve una presa di coscienza collettiva con manifestazioni, fiaccolate e flash mob ma sono profondamente convinto si possa e si debba educare alla pace.
Per questo, visto il probabile passaggio in zona bianca dal prossimo 7 marzo, lancio un appello al mondo della scuola auspicando che dalle prossime settimane le scolaresche della città visitino il Parco, accompagnate da una guida, per avviare una riflessione da proseguire poi, dibattendo e approfondendo nelle aule su quanto tragicamente sta accendendo a pochi km da noi.
L’arte, in particolare quella musiva nella nostra città, ha sempre rappresentato un veicolo fondamentale, immediato e popolare per diffondere messaggi identitari a tutte le generazioni.
Sono in gioco la democrazia e la libertà: la scuola sarà in grado di dimostrare di saper stare dentro la storia».
Si registra comunque una vittima. Condinuano in regione a diminuire i ricoveri sia nei repart covid che in rianimazione
In provincia di Ravenna oggi, 26 febbraio, si sono registrati 220 casi di infezione al Covid 19, su 1.267 tamponi eseguiti: si tratta di 105 pazienti di sesso maschile e 115 pazienti di sesso femminile. È stato rilevato anche un decesso di un uomo di 86 anni.
I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio nel ravennate sono 108.807.
In ambito regionale i nuovi casi di positività sono 2.223 in più rispetto a ieri, su un totale di 19.223 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, Complessivamente, la percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è del 11,5%. L’età media dei nuovi positivi di oggi è di 40,2 anni.
La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 461 nuovi casi (su un totale dall’inizio dell’epidemia di 241.671) seguita da Modena (327 su 183.897) e Reggio Emilia (272 su 130.227); poi Ferrara (220 su 80.703) e Ravenna (220 su 108.807), Parma (194 su 96.469), Rimini (191 su 116.979); quindi Cesena (105 su 66.755), Piacenza (89 su 64.271), il Circondario Imolese (79 su 36.695) e infine Forlì, con 75 nuovi casi di positività su un totale da inizio pandemia di 55.988.
I casi attivi, cioè i malati effettivi, sono 38.383 (-1.815). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 36.897 (-1.728), il 96,1% del totale dei casi attivi.
I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 79 (-6 rispetto a ieri, pari al -7%), l’età media è di 63,1 anni. Sul totale, 42 non sono vaccinati (zero dosi di vaccino ricevute, età media 62 anni), il 53,1%; 37 sono vaccinati con ciclo completo (età media 64,4 anni).
Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 1.407 (-81 rispetto a ieri, -5%), età media 74,5 anni.
Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 3 a Piacenza (invariato), 5 a Parma (-1); 6 a Reggio Emilia (invariato); 8 a Modena (-1); 29 a Bologna (-1); 8 a Imola (invariato); 6 a Ferrara (-2); 3 a Ravenna (-1): 1 a Forlì (invariato); 1 a Cesena (-1); 9 a Rimini (+1).
Le persone complessivamente guarite sono 4.020 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 1.128.205.
D’altra parte si registrano 18 decessi: 1 in provincia di Piacenza (un uomo di 89 anni), 5 in provincia di Parma (una donna di 85 anni e quattro uomini di 63, 69, 86 e 88 anni), 1 in provincia di Reggio Emilia (una donna di 83 anni), 2 in provincia di Bologna (una donna di 90 anni e un uomo di 86 anni), 4 in provincia di Ferrara (due donne di 84 e 95 anni e due uomini di 73 e 79 anni), 1 in provincia di Ravenna (un uomo di 86 anni), 1 in provincia di Forlì-Cesena (un uomo di 72 anni), 1 in provincia di Rimini (un uomo di 83 anni), 2 decessi, registrati dalle Ausl di Parma e di Ferrara, riguardano due persone residente fuori regione: una donna di 67 anni e un uomo di 48 anni. Non si registrano decessi in provincia di Modena e nel Circondario Imolese.
In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 15.874.
Continua intanto la campagna vaccinale anti-Covid. Alle ore 13 sono state somministrate complessivamente 10.125.332 dosi; sul totale sono 3.748.947 le persone over 12 che hanno completato il ciclo vaccinale, il 93,3%. Le terze dosi fatte finora hanno raggunto quota 2.637.250.
Parla Marco Calderoni il titolare dell’omonima enoteca ravennate: «Vendite di vino e alcolici a fasi alterne»
Vendite in aumento per il consumo a tavola, calano gli acquisti per i regali: questo l’effetto della pandemia sul commercio di vino e bevande alcoliche, dal punto di vista di Marco Calderoni, proprietario della nota enoteca “Cantina di Calderoni”, aperta dal 2007 a Ravenna.
Durante il primo lockdown del 2020 c’è stato un calo drastico di clientela nel negozio e, come tante altre attività, anche Calderoni è dovuto ricorrere alle consegne a domicilio per resistere alla depressione commerciale. A distanza di due anni lo scenario è diverso: quelle che erano novità del periodo sono diventate abitudini più consolidate. «Alcuni prodotti sono aumentati come vendite, – spiega Calderoni –, soprattutto il vino da bere a casa quotidianamente. Per quanto riguarda i vini da regalo, di gamma alta, invece, sono calati molto». Una conseguenza anche di due anni in cui le occasioni per feste e celebrazioni sono state molto ridotte.
Il cambiamento delle abitudini delle persone ha quindi influito anche su questo settore. Il lockdown, spiega ancora il commerciante, ha portato a una vendita maggiore del prodotto sfuso e a un calo dell’acquisto di bottiglie di un certo valore. «È comunque sempre molto richiesto il vino locale, prodotto in Romagna. Per quanto riguarda i superalcolici, negli ultimi anni è aumentato il consumo di alcune tipologie di distillati, come il gin». La fascia di età dei clienti è rimasta sempre la stessa: nel negozio possono entrare solo maggiorenni e di solito è tra i 30 e i 65 anni che si posiziona chi compra più spesso.
«Nell’ultimo periodo però le vendite non sono influenzate solo dalla pandemia – conclude Calderoni – ma anche dal caro bollette e dei materiali per il confezionamento. Negli ultimi mesi varie aziende produttrici stanno aggiornando i listini prezzi: c’è stato un aumento che va dal 5 al 15 percento dei prodotti alcolici».
E questo potrebbe avere ricadute a lunga scadenza: perché se l’impatto della pandemia potrebbe ridursi ulteriormente tra qualche mese, le conseguenze derivate dall’inflazione potrebbero perdurare per un lungo periodo.
In scena al Goldoni di Bagnacavallo, con Amanda Sandrelli, la nuova coproduzione di Accademia Perduta, tratta dal personaggio di Silvia Ziche
Debutta al Teatro Goldoni di Bagnacavallo, sabato 26 e domenica 27 febbraio alle 21, il nuovo spettacolo scritto e diretto da Francesco Niccolini Lucrezia Forever! liberamente ispirato al personaggio creato da Silvia Ziche e interpretato da Amanda Sandrelli insieme a tre “attori animati”.
Uno spettacolo quindi in cui tradizione, innovazione e tecnologia, fumetto e animazione si incontrano sul palcoscenico per raccontare complessi, tic e manie: in scena ci sono infatti quattro attori, tre dei quali digitali, la quarta in carne e ossa ma con riflessi a fumetti. Sì perché tutto nasce da un personaggio a fumetti, Lucrezia, generato dalla fervida mente di Silvia Ziche, disegnatrice vicentina che da anni dà vita a questa single ormai celebre.
«Un solo attore vivente in scena – spiega il drammaturgo e regista Niccolini – ma tutt’altro che un monologo visto che tre attori a fumetti e una fitta rete di telefonate e messaggi whatsapp fanno di Lucrezia Forever! un autentico spettacolo di teatro drammatico. Al centro lei, Lucrezia, un personaggio amatissimo da generazioni di donne (e non solo): perfetto per raccontare il mondo femminile contemporaneo, in un riuscito mix di autoironia, consapevolezza, tenerezza e realismo». Ma attenzione, lo spettacolo non è il semplice adattamento di un fumetto preesistente, bensì un’avventura totalmente inedita.
«Una sottile storia psichedelica con risvolti noir – aggiunge Niccolini – si sviluppa nell’appartamento di Lucrezia, impegnata a cucinare e risolvere problemi di convivenza e piani per il futuro con tre suoi amanti, vecchi e nuovi. Oltre a loro: un fantasma e un genio della lampada. Tutto da ridere. O da piangere, a seconda dell’umore».
La pièce è coprodotta da Arca Azzurra e Accademia Perduta / Romagna Teatri e realizzata per il Graphic Novel Theatre di Lucca Comics&Games in collaborazione con il Teatro del Giglio di Lucca. Amanda Sandrelli sarà anche protagonista dell’incontro con gli artisti che si terrà domenica 27 febbraio alle ore 18 presso il Ridotto del Teatro Goldoni. L’incontro è a ingresso gratuito.