sabato
23 Agosto 2025

Nel 2021 in provincia oltre 300mila turisti in meno degli anni pre pandemia

Cervia si conferma il comune più frequentato, il terzo in tutta l’Emilia-Romagna dietro Rimini e (di poco) Riccione

Guide TuristicheL’estate ha in qualche modo salvato la stagione turistica della provincia di Ravenna, che però – essendo comunque ancora in piena pandemia – non è ancora riuscita a tornare ai periodi pre Covid. I dati Istat dei turisti del 2021 sono quindi ancora comprensibilmente condizionati dal virus e in particolare dalle misure restrittive introdotte nel corso dell’anno (in particolare in primavera e in inverno) per limitare il contagio.

Complessivamente in provincia nel 2021 sono arrivati poco più di 1,2 milioni di turisti (Ravenna è la terza provincia in Emilia-Romagna dietro a Rimini, che ne ha accolti più del doppio, e quasi al livello della seconda, Bologna), in crescita del 34,3 percento rispetto al drammatico 2020, ancora più martoriato dal Covid, e in calo invece del 21,1 percento (in valori assoluti si tratta di oltre 300mila turisti) rispetto al 2019, quando la pandemia ancora non sembrava essere neppure all’orizzonte (in media, in regione, il calo è del 31,2 percento).

Per quanto riguarda le presenze, Ravenna balza al secondo posto tra le province dell’Emilia-Romagna con i suoi quasi 5,5 milioni di pernottamenti (in passato fu superato anche il tetto dei 7 milioni), in calo del 17 percento rispetto al 2019, contro una media regionale del – 23,5 percento. Irraggiungibile Rimini, con i suoi 12,2 milioni di pernottamenti, in calo però di quasi il 25 percento sul 2019. Da segnalare come in luglio, settembre e ottobre in provincia si siano registrati perfino più presenze dello stesso periodo del 2019, un buon segnale in vista del futuro. Analizzando più nel dettaglio i flussi comunali, come noto sono Ravenna e Cervia ad accogliere la stragrande maggioranza dei turisti provinciali.

Il comune capoluogo ha chiuso il 2021 con quasi 480mila turisti registrati nelle strutture ricettive (di cui 291mila in quelle dei nove lidi ravennati) – il 33,3 percento in più del 2020 e il 21,9 percento in meno del 2019 – e quasi 2,2 milioni di pernottamenti (di cui 1.783.107 sui lidi), in calo “solo” del 19,4 percento rispetto al 2019 (+28,3 percento invece sul 2020). A pesare sul risultato finale è in particolare il dato degli stranieri, nel 2021 in forte crescita rispetto al “deserto” del 2020, ma comunque ancora in calo di circa il 40 percento rispetto ai tempi “normali” del 2019.

Percentualmente parlando, spicca il +46,8 percento di “arrivi” (il numero di turisti senza considerare i pernottamenti) registrato dalla città d’arte rispetto al 2020, a fronte però di un calo di quasi il 30 percento rispetto al 2019, che fu l’anno record per Ravenna città. Per quanto riguarda Cervia, si conferma il primo comune della provincia dal punto di vista turistico anche in piena pandemia. Con i suoi 2.954.839 pernottamenti (a fronte di circa 638mila turisti) è poi il terzo di tutta la regione, davanti a Cesenatico e dietro solo per un soffio a Riccione (staccatissimo invece in testa è Rimini, sopra quota 5 milioni). Dal punto di vista percentuale la performance di Cervia è ottima con il 41,5 percento di pernottamenti in più rispetto al 2020 e solo il 14,8 percento in meno rispetto al 2019.

Percentualmente fa ancora meglio Faenza, terzo comune per numero di turisti della provincia, ma neppure paragonabile con gli altri due: con 140mila pernottamenti nel 2021 (a fronte di 45mila turisti) è comunque calato solo del 10 percento rispetto al 2019 e cresciuto del 65% rispetto al 2020.

Achille Lauro trionfa a San Marino con le scenografie video ravennati – Il video

Protagonista l’azienda di Andrea Bernabini che realizza i videomapping natalizi sui monumenti

Achille LauroC’è anche un po’ di Ravenna nella vittoria di Achille Lauro al festival “Una voce per San Marino”, sorta di Sanremo della piccola repubblica, che metteva in palio un posto all’Eurovision.

A curare le scenografie video live, infatti, è stata la Neo Visual Project, azienda di Andrea Bernabini nota da queste parti anche per i lavori di videomapping sui monumenti che da alcuni anni accompagnano le festività natalizie di Ravenna.

Lo staff di Bernabini è stato scelto per curare le coreografie dell’intero festival, insieme alla società sammarinese Planet Service.

Qualità dell’aria: nel 2022 polveri sottili oltre i limiti di legge 1 giorno su 3

In vigore senza interruzione per due settimane e mezzo misure straordinarie per la riduzione. Il piano regionale consente sforamenti per 35 giornate all’anno: la centralina di Ravenna a metà febbraio è già a quota 16

Inquinamento TrafficoLa centralina che misura la qualità dell’aria in via Zalamella a Ravenna ha registrato il superamento del livello limite di 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili Pm10 un giorno ogni due da metà gennaio in poi. Un giorno ogni tre per le centraline di Faenza e Cervia. E infatti dal 15 al 31 gennaio in provincia sono rimaste in vigore ininterrottamente le misure emergenziali antismog in aggiunta alle misure ordinarie.
Misure ritornate poi dal 5 febbraio per qualche giorno. Sono numeri che mostrano concretamente il problema di cosa respiriamo. E non è questione solo dell’ultimo mese: per la centralina di via Zalamella in tutto il 2021 c’erano stati 33 giorni di sforamento e 58 erano stati nel 2020 (la normativa regionale ne consente al massimo 35).
Numeri ancora più alti se si tiene conto della centralina Sapir (seppure gestita secondo le procedure del sistema Arpae, non sono in certificazione Iso 9001) installata in zona portuale proprio per valutare l’impatto dell’attività industriale sulle banchine: 69 sforamenti nel 2020, 61 nel 2021 e 15 nel 2022. Per avere un termine di paragone si può dire che il capoluogo di provincia in Italia con il dato peggiore nel 2020 è stato Torino con 98 giorni di sforamento.

Ma un dato ancora più significativo è la media annuale. «Se infatti i giorni di superamento del Pm10 sono un campanello d’allarme dello smog – scrive Legambiente nel suo report Ma l’aria divulgato da poco con l’analisi del 2020 –, le medie annuali rappresentano la cronicità dell’inquinamento e sono il parametro di riferimento per la tutela della salute, come indicato dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che stabilisce in 20 microgrammi per metro cubo la media annuale per il Pm10 da non superare».
Nel 2020, ultima dati divulgati dall’associazione ambientalista, Ravenna registrò una media di 27.

È lecito domandarsi, come fa la stessa Legambiente, perché pure con le restrizioni applicate a causa dell’emergenza da Covid19 ed il conseguente lockdown tra la metà di marzo e l’inizio di maggio 2020, i valori di inquinamento atmosferico non siano diminuiti nel Paese.
«Il periodo critico dell’inquinamento è quello compreso tra i mesi gennaio/febbraio e novembre/dicembre, dove si registrano i picchi più alti di inquinamento, con marzo e ottobre che invece sono, da un punto di vista delle concentrazioni e dei superamenti, mesi di transizione.
Le restrizioni da metà marzo a metà maggio sono avvenute quindi “fuori stagione” e non sono riuscite a limitare i superamenti dei limiti di legge».
In secondo luogo, le concentrazioni di polveri sottili, in particolare in area Padana, sono sostenute in modo molto limitato da emissioni di fonte primaria, ovvero rilasciate al punto di scarico in atmosfera: «Ad essere sempre più prevalenti sono infatti le polveri di formazione secondaria, derivanti da reazioni chimiche che si verificano direttamente in atmosfera a partire da inquinanti in forma gassosa. Le polveri di formazione secondaria sono prevalentemente formate da microcristalli di sali d’ammonio, la cui fonte prioritaria è l’allevamento del bestiame, attività che non ha avuto alcuna limitazione conseguente al lockdown. Questo, unito alla variabilità climatica, spiega le ragioni del dato medio annuo, che hanno visto una scarsa o nulla riduzione delle concentrazioni medie di polveri sospese, a fronte della sensibile riduzione dell’inquinamento da NOx, la cui fonte prevalente è il traffico».

Polveri Sottili TrafficoChe cos’è il Pm10 e come si forma

Quando si parla di qualità dell’aria si fa riferimento alla sigla Pm10. L’Istituto superiore di sanità spiega cos’è sul suo sito internet: «Con i termini parti- colato atmosferico o materiale particellare ci si riferisce a quelle particelle sospese e presenti nell’aria che ogni giorno respiriamo e che di solito sono chiamate polveri sottili o pulviscolo. La sigla PM deriva dalle iniziali delle due parole inglesi Particulate Matter (tradotte in italiano con il vocabolo materiale particolato), mentre il numero 10 sta ad indicare la grandezza del diametro in micron o micrometri (1 micron = 1 milionesimo del metro).
Il PM10 è formato da un insieme di particelle solide di diversa natura e composizione chimica; può essere del tutto differente da città a città in base allo alla presenza di industrie, ai combustibili utilizzati e al clima. Numerose sostanze chimiche, come gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) ed i metalli (quali piombo, nichel, cadmio, arsenico, vanadio, cromo), possono aderire alla superficie delle polveri sottili determinando effetti sulla salute della popolazione.
Il PM10 è presente nell’aria a seguito di eventi naturali (l’erosione, causata dal vento, di rocce ed altre superfici, la formazione di aerosol marino, le tempeste di polvere, gli incendi o la fuoriuscita di gas dai vulcani) e attività umane che utilizzano combustibili fossili o biomasse, ma anche in attività quotidiane come cucinare, riscaldare, trasportare merci o utilizzare veicoli a motore.
Il PM10 è infatti uno dei principali componenti dei gas di scarico degli autoveicoli, delle industrie e delle emissioni portuali».

Femminicidi: a palazzo Rasponi mostra fotografica sui familiari delle vittime

Un progetto di Stefania Prandi. All’inaugurazione di domenica 20 febbraio anche alcune testimonianze. L’esposizione sarà aperta fino al 27 febbraio

Foto Le ConseguenzeA Ravenna inaugura domenica 20 febbraio, alle 16, la mostra fotografica “Le conseguenze – I femminicidi e lo sguardo di chi resta”, allestita a Palazzo Rasponi dalle Teste, con gli scatti realizzati da Stefania Prandi, scrittrice e fotografa, autrice dell’omonimo volume che raccoglie le testimonianze dei sopravvissuti ai femminicidi: figli e figlie, ma anche genitori, fratelli e sorelle.

L’esposizione è dedicata ad Elisa Bravi, la 31enne di Glorie di Bagnacavallo, uccisa dal marito nel dicembre 2019. Sarà visitabile dal 20 al 27 febbraio dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 18, il sabato e la domenica dalle 10 alle 18. Dopo Ravenna, approderà a Palazzo Vecchio di Bagnacavallo (piazza della Libertà 5), dove resterà allestita dall’1 al 6 marzo.
Durante l’inaugurazione sono in programma le testimonianze di alcuni familiari di vittime di femminicidio: Giovanna Ferrari, madre di Giulia Galiotto, uccisa dal marito nel 2009 con un sasso, e Livio Cancelliere, fratello di Stefania, uccisa dal marito a colpi di mattarello nel 2012.

Riflessione critica sulla governance della sanità pubblica ravennate

«La situazione strutturale dell’Ausl è relativamente buona, anche se  migliorabile, ma non esistono uomini o dirigenti per tutte le stagioni»

Michele Se Pascale Tiziano Carradoriri
Il sindaco di Ravenna De Pascale in un incontro/confromto sul web con il direttore generale dell’Auls Romagna Tiziano Carradori

Riceviamo e pubblichiamo questo commento sul dibattico pubblico dedicato allo stato attuale e alle prospettive della gestione dei servizi sanitari e ospedalieri locali in capo all’Ausl Romagna. L’intervento è firmato con lo pseudonimo Valdo, di cui la redazione garantisce una identità autorevole (Valdo di Lione fu fondatore nel Medioevo del movimento cristiano laico dei Valdesi, costituito dalle classi sociali più povere, che precede di poco quello analogo promosso da Francesco d’Assisi. I Valdesi nel XVI secolo hanno aderito alla Riforma protestante calvinista, ndr).

«È sempre difficile giudicare il lavoro di altri, soprattutto se non si è partecipi diretti dei fatti, se non si vive dal di dentro il cosa e il come porta a quel comportamento e/o a quell’azione: in sostanza la storia dell’esperienza deliberativa.
Gli economisti chiamano questo deficit di conoscenza “asimmetria informativa, i filosofi il “velo d’ignoranza”. E comunque ciò non può essere d’impedimento a valutazioni critiche e al confronto democratico. Dove il pensiero critico è parte costituente e costruttiva dell’agire umano. Fatta questa premessa veniamo al merito.

Recentemente ho letto su alcuni giornali e siti web di informazione locale la sintesi del dibattito, che si è svolto qualche settimana fa in consiglio comunale, sulla situazione della sanità ravennate, che per quanto mi riguarda la ritengo relativamente buona, ma come tutte le cose umane migliorabile. Al di là delle sollecitazioni e domande provenienti dai consiglieri comunali, sia di maggioranza che di opposizione, ciò che ha attirato la mia attenzione è stata la risposta data dal direttore generale dell’ Ausl della Romagna.

Ricordo che l’attuale direttore generale, Tiziano Carradori, già in passato, ha avuto la responsabilità di gestire la sanità ravennate nello stesso ruolo per ben otto anni ( dalla metà del 2004 alla metà del 2012 ), quando questa era ancora solo Ausl di Ravenna. E già allora il sistema sanitario ravennate viveva alcuni problemi, che l’attuale pandemia da Covid 19  ha solo macroscopicamente evidenziato. Scarsità di personale, inadeguatezza delle strutture murarie e, in parte, obsolescenza delle dotazioni strumentali erano temi già allora all’ordine del giorno, comparativamente alla situazione presente in aziende sanitarie a noi contigue.
Ed è ancora opportuno rammentare che la gestione dell’azienda sanitaria ravennate nel periodo 2004/2012  venne percepita e si caratterizzò, attraverso quella direzione aziendale, prevalentemente nella compressione del personale e in una accentuata attenzione ai costi, cioè ai tagli di spesa, con scarsa attenzione, checchè se ne dica, ad azioni di qualificazione e  rilancio.

Certamente il direttore generale non era il principale e maggiore responsabile di scelte e decisioni che, a cascata, ricadevano sul corpo vivo dell’organizzazione aziendale e delle sua capacità prestazionale. È giusto e doveroso non dimenticare che, oggettivamente, in quel periodo si materializzarono pesanti interventi legislativi dello Stato, con conseguenti vincoli finanziari e rigidità organizzative. Ridimensionamenti nei trasferimenti alle regioni e limiti normativi alle assunzioni di personale in presenza dei pensionamenti.
La stessa Regione fece prevalere, non in tutti, ma in molti e troppi casi, un approccio tecnocratico,  fatto cadere dall’alto e poco lungimirante. Anche se è facile dirlo oggi col senno di poi.

Già però in quegli anni, autorevoli e insospettabili centri di analisi e ricerca del sistema sanitario nazionale, fra questi il CERGAS (Centro di ricerca sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale) dell’Università Bocconi evidenziavano con preoccupazione la sottostima del bisogno finanziario e del personale sanitario per il mantenimento degli standard di assistenza, in comparazione con paesi europei a noi simili per configurazione socio-economica, come Francia, Germania e Gran Bretagna.
Conseguentemente e a conferma di quanto si diceva, la responsabilità delle azioni deliberative come risposta ai problemi della sanità ravennate vanno addebitate a cascata e con pesi diversi  in relazione alle gerarchie istituzionali, organizzative e gestionali/operative, ma questo non può trasformarsi nel  classico tutti responsabili nessun responsabile. Le responsabilità politiche non possono trasformarsi a salvagente delle responsabilità individuali. Ognuno ha le proprie.

Per concludere: all’attuale direttore generale dell’Ausl Romagna e già direttore generale dell’Ausl di Ravenna piaceva definirsi un “calvinista”, volendo connotare  la sua gestione aziendale non solo sul versante del rigore morale ma anche come un solo uomo al comando, accentratore e sovrano, nella fede della sua visione religiosa, tagliando teste e conti di bilancio.
Oggi la sanità e in particolare la sanità ravennate ha bisogno di altro: di rilancio, modernizzazione e sviluppo, che significa investimenti materiali e immateriali, beni strumentali e valorizzazione di tutto il personale sanitario. Qualificando le strutture ospedaliere e costruire una adeguata rete territoriale e domiciliare.

Nel nostro caso, come in altri, non esistono uomini o dirigenti per tutte le stagioni.

P.S. Riconosco al sindaco De Pascale l’impegno a recuperare il tempo  perduto, apprezzando le sue iniziative per dotare la nostra comunità di un moderno sistema sanitario in grado di offrire appropriate soluzioni corrispondendo alle esigenze del territorio. Augurandogli, senza alcuna ironia, buon lavoro, ma soprattutto buona fortuna».

La vicenda di Patrick Zaki in un libro e un incontro a Ravenna

Appuntamento il 20 febbraio alla biblioteca Oriani con il disegnatore Gianluca Costantini e la giornalista Laura Cappon

Zaky

Domenica 20 febbraio alle 18.30 alla biblioteca Oriani di Ravenna verrà presentato il libro Patrick Zaki. Una storia egiziana (Feltrinelli editore).
La giornalista del “Corriere della Sera” Marta Serafini ne parlerà con gli autori: Laura Cappon, la giornalista che fin dall’inizio ha seguito il caso, e Gianluca Costantini, il disegnatore (ravennate) che ne ha realizzato l’immagine più iconica.
I due scelgono il fumetto per ricostruire una vicenda drammatica, eppure piena di speranza, che ha destato attenzione a livello internazionale e mobilitato le coscienze contro la violazione dei diritti umani.

Covid, in regione restano “solo” 57mila malati e 94 persone in terapia intensiva

Sono 330 i nuovi casi di positività al Covid registrati in un giorno in provincia di Ravenna, dove restano 7 i pazienti ricoverati nelle terapie intensive (3 in meno di ieri).

Accertati altri tre decessi “ravennati”, tre anziani di 82, 83 e 97 anni.

IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 19 FEBBRAIO

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 1.164.370 casi di positività, 3.332 in più rispetto a ieri, su un totale di 23.224 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, di cui 10.444 molecolari e 12.780 test antigenici rapidi.

I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 94 (-2 rispetto a ieri, di cui 7 in provincia di Ravenna), l’età media è di 64 anni. Sul totale, 50 non sono vaccinati (zero dosi di vaccino ricevute, età media 63 anni), il 53,2%; 44 sono vaccinati con ciclo completo (età media 64,6 anni). Un dato che va rapportato al fatto che le persone over 12 vaccinate con ciclo completo in Emilia-Romagna sono oltre 3,7 milioni, circa 300mila quelle vaccinabili che ancora non lo hanno fatto.

Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 1.744 (-25 rispetto a ieri, -1,4%), età media 74,8 anni.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, sono 57.295 (-5.187). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 55.457 (-5.160), il 96,8% del totale dei casi attivi.

Le persone complessivamente guarite sono 8.498 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 1.082.852.

Purtroppo, si registrano 21 decessi: 2 in provincia di Parma (due uomini di 64 e 101 anni); 2 in provincia di Reggio Emilia (una donna di 95 e un uomo di 92 anni); 3 in provincia di Modena (due donne di 85 e 94  e un uomo di 78 anni); 5 in provincia di Bologna (due donne 82 e 96 e tre uomini di 59, 93 e 95 anni); 1 in provincia di Ferrara (un uomo di 90 anni); 3 in provincia di Ravenna (una donna di 82 e due uomini di 83 e 97 anni); 1 in provincia di Forlì-Cesena (una donna di 78 anni); 3 in provincia di Rimini (due donne di 79 e 89 e un uomo di 89 anni); 1 decesso di una persona non residente in Emilia-Romagna: un uomo di 87 anni il cui decesso è stato registrato dall’Ausl di Bologna.
Nessun decesso in provincia di Piacenza e nel Circondario Imolese.

Assolti dallo stupro, cori e striscioni contro la sentenza. Corteo fino al tribunale

La manifestazione organizzata a Ravenna dalla Casa delle Donne. Le foto

Decine di persone hanno partecipato nella mattinata di oggi (19 febbraio) alla manifestazione organizzata dalla Casa delle Donne, a cui hanno aderito diverse altre associazioni, femministe e non, contro una recente sentenza del tribunale di Ravenna che ha assolto due persone dall’accusa di violenza sessuale ai danni di una ragazza di 18 anni, ubriaca.

Dopo il ritrovo in piazza del Popolo e alcuni interventi delle promotrici, i partecipanti hanno “marciato” in corteo – con drappi di colore rosso, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne – fino al tribunale di Ravenna. Qui sono partiti cori e grida contro la sentenza, all’insegna dello slogan “Il sesso senza consenso è stupro”.

Con il Pitesai possono ripartire le trivelle: «Dobbiamo aumentare produzione di gas»

Contrari gli ambientalisti, soddisfatti sindaco, sindacati e Confindustria: «Rendiamoci meno dipendenti dalle importazioni»

RocaPossono ripartire le trivelle in Italia dopo tre anni di moratoria. L’11 febbraio, il Ministero alla Transizione Energetica ha approvato infatti il Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai), la mappa delle zone in cui è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, sia in mare che a terra.

Tra queste anche naturalmente l’hub di Ravenna, con una cinquantina di aziende interessate e 4mila dipendenti stimati. Tra i vincoli principali del nuovo Piano, quello di considerare solo le richieste arrivate dopo il 2010 (perché ritenute compatibili con i criteri attuali di valutazione d’impatto ambientale) e quello di limitare le attività al gas escludendo il petrolio (nel Ravennate, come noto, c’è solo gas).

L’approvazione è stata contestata in tutta Italia (e anche a Ravenna) da manifestazioni ambientaliste, ma salutata con soddisfazione dal sindaco Michele de Pascale in primis, che ha auspicato un aumento della produzione di gas, e da Franco Nanni di Roca, che rappresenta le aziende del comparto: «Non è ancora la soluzione – ha dichiarato – ma il piano ci dà la possibilità di lavorare». «Dopo anni di incertezze – è il commento di Confindustria Romagna –, ora c’è quantomeno un quadro chiaro e definito in cui potersi muovere e pianificare il futuro di un settore vitale per l’economia del territorio romagnolo e nazionale. Ora, accanto all’auspicato revamping dei pozzi autorizzati nel breve termine, si può ragionare nel medio e lungo termine su nuove autorizzazioni, per renderci energeticamente meno dipendenti dalle importazioni e impostare una strategia composita e lungimirante che davvero ci guidi nella transizione energetica».

Soddisfazione anche dai sindacati, con la Cgil che invita a portare avanti a Ravenna un serio progetto di transizione ecologica, che possa vedere fianco a fianco l’eolico, il fotovoltaico, l’idrogeno e la produzione di gas.

«Tribuna telescopica e pavimento palco, ritrovata l’autenticità del Rasi»

L’architetto Carlo Carbone, esperto di acustica e spazialità per lo spettacolo, racconta i dettagli del progetto di riqualificazione

Cantiere RasiIl progetto del nuovo Teatro Rasi è frutto delle idee e dell’esperienza di Carlo Carbone, architetto fiorentino che, solo negli ultimi vent’anni, ha lavorato a innumerevoli progetti di acustica per lo spettacolo, tra i quali vanno menzionati almeno il Palazzetto dello sport quartiere Zen di Palermo nel 2001, il Palazzetto dello sport Auditorium Mandela Forum di Firenze e, sempre nel 2005, lo Studio X-Factor 2013, il Progetto dell’involucro interno e l’acustica della sala spettacolo del Teatro Koreja di Lecce, realizzato nel 2021. Carbone ha inoltre curato l’acustica dell’edizione 2015 degli MTV European Music Awards e di tutte le manifestazioni musicali tenute allo stadio Meazza di Milano. È con lui che ripercorriamo i lavori del cantiere che ha completamente cambiato il volto del teatro ravennate.

Architetto Carbone, qual era la situazione del Rasi quando ha iniziato a lavorarci?
«Il Rasi, fino ad ora, è stato un teatro ristrutturato negli anni ’70 con l’idea di uno spazio polivalente molto orientato al cinema (Carbone si riferisce al restauro strutturale degli anni ’60 e ’70, mentre gli interventi successivi, come quelli del 2000 e del 2007, non hanno mai interessato la sala, ndr), tanto è vero che nel progetto precedente molte soluzioni erano legate all’attività e all’attrezzatura da cinema. Di conseguenza anche l’acustica di questo spazio era un’acustica “sorda”, legata cioè a ricercare lo standard di riflessione connessa anche questa all’attività di tipo cinematografico. Quindi la nostra è stata anche la riprogettazione di uno standard che aveva delle domande di funzionalità molto precise, legate all’allestibilità teatrale».

La sua idea di spazio teatrale va però un po’ oltre quello a cui si è abituati.
«L’accezione che io attribuisco a questa allestibilità è che deve essere quasi totale, ossia che occorre avere tanta possibilità di appendere carichi dall’alto e tanta possibilità di allestire dal basso, con un pavimento che diventa nient’altro che una tavola di palcoscenico. Il palco, nella mia idea di teatro, non è solo il palco, ma è parte di un intero ambiente teatrale. Con questa ipotesi di lavoro, condivisa con l’esperienza maturata da Ravenna Teatro, ho redatto un progetto che nel risolvere questi aspetti riconfigurasse il teatro anche recuperando un po’ la sua autenticità».

Un’autenticità che risale alla chiesa del 1250 di Santa Chiara sulla quale il Rasi si è configurato.
«Infatti. A mio avviso nell’allestimento precedente non si aveva la sensazione di stare in una chiesa medievale, ma in un contenitore qualunque. Siamo partiti quindi da un lavoro di alleggerimento della struttura per riportarla alla fisica originaria. Nel far questo abbiamo verificato tutta una serie di condizioni che erano lasciate per scontate, a partire dalla statica della copertura superiore, che è stata completamente sostituita. Quella nuova è in grado di sostenere carichi accidentali, partecipa al consolidamento strutturale per l’antisismica e consente anche gli appendimenti dall’alto, assolutamente vietati prima. Questo lavoro è stato svolto dall’ingegner Franco Faggiotto, che l’ha interpretato con grande sensibilità. Vorrei sottolineare inoltre la positiva esperienza con l’amministrazione pubblica, i cui uffici, e tra questi mi piace ricordare la figura dell’ingegnere Luca Leonelli, si sono prodigati per trovare le migliori soluzioni e dare la maggiore assistenza affinché la complessità del progetto potesse avere vita. È un’esperienza rara».

Carlo Carbone
L’architetto Carlo Carbone

Parliamo della tribuna telescopica.
«La tribuna telescopica, a differenza dei sistemi in cui occorre smontare le poltrone della platea, è una trovata che rende estremamente facile recuperare il piano libero della platea. L’aumento poi della pendenza della galleria, la distribuzione diversa, inclinata, della sala, il prolungamento della scena con un proscenio, hanno praticamente portato da uno spazio in piano a uno che si restringe a V. Questo, in teatro, dà una sensazione di grande vicinanza alla scena, che è esattamente ciò che mi premeva sottolineare».

Anche la serie di nuovi pannelli acustici che vediamo ora in alto lungo le pareti ricopre un ruolo cruciale?
«Ciò che fa un architetto è dare dei tocchi a un ambiente perché arrivi a comunicare una visione di quella che è l’idea nascosta da cui si parte. Quei pannelli acustici sembrano degli anziani signori che ti guardano di sottecchi criticando ogni tua azione, quindi perfetti per la morale del teatro. Scherzi a parte, i nuovi pannelli si accordano tramite tiranti che regolano la tensione delle placche di legno incollate dietro le lamiere; è un’idea che sto portando avanti da una dozzina d’anni e che ho sperimentato per la prima volta al Mandela Forum di Firenze nel 2008, in occasione di un concerto di Orchestra e Coro del Maggio Fiorentino diretti da Zubin Mehta. Era la prima volta che un’orchestra suonava in un palazzetto senza amplificazione e andò molto bene. E la particolarità è che questi pannelli si settano tramite un gioco di fasci di luce rifratta da piccoli specchi. Si può dire che dalla luce nasce il suono!».

Usciamo ora dalla sala. Cos’è successo fuori dallo spazio scenico?
«L’ingresso è stato completamente liberato e il sotto-galleria è diventato una saletta indipendente, che può essere o una parte più ampia dell’ingresso (che prima in pratica era un corridoio) o, chiudendo la parete, un locale separato per fare spettacoli più intimi, presentazioni e quant’altro. In tutto questo va detto che Ravenna Teatro e tutti i suoi tecnici sono stati fondamentali, dei veri compagni di viaggio con cui si è condiviso tutto. Il progetto di un architetto non potrà mai essere solo il prodotto della sua mente».

Qualche problema inaspettato durante i lavori?
«Beh, vorrei sottolineare che abbiamo lavorato tra il 2021 e il 2022, un periodo che verrà ricordato nella storia per l’epidemia che tutti conosciamo, epidemia che ha complicato notevolmente la vita del cantiere, naturalmente per i contagi ma anche per l’aumento del costo dei materiali, che è raddoppiato nel giro di un paio di mesi. In tutto questo è entrato poi a gamba tesa l’effetto dell’indisponibilità di materiali e personale data dall’esplosione dei cantieri a seguito del bonus del 110%. Di guai ce ne sono stati, così come di sorprese durante la demolizione, che son sempre in agguato, ma erano stati messi in conto. Vorrei infine ringraziare e ricordare tutte le ditte coinvolte nell’opera, che si son comportate con grande afflato: CMCF Faenza, Faggiotto S.T.A.F.F., Tesco Impianti Srl, Steel Pool Cantieri, Innova Global Service, Bertelè Telescopic Tribune, Barciulli Arreda Srl».

Anche a Ravenna “aperitivo libero” in piazza, contro il green pass

Gli organizzatori invitano a portare cibo e bevande, da consumare in piedi o sulle panchine

Aperitivo Libero Piazza PopololÈ arrivato anche a Ravenna l’aperitivo “libero”, manifestazione di protesta contro il sistema del green pass da qualche settimana portata avanti un po’ in tutta Italia.

In piazza del Popolo il primo “aperitivo” è andato in scena il 12 febbraio e oggi (sabato 19 febbraio) verrà replicato dalle 17.30. L’invito degli organizzatori è quello di portare in piazza a Ravenna cibo e bevande, da consumare in piedi o sulle panchine.

La protesta è ovviamente contro le misure adottate dal Governo Draghi, che vietano la consumazione, anche all’aperto, a chi è sprovvisto di “super green pass”.

In questo modo invece, i partecipanti, senza apparentemente infrangere alcuna regola, organizzano aperitivi senza bisogno di “certificato verde”, di fronte ai locali che invece il green pass lo devono chiedere per legge.

Con la pandemia crollati (anche) i visitatori della basilica di San Vitale

L’anno scorso sono stati 209 mila, meno della metà del 2019

Basilica San VitaleNel 2019, anno record in quanto a numero di turisti registrati nelle strutture ricettive della “città d’arte” di Ravenna, i monumenti della Curia – tra cui il più celebre della città, la basilica di San Vitale – avevano a loro volta fatto registrare il numero più alto di sempre in quanto a visitatori, con circa 510mila biglietti strappati.

Poi è arrivata la pandemia e i luoghi di cultura, al chiuso, sono stati tra i più colpiti dalle misure restrittive.

Così, nel 2020 i bigietti per i monumenti della diocesi sono scesi sotto la soglia dei 100mila.

Nel 2021 – dati da poco validati dalla diocesi – una repentina risalita, ma a un livello ancora molto lontano da quelli pre pandemia, con 209mila visitatori registrati.

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