giovedì
21 Agosto 2025

Covid, Gianni Batani muore a 53 anni a Ravenna. I funerali a Pinarella il 7 febbraio

Figlio di Tonino, con le sorelle e la madre aveva preso le redini del gruppo che gestisce alcune strutture ricettive di lusso in Romagna

batani covidA 53 anni è morto, dopo aver contratto il Covid, Gianni Batani, uno dei titolari del gruppo Batani Select Hotels che gestisce alcune strutture ricettive di lusso della Romagna. Fra queste, lo storico Grand Hotel di Rimini, il Da Vinci di Cesenatico, il Palace e l’Aurelia a Milano Marittima.

Il sito dell’agenzia di stampa Ansa ricorda che Batani, di origini romagnole, era ricoverato da alcuni giorni all’ospedale di Ravenna e le sue condizioni si sono aggravate nelle ultime ore.

Era figlio di Tonino, storico albergatore romagnolo venuto a mancare nel 2015. Insieme alle sorelle Cristina e Paola e alla madre Luciana aveva preso le redini del gruppo occupandosi prevalentemente della parte amministrativa.

I funerali si svolgeranno lunedì 7 febbraio alle ore 10 nella chiesa di Pinarella di Cervia (Ravenna).

L’odissea dei fondali diventa un libro: Ap spende 7mila euro per la scrittura

Lavoro di “ricostruzione giornalistica” affidato a Andrea Tarroni che è nella direzione provinciale del Pd dopo essere stato consigliere comunale e ora collabora con un quotidiano locale. L’autore: «Un’opera per chi vuole capire come funzionano gli appalti». Incarico rifiutato da David Parenzo della Zanzara

Hub PortoL’ultimo decennio del travagliato percorso che ha portato a fine 2021 al taglio del nastro del cantiere da 230 milioni di euro per l’escavo dei fondali del porto di Ravenna diventerà un libro. Così ha deciso l’Autorità portuale. Che spenderà settemila euro per un lavoro definito di “ricostruzione giornalistica” (la cifra non include i costi di stampa). L’incarico è andato, con una delibera di fine 2020, al 39enne ravennate Andrea Tarroni che ha maneggiato la materia portuale in una duplice veste nel decennio in esame: nel periodo 2011-2016 è stato in consiglio comunale sui banchi del Pd – di cui è ancora membro della direzione provinciale – e poi cronista per il quotidiano locale Il Corriere Romagna con cui tuttora collabora.

Tarroni è uno dei due giornalisti invitati da Ap per il lavoro. Una comu­nicazione del segretario generale del 2018 evidenzia infatti la necessità di avere sempre un confronto fra almeno due operatori economici per gli affidamenti anche di modesto importo. L’altro giornalista interpellato è stato David Parenzo: la storica spalla di Giuseppe Cruciani alla Zanzara su Radio24 però ha comunicato di non essere in grado di svolgere il servizio richiesto alle condizioni proposte. Tarroni invece ha proposto un ribasso del 7,5 percento sul massimo di seimila euro fissato da Ap (il reso del costo per arrivare ai settemila finali sono contributi).

Nave Gigante PortoLa stesura del testo è alle battute finali: «Conto di concludere entro qualche settimana – ci dice Tarroni –, poi Ap deciderà come proseguire». La delibera infatti non specifica quando si andrà in stampa e in quante copie, «sarà l’Autorità portuale a fare le sue valutazioni». Intanto il giornalista prova a delineare il target: «Il ravennate che si chiede perché da 30 anni si voglia fare l’escavo e solo adesso pare arrivare il momento buono, ma anche chi si vuole rendere conto di cosa sia un appalto pubblico in Italia». Il maxi bando in questione ha dovuto fare i conti con alcune procedure finora inedite per la pubblica amministrazione, così come lo stesso presidente Daniele Rossi aveva sottolineato in passato: «Faremo da apripista e diventeremo un termine di riferimento per altre gare in futuro». Tarroni ha lavorato ascoltando più voci: «Quando ho ricevuto l’invito da Ap sono rimasto intrigato dalla possibilità di approfondire l’argomento con i tecnici che hanno pro­gettato, con i politici che se ne sono occupati e con gli esponenti dell’economia ravennate per provare a capire cosa significa portare in fondo un appalto nel nostro Paese. Questa storia mostra anche tanti vizi della burocrazia italiana».

Attachment (1)Finire a libro paga di Ap, seppure solo per un progetto ben definito, potrebbe essere in conflitto con il ruolo di cronista? In futuro sarà possibile avere uno sguardo obiettivo? Tarroni non ha dubbi: «Sto scrivendo per Ap così come scriverei se il committente fosse una parte esterna. La ricostruzione sarà completa, sentendo tutte le campane, tutte le voci che si sono confrontate. Una parte della ricostru­zione giornalistica va anche a riprendere la dialettica cittadina e i vari interrogativi posti mano a mano. Se non avessi avuto la libertà di farlo non mi sarei candidato».

Daniele Rossi

Il lavoro voluto da Ap ricade in “Remember”, il progetto cofinanziato da un programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Croazia “con l’obiettivo di promuovere il turismo sostenibile e la crescita blu”: valorizzare il patri­monio culturale marittimo di otto porti del nord Adriatico (tra cui Ravenna). Ap partecipa a Remember in qualità di partner beneficiario e sta realizzando una ricerca “sulla storia economica e sociale del porto a partire dall’età moderna e dei suoi rapporti con le comunità adriatiche”. E l’escavo “non si può trascurare volendo parlare della valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale” del porto. Perché la delibera dell’incarico mette in chiaro un punto, lasciando poco spazio ai dubbi: “Gli eventi della contemporaneità sono destinati a segnare una svolta epocale nella storia dello scalo”.

Casa usata come deposito bici rubate ma è inagibile: evacuata dalla polizia locale

Verifiche dei vigili del fuoco. Tracce di attività recente sui velocipedi per nascondere la provenienza

Un’abitazione nel comune di Ravenna era diventata un deposito di bici rubate e una verifica dei vigili del fuoco ha accertato l’inagibilità dell’edificio: la polizia locale ha fatto evacuare l’immobile.

È l’epilogo arrivato ieri, 5 febbraio, di una lunga indagine condotta dai vigili urbani (ufficio Polizia Giudiziaria-Pronto Intervento coadiuvata dal personale dell’ufficio Edilizia Ambiente e Benessere Animale e della sezione Informatori) che ha dato esecuzione a quanto disposto dalla procura della Repubblica di Ravenna.

Durante la perquisizione sono stati ritrovati molti velocipedi o parti di essi riconducibili alle attività furtive già precedentemente messe in atto dai soggetti identificati, già noti alla polizia locale e gravati da precedenti. Il materiale rinvenuto presentava tracce di recente attività per nascondere l’origine furtiva.

Tamponi di fine quarantena nella fascia 0-11 anni a carico del servizio sanitario

L’annuncio dell’assessore regionale Donini dopo il decreto arrivato il 5 febbraio

I tamponi di fine quarantena nella fascia di età 0-11 anni saranno a carico del servizio sanitario regionale. Lo annuncia l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, che prosegue: «L’effettiva applicazione di questa misura, sollecitata tra l’altro proprio dal sistema delle Regioni per rispondere in maniera coerente a tutte le fasce dell’età scolastica, era vincolata alla pubblicazione del decreto legge che ne elenca tutte le caratteristiche e le categorie che ancora saranno assoggettate all’ obbligo del tampone per uscire dalla quarantena, decreto pubblicato solo ieri in tarda serata». Definita la cornice normativa, la misura verrà rapidamente avviata: «Lunedì 7 febbraio è in programma un incontro con la direzione dell’Ufficio scolastico regionale proprio per definire operativamente le modalità e attuarle già dal giorno successivo».

«Il Pd orgoglioso di aver sventato la prova di forza del centrodestra sul Quirinale»

Il segretario provinciale Alessandro Barattoni commenta le recenti elezioni del presidente della Repubblica: «Ora rappresentiamo ancora di più il perno della maggioranza che sostiene il governo Draghi»

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Alessandro Barattoni, segretario provinciale del Pd a Ravenna, sulle recenti elezioni del presidente della Repubblica con la conferma di Sergio Mattarella:

Alessandro Barattoni. Assemblea PD Dicembre 2021Con il giuramento di giovedì del presidente Mattarella si è conclusa una fase importante per la politica e per il nostro paese, durante la quale il Partito Democratico ha svolto in modo serio e responsabile un ruolo fondamentale.

Nonostante l’esiguo numero di grandi elettori infatti il PD ha contribuito a raggiungere un risultato importante di stabilizzazione del quadro politico e soprattutto di ulteriore valorizzazione della prima carica dello Stato.

Sono state queste elezioni particolari sia per il momento delicato nel quale si sono svolte, sia per la anomalia derivante dalla complessità della coalizione che sostiene il governo Draghi.

Negli ultimi mesi Il centrodestra aveva rivendicato il diritto di scegliere il presidente della Repubblica come se fosse un trofeo da esibire. Noi abbiamo sempre rigettato quella ipotesi perché questa legislatura, nata con le politiche del 2018, ha visto nascere governi e maggioranze completamente diverse le une dalle altre e questo Parlamento visti i numeri dei vari schiarimenti è un insieme di minoranze.

Non c’era quindi a nostro avviso una maggioranza politica netta e definita che potesse indicare un candidato in autonomia, era sbagliato come merito ma anche come metodo per approcciarsi a questo passaggio cruciale.

I fatti e le votazioni che si sono susseguite ci hanno dato ragione perché il centrodestra, dopo aver annunciato la candidatura di Berlusconi, ha “bruciato” tantissimi candidati fino alla presidente del Senato Casellati e la responsabile del Dis Belloni.

Il PD in tutti questi passaggi ha sempre dimostrato responsabilità ed è riuscito, in tutte le votazioni , sia a tenere unito la coalizione di centrosinistra ma anche a non rompere il fronte della maggioranza che sostiene il governo. Mentre alcuni pensavano a nuovi equilibri di governo o a nuove elezioni la nostra azione politica ci ha consentito di rieleggere con un grandissimo numero di voti Sergio Mattarella e oggi siamo nelle condizioni di poter aprire una nuova fase di governo.

Chi invece ha pensato ai propri interessi di parte se ne deve assumere le responsabilità anche se ci  auguriamo che i dissidi interni ai partiti che hanno suscitato i problemi di queste settimane non vengano scaricati sull’azione di governo.

Oggi il PD rappresenta ancora di più il perno della maggioranza che sostiene il governo Draghi, una maggioranza che, seguendo anche gli obiettivi indicati ieri da Mattarella, dovrà agire con spirito riformatore e di condivisione.

Ci sono tanti temi e tante istanze da portare avanti, oltre al lavoro continuo e costante da fare per il Pnrr.

Sosteniamo con forza e apprezziamo le nuove norme anti Covid che distinguono maggiormente, anche sulla scuola, le responsabilità e le restrizioni fra vaccinati non vaccinati.

Il nostro compito sarà ancora di più quello di garantire stabilità, che non vuol dire stare fermi e non decidere per via della litigiosità della coalizione ma consentire al governo di mettere in atto tutte le azioni necessarie al cambiamento del Paese: a partire dalla ristrutturazione della sanità pubblica e dalla difesa e dello sviluppo del lavoro e dell’occupazione.

Insomma se qualche partito pensa di scaricare le proprie tensioni interne sul funzionamento dell’esecutivo noi lavoreremo perché invece le azioni siano ancora più incisive sapendo che ci sono delle priorità imprescindibili.

Anche perché gli aumenti delle materie prime e il rincaro delle bollette in un paese che vede gli stipendi fermi da anni rischia di creare un impoverimento ancora maggiore per lavoratori e pensionati.

È vero, nel frangente dell’elezione ci sono state mancanze della politica ma non tutti partiti hanno agito nello stesso modo.

Il PD è orgoglioso di aver sventato la prova di forza del centrodestra e di aver contribuito in maniera decisiva a rieleggere il presidente Mattarella, ora riprenderemo a lavorare per continuare a sostenere e rafforzare l’azione del Governo Draghi.

Secondo giorno consecutivo con meno di mille nuovi casi di contagio

Il dato giornaliero delle positività non restava sotto le quattro cifre per due volte a fila da un mese

Tampone Covid 19Per il secondo giorno consecutivo in provincia di Ravenna si registrano meno di mille nuovi contagi da coronavirus. Oggi, 5 febbraio, sono stati 765, ieri erano stati 893. Non accadeva da inizio anno. I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio nel ravennate sono 100.840. Oggi la Regione ha comunicato 4 decessi in provincia di Ravenna. Si tratta di due uomini di 81 e 88 anni e due donne di 84 e 101 anni.

In tutta l’Emilia-Romagna oggi ci sono 8.274 casi in più rispetto a ieri, su un totale di 51.948 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, di cui 17.694 molecolari e 34.254 test antigenici rapidi. Complessivamente, la percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è del 15,9%.

I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 146 (-3 rispetto a ieri; -2%), l’età media è di 61 anni. Sul totale, 84 non sono vaccinati (zero dosi di vaccino ricevute, età media 59,5 anni), il 57,5%; 62 sono vaccinati con ciclo completo (età media 63,1 anni).  Un dato che va rapportato al fatto che le persone over 12 vaccinate con ciclo completo in Emilia-Romagna sono oltre 3,7 milioni, circa 300mila quelle vaccinabili che ancora non lo hanno fatto: la percentuale di non vaccinati ricoverati in terapia intensiva è quindi molto più alta rispetto a chi si è vaccinato. Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 2.410 (-20 rispetto a ieri, -0,8%), età media 73,3 anni.

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 7 a Piacenza (+3 rispetto a ieri), 14 a Parma (-3); 12 a Reggio Emilia (invariato rispetto a ieri); 21 a Modena (-1); 43 a Bologna (invariato); 11 a Imola (+2); 10 a Ferrara (invariato); 8 a Ravenna (-2); 3 a Forlì (-1); 4 a Cesena (invariato); 13 a Rimini (-1).

La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 1.638 nuovi casi (su un totale dall’inizio dell’epidemia di 223.532) seguita da Modena (1.323 su 172.149), Reggio Emilia (879 su 120.650), Parma (817 su 88.943), Rimini (813 su 109.609). Seguono poi Ravenna (765 su 100.840), Ferrara (668, su 73.724); quindi Cesena (395 su 62.512), Forlì (369 su 52.469), Piacenza (352 su 61.077) e, infine il Circondario Imolese con 255 nuovi casi di positività su un totale da inizio pandemia di 34.235.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, sono 177.855 (-35.376). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 175.299 (-35.353), il 98,5% del totale dei casi attivi.

Si registrano 37 decessi. In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 15.288.

L’Accademia degli Incamminati consegna il Vincastro d’argento al cardinale Zuppi

Al Goldoni la consegna del riconoscimento della realtà fondata nel 1660 a Modigliana da Bartolomeo Campi

Toso Zuppi Patuelli Rondoni ProniAl teatro Goldoni di Bagnacavallo si è tenuta questa mattina, 5 febbraio, la cerimonia di consegna del Vincastro d’argento, massimo riconoscimento dell’Accademia degli Incamminati di Modigliana: il premio è andato al cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna.

L’iniziativa, promossa con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Bagnacavallo, era dedicata al tema “Etica e sostenibilità”. Sono intervenuti Venerino Poletti e Antonio Patuelli, rispettivamente primario di Pneumologia e presidente dell’Abi nonché rispettivamente presidente e presidente emerito dell’Accademia degli Incamminati, fondata nel 1660 a Modigliana dal letterato Bartolomeo Campi. La sindaca Eleonora Proni ha portato i saluti dell’amministrazione comunale di Bagnacavallo, che ha ospitato l’evento. A coordinare i lavori è stato il giornalista Alessandro Rondoni.

Zuppi è nato a Roma nel 1955; è entrato nel Seminario di Palestrina e ha seguito i corsi di preparazione al sacerdozio alla Pontificia Università Lateranense, dove ha conseguito il Baccellierato in Teologia. Il 27 ottobre 2015 è stato nominato da papa Francesco nuovo arcivescovo di Bologna; il solenne ingresso è avvenuto il 12 dicembre 2015. È stato nominato Cardinale da papa Francesco durante l’Angelus di domenica 1 settembre 2019 ed è stato creato Cardinale nella Basilica di San Pietro nel Concistoro del 5 ottobre 2019. L’Accademia degli Incamminati, grata a sua eminenza il Cardinale Zuppi per l’impegno gravoso quale arcivescovo di Bologna e l’attenzione profusa verso la Romagna, gli conferisce il Vincastro d’argento, premio a una vita.

Santandrea, Il faentino che vinse il Premio della Critica a Sanremo

Protagonista sul palco del Festival nel 1984: «Fu Pippo Baudo a chiedermi di partecipare». «Oggi mi rivedo in certe performance di Achille Lauro o dei Maneskin». Il video della canzone scritta assieme a Riccardo Cocciante

Rodolfo Santandrea Anni 80
Rodolfo Santandrea sul palco dell’Ariston di Sanremo nel 1984

Nel 1984 a vincere il Premio della Critica del Festival di Sanremo fu (insieme a Patty Pravo) un artista faentino, Rodolfo Santandrea, in arte solo Santandrea. Aveva 22 anni, gareggiava nella sezione “Nuove proposte” e portò al grande pubblico una sofisticata canzone pop scritta con Riccardo Cocciante, “La fenice”.
«Ci fu un’ovazione, ricordo che rimasi molto, molto colpito dalla reazione del pubblico, dagli applausi. E un palco come quello di Sanremo non lo si dimentica». Quasi quarant’anni dopo, Santandrea ce ne parla al telefono.

«Fu una bellissima esperienza, una tappa quasi forzata per chi ha intenzione di fare questo lavoro. Ricordo la tensione che si respirava dietro le quinte. Credo – continua l’artista faentino – sia tuttora una bellissima manifestazione: guardando i Maneskin o Achille Lauro si può capire quale siano le nuove tendenze della musica pop. E osservando le loro performance credo di poter dire che non sono molto distanti dalla mia “Fenice” di quell’epoca…».
Un pezzo, pur nel suo classicismo, sicuramente poco sanremese, quello di Santandrea. «La cosa più bella forse è che quando in questi anni ho partecipato ad altri eventi in Rai, oppure ai concerti, tante persone mi hanno fermato per dirmi che si ricordano quella canzone. È fantastico poter dire di essere rimasti in qualche modo nella vita di tante persone».

A Santandrea venne chiesto di partecipare al Festival in modo molto diretto… «In quel periodo avevo già fatto qualche passaggio in Rai – ricorda –, dove lavoravo anche come fonico. Partecipai anche a una puntata di “Domenica in” dove fui notato da Pippo Baudo che mi chiese tramite il mio management di scrivere un pezzo per una corista del programma domenicale. In quel momento stavo lavorando con Cocciante e scrivemmo la canzone a quattro mani e poi la inviammo. Non ci pensai più, ma un giorno mentre stavo mixando il mio album al Forum di Roma, un mio collaboratore mi disse che c’era una persona che chiedeva di me. Ricordo che ero molto trafelato, ero preso dal disco e non avrei voluto nemmeno incontrarla, quella persona, ma il mio collaboratore insistette. Per fortuna: uscito dallo studio infatti trovai Pippo Baudo in persona, che mi chiese, in modo molto ossequioso: “Maestro, posso avere l’onore di averlo ospite al Festival?”. Io risposi con un inchino, ovviamente accettando».

Nonostante il successo di critica, Santandrea non parteciperà mai più a Sanremo. «In realtà mi chiesero di portare un brano al Festival nel 1986. Ne scrissi appositamente uno, “Cuori rubati”, per un trio, con un mimo e una soprano. Ero nel pieno del tour del “Maurizio Costanzo Show”, in quegli anni, e ricordo che ci mettemmo in viaggio da Roma, per fare il provino al Casinò di Sanremo. Ma non ci fecero mai nemmeno salire sul palco. Non so ancora cosa sia successo esattamente, un disguido o che altro, ma di certo non ci diedero neppure il modo di presentare il brano. Da quel momento devo dire che quel mondo mi ha parecchio infastidito e non ci ho più riprovato. Stavo scrivendo un album parecchio sperimentale e mi isolai con la mia famiglia, in collina. Ancora oggi a volte ci penso e sorrido: un giorno prima ero a Sanremo a ritirare il premio della critica e un giorno dopo ero a Marradi a mettere a posto la mia nuova casa. Ero fatto così, volevo vivere la mia vita. E invece quando fai il pop, dovresti fare il pop e basta. Certo è che oggi, invece, non disdegnerei un nuovo invito a Sanremo…».

La carriera di Santandrea è proseguita con collaborazioni prestigiose, lavori per il teatro e il cinema, tra cantautorato, lirica, musica classica, fino ad approdare a un progetto molto personale e molto fuori dagli schemi, quello dell’artista di strada, il “violinista solitario” nato ormai vent’anni fa. «È un po’ un mio alter ego. Ho iniziato dopo essere tornato da una tournée in Giappone, ma già da ragazzo, a Parigi, avevo provato a suonare nelle metropolitane: cadevano i franchi, era un’esperienza piacevole. In Italia invece, a quei tempi, non era il caso…».

E così oggi, seguendo l’esempio del grande violinista americano Joshua Bell, che suonò in incognitò per strada senza essere riconosciuto (racimolando 32 dollari in tutto), Santandrea ha deciso di eliminare tutte le barriere, andare tra il pubblico, «per quello che reputo essere un vero e proprio esperimento sociale in cui tu, artista, vai in mezzo alla gente come una persona qualunque. Puoi così osservare la risposta nei confronti della “bellezza”.
E spesso queste risposte spiazzano anche me: come quella volta che un medico mi ha raccontato che grazie alla mia musica, quella sera, non aveva dovuto prendere i suoi ansiolitici. O il malato di cuore, che sosteneva di stare meglio grazie al mio violino».

E quante banconote cadono nel cappello? «Difficile fare una media, l’altra mattina per esempio 72 euro e 20 centesimi…». Può capitare però anche di finire multato, come a Gambettola, nel periodo in cui erano vietati spostamenti tra comuni per le norme anti Covid. «L’arte purtroppo in Italia spesso viene sacrificata dalle istituzioni, dalla burocrazia. Quello che ho notato in questi due anni difficili di pandemia è però la grande voglia della gente di tornare ad ascoltare musica».

E come “violinista solitario” Santandrea è riapparso anche al Festival di Sanremo. «Ci sono tornato 15 anni fa, con la mia medaglia d’argento del Premio della Critica del 1984. Mi avevano segnalato che in un articolo di quei giorni il mio nome era scomparso dalla lista dei vincitori. Ho suonato sotto il Palafiori per “protesta”, ma nessun giornalista mi riconobbe».
«Ora faccio una vita quasi da “zingaro” – conclude Santandrea – ma credo che non ci sia cosa più bella che stare in mezzo alla gente. È l’unico modo per me di essere un artista pop».

Trovato un daino sbranato da un lupo vicino a una ciclabile nella pineta di Classe

La carcassa è stata spostata in una zona più nascosta per consentire il ciclo naturale diventando cibo anche per altri animali selvatici

WhatsApp Image 2022 02 05 At 13.34.04La carcassa di un daino parzialmente sbranata è stata trovata nella mattinata di oggi, 5 febbraio, nelle vicinanze di una pista ciclabile che attraversa la pineta di Classe e la polizia provinciale, allertata dal passante che ha trovato l’animale morto, è convinta che si tratti dell’azione di un lupo.

È noto che nel bosco a ridosso di Fosso Ghiaia vive una famiglia di lupi (due adulti e tre cuccioli): di recente il quotidiano il Resto del Carlino ha riportato la notizia del video ripreso da una fototrappole installate tra la vegetazione dai fotografi Fabrizio Zani e Nicola Bombardini.

Gli agenti della polizia locale, accertato che sul daino c’erano tracce di un pasto consumato anche da altri animali selvatici, hanno collocato la carcassa in un luogo più nascosto della pineta proprio per lasciare che il ciclo naturale si completi diventando cibo per altri animali.

Coltivatori in allarme: «Il caro-gasolio limita l’uso di impianti contro le gelate»

L’appello di Coldiretti alla Regione perché riveda le tabelle di consumo per le assegnazioni di carburante a prezzo agevolato per uso agricolo. Il caldo anomalo potrebbe anticipare la fioritura come accaduto negli ultimi due anni

Dc72ae11 241a 49d9 8ef7 B1bd9b82471dSale la preoccupazione tra gli agricoltori ravennati: temperature ben oltre le medie stagionali per via dell’anticiclone che stazionerà sull’Italia almeno per i prossimi 10 giorni stanno alimentando la ripresa vegetativa in anticipo con il rischio di ripetere i disastri degli ultimi due anni se dovessero arrivare delle gelate notturne.

«L’andamento climatico inganna le coltivazioni favorendone un risveglio anticipato che le rende poi particolarmente vulnerabili al gelo – afferma il direttore di Coldiretti Ravenna Assuero Zampini –.  Per proteggere le coltivazioni dai bruschi abbassamenti della temperatura i coltivatori hanno sostenuto notevoli investimenti dotandosi di ventole anti-gelo ed impianti di difesa attiva alimentati in gran parte a gasolio». Ed ecco che il caro-carburante e l’ipotizzabile aumento dei consumi sono due fattori devastanti per le imprese, già gravate da costi di coltivazione lievitati per via dell’aumento del costo di concimi, mangimi, fertilizzanti ed energia elettrica.

«È indispensabile e urgente che la Regione Emilia-Romagna riveda le tabelle di consumo e le conseguenti assegnazioni di carburante agevolato – è l’appello di Zampini – dotando così le aziende della possibilità di ritirare maggiori quantità di gasolio. Il rischio, infatti è che senza carburante in quantità adeguata si vadano a vanificare quegli investimenti in prevenzione che gli agricoltori, tra l’altro anche col contributo di fondi messi a disposizione dalla Regione stessa, hanno sostenuto per proteggere le coltivazioni dal gelo».

«Esiste la vaccinazione senza ago per chi ha la fobia, può aiutare la campagna»

Il consigliere comunale M5s Giancarlo Schiano suggerisce uno studio di fattibilità per l’utilizzo della tecnologia Nfit al hub vaccinale di Ravenna

INIZIO VACCINAZIONI COVID RAVENNA VACCINODAY 27 DICEMBRE 2020Promuovere uno studio di fattibilità per valutare la possibilità di somministrare il vaccino anti-Covid con la cosiddetta iniezione senza ago – un getto ad alta velocità sostituisce la puntura – per avvicinare all’immunizzazione anche chi soffre di belenofobia, la paura di aghi, spilli, siringhe. È la proposta di Giancarlo Schiano, consigliere comunale M5s a Ravenna.

Il pentastellato interviene dopo la recente seduta del consiglio comunale dedicata alla sanità e per prima cosa si allinea all’invito del sindaco nel sollecitare il completamento del ciclo vaccinale: «La nostra interrogazione inerente alla vaccinazione senza ago ha ampiamente dimostrato la nostra attenzione riguardo la problematica».

Schiano cita dati Oms: «Il 10 percento della popolazione globale soffre di belenofobia, detta anche paura dell’ago, paura che affligge non solo i bambini ma anche molti adulti. La fobia dell’ago ha una certa diffusione e si manifesta con stati di ansia, sofferenza acuta e anche panico vero e proprio, alla sola idea di essere punti dall’ago. Esiste un’alternativa valida anche a Ravenna per chi soffre di belenofobia, ed è già consolidata per inoculare il vaccino, che differisce dalla classica iniezione, l’alternativa è chiamata Nfit, acronimo di needlefree injection technology che tradotto dall’inglese significa iniezione senza ago».

La tecnologia consiste nell’inoculare ad alta velocità nel braccio il liquido con il dispositivo medico già certificato dall’Unione Europea: «Il dispositivo, per altro già utilizzato in Italia per diabetici, malati di Sla, biopsie e interventi estetici, può essere d’aiuto proprio per chi soffre di queste fobie, ma non solo; esso permette di inoculare la dose con un getto ad alta velocità che sostituisce completamente l’utilizzo dell’ago, quindi la tradizionale puntura, e garantisce un totale assorbimento del vaccino per via intramuscolare. Il dispositivo utilizza il “nozzle”, una siringa senza ago sterile e monouso, in grado di iniettare nel braccio il vaccino attraverso un microforo che proietta il farmaco nel corpo in meno di 100 millisecondi».

Per Schiano «è fondamentale incentivare la vaccinazione anche attraverso la pubblicizzazione di questi metodi, considerando la disponibilità confermata del dispositivo in oggetto al hub vaccinale a Ravenna».

Colpì al volto due coniugi con la targa dell’auto dopo averli tamponati: denunciato

Individuato il presunto autore dell’aggressione avvenuta a fine 2021. La coppia rimase spaventata e si allontanò dal luogo dell’incidente

Dopo aver tamponato un’auto, afferrò la targa che si era staccata e la usò per colpire al volto i coniugi che viaggiavano sull’auto tamponata. Accadde a Lugo a fine 2021 e a distanza di un mese la polizia ha denunciato un 43enne per violenza privata e percosse.

Il giorno di Santo Stefano una telefonata arrivò al 112 con una richiesta di intervento in periferia. Ad attendere i poliziotti c’era una famiglia di tre persone: i due coniugi si trovavano in un evidente stato di agitazione. Poco prima, in prossimità di un incrocio stradale, erano stati tamponati da una autovettura con due persone a bordo. Dopo l’incidente, che non aveva provocato feriti, la coppia e il conducente dell’altro veicolo stavano cercando un accordo per definire la questione. In quel momento l’altro passeggero aggredì i coniugi con ingiurie per poi raccogliere la targa e colpirli al volto. Le vittime risalivano a bordo della propria auto e si allontanavano per chiamare il 112.

Le indagini compiute dai poliziotti del commissariato di Lugo hanno portato all’identificazione di due sospetti. Il presunto aggressore è uno straniero di 43 anni, noto alle forze dell’ordine e residente in una provincia del nord, il quale al momento della sua identificazione aveva lasciato l’Italia per recarsi in Albania. Nei giorni scorsi grazie anche alla collaborazione degli agenti della polizia di frontiera di Bari, il 43enne è stato fermato al momento del suo reingresso in Italia e denunciato all’Autorità Giudiziaria per i reati di violenza privata e percosse.

Inoltre, la questura ha emesso nei confronti del presunto aggressore un provvedimento di divieto di ritorno nel comune di Lugo.

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