È di Ravenna uno dei migliori Under del calcio italiano. Parla Samuel Giovane

È stato acquistato l’anno scorso dall’Atalanta e ora vive a Bergamo lontano dalla famiglia: «Il mio sogno vale doppio, visto che mio padre da giocatore è stato fermato dalla sfortuna»

Giovane

Samuel Giovane con la maglia nerazzurra dell’Atalanta

Il ravennate Samuel Giovane ha compiuto 15 anni lo scorso marzo e da oltre un anno è un calciatore dell’Atalanta, società di Bergamo nota per avere uno dei settori giovanili migliori d’Italia e che non ci ha pensato due volte a versare due milioni di euro al Cesena per comprarlo, insieme al portiere Marco Carnesecchi. E tanto per rendere ancora meglio l’idea, sono stati suoi i due gol della Nazionale Under 16 nel test amichevole di fine agosto. Uno dei più interessanti giovani del calcio italiano, in buona sostanza, secondo un po’ tutti gli addetti ai lavori.

Lo contattiamo su Whatsapp, nei ritagli di tempo di una sua intensa giornata da adolescente speciale.

Quando hai saputo dell’interesse dell’Atalanta e come hai reagito? Hai tentennato, visto che saresti dovuto andar via di casa?
«L’ho saputo da mio padre verso metà dell’anno scorso e la notizia mi ha reso felicissimo naturalmente. Non ho avuto dubbi, ho pensato che ci sarei voluto andare subito».
Cosa si prova a valere un milione di euro, o qualcosa del genere?
«Sicuramente mi rende orgoglioso e mi fa pensare che il duro lavoro porta sempre buoni risultati. Certo però sento anche una grande responsabilità: si aspettano tutti molto».
Qual è la tua giornata tipo?
«Mi sveglio alle 7, faccio colazione, mi preparo e vado a scuola (un istituto commerciale di Bergamo, ndr), esco all’1 e poi alle due e mezza devo essere in pullman per l’allenamento che finisce alle 6. Alle sette e mezzo sono a casa (in convitto, ndr), mangio e poi dedico un’oretta allo studio e un’altra ora allo svago, fino a che non vado a dormire, di solito sulle 22.30. Ci allenaimo tutti i giorni tranne il lunedì e il sabato. Riesco a tornare a Ravenna per molto poco, diciamo ogni due mesi e durante le vacanze».
Quali difficoltà hai incontrato a vivere lontano dalla tua famiglia?
«Sicuramente la difficoltà maggiore è quella di riuscire a restare sereno nei momenti difficili, quando si gioca male o si passa un brutto periodo. Bisogna sempre essere positivi, credo sia questa la chiave del successo: se ti abbatti è la fine».
Quando hai deciso che avresti voluto fare il calciatore professionista? Cosa rappresenta per te il calcio?
«Già a cinque anni pensavo che avrei voluto fare il calciatore e il mio sogno vale doppio perché mio padre (Francesco, costretto per un infortunio a lasciare il calcio ad alti livelli dopo aver debuttato in serie B con il Cesena, ndr) non ha potuto realizzare il suo per colpa della sfortuna. Il calcio è tutta la mia vita».
Hai però hobby che non siano legati al calcio?
«Sì, mi piace molto il basket americano e amo stare in giro e giocare alla playstation con i miei amici».
E la scuola? Ci sono anche calciatori laureati…
«Voglio finire le superiori, poi se mi va bene con il calcio penso di smettere, anche perché mi impegno ma non sono proprio una cima a scuola…».
Hai pensato a un piano B nel caso non ti andasse bene con il calcio?
«In realtà no, al momento sento che questa è la mia unica strada».
All’Atalanta sei diventato anche subito capitano, ti senti un leader?
«Sì, mi piace essere un trascinatore, ho un carattere molto grintoso…».
Qual è il tuo idolo? Quali i tuoi modelli da calciatore?
«Il mio idolo è Sergio Ramos per la sua personalità e proprio per le caratteristiche da leader. Nel mio ruolo il mio preferito è Saul ma mi piacciono anche Kolarov e Bale…».
Da buon calciatore, hai già tatuaggi?
«No, ma mi piacciono molto quindi penso che me ne farò presto…».
Cosa ti ha colpito dell’Atalanta?
«La professionalità e l’impegno con cui lo staff cerca di fare il bene dei ragazzi, il modo in cui “tirano su” calciatori e anche come tengono alla nostra salute».

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