La guerra del Con.Ami: Bassa e Romagna Faentina contro il Comune di Imola

Stallo nel consorzio intercomunale dove ci sono ben nove municipi della provincia. La sindaca pentastellata imolese dopo mesi di stallo ha nominato un cda che gli altri ritengono illegittimo

La conferenza stampa dei sindaci della Bassa sul Con.Ami

La conferenza stampa dei sindaci della Bassa sul Con.Ami

A molti ravennati il Con.Ami dirà poco ma la vicenda che da mesi si trascina con epicentro Imola tocca appieno anche la provincia di Ravenna. Con.Ami sta per Consorzio Azienda Multiservizi Intercomunale e comprende, oltre a Imola, anche diversi comuni del ravennate: Faenza, Brisighella, Casola Valsenio, Riolo Terme, Bagnara di Romagna, Solarolo, Sant’Ataga Sul Santerno, Castel Bolognese, Conselice. Nove Comuni: esattamente la metà del totale provinciale. Il Consorzio gestisce le partecipazioni in Hera (è il terzo azionista e detiene il 7,2 per cento della multiservizi) ma anche le farmacie con la società pubblica Sphera e la società If che si occupa del turismo su Imola e Faenza.

L’armonia all’interno del cda si è rotta quando la pentastellata Manuela Sangiorgi ha conquistato Imola trovandosi così alla guida del Comune che detiene la maggior parte del Consorzio. A causa di una modifica allo statuto avvenuta lo scorso mandato, però, nel Con.Ami le decisioni non avvengono per quote ma per “testa”. In sostanza, pur avendo il 65 per cento delle azioni, Imola non può decidere da sola ma serve la maggioranza dei 23 sindaci che compongono l’assemblea. Lo scoglio è stato la nomina del nuovo cda: Sangiorgi ha proposto una rosa di nomi non condivisa dagli altri sindaci, quasi tutti del Pd. La quadra non si è trovata e la sindaca imolese non ha fatto passi in direzione degli altri, nonostante un certo attivismo dei sindaci “civici” e non allineati. A metà gennaio la svolta: appellandosi ad un cavillo del codice civile, in seconda convocazione, la sindaca ha nominato il “suo” consiglio di amministrazione nonostante le proteste dei pochi presenti (quattro sindaci) e le molte perplessità dei tecnici. Si è aperta così una battaglia legale che rischia di paralizzare il Con.Ami ancora di più che l’assenza di un Cda. Difficile deliberare per un consiglio di amministrazione che rischia di essere dichiarato non legittimo.

I sindaci della Bassa nella mattinata del 21 gennaio hanno fatto quadrato: «Siamo di fronte a una totale mancanza di rispetto dei cittadini di ventidue Comuni del territorio: con il suo comportamento la sindaca di Imola Manuela Sangiorgi intende fare carta straccia dello Statuto del Con.Ami». Sangiorgi «con il suo comportamento ha azzerato in un colpo solo i diritti di tutti questi cittadini, che contano esattamente come quelli di Imola». I sindaci della Bassa, così come già fatto dai colleghi faentini, ritengono «illegittimo» il nuovo cda.

«Siamo di fronte a un record – proseguono -. In soli 7 minuti è infatti stata distrutta la dignità democratica di un’istituzione pubblica come il Con.Ami. Secondo lo Statuto per eleggere il Cda servono confronto e mediazione in modo da arrivare alla presentazione di una cinquina di candidati competenti, sottoscritta da Imola e da altri quattro Comuni. I consulenti del MoVimento 5 Stelle sono evidentemente più interessati alle poltrone che agli interessi dei cittadini. Hanno voluto fare scuola mettendo in pratica, con premeditazione, procedure del tutto irrispettose delle regole statutarie e delle norme sovraordinate. Noi invece crediamo che serva la negoziazione politica, normale per un sindaco soprattutto se riveste il ruolo di presidente dell’Assemblea. Diffidiamo quindi la sindaca Sangiorgi dal proseguire nel suo dissennato disegno. Se continuerà a rifiutare il confronto e soprattutto a non rispettare le regole istituzionali (come ha fatto fino ad oggi), dovrà trarne le conseguenze politiche».

«La sindaca di Imola – concludono i sindaci – può mettere fine a questo sfregio istituzionale senza conseguenze concrete per il bene comune. Basterebbe avere l’intelligenza di non dare seguito alla nomina illegittima del presidente e del Consiglio di amministrazione. Se ha invece deciso di ostinarsi nella violazione delle regole, come sembra sua intenzione, abbiamo ragione di pensare che sul piano della legalità dovrà dimettersi, come forse vuole qualcuno che malamente la consiglia. Noi come colleghi sindaci le chiediamo di non farlo sulla pelle di 230mila cittadini».

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