Il segretario Pd di “minoranza”, tra primarie e Amministrative: «Lega da battere»

Parla Alessandro Barattoni: «Dobbiamo avvicinarci di più alla fascia di età dai 30 ai 40 anni»

Festa Alessandro Barattoni

Il segretario Alessandro Barattoni

Incontriamo il segretario provinciale del Pd Alessandro Barattoni per un commento sulle primarie nazionali del Partito democratico che hanno visto anche in provincia di Ravenna un’affluenza al di sopra delle aspettative, pari a 19.723 votanti (due anni fa erano stati 22.292) e una netta affermazione di Nicola Zingaretti sui due contendenti.

Segretario, cominciamo dal dato dell’affluenza. Se lo aspettava? Soddisfatto?
«L’affluenza è stata sorprendente e credo che sia un dato da leggere con ottimismo. Penso che nel voto del 3 marzo si siano manifestate la disillusione rispetto alle scelte fatte o non fatte da questo governo e diverse speranze. Vedo la partecipazione di domenica in una fase che comprende molte piazze come quella di Torino per la Tav, quella contro la Raggi a Roma, quella del sindacato, quella dell’accoglienza a Milano il giorno prima. Credo che a un anno dalle elezioni sia giunta una richiesta di cambiamento e unità per una vera alternativa. Si è aperta una fase nuova e promettente, che non dobbiamo deludere».
L’altro dato non scontato è stata le nettissima affermazione di un candidato, Nicola Zingaretti, che lei peraltro non sosteneva. È comunque una buona notizia avere un segretario con una forte legittimazione popolare?
«Credo che Zingaretti sia riuscito a muovere tante persone vicine al nostro partito e a rappresentare una pagina nuova rispetto a quella degli ultimi governi Pd. Come dicevo, la richiesta che è venuta da queste primarie è quella di unità e cambiamento».
Ma lei appoggiava Martina che ha raggiunto forse un risultato al di sotto delle aspettative.
«Da domenica sera Zingaretti è il mio segretario. Martina era andato meglio nelle convenzioni dei circoli e penso che in effetti avrebbe potuto ottenere un risultato migliore. Nella sua mozione ci sono idee interessanti sull’organizzazione del partito e spero che il nuovo segretario vorrà ascoltarle e accoglierle. Sono sicuro che ci sarà l’intelligenza di mettere a frutto il buono di ogni proposta. A Martina, segretario uscente, peraltro va il merito di aver lavorato in questi mesi per rendere possibile l’affluenza di domenica».
Lei ora si trova nella curiosa situazione di essere un segretario provinciale di “minoranza” perché fu eletto un anno fa con il 98 percento dei voti ma al di fuori, appunto, di un congresso nazionale…
«Penso che ricoprendo un ruolo politico e non istituzionale, sia un dovere schierarsi e l’ho fatto. Credo che il voto di domenica sia stato dettato da logiche prettamente nazionali. Detto questo, sono a disposizione, non credo di poter davvero rappresentare il 98 percento degli iscritti, ma ritengo di aver sempre usato l’ago e il filo per tenere insieme e non per dividere, che è ciò che qui continueremo a fare».
A proposito di profili divisivi, sabato scorso era a Faenza ad ascoltare Renzi?
«Sì, come sempre cerco di andare quando viene un esponente di primo piano del Pd, in particolare un ex premier ed ex segretario. L’ho ascoltato e ho visto che tante persone erano in sala per dimostrargli affetto. E anche se non credo a complotti o che la magistratura si muova sulla base dei cognomi, in questo momento volevo esprimergli vicinanza (il riferimento è all’arresto ai domiciliari dei genitori dell’ex premier, ndr.)».
Dal punto di vista politico come l’ha trovato? Che cosa si aspetta che faccia in futuro?
«L’ho trovato molto lucido in particolare su due questioni cruciali: lo stato dell’economia nel nostro Paese, il tema degli sbarchi e dell’accoglienza. Io da sempre lavoro per un Pd largo e aperto, inclusivo e plurale a tutti i livelli. E quindi credo che se Renzi vuole può sicuramente portare un contributo importante».

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Elettori alle primarie del 3 marzo

Dal nazionale, passiamo al locale. A Cervia le primarie hanno visto vincere come candidato sindaco Massimo Medri su Gianni Grandu con appena 49 voti di scarto su oltre 3mila votanti. Medri ne esce rafforzato o indebolito?
«Da queste primarie di Cervia ne escono un Pd e un centrosinistra forti, si sono gettate le basi per ottenere un buon risultato il 26 maggio. Massimo in poche settimane ha saputo mobilitare forze ed energie importanti, così come Gianni credo abbia dimostrato quanto il suo lavoro da assessore sia stato apprezzato e sentito vicino. Mi aspettavo un risultato equilibrato, peraltro abbiamo registrato su Cervia un record di partecipazione e anche questo è importante. Ora dobbiamo fare buon uso di tutto questo lavoro e sono sicuro che sia Massimo che Gianni siano in grado di farlo».
A Cervia, così come negli altri tredici comuni al voto, come vi muoverete in fatto di alleanze? Quanto può infastidirvi la presenza di liste a sinistra, come già sappiamo che ci saranno a Russi?
«Servono prima di tutto candidati credibili e autorevoli, che conoscano il valore dell’istituzione e abbiano una visione della loro città. Le alleanze, soprattutto nei comuni più piccoli, si fanno innanzitutto con i cittadini e cercando di coinvolgere le tante associazioni che rappresentano una ricchezza importante del nostro territorio. E spero che, a differenza del 4 marzo, quando molti andarono a votare per mandare a casa il Pd, nelle amministrative si voti pensando alla qualità della vita. Questo non significa ovviamente che non possiamo e non dobbiamo fare di più e anzi l’invito è proprio a chi ha proposte, nuove energie e voglia di impegnarsi in coalizioni che devono essere aperte, larghe e civiche».
Qual è l’avversario da battere in questa tornata elettorale? Ancora si vedono poche candidature in giro e quasi nessuna dei Cinque Stelle…
«L’avversario da battere è un centrodestra che è molto destra, anzi direi molto Lega. Perché se a livello nazionale Forza Italia è all’opposizione, qui nei consigli comunali spesso non si vede alcuna differenza. Quindi chi andrà al voto deve sapere che la scelta è tra loro e amministrazioni come le nostre. Siamo consapevoli che ci sono ancora tante cose da fare per il benessere dei cittadini, sulle frazioni, sul tema del lavoro e dell’ambiente ma, votando solo per mandare a casa il Pd, si rischia di trovarsi con situazioni come quella di Lodi, dove hanno tentato di segregare nelle mense delle scuole i bambini stranieri o come Imola dove il cambiamento ha portato tasse più alte e una città bloccata».
Le analisi nazionali sulle primarie parlano di una partecipazione al voto soprattutto di persone di una certa età, quando non anziane, e di una certa cultura. È il profilo anche dell’elettore ravennate?
«È lo stesso profilo dell’elettore Pd alle Politiche del 2018. Stiamo elaborando i dati di chi è andato a votare domenica scorsa qui a Ravenna. Certamente dobbiamo avvicinarci di più alla fascia di età che va dai trenta ai quaranta anni. Ci sentono distanti e con loro dobbiamo riprendere una connessione sentimentale e dobbiamo iniziare a dare risposte concrete in termini di erogazione dei servizi pubblici».
Un’ultima domanda sulla situazione finanziaria della federazione del Pd. A livello nazionale si sente parlare di forti criticità…
«Rispondo con una domanda: è normale che in un Paese come il nostro il giorno dopo il crollo del ponte Morandi parta la caccia a chi è stato finanziato da società Autostrade? L’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ha prodotto effetti importanti sui partiti, in particolare sul nostro che ha un’organizzazione, una struttura e del personale. Non siamo una srl, non ci sono sondaggi preconfezionati ma si fanno delle riunioni e incontri in posti veri. Grazie alle tante iniziative di autofinanziamento siamo in una situazione di equilibrio, non ci sono debiti. Stiamo proseguendo un percorso di razionalizzazione dei costi pur mantenendo una presenza capillare sul territorio e l’efficienza politica in quello che facciamo».

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