Tra i militanti della Lega: il pensionato e l’operaio ai banchetti in piazza

Le testimonianze di due sostenitori che raccontano come si sono avvicinati al Carroccio e come si impegnano tra mercati, riunioni e iniziative politiche. Gaspare, 65 anni, vive a Lavezzola: «Cerco di spiegare perché siamo un partito serio». Luca, 39, abita a Camerlona: «Due anni fa Salvini mi ha risvegliato qualcosa dentro». La segretaria provinciale Gardin: «Il primo contatto dei nuovi elettori? Sempre più dai social»

Villa

Gaspare Villa

«Quando ho incontrato Salvini due anni fa al monastero dei longobardi di Cairate ho fatto una foto con lui ma non sono di quelli che urlano per chiamarlo per un selfie ogni volta che lo vedono passare». Gaspare Villa ha 65 anni e vive nel Lughese da sei, quando con la moglie ha lasciato le 12mila anime di Fagnano Olona in provincia di Varese e ha raggiunto una figlia. Vicino agli ambienti leghisti da tempo, non ha cambiato idea nella rossa Bassa: «A Lavezzola non trovavo la Padania. C’era in una edicola di Argenta ma farmi 20 km per prendere il giornale…».

Anche senza quotidiano, la fedeltà non è stata scalfita: «Mi sembra che nella Lega ci siano persone serie. I casi di qualche disonesto ci sono, ma succede da tutte le parti. Quando lo beccano lo buttano fuori e io l’ho visto». E la sentenza di condanna sui 49 milioni di euro non mina le certezze del pensionato: «Tutte balle. La sinistra ha in mano la magistratura e fa come ha fatto con Berlusconi e il Bunga-bunga. Cazzate per distruggere la Lega». Verso il Carroccio ha sempre avuto simpatie – facile se abiti a 4 km dal Cassano Magnago che diede i natali a Umberto Bossi – ma il legame si è rinforzato quando si è sentito fregato «dai compagni del Pd». Erano i tempi in cui ancora abitava a Varese e faceva l’imprenditore con un’azienda di carpenteria da sette dipendenti: «Ho fatto un investimento per ampliare la sede, mi sono fidato di alcuni politici e mi sono ritrovato con un capannone che non si poteva utilizzare. Sono iniziati i problemi, cresciuti con i mancati pagamenti dei clienti, e ho dovuto chiudere».

E pensare che sulla carta Villa, per sua stessa ammissione, avrebbe dovuto essere lontano dal mondo leghista: «Di origine sono un “terone”, come dicono certi leghisti, perché vengo da Sciacca Terme in Sicilia. Ma in Lombardia ho passato più di cinquant’anni. E ho fatto anche il delegato sindacale per la Cgil». Nel Ravennate ha intensificato il suo impegno con la Lega: banchetti tra la gente, manifestazioni, incontri, partecipazione alle trasferte in pullman come il 19 ottobre a Roma. Sempre a testa alta, senza paura: «Durante la campagna elettorale delle amministrative ero impegnato ogni giorno. Ci prendiamo anche gli insulti dalla gente quando siamo ai banchetti ma non mi spaventano. Quello che possiamo fare è cercare di far avvicinare chi ci insulta e parlare per spiegare le cose. Qualcuno a volte ci ascolta e a volte ci ringrazia anche». Quasi una missione di evangelizzazione che non passa inosservata: «In uno dei primi lavori che ho trovato quando mi sono trasferito nella Bassa Romagna i colleghi mi chiavamo “Salvini”».

CacciatoreLuca Cacciatore invece si è avvicinato alla Lega solo due anni fa. Il 39enne operaio di Camerlona non aveva mai partecipato attivamente alla vita politica di alcun partito. Poi è arrivato Matteo Salvini: «A un certo punto ho proprio detto “Era ora”. Il suo entusiasmo ha risvegliato qualcosa che c’era in me. Ascoltavo le sue idee soprattutto sui social e sempre tramite Facebook ho contattato i referenti locali che un po’ alla volta mi hanno coinvolto e mi hanno fatto entrare nel gruppo». Luca ci mette passione. Se c’è da andare a un banchetto non si tira indietro, se c’è da sostenere un candidato a un comizio non manca: «Bisogna trovare il tempo tra il lavoro e la famiglia ma mia moglie mi capisce: non viene con me alle iniziative ma mi supporta. Una volta magari dedicavo più tempo al calcio o al calcetto e ora faccio attività politica e mi gratifica». Negli ultimi due anni il ravennate si è perso pochi degli appuntamenti importanti: dai raduni di Pontida alle manifestazioni più significative a Milano e Roma. Ma anche tante riunioni interne: «Ci confrontiamo e così si forma il gruppo. Che poi si trova anche fuori dalle iniziative politiche».

Coinvolgere i cittadini sul territorio è diventata ormai la missione per eccellenza degli schieramenti politici. Perché c’è sempre da fare i conti con risorse che non abbondano e il volontariato degli attivisti è linfa vitale. «Per noi della Lega la strada migliore resta sempre il caro vecchio banchetto – assicura Samantha Gardin, segretario provinciale del Carroccio a Ravenna –. È un modo per scendere in strada e offrire alla gente un riferimento fisico dove potersi rivolgere per raggiungere il partito o i suoi eletti».

Per i leghisti le tappe sul territorio coincidono con i mercati ambulanti nei diversi comuni: «Ci spostiamo da un paese all’altro seguendo le giornate dei mercati: ormai siamo una presenza fissa e le persone che si vogliono rivolgere a noi sanno che lì possono trovarci, in alcuni casi quando qualcuno ci contatta per altre vie poi se possibile diamo appuntamento a uno dei banchetti per parlare di persona». Perché esistono anche altri canali per i primi contatti, il principale ormai è costituito dai social: «Ogni rappresentante eletto ha i suoi profili e riceviamo richieste e messaggi. Per quanto mi riguarda poi credo che il mio numero di cellulare l’abbiamo praticamente tutti. E chi sa che sono commercialista cerca i miei recapiti sul sito dell’ordine e mi chiama in studio. Ci sono quelli che ci lasciano i loro recapiti e cerchiamo di coinvolgerli per farli passare da semplice votante ad attivista. E con alcuni di loro nasce un rapporto che dura nel tempo perché è grazie al loro volontariato che si possono organizzare molte cose e avere a disposizione risorse».

Borgonzoni

A sinistra Samantha Gardin, a destra Lucia Borgonzoni

I banchetti e i social, ok, ma i partiti di una volta parlavano di sedi e sezioni: «C’è solo un problema, i costi. Gli affitti degli spazi e le utenze sono una spesa consistente perciò di solito allestiamo sedi fisse temporanee solo nelle città dove si vota per il periodo della campagna elettorale e quello immediatamente successivo al voto. In questo periodo succede a Faenza che voterà nel 2020. A Ravenna ne avevamo una in via Cesarea grazie alla donazione di un sostenitore che aveva un locale e lo ha messo a disposizione in comodato gratuito. La usavamo per farci le riunioni ma per ritrovarsi è sufficiente affittare una sala: adesso ad esempio una volta al mese ci troviamo a San Pietro in Vincoli, durante la campagna elettorale per le amministrative di Ravenna ci siamo incontrati ogni mercoledì per 18 mesi».  La segretaria Gardin stima che oggi siano oltre cinquecento gli iscritti alla Lega in provincia: «Nel 2018 eravamo arrivati a 6-700, quest’anno credo che il numero sia più o meno stabile e ne facciamo ad ogni evento».

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