«Creare un precedente: accogliere a Ravenna una famiglia di profughi»

Lettera aperta di associazioni e cittadini al Comune sul caso umanitario alla frontiera fra Polonia e Bielorussia

Profughi Polonia Bielorussi

Riceviamo e pubblichiamo questo appello inviato al sindaco De Pascale e alle assessore comunali all’immigrazione e cooperazione  intenazionale Federica Moschini e Annagiulia Randi per farsi carico di ospitare a Ravenna almeno una delle famiglia ammassate ai confini dell’Europa.

«La concreta realtà delle migliaia di esseri umani, intrappolati fra Bielorussia e Polonia e da ogni parte respinti, impone a tutte le persone di buona volontà, ognuna secondo il proprio ruolo e le proprie competenze, di farsi carico di una situazione intollerabile da qualsiasi punto di vista la si osservi.

Purtroppo la partita che si gioca sulla vita di queste persone è  dettata da calcoli e preoccupazioni che si situano unicamente nell’ambito della geopolitica.
Perché dal punto di vista pratico, la risoluzione del problema immediato sarebbe tanto semplice, che nessuno – se venisse attuata – nemmeno se ne accorgerebbe.
Stiamo parlando di circa quattromila persone. Significa che se anche un solo Paese, poniamo l’Italia (che conta ottomila comuni) decidesse di farsene carico per scelta totalmente autonoma, in pratica  si tratterebbe di accogliere una (una!) persona ogni due (ogni due!) comuni. Nella pratica, se qualche città si offrisse di ospitarne anche solo una decina, la maggioranza delle località non ne verrebbe nemmeno sfiorata.

Qualcun*, e purtroppo non solo a destra, dirà che si rischierebbe di “creare il precedente”.
Ma non è che, invece, “creare il precedente”  è proprio  quello che bisogna fare oggi?  Dimostrerebbe che una politica di accoglienza praticata dalla volontà anche dei singoli Paesi e delle singole Comunità locali, senza aspettare le decisioni delle cancellerie internazionali, è in grado di affrontare i problemi, anziché acuirli, allentare le tensioni anziché esasperarle, e soprattutto di salvare vite umane anziché abbandonarle al loro destino  di gelo, violenze e naufragi.

Ma forse i governi europei (ahimé sostenuti da un consenso non minoritario dei loro popoli) non hanno intenzione alcuna di allentare le tensioni e risolvere i problemi, perché i calcoli della geopolitica suggeriscono altro, che assume di volta in volta le sembianze di gas, di armamenti, di aree d’ influenza.
Sarebbe importantissimo che una città come Ravenna, che in diverse occasioni ha mostrato di saper usare saggezza e solidarietà, desse un segnale preciso alla propria comunità, a tutti i Comuni, al Paese e a tutta l’ Europa.
Vi chiediamo di agire, subito, e dichiarare la volontà di Ravenna di ospitare almeno una famiglia, o un gruppo di profughi “imprigionati* fra i fili spinati di Bielorussia e Polonia.

L’appello è firmato da: Comitato Rompere il silenzio – Ravenna, Associazione Avvocato di strada – Sportello di Ravenna, Associazione Femminile Maschile Plurale Aps – Ravenna, Casa delle donne – Ravenna, Associazione Dalla parte dei minori – Ravenna, UISP Comitato Ravenna-Lugo Aps, Comitato in Difesa della Costituzione – Ravenna, Arci Ravenna APS, Amici di Rekko 7 – Ravenna ODV Gruppo Amici di Lourene – Ravenna, Lucertola Ludens Aps – Ravenna, Terzo Mondo Odv – Ravenna, Collettivo La Gruppa – Ravenna, Dock 61, SpazioFiaba , Avvocato Andrea Maestri, Gabriele Tagliati, Alberto Giorgio Cassani, Joanna Olszewka, Alessandro Perini, Erika Minetti, Giovanni Paglia, Marina Morellato, Ivano Mazzani, Alexandra Calathaki, Mariella Garavini, Bettina Chiadini, Mirna Saporetti , Isa Mariani, Consuelo Zondini, Giovanni Capponi, Maria Guidotti, Francesco Stringa, Alessandro Stringa, Chiara Stringa, Mattia Salimbeni, Sabrina Cellini, Turchese Caletti, Filippo Benzoni.

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