«I Comuni sostengano le voci “dal basso” sulla conversione ecologica»

Interviene Pippo Tadolini del coordinamento ravennate “Per il clima – fuori dal fossile”, che si mobilita il 12 febbraio intorno alla centrale gas dell’Eni a Casalborsetti

Emergenza Climatica ManifestazioneRiceviamo e pubblichiamo questa riflessione di Pippo Tadolini, attivista ambientalista ravennate e coordinatore del nodo locale della campagna “Per il Clima – Fuori dal Fossile”. Peraltro questo gruppo – ci segnala Tadolini – insieme a Legambiente, alla Rete Emergenza Climatica e Ambientale dell’ Emilia Romagna e al movimento dei Fridays for Future di Ravenna, nell’ambito della “Giornata di mobilitazione nazionale contro il gas e il nucleare”, promuove per per sabato 12 febbraio (ore 10,30) un presidio in prossimità della centrale Eni di Casalborsetti (lungo via delle Maone, all’angolo con via Primo Lacchini – Canale in Destra Reno). 

«La complessità della conversione ecologica è ormai all’ordine del giorno, e proprio perché se ne parla ogni giorno, stanno emergendo svariate interpretazioni, alcune molto distanti fra loro.
Del tutto recentemente il gas e il nucleare sono stati inseriti nella cosiddetta “tassonomia” verde, e ad alto livello si cerca di farli passare per orizzonti ecosostenibili. E questo rende il panorama ancora più complesso. Si sostiene che i governi dovrebbero attuare politiche economiche che spostino le risorse verso l’obiettivo di una reale trasformazione.

Il problema più grave, tuttavia, è proprio che i governi le politiche necessarie – con ogni probabilità – non le realizzeranno, in quanto molto lontane dagli orientamenti fin qui espressi sia dal Ministero della Transizione Ecologica, che in teoria, dovrebbe essere il principale motore del processo, sia dalle forze politiche, anche quelle che maggiormente cercano di dimostrare sensibilità al tema ecologico. Queste, nel migliore dei casi, sono riuscite a ottenere qualche spostamento di bilancio, o bloccare momentaneamente qualche investimento dannoso, come accaduto per esempio nel caso della bocciatura in Commissione al Senato dei fondi previsti per l’impianto del CCS di Ravenna. I cui lavori preliminari, però stanno muovendo i primi passi.

Piattaforme Eni Adriatico Ravenna

Piattaforme off shore dell’Eni nel mare Adriatico

Attendere che a promuovere una vera svolta sia l’istituzione governativa o anche il legislatore (cioè il Parlamento), significa ispirarsi a logiche assai diverse da chi negli ultimi anni si è espresso, con ricerca scientifica, approfondimento e mobilitazione sociale. Movimenti, comitati, associazioni, reti di conoscenza e di elaborazione critica, che si oppongono in vario modo allo stato di cose attuale (dominato dalle vecchie logiche e dai vecchi modelli), hanno cercato e cercano in ogni modo di agire anche sulle istituzioni e sulle rappresentanze, ma bisogna prendere atto che la maggior parte delle istanze ha avuto risposte scarse.

Possiamo essere certi, quindi, che la transizione ecologica dall’alto, o quanto meno solo dall’alto non si farà, non in misura sufficiente a cambiare la rotta disastrosa che stiamo percorrendo, ed evitare la moltiplicazione dei danni. E così, a poco tempo dal vertice di Glasgow chiamato COP26, dove si sono spese molte parole ma si è dato seguito a programmi assai fumosi, l’obiettivo di mantenere il riscaldamento climatico entro la soglia di 1,5°C, ma forse – purtroppo – anche dei 2°C, sembra essere molto difficilmente raggiungibile.

A questo punto si rende quanto mai necessaria una presa di parola e di iniziativa dal basso, cercando di immaginare non solo il contesto in cui ci troveremo tra non molti anni, ma anche e soprattutto le opportunità che la situazione ci pone davanti.
Esempi di assetti sociali e produttivi che suggeriscono come si potrebbe procedere ve ne sono: vorrei citare a titolo esemplificativo quello di Civitavecchia, dove una vera rivolta contro i fossili sta coinvolgendo un’ampia fascia di società, la qual cosa può prefigurare un vero cambiamento. E proporre una riflessione: si deve cercare di promuovere, non solo come scelta etica individuale, ma anche sul versante dell’organizzazione sociale, una “sobrietà”, che sposti il più possibile la domanda dai consumi individuali a quelli condivisi.

È un passaggio che, se non si vuole aspettare – appunto – improbabili decisioni dall’alto, dai massimi livelli decisionali, ha bisogno di coinvolgere i governi locali, e quindi i Comuni e gli enti erogatori di servizi pubblici locali. Non si tratta solo dell’auspicabile sterzata produttiva verso la realizzazione di pannelli solari, di pale eoliche, di materiali per la mobilità sostenibile, di apparati per il rinnovo degli impianti idrici. Ci vuole soprattutto una messe di progetti e scelte, che mettano al centro la possibilità di cominciare a produrre energia in maniera diffusa e decentrata, e insieme avviare processi di riassetto e rinaturalizzazione del territorio. Progetti che possono essere disegnati in pochi mesi e scelte che possono essere varate e portate a realizzazione in pochi anni.

Centrale Gas Eni Casalborsetti

Centrale Gas Eni a Casalborsetti

In questo senso, i Comuni potrebbero/dovrebbero farsi motori di una vastissima campagna d’informazione e di promozione rivolta alla cittadinanza, accompagnare le famiglie e le imprese, mettendo – quando necessario – a disposizione le proprie competenze tecniche, nei percorsi di ristrutturazione delle abitazioni o nelle scelte sulla mobilità, farsi garanti con gli istituti di credito, quando i consumatori lo necessitino, per accedere a fondi destinati a interventi ecologicamente qualificanti. Ma, molto di più, le Amministrazioni locali dovrebbero avviare esse stesse la ristrutturazione dei propri stabili (uffici, scuole, strutture sportive, centri culturali e ricreativi ecc.) e dotarli di tutto quanto necessario per produrre energia nella forma più compatibile, e adottare scelte di vero risparmio energetico. Realizzazioni che potrebbero e dovrebbero poi essere i nuclei di partenza per la creazione di Comunità Energetiche interessanti il quartiere, la frazione, le aziende presenti nel territorio circostante.

Un esempio, piccolissimo ma illuminante: chi scrive, alcuni mesi fa – nella veste di presidente di un Comitato Cittadino del forese sud – ha inviato una lettera all’Assessore alla Transizione Energetica, richiedendo che la ex scuola della frazione venga ristrutturata (la necessità della ristrutturazione era già stata inserita più volte fra le priorità indicate dal competente Consiglio Territoriale) secondo criteri di massima sostenibilità, e che a partire da tale intervento si crei una comunità energetica, coinvolgente le abitazioni della frazione. Ebbene, tale richiesta non ha ricevuto alcuna risposta, nemmeno argomentatamente negativa, con la quale ci si sarebbe potuti almeno confrontare. Segno che – vorremmo sbagliarci – non vi è da parte di chi amministra un’ effettiva volontà di attivarsi con decisione, e semplicemente si attende di scoprire quali saranno le decisioni centrali per poi ad esse adeguarsi. Ma nel mentre, il tempo passa, l’inquinamento e il disastro climatico peggiorano, gli obiettivi di decarbonizzazione si allontanano.

Pertanto, come sempre, è necessario un movimento, che incalzi i Comuni e i suoi strumenti. Èquesta la strada per mettere all’ordine del giorno, con la lotta, quali siano le scelte giuste nelle azioni e nell’ uso delle risorse finanziarie destinate alla “transizione”. Solo così si può prospettare una svolta: scelte coraggiose, anche unilaterali, da parte di alcuni Comuni, che naturalmente all’inizio disegnerebbero una prospettiva “a macchia di leopardo”, potrebbero innescare, contando sulla replicabilità e la diffusione, processi analoghi in altri Comuni e in altre istituzioni di livello superiore.

La presa di parola delle periferie, sociali e istituzionali, può mettere le comunità in grado di affrontare un futuro caratterizzato per molto tempo ancora dalla crisi climatica e ambientale. La costruzione di una sostanziale “produzione diffusa e democratica” è la via che permetterebbe di trasformare la realtà senza dover aspettare riforme globali, ed anzi – probabilmente – in grado di sollecitare e promuovere anche queste».

Pippo Tadolini

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