Da qualche giorno, in diverse zone di Ravenna, sono comparsi alcuni manifesti filo-russi di notevoli dimensioni. La grafica rappresenta due mani che si stringono, caratterizzate dai colori di Russia e Italia, corredata dalle scritte “Italia chiama – Russia risponde” e ancora “La Russia non è il mio nemico – il popolo italiano non è il mio nemico”. In fondo, una richiesta di pace.
I manifesti 6×3, comparsi negli scorsi giorni anche in altre città italiane, non sono firmati e hanno attirato presto l’attenzione di partiti e associazioni che chiedono al Comune di dissociarsi da quanto esposto per le strade (tra i luoghi di affissione, viale Randi e via Destra Canele Molinetto).
Queste affissioni nascondono la più vile disinformazione dietro alla parola “pace”. – Scrivono i rappresentanti ravennati di +Europa in una nota alla stampa. – Si tratta di propaganda russa, già affissi in altre città italiane, che mirano unicamente a giustificare l’occupazione di alcuni territori ucraini mascherandosi con un falso messaggio pacifista. Queste iniziative puntano a disinformare la comunità cittadina nascondendo i fatti e operando una vera e propria truffa della verità, nascondendo l’occupazione russa e la politica imperialista e sanguinaria di Putin. Chiediamo al comune di Ravenna di dissociarsi con chiarezza da questi contenuti e di verificare se sia legittimo affiggere propaganda “non firmata”; chiediamo a tutti i ravennati di mostrare la loro contrarietà in forme civili e democratiche ma estremamente ferme. Non c’è pace senza giustizia e verità. Questi manifesti recano una grave offesa ad una città come Ravenna, “medaglia d’oro” della Resistenza alla dittatura nazi-fascista, e da sempre portatrice di principi di libertà, difesa del diritto e democrazia».
Tempestivo anche l’intervento di Malva – ucraini di Ravenna aps, che esprime la sua indignazione per la recente campagna di affissioni: «Vediamo in questo gesto una forte provocazione, soprattutto considerando l’alto numero di persone rifugiate a Ravenna. Vedere questi cartelloni, per chi è fuggito dall’Ucraina in seguito all’invasione, è un’offesa e un dolore indescrivibile. Invitiamo le autorità locali e nazionali a prendere le dovute misure per contrastare la diffusione di messaggi che possano favorire la disinformazione. Inoltre, chiediamo alle autorità competenti di poter sapere il nome di chi sta commissionando la propaganda: sebbene i manifesti siano presenti in molte città d’Italia, solo a Ravenna non compare il nome del mittente».