Le recenti vicende di cronaca nera avvenute al quartiere Farini di Ravenna (due arresti avvenuti nei giorni scorsi, per un’aggressione con coltello e una rapina con calci e pugni) hanno acceso la polemica politica, con la complicità dell’imminente tornata elettorale. I partiti di centrodestra hanno attaccato l’amministrazione e in particolare l’assessore (ex vicesindaco) Eugenio Fusignani (Pri), titolare in giunta delle deleghe Sicurezza e Polizia locale.
«Da un lato va rilevato un aumento della presenza di forze dell’ordine – riconosce Nicola Grandi, consigliere comunale di Viva Ravenna e scelto da Fratelli d’Italia come candidato sindaco –, ma dall’altro occorre prendere atto del fallimento di qualsiasi iniziativa, posto che i controlli danno continui segnali di degrado in ulteriore inesorabile aumento. A gennaio 127 persone identificate e 61 fra multe o denunce. Lo studentato, per cui serviranno ancora due anni, non sarà la soluzione: il rischio è che aumentino sì le presenze di persone tranquille come gli studenti, ma che al contempo tale presenza incrementi i fenomeni di spaccio, e che gli studenti stessi non trovino un ambiente favorevole allo sviluppo della civile e tranquilla convivenza». Grandi ha tre proposte: «Un nuovo presidio fisso di polizia sul posto; una recinzione, non entusiasmante in termini estetici e logistici ma che ha dimostrato la sua indiscutibile efficacia nell’area dei giardini pubblici; istituire la zona rossa ammessa dalla direttiva del ministero dell’Interno dello scorso mese di dicembre».
La Democrazia cristiana parla tramite Giovanni Morgese, ex carabiniere, e Mauro Bertolino: «Ogni volta che si verifica un episodio di violenza, l’amministrazione sembra volerlo ridurre a un incidente casuale, anziché affrontarlo come parte di un crescente e grave problema. È arrivato il momento di un cambiamento radicale: risorse, piani di sicurezza efficaci e soluzioni vere».
Per Elena Marin, esponente della Lega, a Ravenna è stato fatto poco o nulla in tema di sicurezza urbana per quanto riguarda le competenze limitate all’amministrazione comunale: «La giunta continua a minimizzare sostenendo che si tratta di “insicurezza percepita” quindi non reale e che non è di loro competenza. Sbagliato».
Il vicesindaco è nel mirino anche di Mirko De Carli del Popolo della Famiglia: «Fusignani sta cercando di inquinare le acque per nascondere gli evidenti fallimenti in materia sicurezza della giunta De Pascale». Ma il Pdf attacca anche la magistratura: «Per pura ideologia nega i rimpatri di immigrati irregolari o rimette in libertà delinquenti dopo pochi giorni». L’esponente del partito di Adinolfi non fornisce dettagli su casi specifici.
«L’escalation degli episodi criminali che si stanno verificando tra zona stazione e giardino Speyer a Ravenna si può fermare solo con l’intervento dell’esercito». Ne è convinta la consigliera comunale Veronica Verlicchi, esponente della lista civica di centrodestra La Pigna. Verlicchi accusa la giunta comunale, ora guidata dal vicesindaco Fabio Sbaraglia, di negazionismo: «Da anni i residenti dell’area chiedono all’amministrazione comunale di intervenire, ma questa ha messo in campo solo inutili palliativi. Ed è incredibile che si registri una tale preoccupante situazione proprio ove ha sede il comando della polizia locale. La situazione è sfuggita totalmente di mano e l’unico modo per ripristinare un adeguato livello di sicurezza è quello di utilizzare l’esercito attraverso l’operazione “strade sicure”».
Non solo militari in strada. Verlicchi chiede altre misure: «L’amministrazione comunale deve strutturare una serie di interventi finalizzati a garantire la sicurezza della zona a lungo termine. L’installazione di telecamere di videosorveglianza di ultima generazione, promesse e ripromesse dalla giunta Pd e ancora in divenire, l’attuazione delle misure di allontanamento in collaborazione con la questura, la delimitazione dell’area dei giardini Speyer attraverso un apposita cancellata, la chiusura di quelle attività che rappresentano un rischio per la sicurezza del luogo, l’applicazione di misure che favoriscano l’apertura di nuove attività commerciali. Chiedo al prefetto di Ravenna di convocare il comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica in seno al quale decidere per l’attivazione della “zona rossa” e per la richiesta al Governo nazionale per l’invio dell’esercito».
Eugenio Fusignani, assessore, afferma che le criticità di Ravenna non dipendono dalle istituzioni locali ma dalle carenze strutturali dello Stato: «Lo dimostrano le direttive del ministro Piantedosi, dall’attenzionamento delle stazioni all’istituzione delle zone rosse fino all’ultimo appello a prefetti e questori per aumentare i rimpatri dei migranti irregolari. Purtroppo, nella quale totalità dei casi, le questure non possono far altro che consegnare fogli di via che non hanno alcuna efficacia, perché mancano organici adeguati, dotazioni efficienti e risorse per eseguire materialmente i rimpatri. Il caso Almasry dimostra che, quando lo Stato vuole, i mezzi si trovano, perché se non si mettono risorse adeguate, i grandi proclami restano solo lettera morta».
L’ex vicesindaco ringrazia il questore, il prefetto e tutte le forze dello Stato: «Anche a Ravenna riescono davvero a fare le nozze con i fichi secchi, lavorando con risorse limitate. Se lo Stato copiasse il modello delle politiche di sicurezza del Comune di Ravenna, potenziando gli organici delle forze di polizia a competenza generale, dotandole di strumenti più efficaci e infrastrutturando il territorio con telecamere e quant’altro utile a rendere maggiormente efficiente la loro preziosa e non surrogabile azione, la sicurezza e l’ordine pubblico sarebbero un’altra cosa in tutto il Paese. Non si può dipingere Ravenna come un Bronx apocalittico».