Verso i 5 referendum del 12 giugno: le ragioni del Sì, del No e del Ni

Lega, Fi, Italia Viva, Azione e Psi a favore dei quesiti, M5S è contro, il Pd per la “libertà di coscienza”

Schede Referendum 2022

In un clima di diffuso disiniteresse dei media, impegnati su altri fronti, e anche di molti partiti politici, il 12 giugno tutti i cittadini maggiorenni con pieni diritti politici sono chiamati alle urne per rispondere a cinque quesiti referendari che riguardano altrettanti aspetti del grande e complesso tema della giustizia (vedi a fondo pagina la guida ai quesiti).

Come sempre, perché il risultato sia valido sarà necessario che venga superato il quorum degli elettori del 50 percento +1. A dare una mano all’obiettivo tante volte mancato in precedenti tornate questa volta potrebbe esserci la concomitanza con le amministrative che in provincia di Ravenna però riguardano solo la piccola Riolo Terme. Al momento anche sul territorio scarseggiano le iniziative elettorali di entrambi i fronti da parte dei partiti, abbiamo quindi chiesto a due esponenti di Palazzo Merlato di spiegarci le ragioni delle posizioni dei rispettivi partiti che sono agli antipodi.

Alberto Ancarani Fi

Alberto Ancarani

Alberto Ancarani, avvocato, capogruppo di Forza Italia, uno dei partiti che ha promosso la raccolta firme lo scorso anno – a Ravenna i banchetti erano anche a tutti gli eventi della sua scorsa campagna elettorale per le amministrative – si schiera in modo netto per cinque sì. «Non credo che nessuno possa essere sorpreso, molti dei temi proposti sono inseriti nei programmi di Forza Italia da anni e sono temi direi classici che per un motivo o per un altro non siamo mai riusciti a realizzare».
Dal punto di vista di Ancarani, la concomitante riforma Cartabia, in corso di approvazione, e che alcuni sostenitori del No usano come argomento contro i quesiti, non deve rappresentare un freno. «È ovvio che politicamente, se vincesse il sì, la riforma Cartabia non potrebbe non tenerne conto e questo sarebbe un bene, perché considero questa riforma un primo passo, ma non sufficiente, frutto di un compromesso molto ampio».
Un esempio lampante è il quesito che chiede la netta separazione delle carriere tra Pm e giudici, da sempre un cavallo di battaglia di Berlusconi & Co. e che nella riforma Cartabia è contemplato: è previsto un solo passaggio possibile. Anche sull’abolizione della custodia cautelare per reati reiterati Ancarani non ha dubbi: «Se si viene arrestati perché si reitera un reato per cui ancora non è concluso il primo processo, il problema è nel sistema. Votare sì è un modo per dire che il re è nudo. La preponderante presenza nelle carceri di persone in attesa di giudizio invece che condannate non è accettabile in uno stato di diritto».
Così come Ancarani sostiene che la legge Severino, tra quelle che verrebbero abrogate, pur votata da tutti i partiti durante il governo Monti, è sintomo, a suo dire, di una visione «giustizialista». Eventi per la campagna elettorale al momento non ne sono previsti, «confesso che il periodo non è particolarmente propizio, qualcosa faremo tuttavia».
Per cinque sì convinti ci sono anche la Lega, tra i promotori, e due forze come Italia Viva e Azione, che a Bologna hanno dato vita anche a un comitato unitario con Forza Italia. «Qui non è stato possibile, ma le posizioni sono comunque condivise sui referendum e personalmente sarei davvero felice se finalmente Italia Viva e Azione entrassero nella compagine del centrodestra», commenta provocatoriamente il capogruppo.
Nel centrodestra, intanto, a distinguersi c’è invece, ovviamente, Fratelli d’Italia che sostiene tre sì e due no (ai primi due quesiti).

Giancarlo Schiano M5S

Giancarlo Schiano

Per il no su tutti e cinque i quesiti è il Movimento 5 Stelle come ci spiega il consigliere comunale Giancarlo Schiano che premette: «Si tratta di quesiti molto tecnici, io stesso ho chiesto un confronto con Roma per approfondire meglio. Cercheremo di tornare con i banchetti tra la gente, ma non credo che questi temi incontreranno grande interesse». L’invito è comunque quello di andare a votare il 12 giugno e, possibilmente, votare 5 no. «Il punto è che si tratta di questioni molto tecniche e in un tema così complesso non si può procedere per abrogazioni, perchè togliere anche un singolo mattone, per quanto imperfetto, può far rischiare di crollare il muro. Tanto più che è in corso l’approvazione della riforma Cartabia che interviene su molti aspetti, come la separazione delle carriere o la riforma del Csm». Più nello specifico Schiano spiega come la salvaguardia della legge Severino, per esempio, potrà evitare di far tornare in parlamento inquisiti e come l’abolizione della custodia cautelare così come è prevista oggi potrebbe di fatto rappresentare un rischio per vittime di reati considerati “minori” come ad esempio lo stalking.

Più sfumata è la posizione del Pd che ufficialmente «lascia libertà di coscienza» trattandosi di temi complessi e non percepiti come identitari, e tuttavia sembra propendere per il no, per ragioni diverse rispetto ai vari temi. A par- larcene è l’avvocato Guido Fabbri, responsabile giustizia Pd a livello provinciale.
«Personalmente, come altri dentro il Pd, credo che per quanto riguarda tre referendum e cioè quelli che riguardano la cosiddetta “separazione della carriere”, e l’elezione del Csm ed il voto nei consigli giudiziari si rischi di fatto di ostacolare la riforma Cartabia in corso di approvazione. Sono temi tecnici e complessi che vanno visti nella loro totalità e riformati dal parlamento. Per quanto riguarda invece il referendum per abolire la legge Severino (il n. 1, ndr) e quello sull’abolizione della custodia cautelare (il n. 2 ndr), credo personalmente che sia opportuno non vengano approvati per la conseguenza che avrebbe l’abrogazione delle norme. In un caso, potremmo avere, per esempio, condannati, anche in via definitiva, per gravi reati eleggibili in parlamento, nell’altro persone per esempio che hanno truffato anziani e su cui gravano indizi pesantissimi ai quali non potrebbe essere imposto nemmeno un obbligo di firma in attesa del terzo grado di giudizio e quindi in grado di reiterare il reato».
Ma si tratta, appunto, di un’opinione personale, visto che il Pd lascia libertà di voto. Né sembra impegnato in alcuna campagna elettorale. «Personalmente sono andato in diversi circoli che hanno organizzato incontri su questo tema, ma certo non credo si possa dare la colpa al Pd se i mezzi di comunicazione in generale non ne stanno parlando diffusamente».

Ecco i cinque quesiti sulla giustizia e un vademecum per votare

Domenica 12 giugno si vota per i 5 referendum sulla giustizia dalle 7 alle 23 nella diciottesima tornata referendaria abrogativa nella storia della Repubblica.
Nello specifico i cinque quesiti al voto riguardano:
Incandidabilità dopo la condanna (scheda rossa): il referendum chiede di abrogare la parte della legge Severino che prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, membri del governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali nel caso di condanna per reati gravi.
Separazione delle carriere (scheda gialla): si chiede lo stop delle cosiddette “porte girevoli”, impedendo al magistrato durante la sua carriera la possibilità di passare dal ruolo di giudice (che appunto giudica in un procedimento) a quello di pubblico ministero (coordina le indagini e sostiene la parte accusatoria) e viceversa.
Riforma Consiglio Superiore della Magistratura (scheda verde): si chiede che non ci sia più l’obbligo di un magistrato di raccogliere da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura al Consiglio Superiore della Magistratura.
Custodia cautelare durante le indagini (scheda arancione): si chiede di togliere la “reiterazione del reato” dai motivi per cui i giudici possono disporre la custodia cautelare in carcere o i domiciliari per una persona durante le indagini e quindi prima del processo.
Valutazione degli avvocati sui magistrati (scheda grigia): il referendum chiede che gli avvocati, parte di Consigli giudiziari, possano votare in merito alla valutazione dell’operato dei magistrati e della loro pro- fessionalità.
Come noto, per la validità del referendum abrogativo è obbligatorio che vada a votare la metà più uno degli elettori aventi diritto, in caso contrario le norme per le quali il quorum non viene raggiunto resteranno in vigore.

Possono votare tutti i cittadini italiani iscritti nelle liste elettorali del Comune e che avranno compiuto il diciottesino anno di età il 12 giugno. L’elettore deve presentarsi al seggio con un documento di identità valido e la tessera elettorale. Chi non ha la tessera o l’ha smarrita può richiederla all’ufficio elettorale del comune di residenza, per questo nei Comuni è stata disposta l’apertura straordinaria dello sportello elettorale (rilascio tessere elettorali). A Ravenna, in particolare, nel salone dell’anagrafe secondo i seguenti orari: venerdì 10 e sabato 11 giugno: 8 – 18 (orario continuato); domenica 12 giugno: 7 – 23 (orario continuato per tutta la durata delle votazioni).
Nella giornata di domenica 12 giugno dalle 7 alle 23 è previsto anche il servizio straordinario per il rilascio della Carta di Identità. Anche gli Uffici decentrati presteranno attività di supporto all’ufficio elettorale per il rilascio dei duplicati delle tessere elettorali. Disabili e persone anziane con difficoltà di deambulazione, che non hanno ri- cevuto la tessera elettorale, possono telefonare all’Ufficio elettorale per chiederne la consegna al proprio domicilio.

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