Il rigore del «fotoamatore» Ulisse Bezzi: fino al 7 gennaio a Ravenna

Trenta scatti realizzati nell’arco di cinque decenni dal cosiddetto “fotografo contadino”

Ulisse Bezzi,foto

Quando un paio d’anni fa il gallerista newyorkese Keith De Lellis piombò nella campagna ravennate, in compagnia di un’interprete, per contattare l’agricoltore in pensione Ulisse Bezzi, pensarono, inizialmente a uno scherzo. De Lellis, una delle massime autorità mondiali in termini di fotografia, lo aveva individuato per una grande mostra sulla fotografia di paesaggio italiana degli anni ’50, facendo ricerche su  decine di premi italiani e stranieri. Da allora il passo verso l’agiografia è stato brevissimo: il fotografo contadino, rimasto nascosto tra le nebbie della bassa per cinquant’anni, scoperto e diventato star come la baby sitter Vivien Maier. Il che va benissimo, se non fosse che la vicenda di Ulisse Bezzi si presta anche ad altre letture, più storicamente adeguate che, nella loro complessità, valgono come exemplum per la rivalutazione della categoria dei fotoamatori della seconda metà del secolo scorso, padri indiscussi della straordinaria fotografia italiana contemporanea.

Ulisse Bezzi,foto

Palazzo Rasponi2, con la mostra “Il respiro del tempo- Le fotografie di Ulisse Bezzi” inizia questa ricognizione, grazie a un percorso espositivo che documenta l’opera di Bezzi dagli anni ’50 all’inizio del terzo millennio attraverso una trentina di fotografie, alcune deliberatamente montate in fronte e retro per documentarne attraverso i tanti timbri i “viaggi” e i riconoscimenti ai concorsi internazionali. La curatela è di Alessandra Mauro, direttrice editoriale di Contrasto e Direttore di Fondazione Forma per la fotografia di Milano, affiancata, nei testi in catalogo, dallo storico Claudio Marra e da Giovanni Bezzi, nipote dell’artista, autore di una testimonianza sull’Ulisse Bezzi più familiare e intimo. Inserita come mostra di punta all’interno del progetto Camera Work di Rasponi2, la personale di Bezzi si colloca come occasione di racconto e trasmissione tra la generazione più giovane e quella più adulta, attraverso un obiettivo fotografico che attraversa cinque decenni, riannodando le fila tra sensibilità ed esperienze, solo in apparenza, lontane. Che cosa racconta lo sguardo sul paesaggio e sulla vita di un fotoamatore (Bezzi vuole essere definito così) alle generazioni più giovani che amano, praticano, studiano e usano la fotografia? La mostra si colloca  in questa dimensione dialettica, aspettando risposte e restituendo allo stesso tempo una narrazione visiva che, seppur meno “spettacolare” della fiction del fotografo-contadino, delinea un profilo singolare, lontano da ingenuità e casualità, e caratterizzato da un rigore assoluto, dal punto di vista tecnico, da quello poetico e da quello delle relazioni. In primis quella con il cenacolo di artisti lughesi che, dall’inizio degli anni Sessanta alla prima metà degli anni Settanta, si riuniva intorno alla figura del pittore Primo Costa e di Mattia Moreni, carismatico artista informale legato all’Ultimo Naturalismo di Francesco Arcangeli. Di quel Cenacolo restano le immagini delle mise en scène create da Ulisse, giustamente avvicinate al linguaggio cinematografico di Michelangelo Antonioni: l’artista Delio Liverani, la sorella Gigliola, Primo Costa e altri personaggi,  interpreti di  storie sospese e silenziose. Insieme sono esposti i paesaggi, bellissimi e intensi, che dallo struggente neorealismo scivolano verso un’astrazione lirica a tratti sorprendente. Lì c’è il racconto dell’evoluzione del paesaggio nel secolo scorso, dalla campagna al sogno industriale e, nelle opere degli ultimi anni, il declino di quel sogno, narrato con uno sguardo partecipe ma mai stucchevole. Lo stesso sguardo, a tratti enigmatico, scivola anche nella parte della produzione di ritratti dedicata all’infanzia che, accanto a immagini quasi neorinascimentali per impostazione e armonia, ferma un’inquietudine sotterranea, affine a  quella del mondo di Diane Arbus, come nella foto Ballo (Xilofono), scelta, e non è un caso, dalla curatrice per manifesti e copertina del catalogo.

 

Il Respiro del Tempo – Le fotografie di Ulisse Bezzi
Palazzo Rasponi2, Via D’Azeglio n.2, Ravenna
A Cura di Alessandra Mauro
Aperto sino al 7 gennaio 2018
Ingresso gratuito; mar-ven 15-19; sab-dom 10-13/15-19
Inaugurazione Venerdì 3 novembre alle 17 con le musiche di Christian Ravaglioli

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