I film di settembre: dalla meritata Palma d’oro al “Don Chisciotte” di Terry Gilliam

In sala il vincitore di Cannes, il giapponese “Un affare di famiglia”. In attesa anche del nuovo Spike Lee

Vi segnalo quattro film tra i tanti in uscita a settembre. Dal Festival di Venezia, subito un film tratto da una graphic novel di culto: il 13 settembre arriva La profezia dell’armadillo del mitico Zerocalcare, qui interpretato da Simone Liberati e con la partecipazione di Laura Morante. La storia dovrebbe seguire fedelmente il libro: Zero vive a Rebibbia, Roma, ed è un disegnatore senza posto fisso la cui vita scorre identica di giorno in giorno insieme all’amico Secco, e soprattutto accompagnata dal suo surreale mentore, l’armadilllo, sua coscienza critica a metà strada tra Freud e il Grillo Parlante. Ma arriva una notizia che rompe l’equilibrio di questa esistenza da linea semi piatta: la morte di Camille, sua compagna di liceo, suo grande amore mai dichiarato. Le periferie romane, il falso mito dei trentenni sempre meno hipster e sempre più nerd, tutta la dolce e romantica dissacrazione di un mondo spaesato e senza riferimenti, ma comunque capace di reagire e di affrontare una incomunicabilità che può essere risolta. Nell’augurio che il film riesca a ricreare le atmosfere di Zerocalcare.

Shoplifters Koreeda Cannes Edited

Un affare di famiglia

E poi il vincitore di Cannes 2018: il giapponese Un Affare di Famiglia di Kore-Eda Hirozaku. Qui il titolo internazionale è più significativo: Shoplifters, cioè taccheggiatori, coloro che rubano nei negozi. Perché è la storia di una famiglia, il marito Osamu, la figlia Shota e la moglie Nobuyo, che vivono in povertà in qualche zona franca di Tokyo, e per sopravvivere rubano in negozi e supermercati. Un giorno Osamu incrocia una bambina, Yuri, abbandonata e homeless. Nonostante la povertà, la portano a casa con sé e se ne prendono cura; la piccola Yuri sta meglio e assapora la felicità, finché non scoprono una realtà di abusi da parte dei genitori di Yuri e Osamu e famiglia decidono di tenerla con sé, una adozione informale per la legge ma sostanziale per tutti loro. Gioiello di esplorazione della famiglia, anche se disfunzionale, dei rapporti che nascono tra persone, un dramma limpido e delicato che mostra il mondo senza spiegarlo. Meritata Palma d’Oro.

Sempre da Cannes 2018, le ultime opere di due grandi maestri del cinema. L’uomo che uccise Don Chisciotte di Terry Gilliam, film maledetto dalla gestazione durata 20 anni, ispirato proprio al Don Chisciotte di Cervantes, con Jonathan Pryce protagonista e Adam Driver nel ruolo di Sancho Panza. Una storia ambientata ai giorni nostri, dove il regista pubblicitario Toby (Adam Driver) incontra un vecchio impazzito che crede di essere Don Chisciotte e che lo scambia per il suo scudiero Sancho Panza. Inizia così un tour picaresco, magico e visionario, tra mondo contemporaneo e finzione, come solo un maestro quale Terry Gilliam poteva realizzare.

E un altro vincitore di Cannes: BlacKkKlansman di Spike Lee, sempre con Adam Driver e con John David Washington: la storia vera di Ron Stallworth, il poliziotto afro-americano che nel 1972 riuscì a infiltrarsi nel Ku Klux Klan in coppia col collega ebreo Flip Zimmermann, per un film che, mantenendo l’attualissimo ragionamento di Spike Lee sul razzismo in America, mescola toni e situazioni dal dramma alla commedia satirica.

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