Dal Festival di Venezia: dal remake di Suspiria ai documentari su Pepe Mujica

Il film di Guadagnino è molto riuscito per 140 minuti, fino al sabba demoniaco

Concludiamo il percorso sui migliori film dell’ultimo Festival di Venezia.

Suspiria 2018 1000x500

Suspiria

Tra i più attesi sicuramente Suspiria di Luca Guadagnino, remake del grande film di Dario Argento del 1977. Le protagoniste sono Dakota Johnson, Tilda Swinton, Mia Goth e Chloë Grace Moretz, e la colonna sonora è di Thom Yorke dei Radiohead. La curiosità era tanta: come affrontare un classico del Maestro Dario Argento? E qui devo dire che Luca Guadagnino è stato molto bravo, capace di creare un film con tutte le ossessioni tipiche e gli stili tipici di Argento, senza mai scadere nella grezza copiatura. Se regia e mise-en-scene ricreano perfettamente la suspence dell’originale, è nella sceneggiatura che Guadagnino riesce nell’impresa di essere fedele alla storia originale e al tempo stesso di aggiungere elementi nuovi ma ben sincronizzati. Se l’originale era ambientato negli anni Settanta tedeschi a Friburgo, adesso il nuovo Suspiria si svolge sempre nel ’77, ma a Berlino. Sullo sfondo emerge la dura realtà politica di quegli anni: il dirottamento dell’aereo della Lufthansa e il seguente suicidio collettivo dei membri della Rot Armee Fraktion, la banda Baader-Meinhof; la guerra fredda e il Muro; il femminismo radicale e l’arte estrema. Uno sguardo politico che si interseca perfettamente con l’horror della storia principale e che emerge da una regia meticolosa e stilisticamente impeccabile, ricca di citazioni argentiane, fedele all’originale, ma capace di essere a sua volta originale e personale, con la splendida colonna sonora di Thom Yorke. Sarebbe quasi stato un capolavoro: se non fosse che, non so perché, Guadagnino si perde nelle scene finali del sabba demoniaco: e non perché sia poco fedele o altro, ma semplicemente perché è una sequenza girata male, fotografata male, recitata male, che sembra quasi un corpo estraneo a un film che è stato bellissimo per 140 minuti. Ma che, nonostante questa pecca, merita di essere visto.

Sempre a Venezia abbiamo visto Arrivederci Saigon, documentario di Wilma Labate. Nel 1968 esisteva un gruppo musicale italiano femminile: le Stars, cinque ragazze della provincia rossa toscana. E in quell’anno ebbero la chance di una tournèe in Asia, che le avrebbe portate però anche nel mezzo della guerra in Vietnam, arruolate loro malgrado per esibirsi in concerto davanti alle truppe americane di stanza. Bellissima storia vera, affascinante racconto della gioventù italiana di fronte ai grandi problemi del mondo, dove un po’ di soul all’italiana sarebbe stato sollievo per i soldati di quel maledetto fronte, e un’avventura epocale per le giovani ragazze.

Un protagonista di Venezia è stato anche Pepe Mujica, l’ex presidente dell’Uruguay, a cui la Mostra ha dedicato ben due film. Il primo è il documentario El Pepe, una Vida Suprema di Emir Kusturica, ritratto-intervista a tutto campo nel quale emerge la forza politica e umana di un uomo che ha combattuto la dittatura del suo paese per poi diventarne il Presidente più amato. E poi il film uruguagio La Noche de 12 Años di Álvaro Brechner. È il 1973, l’Uruguay è sotto la dittatura militare, quando i tre maggiori esponenti della resistenza dei tupamaros sono arrestati e imprigionati in isolamento per 12 lunghissimi anni. Tra di loro anche Pepe Mujica. Film molto bello e molto cupo, che non nasconde nulla e mostra cosa significò, per questi uomini, rimanere isolati così a lungo, e di come miracolosamente non impazzirono.

NATURASI BILLB SEMI CECI FAGIOLI 19 – 28 04 24
INCANTO BILLB 19 04 – 01 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24