Guida ai film di Venezia: dal bellissimo “Roma” ai fratelli Coen

Tra sorprese e conferme dal lido. Con una postilla sul tema Netflix

Tutti i premi dei grandi festival di cinema suscitano interesse e polemiche. Ecco quindi il mio racconto sui vincitori di Venezia 75, più altri film del concorso che avrebbero (forse) meritato qualcosa in più.

Roma Cuaron 2016 2017 06587 Edit

Leone d’Oro per il miglior film: Roma di Alfonso Cuarón (Messico)
Se ricordate il suo precedente Gravity, mirabile e stupendo film di fantascienza, sappiate che Cuarón ha cambiato completamente genere. Roma è un bellissimo affresco del Messico degli anni ’70, sicuramente con molti elementi autobiografici. Il titolo viene da un quartiere benestante di Città Del Messico, e narra le vicende della domestica Cleo, di origine mixteca, e della famiglia medio b

orghese per la quale lavora. Lei si innamora di un ragazzo, ma rimane incinta e lui la abbandona. La sua padrona viene lasciata dal marito medico, sola con i figli. E sullo sfondo, le lotte degli studenti negli anni ’70, gli squadroni della morte sostenuti dal governo, le divisioni tra classi sociali e tra etnie, la divisione ancora più radicale tra uomini e donne – e comunque il bisogno, per tutti, di resistere e andare avanti. Regia perfetta, bianco e nero abbacinante e l’intensità del pathos delle storie personali dentro i drammi della Storia. Bellissimo film, e meritatissimo Leone d’Oro.

Ci sono state polemiche, perché il film è prodotto da Netflix: al che, strali e anatemi di esercenti di sale e scandalizzate associazioni di categoria che vorrebbero tutelare il cosiddetto cinema di qualità contro i brutti e cattivi Netflix. Sarà che questo film è meraviglioso e ha meritato la vittoria, il problema si potrebbe ribaltare: non sarà che Netflix è molto più sensibile al cinema e alla sua qualità di tanti sedicenti produttori? E soprattutto, Netflix risponde solo al pubblico. Per cui amen e guardate Roma, anche se solo su streaming.

Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria: The Favourite di Yorgos Lanthimos (Gran Bretagna)
Yorgos Lanthimos, regista greco che lavora nel Regno Unito, viene dalla fantapolitica distopica e alienante. Esordì con Kynodontas (Dente canino) nel 2009, per poi entrare nel circuito del cinema d”autore con The Lobster e Il Sacrifico del Cervo Sacro, entrambi interpretati da Colin Farrell. Anche lui cambia completamente genere in The Favourite. Ambientato all’inizio del ’700 inglese, narra la corte del Regno Unito sotto la corona della Regina Anna Stuart (Olivia Colman), della contessa Sarah Curchill (Rachel

Weisz) che di fatto la soggioga e la controlla politicamente, e della giovane cugina decaduta Abigail Hill Masham (Emma Stone) che ascenderà lo status sociale. Mentre l’Inghilterra è in guerra con la Francia, la regina Anna è dominata dalla contessa Sarah, con la quale instaura una torbida relazione di amore e odio basata anche sul sesso. In questo duetto lesbico entra a poco a poco anche la domestica Abigail, che finirà per prendere il posto (nel cuore e nel potere) della cugina Sarah. La storia vera di queste tre donne e degli intrighi di corte sfocia in un dramma grottesco in costume, dove trionfano carne, sangue, sesso e letteratura, e i cui espliciti riferimenti cinematografici sono il Barry Lyndon di Kubrick e I misteri del giardino di Compton House di Greenaway. Sorpendente e raffinato: altro premio meritato, oltre alla Coppa Volpi migliore attrice per Olivia Colman, nel ruolo appunto della Regina Anna.

The Sisters Brothers Joaquin Phoenix Jake Gyllenhaal Nel Trailer Del Western Audiard V5 331396 Leone d’Argento – Premio Migliore Regia a Jacques Audiard per il film The Sisters Brothers  (Francia)
E anche Audiard ci sorprende! Dopo Il Profeta, Un Sapore di Ruggine e Ossa, Dheepan, cosa  presenta a Venezia? Un bellissimo western! Con Joaquim Phoenix e John C. Reilly. I fratelli Sisters sono criminali spietati al soldo di chi paga per i loro servigi. Il ricco Commodoro li assolda per torturare e poi uccidere un uomo, perché ha un segreto che può rendere molto ricchi. Devono così  raggiungere il detective che ha rintracciato il fuggitivo, dall’Oregon fino alla California della Corsa all’oro… E Audiard riesce a costruire un western epico e perfetto, con tutti i miti essenziali del genere: i fratelli Caino-Abele, un padre oscuro e assassino, la cupidigia per il denaro, ma anche l’umanità che emerge da questo mare nero e marcio che è la Frontiera americana. E anche per Audiard, premio giustissimo.

Premio Migliore Sceneggiatura a Joel Coen e Ethan Coen per il film The Ballad of Buster Scruggs (USA)
Il nuovo film dei Coen è un western, in sei episodi, nello stile dei film degli anni ’60, tra i cui interpreti ci sono Tim Blake Nelson, James Franco, Liam Neeson e Tom Waits. Anche qui, i Coen esplorano la Genesi dell’America nelle sue fobie, nei suoi traumi e nelle sue ossessioni, sempre con quel loro inimitabile tocco di umorismo nero yiddish. Sei storie tra criminali cantanti, disperati cercatori d’oro, venditori di fenomeni da baraccone a basso costo ed eleganti e distinti bounty killers che sembrano provenire dai racconti di Poe. Indiscutibile anche qui il premio ricevuto. Essendo il film prodotto da Netflix, stesse polemiche di cui sopra. (Ma voi non curatevene e guardatelo con gusto).

1532597547354 0620x0435 1532598363193Un altro film che non ha ricevuto nessun Leone, ma che personalmente avrei premiato, è sicuramente What You Gonna Do When The World’s On Fire? di Roberto Minervini, regista italiano trapiantato negli USA. Lo ricordiamo per il bellissimo Louisiana del 2015; e ora il suo nuovo documentario sul Sud degli Stati Uniti verte sul razzismo. Il razzismo sdoganato contro gli abitanti di colore della Lousiana, le loro lotte per la dignità e il lavoro, la sempre più radicata consapevolezza che solo l’intelligenza e il cuore possono combattere una società sempre più esplicita nella discriminazione. Un documentario in bianco e nero che colpisce forte lo stomaco e il cervello, l’esplosione di un mondo globalizzato nell’intolleranza e nel razzismo.

E infine vi sorprenderò: a me è piaciuto abbastanza anche Suspiriadi Luca Guadagnino, remake del grande film di Dario Argento del 1977. Film con molta bellezza, ma anche con qualche imperdonabile difetto. Solo che lo spazio è finito; per cui ve lo racconterò il mese prossimo.

 

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