“Dunkirk”, titanismo in azione per un capolavoro

Il film di Nolan tra i migliori del decennio: la grande ritirata degli inglesi nel 1940 a Dunkerque diventa sforzo epico

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Il mese di settembre inizia molto bene. In attesa che entrino in sala i film di Cannes, e di analizzare quello che ha offerto Venezia, si può ammirare un grandissimo film che non potete perdere per nessuna ragione o giustificazione: Dunkirk.

Dunkirk è il nuovo film di Christopher Nolan: sì, l’autore di Memento e Insomnia, di Batman e del Cavaliere Oscuro, di Inception e di Interstellar.

Dunkirk è un film di guerra: la storia della evacuazione degli eserciti inglese e francese dal porto francese di Dun­kerque durante la II guerra mondiale, maggio-giugno 1940, accerchiati dall’esercito nazista. Un momento memorabile della storia della guerra perché, pur di fronte alla ritirata, l’Inghilterra non capitolò, riuscendo a salvare più di 300mila soldati da un fronte militare allora tutto a favore della Germania.

Dunkirkjpg01 Dirò subito cosa ne penso: Dunkirk è un capolavoro. Non so se sia il migliore film di Nolan, ma è stupefacente il cambio di direzione di questo grandissimo autore inglese. Perché Nolan si cimenta con il cinema di guerra, ma lo fa a modo suo, ribaltando completamente le classiche architravi narrative del genere.
La storia narrata è antilineare, e sembra ricordare le complesse costruzioni fantascientifiche di Interstellar. Spazio, tempo e azione sono spezzati e poi ricostruiti. Il film si sviluppa lungo tre grandi tracciati: la battaglia di terra (che dura una settimana), un viaggio in mare (che dura un giorno) e la battaglia aerea in cielo (che dura un’ora), tre ambienti con tre tempi distinti, tre personaggi semi-protagonisti e tre azioni che si sovrappongono progressivamente come spirali. Per questo motivo, non c’è l’eroe protagonista singolo.

Dunkirkjpg02 Dunkirk è un film corale, l’epopea intima dello sforzo collettivo di fronte a una tragedia collettiva. Ci sono come detto tre personaggi che catalizzano il punto di vista nelle tre linee principali del racconto, ma nessuno di loro può essere ricondotto al classico eroe salvatore. Altro elemento straniante: non si vede mai il nemico nazista, se non alla fine del film, e solo come figure nere in controluce. Sappiamo che i soldati inglesi stanno scappando dai tedeschi, ma questi ultimi non compaiono mai.
E non vediamo mai nemmeno i  generali e politici inglesi, nemmeno il mitico Churchill, coloro che hanno gestito e pianificato la ritirata. Il film è una completa immersione nei soldati che combattono e si ritirano. E ciò non può essere casuale. La grande ritirata dalla guerra, sviluppata sui tre grandi elementi Terra Acqua Aria, assume sempre più una dimensione epica di lotta contro il tutto, come se si scappasse da una Natura che può accogliere ma anche uccidere, andando sempre più verso un clima da film catastrofico, survival, se non addirittura apocalittico. La ritirata non è più una sconfitta: diventa sforzo mitologico, titanismo in azione, esplosione della primordiale ansia di sopravvivere.

Dunkirk segna una nuova tappa nel cinema, e non solo di guerra, e sicuramente finirà tra le migliori opere del decennio.

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