
Fabrizio Testa ha 36 anni ed è un cantautore di Milano. Con una particolarità: fa dischi sulla Romagna. Con lo pseudonimo Il Lungo Addio ha pubblicato infatti due album di originale cantautorato per la storica etichetta indipendente Wallace Records dai titoli piuttosto emblematici: Pinarella Blues del 2014 e Fuori stagione del 2016. E firmandosi semplicemente con nome e cognome ha lavorato anche a un disco interamente strumentale di classica contemporanea ispirato dalle colonie abbandonate, Music for Adriatic Colonies, pubblicato sempre nel 2014.
«Il mio rapporto con la Romagna – ci racconta – nasce nell’infanzia, quando i miei mi portavano in posti come Cervia o Milano Marittima, luoghi oggi profondamente cambiati, ma ai tempi classiche stazioni balneari per i milanesi in congedo dalla città. Subito sono rimasto affascinato più dall’aspetto spaesante (le colonie abbandonate sulla spiaggia, certe viuzze deserte, gli hotel degli anni sessanta) che da quello ludico del divertimentificio rivierasco. Poi crescendo ho cominciato a frequentare il posto anche durante l’inverno, complice le varie amicizie e le fidanzate, scoprendo un lato nuovo, quello felliniano o zurliniano della riviera. Il mare d’inverno, la solitudine, le spiagge abbandonate. Per me non è solo l’immaginario. Ho davvero frequentato, anche da solo, la costa nei periodi più improponibili: ricordo ancora quando mi fermai spaesato in auto, bloccato nella nebbia, un martedì di febbraio a Lido di Savio, iniziando a costruire piccole storie, brevi racconti, su quella che era stata la mia esperienza. Da lì è nata l’urgenza di raccontare, tramite i canoni della musica pop, storie ambientate sulla costa». Si tratta di canzoni d’amore, «di perdizione – continua Testa – o semplicemente perdute. Racconto del reale, alcuni scampoli di storie vissute, altre inventate. Poco a poco la costa è diventato uno stato mentale, il mio lato oscuro, la terra dove rifugiarmi per sviscerare dubbi e paure. Oggi il mio rapporto con la Romagna è tornato quello di prima. Continua ad affascinarmi ma oramai il processo si è completato. Ho sempre molti amici e ci torno spesso e volentieri».
Il progetto de Il Lungo Addio però continua. «Sì, ho ancora molto da raccontare. Nel 2018 uscirà il terzo album, Tutti nuotammo a stento, prodotto da Luca Ciffo della Fuzz Orchestra. Nel disco ci sono anche due romagnoli doc quali Paolo Mongardi (batterista di Fulkanelli, Ronin, Fuzz Orchestra e Zeus, ndr) e Francesca Amati (cantante di Comaneci e Amycanbe, ndr)».
Testa nel 2010 ha anche aperto un’etichetta discografica, la Tarzan Records, che ora ha pubblicato l’esordio solista (a nome Jack Cannon) di Bruno Dorella di Ovo, Ronin e Bachi da Pietra. «Mi ero appena trasferito a Parigi dove ho vissuto fino al 2015. L’etichetta è nata dalla voglia di produrre artisti che stimavo in vesti inedite (oltre a Dorella hanno inciso per Tarzan Giovanni Succi, Dany Greggio, Gianni Mimmo, ?Alos, ndr). Non so quanto Tarzan possa però continuare, il pubblico ormai sembra più interessato alla voce che ruota attorno al progetto, poi quando si tratta di ascoltare o comprare è sempre più riluttante. Pazienza. Siamo figli di questi tempi moderni».
Ma un cantore della Romagna come Testa, non ha mai pensato di trasferircisi, in Romagna? «Ci ho soggiornato talmente tanto in quelle lande che è come se ci avessi vissuto degli anni. Mi piace Ravenna, e prima o poi andrò ad abitarci: le cose che si muovono in questa città sono incredibili. Forse non si può paragonare a Milano, le differenze ci sono, ma cavolo, qui il mare non c’è mica…»