Il bando dell’assurdo che bastona i precari

L’altra volta fu il fondo per le imprese, questa volta quello per i lavoratori. Non si può dire che il Comune non ci provi a mettere soldi per dare una mano ai ravennati più in difficoltà per la crisi, ma poi questi soldi restano in cassa, non si riescono a spendere. E certo, come dice Ancisi, non perché non ce sia bisogno in giro.  L’altra volta forse non si erano ascoltate abbastanza le imprese, questa volta di sicuro non si è ascoltato i lavoratori. Quelli veri. Anzi, non li si è proprio visti. Si è fatto un bando dimenticandosi, diciamo così, che esiste da tempo ormai una cosa detta “lavoro a chiamata” e che fa sì che tu possa lavorare in regola anche per soli tre giorni in un anno. E tanto bastava per non farti risultare idoneo all’assegno. Un errore clamoroso, figlio di una cecità verso i precari che evidentemente non ha cura. Il fatto è che i precari per i sindacati (che hanno partecipato alla stesura del bando e non hanno previsto le conseguenze) non dovrebbero esistere, così come per tanti politici, soprattutto di sinistra. E così, siccome non dovrebbero esistere, finiscono per scomparire agli occhi di tanti. Basti dire che quel bando prevedeva già dall’impostazione un assegno doppio (3mila euro) per i disoccupati ex tempo indeterminati rispetto a quello per i disoccupati precari. E perché mai? Ma perché, par di capire, l’idea condivisa era che un lavoratore a tempo indeterminato sia meno preparato all’eventualità di perdere l’impiego, non l’abbia messo in conto, laddove il lavoratore a termine – pensa forse qualcuno – conta di vincere la lotteria alla fine del suo contratto e non spera, banalmente, in un rinnovo o in un nuovo contratto per mantenersi. Eventualmente, è più pronto a tornare a casa da mamma e papà. Insomma, incassa meglio il colpo. La verità è che sarebbe ora di rendersi conto che ci sono sempre più famiglie che vivono di lavori a termine. Perché il pacchetto Treu che legalizzò questi contratti risale al 1997, quando i quarantenni di oggi si laureavano e facevano capolino nel magico mondo del lavoro. In un bando in cui solo 36 domande su 220 vengono evase spendendo meno di  un terzo della cifra disponibile c’è di sicuro un problema, ma il problema è ancora più grave se di quei novantamila euro che si è riusciti a distribuire oltre 75mila sono andati a ex lavoratori a tempo indeterminato e appena 15mila sono stati assegnati a precari disoccupati. Una fiera dell’assurdo per una categoria di lavoratori cornuti e mazziati da tutti e che l’Ocse già individua come i futuri poveri. E poi ci si chiede perché vincano i Grillo e i  Renzi.

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