Il gioco d’azzardo, il Pd e la battaglia del sindaco

Che sia stato il congresso del Pd, la vittoria di Renzi, che sia il giro di boa del secondo mandato e che quindi senta in qualche modo una sorta di conto alla rovescia, il Sindaco di Ravenna nelle ultime settimane è diventato attivissimo, anche dal punto di vista comunicativo. Ed è riuscito in un’impresa non da poco: trasformare il messaggio contro la cosiddetta “mini-Imu” (ossia il residuo che corrisponde a una parte dell’aliquota aggiunta dai Comuni a quella base e che Matteucci ha ribattezzato “stangata Imu”) con quello contro il gioco d’azzardo e a favore della tassazione sullo stesso. Un’idea suggestiva che nessuno ha potuto bocciare in toto e che anzi tutti i sindaci della Regione hanno fatto propria, in un crescendo di dichiarazioni, lettere e messaggi a parlamentari, segretario nazionale Pd e presidente del consiglio Letta che però non ha avuto, come si poteva temere fin dall’inizio, buon esito. Alla fine l’Imu si pagherà e il Comune, par di capire, al massimo potrà rifonderla ma in realtà su cosa farà esattamente Ravenna, dopo le tante promesse fatte un po’ su tutti i media per settimane, ancora non è dato sapere. Matteucci, dicevamo, da una campagna che poteva sembrare un po’ “populista” e quasi “berlusconiana” (no all’Imu residua per tutti sulla prima casa), ha escogitato la battaglia etica contro il gioco d’azzardo, per alzare una tassazione oggettivamente molto bassa su un’attività che genera ludopatie. Bravo, davvero. Anche se il risultato non si otterrà, il tema è senza dubbio importante e magari chissà, servirà in futuro. Sul piano nazionale, ma anche su quello locale. Anche perché, va detto, il Pd locale, come abbiamo scritto su queste pagine, trae indirettamente beneficio dall’affitto a sale videolottery nei locali di alcune ex case del popolo. Una questione su cui il nuovo segretario provinciale ci aveva accusati di fare un’incomprensibile polemica. Di certo noi non abbiamo mai sostenuto che il Pd locale facesse qualcosa di illecito, ma solo qualcosa di eticamente discutibile visto che poi lo stesso Pd, tramite i propri amministratori, si scaglia da tempo contro un’attività economica dai costi sociali altissimi. Proprio come sta facendo il sindaco adesso, che arriva addirittura ad accusare lobby parlmentari di interessi intrecciati sul gioco d’azzardo. Qui si tratta banalmente di affitti incassati e utilizzati per tenere aperte le sedi del partito e permetterne le attività. Ma con questa enfasi sul tema della lotta al gioco d’azzardo da parte del Primo cittadino, certo le luci e le insegne dello slot machine sotto i simboli del Pd sembrano stridere anche più di prima.

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