Quel cartello di fronte a una banca…

«Questa banca mi ha truffato». C’era scritto così, a caratteri cubitali, sul cartello di un uomo che in segno di protesta si è piazzato di fronte alla filiale di una banca in una trafficata via di Ravenna, mercoledì mattina. La sua foto è poi rimbalzata sul web, come fosse una cosa molto strana. Il problema invece è che potrebbe essere pure vero, quello che scrive quell’uomo. Lo diciamo senza aver sentito la sua storia, senza voler condannare nessuno, ma dopo aver raccolto negli anni scorsi personalmente le testimonianze di famiglie in ginocchio, imprenditori sull’orlo del suicidio, ex bancari pentiti, direttori di filiali che si vergognano del loro lavoro. L’usura bancaria esiste. E se non è usura è anatocismo (che come si lamentavano le banche quando il Governo cercava di cancellarlo, non esiste solo nei paesi musulmani – ironia della sorte), sono commissioni nascoste, contratti ad alto rischio fatti firmare all’insaputa dei clienti. O altro ancora. Qui entrare nei dettagli non è importante. Basti sapere che secondo le valutazioni del Report nazionale sull’usura praticata dalle banche – preparato dalla Fondazione Sdl sui dati forniti dalla stessa società di Brescia pioniera nell’offrire consulenza e assistenza legale nelle cause contro gli istituti di credito – sono state rilevate anomalie sul 99 percento dei quasi 47mila conti correnti aziendali analizzati nell’ultimo anno. Dal 2010 a oggi, negli oltre 170mila casi esaminati, tra conti correnti, mutui, leasing, derivati e swap, la presenza di usura o anatocismo è stata rilevata circa il 90 percento delle volte. E in rete si trovano facilmente le sentenze (anche ravennati) che obbligano le banche a risarcire i clienti. Senza contare che spesso il risarcimento avviene fuori dalle aule dei tribunali, per evitare pubblicità sgradita. A Ravenna abbiamo il presidente della banche, tanto per intenderci, ma quando gli porgemmo la domanda ci disse che non erano questioni di sua competenza. D’accordo. Ma siamo ancora disponibili ad avere un suo parere. Così come a ospitare quello di altre banche del territorio che vogliono chiamarsi fuori. Al momento però ci premeva avvisare di nuovo i ravennati e dire loro che quel signore che hanno visto in strada con un grande cartello forse non era un pazzo come potrebbe aver pensato qualcuno.

Ravvena&Dintorni: l'editoriale
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