Uno studio per riportare in acqua il Moro di Venezia. Il mito di Gardini vive ancora

Dal 2008 l’Autorità portuale di Ravenna è proprietaria di uno dei cinque scafi voluti dal tycoon per la Coppa America di 25 anni fa: dal 2013 è esposto sul piazzale della sede dell’ente ma in autunno potrebbe diventare un nuovo ambasciatore della città

Marzo 2013: il Moro di Venezia di proprietà dell'Autorità portuale di Ravenna risale il Candiano e viene messo sulla banchina nel piazzale della sede dell'enteUn pezzo del mito del Moro di Venezia potrebbe tornare in mare fra qualche mese. L’Autorità portuale di Ravenna sta infatti studiando la possibilità di rimettere in acqua lo scafo di sua proprietà dal 2008 (pagato 70mila euro) e dal 2013 esposto nel piazzale della sua sede sulla banchina sinistra della darsena di città. Lo scafo contrassegnato dal numero velico Ita15 –  varato il 15 aprile 1991 a San Diego, terzo dei cinque voluti da Raul Gardini per la Louis Vuitton Cup del 1992 – ha bisogno di un intervento di manutenzione conservativa e così al presidente di via Antico Squero, Daniele Rossi, è balenata l’idea in testa: «Tenerlo dov’è ora lo espone comunque al deterioramento. Allora perché non trasformare la necessità in una opportunità per ridare vita a un simbolo così importante e ricco di memoria? Le barche sono fatte per stare in acqua, non sui piedistalli». Nella visione di Rossi – appassionato di vela «ma non ancora proprietario di una barca» – il Moro poi dovrebbe diventare una sorta di ambasciatore di Ravenna, del suo porto e della sua storia. Insomma un’operazione a metà tra la razionalità di ottimizzare le spese e l’emotività dei ricordi.

Marzo 2013: il Moro di Venezia di proprietà dell'Autorità portuale di Ravenna risale il Candiano e viene messo sulla banchina nel piazzale della sede dell'enteUna volta avuta l’idea, è cominciata la necessaria fase preliminare per stabilire la fattibilità: «Tutto è in fase embrionale, non voglio creare aspettative premature». Coinvolgendo esperti della vela che si stanno muovendo anche a titolo gratuito sull’onda dell’entusiasmo, sono stati già fatti un paio di sopralluoghi all’interno dello scafo e a breve verrà compiuta un’analisi ad ultrasuoni per capire lo stato di salute del mito: «Essendo un bene pubblico ci sono molte responsabilità in cui siamo meno flessibili di un eventuale privato». Le prime battute di questa operazione hanno messo subito in mostra l’alone quasi sacro che circonda queste cinque imbarcazioni. Per molti basta sentire pronunciare “morodivenezia” e la mente corre indietro nel tempo tra amarcord e nostalgia.

Solo a controlli fatti però si potrà stabilire se il Moro può scendere dal trespolo e a quali costi. Ecco, appunto, i costi. Questione non secondaria visto che trattasi di bene di proprietà pubblica: «Vorrei limitare il nostro intervento al minimo indispensabile – dice Rossi – e coprire i costi grazie a sponsor e sostenitori. Avendo ben chiaro che stiamo parlando di un oggetto prezioso, quindi non venga in mente a qualcuno di tappezzarlo di loghi aziendali». In totale al momento un conto a spanne parla di alcune decine di migliaia di euro.

E c’è già una previsione teorica sui tempi: se i test strutturali daranno esito positivo «e se saremo bravi a unire le forze potrebbe tornare in acqua a fine settembre, inizio ottobre», periodo in cui si svolgono alcune regate di blasone nell’alto Adriatico che potrebbero essere l’esordio per il Moro di Ap. Potrebbe sfilare addirittura in coppia con un gemello, il secondo dei cinque scafi oggi di proprietà di una società veneta la cui legale rappresentante è Serena Zanelli e attualmente l’unico dei cinque in acqua. Una coppia capace di creare un ponte ideale tra Ravenna e Venezia nel segno dell’impresa voluta e promossa da Gardini (formalmente la partecipazione in California fu come barca di un circolo veneziano). Un veicolo di promozione e attrazione turistica: per questo sono già informati gli assessorati competenti.

Marzo 2013: il Moro di Venezia di proprietà dell'Autorità portuale di Ravenna risale il Candiano e viene messo sulla banchina nel piazzale della sede dell'enteSul tavolo di Rossi c’è anche la questione della futura gestione, in caso il progetto vada avanti. L’intenzione del presidente è di evitare compiti operativi ai propri uffici. Tra le varie soluzioni ipotizzate c’è la costituzione di un consorzio che coinvolga le realtà della vela ravennate a partire dai circoli fino alle eccellenze cantieristiche e professionali.

Visto il percorso a ostacoli per arrivare all’obiettivo, la soluzione più remunerativa non sarebbe stata la vendita? «Finché ci sono io alla presidenza il Moro non si vende. Così come non si vende il Gonfalone del Comune. Può anche non servire ma non si vende perché è un simbolo con un valore importante per la città e i simboli non si vendono».

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