C’è un Moro di Venezia che naviga ancora. Gli armatori: «Regala emozioni alla gente»

Varato nel 1990, è uno dei cinque scafi rossi costruiti per l’America’s Cup del 1992. Oggi appartiene a una coppia umbra e partecipa alle principali regate dell’alto Adriatico: «È una memoria dell’Italia, deve andare in giro ed essere visto». L’equipaggio organizza uscite e ritrovi anche tramite un gruppo Whatsapp

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Il Moro di Venezia in mare

La passione per la vela è nata che era ragazzino anche se Città di Castello non è certo località di tradizione marinara poi quando da grande ha deciso che poteva comprarsi una barca si è sentito dire che c’era il Moro di Venezia in vendita e ha deciso di buttarsi nell’avventura. Il 40enne Enrico Prataiola e la moglie Serena Zanelli dal 2013 sono gli armatori di uno dei cinque scafi rossi fatti costruire da Raul Gardini per la Coppa America del 1992 (un’altro è a Ravenna). «Le emozioni vissute davanti alla tv per quelle regate me le ricordo ancora. L’Umbria non ha il mare ma forse proprio perché era qualcosa di lontano mi affascinava di più. Come la storia del calabrone che non ha la struttura per volare ma…».

Era ormeggiato a Trieste: Prataiola ha concluso l’acquisto – «Quanto ho pagato? Ma perché siete tutti interessati alla cifra?» – e da gennaio 2014 l’imbarcazione si trova a Venezia, associata al circolo Compagnia della Vela a cui si appoggiò già Gardini venticinque anni fa per la sfida oltreoceano. «Il mio interesse era quello di farlo tornare a navigare perché il Moro è una memoria storica importante per l’Italia e deve essere di tutti, deve essere visto». In questi anni l’imbarcazione ha preso parte a tutte le più importanti regate del nord Adriatico come Barcolana, Veleziana, Venice Hospitality Challenge. Omologata per 24 persone a bordo, a seconda dell’iniziativa si compone l’equipaggio selezionando tra un gruppo di appassionati quasi tutti del Veneto che hanno dato disponibilità – «Siamo aperti sempre a nuovi volontari che sappiano dimostrare di avere competenze e abbiano tempo di allenarsi almeno ogni tanto» – agli ordini dello skipper Claudio Carraro. «Ma il Moro non va mica per vincere – mette in chiaro Prataiola con il sorriso –, va per essere ammirato, per portare in giro il suo nome e quello che ricorda».

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A bordo del Moro di Venezia di proprietà di Enrico Prataiola e Serena Zanelli, coppia umbra

Se è un’uscita ufficiale l’organizzazione è fatta con metodo e si compone l’equipaggio con la dovuta attenzione ma capita anche qualcosa più alla mano, sempre con la necessaria professionalità: «Abbiamo un gruppo Whatsapp e a volte parte da lì l’organizzazione per un’uscita per allenamento o anche solo un ritrovo per un pranzo». Tutti uniti dalla stessa passione. Quella che mostra anche la gente comune: «La barca fa emozionare la gente. Quando si sa che a certi eventi di vela c’è il Moro tutti cercano di vederlo da vicino, in un concorso fotografico a una regata le statistiche finali dicono che sette foto su dieci sono state fatte al Moro…». In questa avventura tra vela e mito Prataiola, dentista in Umbria, è solo con la moglie: «Non è facile. Per il momento ogni anno affrontiamo un costo importante nonostante molti fornitori si mettano una mano sul cuore e una sul portafoglio perché magari possono associare il loro nome a questa realtà. L’obiettivo è quello di riuscire a radunare alcuni sponsor e magari organizzare qualche evento con aziende per fare in modo che la gestione della barca sia in pareggio. Visto che quest’anno sono i venticinque anni della Coppa America speriamo che qualcuno dalla Compagnia della Vela si faccia sentire».

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