Il medico che diventò reporter per caso passando da “Quelli che il calcio”

Andrea Casadio faceva ricerca negli States e si ritrovò su Rai Due con Patrizio Roversi a metà anni Novanta. Oggi è nella squadra di Corrado Formigli a Piazza Pulita su La7: «L’arrivo del digitale ha rivoluzionato il lavoro del giornalismo per la tv: «È più accessibile ma crea la pia illusione che tutti lo sappiano fare e invece non è così»

AndreacasadioSe fai il tuo esordio in tv su Rai 2 una domenica pomeriggio, nella fascia per eccellenza in cui ti guardano le famiglie italiane, e pronunci le parole «estratti di testicolo di caprone aromatizzati alla fragola» non è poi così azzardato ipotizzare che la tua carriera televisiva sia già finita. E invece per Andrea Casadio è andata diversamente. Il ravennate da quell’inizio un po’ audace è diventato giornalista nelle redazioni dei principali programmi tv e ora fa parte della squadra di Piazza Pulita su La7 con Corrado Formigli.

«La mia prima volta in tv è stata in un collegamento in diretta da New York con la trasmissione Quelli che il calcio di Fabio Fazio a metà anni Novanta». Per capire perché parlò di estratti di testicolo di caprone occorre un passo indietro. Casadio si è laureato in Medicina a Bologna e poi è emigrato negli Stati Uniti dove faceva ricerca e insegnava alla Columbia University. Scopre che Patrizio Roversi, quello di “Turisti per caso” con Syusy Blady, andrà nella Grande Mela per partecipare alla celebre maratona. «Io vivevo lì e gli mandai una email dicendogli chi ero e offrendomi come contatto sul posto». Roversi coglie la palla al balzo: non solo lo ingaggia come “uomo all’Havana” ma lo elegge a suo medico per l’avventura sportiva. «E a quelli che il calcio facemmo questa gag in cui gli davo dei pilloloni supervitaminici speciali di estratto di…».

Quell’esperienza porta Casadio ad assaggiare il mestiere del giornalismo sul campo: «Entravo nelle case della gente in cerca di storie da raccontare, vedevo la vita vera e le persone». Ma soprattutto l’innamoramento per la tv, che Andrea aveva sempre avuto ma accantonato, sboccia per un trittico molto più prosaico: «A fare tv ci si divertiva da matti, si guadagnava bene e c’era più figa che in un laboratorio dell’università».

Casadio

Andrea Casadio

Dopo l’inizio con Roversi arrivano i contatti con altre redazioni Rai: «Feci un pezzo per la Gabanelli sul paragone tra sanità italiana e americana, per Santoro a Moby Dick feci il documentario “Amaro Giuliani” sul sindaco dell’epoca di New York lavorando insieme a Formigli». E in parallelo Casadio frequentava la scuola universitaria di cinema e giornalismo tv in America: «Quello che ho imparato in quelle lezioni mi serve ancora ora dopo tanti anni, vivo ancora di rendita grazie a quella formazione così elevata e così professionale. Alla seconda ora di lezione ci divisero a coppie e ci mandarono in strada a girare un film di 10 minuti, tanto per dare l’idea della concretezza». Dopo una decina di anni negli States il ritorno in Italia. Con un bivio: «Tentare di entrare tra i baroni dell’università italiana o fare tv?». Il trittico di prima fa ancora pendere la scelta verso il piccolo schermo: Rai, Sky, La7.

Con tanti anni di lavoro alle spalle c’è materiale per fare un bilancio: «Tra le esperienze professionali “Turisti per caso” è forse quella dove ho imparato di più, era una piccola produzione artigianale, era come lavorare con Fellini. Con Santoro ho messo piede nell’agone politico con pregi e difetti». Uno il cambiamento che Casadio giudica epocale: «Dall’analogico al digitale. Una volta per il più basilare dei servizi tv da telegiornale serviva un’attrezzatura da 150 milioni di lire. Oggi con 10mila euro si può fare un prodotto di qualità eccelsa. È più accessibile ma crea la pia illusione che tutti lo sappiano fare e non è così». Sarà forse anche per questo che secondo Casadio in Italia non si salva nulla del giornalismo tv: «Non sopporto i talk che sono un genere solo italiano. In generale non salvo nulla. Ogni redazione ha dei buoni giornalisti ma è un discorso diverso». Tocca rifugiarsi nelle serie tv: «Sopranos che hanno cambiato tutto, la prima stagione di True Detective e Twin Peaks».

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