Rizzoli ammette l’errore in Juve-Milan. «Fabbri? Non ci sono stop, deve crescere»

Il designatore rompe il silenzio sull’arbitro ravennate al centro delle polemiche per il rigore non concesso ai rossoneri

Micheal Fabbri

L’arbitro Michael Fabbri è nato a Faenza nell’83

Il designatore degli arbitri Nicola Rizzoli ha ammesso l’errore dell’arbitro ravennate Michael Fabbri, reo di non aver assegnato un rigore al Milan sabato pomeriggio contro la Juventus per un fallo di mano di Alex Sandro. «Le indicazioni internazionali propendono per la punibilità di entrambi», sono state le parole di Rizzoli in merito al caso di Juve-Milan e a quello (invece sanzionato a favore della Lazio) di Lazio-Sassuolo.

Rizzoli ha chiarito invece che il Var non ha riscontrato condotta violenta o un chiaro errore dell’arbitro Fabbri in un altro episodio controverso di Juventus-Milan, il contatto fra Mario Mandzukic e Alessio Romagnoli: «La linea di intervento del Var è molto chiara: nelle situazioni di gioco deve esserci una violenza. Se fosse stata reputata come violenza, sarebbe intervenuto e avrebbe dato il rosso – ha detto -. Non è neanche chiaro dal campo se c’è il contatto. Il Var interviene solo quando lo reputa chiaramente un errore del campo. Evidentemente non è stato così».

E sulla possibile sospensione di Fabbri, Rizzoli ha commentato: «È una questione di gestione della squadra – sono le sue dichiarazioni riprese da Sky Sport –, le persone che metto in campo devono essere in forma e in condizione di fare del proprio meglio. Non ci sono stop o cose precise. Sicuramente deve crescere come tanti arbitri. È un’ottima professionalità, ha buone capacità e ottime potenzialità. Stiamo facendo un percorso di crescita e ricambio generazionale, nel giro di un paio d’anni perdiamo arbitri internazionali con oltre 1.500 partite di esperienza. Dobbiamo far fare esperienza ai giovani, e l’esperienza passa attraverso gli errori: l’errore fortifica nel tempo e, per paradosso, dà più sicurezza e serenità, lo dico per esperienza. Riuscendo a capire se stessi si riesce a maturare meglio. Fabbri sente la stima che l’Aia ha nei suoi confronti, per persona che deve maturare come altri».

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